Prima parte degli Insegnamenti di Sua Santità il Dalai Lama a Dharamsala, India 15-18 ottobre 2009 mattino
Cari amici, sono davvero pochi giorni da quando siamo tornati dagli altipiani nivali del Ladakh e dello Zangskar, dove, col nostro magnifico gruppo, sotto un sole implacabile ma sempre ben motivati, abbiamo ascoltato le parole di saggezza di Sua Santità il Dalai Lama https://www.sangye.it/dalailamanews/?p=878, che ci fece il grande onore di riceverci in udienza e d’invitarci a Dharamsala, la sua dimora in esilio. Così, al termine della stagione dei monsoni, siamo tornati di nuovo in India, viaggiando un’intera notte su una dondolante corriera indiana, per sbarcare ancora interi l’indomani a Dharamsala, la Piccola Lhasa in India, dove abbiamo preso posto nel principale tempio tibetano di Tsuglagkhang tra migliaia e migliaia di monaci e qualche centinaio d’occidentali per ascoltare questi meravigliosi insegnamenti sul Sutra del Diamante (dorjee chotpa) qui liberamente disponibile https://www.sangye.it/altro/?p=206, sui “Tre aspetti principali del sentiero” qui liberamente disponibile https://www.sangye.it/altro/?p=489 (lamtso namsum) di Lama Tzongkapa e sull’Addestramento mentale in sette punti qui liberamente disponibile https://www.sangye.it/altro/?p=2469 (lojong dhondunma) di Ghesce Chekawa, su richiesta di devoti Taiwanesi. Traduzione dal Tibetano in Italiano di Teresa Bianca. Appunti del dell’Ing. Alessandro Tenzin Villa, prima revisione ed editing del Dott. Luciano Villa e di Graziella Romania nell’ambito del Progetto “Free Dalai Lama’s Teachings” a beneficio di tutti gli esseri senzienti. Ci scusiamo per i possibili errori ed omissioni.
Primo giorno d’insegnamenti di Sua Santità il Dalai Lama
Parlando in generale, ritengo che le persone manifestino diversi atteggiamenti verso la religione, che credo siano distinguibili in tre categorie. La prima comprende gli individui che dimostrano propensione verso la religione, la seconda quelli contrari e la terza che sono neutrali. Benché tra i tre gruppi vi siano notevoli differenze, tutti cercano di evitare la sofferenza. Questo è l’intento che li accomuna. Ed il segreto per farlo è mantenere la mente calma.
Coloro che sono neutrali versi i temi religiosi cercano d’evitare le sofferenze fisiche, come saziarsi con cibo, eliminare la sete, proteggersi dal freddo.
Assistiamo ad un grandissimo sviluppo materiale ma non sufficiente per garantire la felicità, per eliminare la sofferenza, il dolore. Sia che si creda o meno nella religione, tutti cercano uno stato di felicità, di star ben mentalmente, spiritualmente. …
Offerta del tè a Sua Santità il Dalai Lama.
I credenti, godono in genere d’una certa serenità mentale. Tuttavia, anch’essi, a volte, provano dei momenti di difficoltà, ed è a questo punto che il loro credo li aiuta a superare i problemi. Coloro che non sono inclini alla religione sono meno portati a trovare soluzioni positive e sono meno propensi a mettere in pratica dei contenuti spirituali. I credenti solitamente godono di un maggiore equilibrio mentale.
TUTTE LE RELIGIONI SONO POSITIVE
Non è positivo abbracciare una religione sulla base della cieca fede, occorre riflettere sui suoi contenuti, sui benefici che la pratica religiosa ha ci ha offerto nell’ambito dell’esperienza fatta da ciascuno di noi.
In questo senso tutte le religioni sono positive: sia le teistiche che le non teistiche.
In India si è sviluppato una profonda spiritualità religioso, a partire dal Giainismo, i Samkya, poi il Buddhismo e poi la religione Ebraica, il Cristianesimo, l’Islam, i Sikh, i seguaci di Zoroastro, corrente sviluppatasi a Mumbai. Mentre i teisti credono in un atman e nei cinque aggregati separati dalla mente, mentre i non teisti rifiutano quest’asserzione: questa differenza è fondamentale.
Allora dov’è il sé?
Dov’è la sua natura?
Dove lo possiamo identificare?
Dobbiamo farci questa domanda: il sé è identificabile?
Solo per il Buddhismo il sé non esiste, mentre per le altre concezioni esiste un sé permanente, unitario ed indipendente. Il che è come aggrapparsi ad una proprietà, ad un oggetto. Solo il buddhismo ritiene che non esista un sé caratterizzato da queste tre nature: quella della permanenza, dell’unitarietà e dell’indipendenza.
Il sé ha inizio?
Per i teistici la risposta è sì. Ha inizio quando il Dio creatore ha generato quell’entità. In termini di prima concezione, per gli induisti è il grande Brahama. Per altri la risposta sta nel modo con cui opera il karma, che si propaga mediante la reincarnazione. Per i Samkya è la sostanza creativa ultima, la realtà ultima.
Se il sé esiste, è identificabile come separato dal corpo e dalla mente?
E’ nel corpo sottile, negli atomi?
A questo livello facciamo molta fatica a trovare un inizio, queste particelle esistono sin dall’inizio dello spazio, che secondo alcuni scienziati corrisponde al momento del big bang. Hanno la caratteristica di essere vacue, cambiano, sono le particelle sottili che compongono i soli, le galassie. Chiaramente facciamo molta fatica ad identificare il sé in quelle particelle.
LA MENTE NON HA INIZIO
La mente non ha inizio, perché tutte le cose funzionali, tutte le cose interdipendenti, soggette alla trasformazione, vengono in essere per cause e condizioni. Se la mente avesse inizio, non andrebbe incontro a cambiamenti, sarebbe un’entità a sé, con le caratteristiche di: permanenza, unitarietà ed indipendenza.
Come potrebbe esistere la mente senza essere creata da una causa specifica? La mente senza inizio è sempre sostenuta da due cause:
– causa esistenziale
– causa cooperante.
Esiste pertanto un causa sostanziale ed una causa cooperante.
Per il Buddhismo il sé non ha inizio, questa è la spiegazione del mondo esterno, della natura e del mondo inanimato. Alla base ci sono le particelle dello spazio, l’evoluzione degli elementi sottili e grossolani che si compongono e si aggregano. In un processo di aggregazione degli elementi, oppure di scomposizione, degenerazione, a seconda se siamo di fronte ad un processo di formazione o disfacimento. Per questo, quando parliamo di spazio non dobbiamo pensare ad un qualcosa di vuoto e buio ma a particelle da cu si determina il colore, e tutti i fenomeni in continuo mutamento: una scala evolutiva o disgregativa, sia in termini fisici sia della coscienza, anch’essa soggetta al principio d’aggregazione e di disaggregazione. A questo punto non vediamo più la differenza fra soggetto e oggetto, ma esiste una vacuità di differenza, ovvero mancano di differenza. Si è accomunati dai livelli sottili e grossolani della mente, che sono affini. La concezione cosmologica da cui noi partiamo è in accordo con quella attuale.
IL SÉ HA UNA FINE?
Per i teisti, per i cristiani, il termine è rappresentato dal giudizio universale: in cui si può andare o in paradiso o all’inferno, per sempre. Tutte le scuole Buddhiste sono in accordo che non esiste nessuna concezione valida per la quale si dovrebbe spegnere la natura chiara della mente, non è la mente ad avere fine, ma è la sofferenza che cessa quando si ottiene lo stato di Buddha. Quando si diviene tali, si continua eternamente in quello stato.
Buddha Shakyamuni ha dato molti insegnamenti ed in diversi modi, per diverse propensioni mentali. Le diverse tradizioni non fanno che beneficiare molti esseri, per cui vanno rispettate. Comunque, credo sia meglio che ognuno rimanga della propria religione. Inizialmente il Buddhismo si è diffuso in Cina, quindi rendiamo omaggio alla tradizione cinese che è antica e precedente a quella tibetana.
Applauso di ringraziamento da parte dei praticanti cinesi, per l’omaggio che Sua Santità ha reso alla tradizione Buddhista cinese.
Quindi il grande Shantarakshita di Nalanda, il gran saggio che esercitava le capacità dialettiche e della didattica, che ebbe la capacità di diffondere il Buddhismo in Tibet, con enormi benefici per la gente dell’altipiano. Quindi i cinesi, tibetani, mongoli, russi considerano il Sutra del Cuore della Saggezza come il cuore del buddhismo, il suo punto focale. Allora, nel sutra del cuore si dice che tutti i Buddha dei tre tempi, presente, passato e futuro hanno raggiunto questo stato per il beneficio di tutti gli esseri. Hanno raggiunto i loro ottenimenti grazie agli insegnamenti del Buddha stesso, secondo cui tutti desiderano la felicità e vogliono liberarsi dalla sofferenza.
QUALI SONO LE CAUSE DELLA SOFFERENZA?
Sostanzialmente una distorta comprensione della realtà, sulla base della quale si commettono negatività, da qui proviene il karma dal quale sorge la sofferenza. Comprendendo la realtà sottile, l’origine interdipendente e la mancanza del sé intrinseco, si comprende la possibilità di estirpare la sofferenza e si comprende che questo è l’unico modo per raggiungere l’eliminazione dalle oscurazioni, capendo innanzitutto il livello convenzionale della legge di causa ed effetto per giungere al livello ultimo, quello più sottile.
Tutto sta nella pratica bodhicitta, unita alla saggezza che realizza la vacuità.
Per poter ottenere la saggezza occorre gradualità, conseguire l’apprendimento, la riflessione e la meditazione. Con questo insegnamento lavoriamo sull’apprendimento. La saggezza della riflessione è quella saggezza inferenziale che comprende senza sforzo la vacuità, la saggezza che proviene dalla meditazione è la vacuità della realtà ultima stessa.
Naturalmente, la vacuità della realtà ultima deve sorgere spontaneamente, anche in questo stato. Raggiungiamo la consapevolezza di questi insegnamenti.