Dobbiamo premettere che questi sono solo appunti, presi a mano e scaricati sul computer subito dopo gli insegnamenti, perciò non riusciamo certo a darvi una trascrizione esatta di ciò che ha detto Sua Santità nei suoi insegnamenti, in cui parla in tibetano. Pertanto vi preghiamo di scusarci se vi sono errori o incomprensioni. Né quello che qui trovate non sono certo le parole esatte della traduzione di Andrea Capellari, in quanto sarebbe stato impossibile riuscire a seguirlo in tutto il suo discorso.
Appunti, traduzione dall’inglese ed editing del Dott. Luciano Villa, dell’Ing. Alessandro Tenzin Villa e di Graziella Romania nell’ambito del Progetto “Free Dalai Lama’s Teachings” per il beneficio di tutti gli esseri senzienti.
Sua Santità il Dalai Lama
Quando parliamo dei materialisti ci riferiamo alle scuole dei Vaibhashika e Sautantrika. Queste considerano l’asserzione dei Madhyamika, i fenomeni sono privi di esistenza intrinseca, come erronea, la vedono come nichilismo. Tutte le dottrine buddhiste hanno asseriscono che l’origine del samsara è l’ignoranza, questa ignoranza viene chiamata saggezza perversa. Le 5 afflizioni, che sono non visioni, hanno la loro radice nelle 5 che sono visioni, soprattutto nella saggezza perversa che è ‘ignoranza. In generale sì parla di antidoti che eliminano ed antidoti che diminuiscono le afflizioni. Ad esempio per diminuire l’attaccamento è possibile meditare sulla non piacevolezza, gli antidoti di questo tipo sì oppongono per diminuire le afflizioni ma non sono in grado di sradicarle definitivamente. Gli antidoti che riescono a distruggere definitivamente le afflizioni sono quegli antidoti che riescono ad eliminare l’ignoranza. Per questo sì dice che la radice dell’esistenza ciclica non può essere sradicata tramite la meditazione sull’amore o tramite la meditazione sulla non piacevolezza. Per essere definitivamente sicuri di eliminare l’ignoranza è necessario sviluppare la saggezza, appunto definita trascendente. La stabilità e la chiarezza della Shamata(concentrazione univoca) non distruggono l’ignoranza, infatti anche in questo stato permane un ignoranza molto sottile che sì afferra al sé. Se sì realizza la vacuità di quel sé così sottile è molto possibile che vengano diminuite tutte le afflizioni mentali, tuttavia non è ancora sufficiente infatti non viene eliminata l’ignoranza che percepisce il percepito e il percipiente come sostanzialmente differenti. Nonostante sì possa accertare la visione della mancanza del sé, vi sono ulteriori oggetti di negazione che devono essere meditati per realizzare la vacuità.
Quindi dobbiamo accertare in modo preciso tutti gli oggetti di negazione:
1) il sé affermato dai non buddhisti, quindi l’atman;
2) il sé della persona, sottile, autosufficiente e sostanzialmente esistente;
3) il sé dei fenomeni come la sfumatura di percepito e percipiente come oggetti sostanzialmente differenti;
4) il sé, le cose, abbiano un esistenza intrinseca convenzionale, che vi sia una intrinsecità sulla quale viene designato l’oggetto.
Guardando un oggetto noi tuttti abbiamo la sensazione che esista dalla sua parte. Abbiamo la sensazione che esista di per sé, per sue proprie caratteristiche, questa è la mente che sì afferra alla veridicità di tale apparire. Ogni giorno diciamo questa è quella persona, questa è quell’altra. Ma il modo in cui esiste è differente. Ad esempio vediamo un cibo che ci attrae molto e decidiamo di comprarlo, mangiandolo possiamo scoprire che, nonostante l’apparenza, il sapore sia sgradevole. Per cui l’apparenza non è detto che corrisponda all’essere di quell’oggetto(la vacuità). Quindi bisogna considerare il fatto che non vi sia una corrispondenza esatta fra l’apparenza e l’essere.
Quindi possiamo dire che vi è un livello che percepiamo senza indagare, questo livello è la realtà convenzionale.
Vi è un ulteriore livello che possiamo trovare solamente quando indaghiamo: la realtà ultima di tutti i fenomeni.
Il Buddha ha insegnato queste due realtà.
La fisica anticamente sembrava rilevare la materialità dei fenomeni. Ora, quando sì indaga approfonditamente, non sì riesce a trovare la particella minima, indivisible, che costituisca il sé dell’oggetto. Pertanto le due verità sono pervasive in ogni fenomeno, ogni fenomeno è costituito da queste due verità. Tutti i fenomeni hanno queste due realtà, una convenzionale, chiamata completamente ingannevole e una realtà ultima. Ora alcuni fisici, nell’ambito della meccaninca quantistica, asseriscono che nel momento in cui sì ricerca un fenomeno non lo sì riesca a trovare, quindi dicono che sia difficile da specificare. Per questo sì dice che i fenomeni esistano solo a livello non analitico. Così come dice Buddha o Nagarjuna, le cose sono non prodotte perché l’esistere dei fenomeni è necessariamente dipendente da qualcos’altro. Quindi la realtà ultima dei fenomeni è solo ritrovabile attraverso un indagine. Mentre il livello in cui diciamo fiore è solamente ritrovabile a livello non analitico. Quando sì va a ricercare il fiore nelle sue particelle, il fiore scompare.
La percezione ordinaria degli esseri ordinari non deve essere realizzata (è ciò che appare comunemente a tutti) ma d’altro canto non è la realtà ultima, realizzata dagli Arya, la percezione che ricorre all’analisi.
La visione di vacuità è pericolosa perché sì rischia di cadere nel nichilismo. Ecco perchè alcune scuole dicono che non vi sia nessuna profondità nella vacuità, perchè pensano che sia solo non esistere. Quindi se non viene colto esattamente il significato di vacuità c’è il pericolo di credere che sia nichilismo e quindi che sia priva di significato.
Realizzare tale mente che realizza la vacuità non è facile. E’ necessaria una grande accumulazione di meriti, non può procedere solo per via della saggezza. Pertanto molti esseri santi hanno sviluppato, attraverso grande accumulazione di meriti, la visione della vacuità.
L’aggregato è il peso (il fardello) e la persona è colui che porta (il portatore). Il Buddha non ha spiegato a tutti che i fenomeni esistono solo come mera denominazione. Questo perché ha spiegato la visione della realtà ultima in modo graduale e compatibile con le varie predisposizioni degli esseri.
Abbiamo detto che ci sono due verità. Senza analizzare vediamo che i fenomeni sorgano per via di qualcos’altro. Il fatto di dipendere da altro vuol dire che siano privi di autonomia. Ciò che ha parti dipende dalle sue parti. Se ciò ha parti fosse autonomo non potrebbe avere parti. Pertanto i fenomeni sono non autonomi, derivano da parti o da cause e condizioni. Quando sì dice che tutti i fenomeni siano vuoti sì sottolinea che, proprio perché sono privi di autonomia, vi è il sorgere di questi fenomeni solo come risultati.
La realtà ultima e quella convenzionale sono complementari, simultanee. Tutti i fenomeni interni e esterni sorgono sulla base di cause e condizioni, pertanto sono privi di un esistere intrinseco. Se noi piantassimo un seme non sarebbe sufficente pregare domani sorgi, domani sorgi, il germogliio non crescerebbe mica. Il fatto che il risultato esista è per via del fatto che ci sia una causa, e questo dichiara che il risultato non sia intrinsecamente esistente.
Vi sono 3 porte di liberazione: entità vuota, causa vuota, risultato vuoto. Non vi sono cause che hanno segni di intrinsecità per via del fatto che le cause non possono essere tali se non ci fossero i risultati. I risultati non potrebbero essere tali se non ci fossero le cause. Quindi non c’è autonomia, non c’è intrinsecità. Attenzione non stiamo parlando di un sorgere dipendente di causa ed effetto, ma solo del fatto che i fenomeni esistano per cause e condizioni.
Quindi l’oggetto di percezione ha una realtà ultima, quello di essere vuoto di esistenza intrinseca. Anche la realtà ultima dipende da quella convenzionale. Quindi nemmeno lei è intrinsecamente esistente ma dipende da quell’oggetto da cui sì è operata l’analisi.
Poiché le cause sono vuote di essere cause noi chiamiamo i risultati come non prodotti.
La realtà di vacuità è stata spiegata in sé stessa come relativa(alla realtà convenzionale), così come la realtà convenzionale è stata spiegata come realtà di vacuità. Non può esistere l’una senza l’altra.
Quando parliamo di realtà convenzionale è qualcosa che appare comunemente a tutti, e da questo punto di vista i fenomeni hanno delle evidenti differenze. Ma quando cì riferiamo alla vera entità dei fenomeni, la realtà ultima, non sì può asserire che vi siano differenze fra di loro. Nel momento in cui sì realizza direttamente la vacuità c’è la totale pacificazione dei concetti e viene interrotta l’elaborazione concettuale. Tutte le apparenze di tutti i fenomeni, nell’apparire della realtà ultima, sono state completamente pacificate. Questa è l’entità della realtà ultima.
Il significato della realtà ultima è che qualsiasi cosa che è un sorgere dipendente è vacuità.
Quindi vi sono agenti e funzioni che dipendono da altro, vi è l’esistere dipendente ma non quello assoluto.
Poiché non vi è nulla che non è sorgere dipendente, nulla è non vuoto.
Questo è il significato della vacuità.
Coloro che non fanno parte della scuola Madhymamika Prasangika accusano i Prasangika di essere nichilisti. La vacuità sottile è la vacuità di esistenza intrinseca. Nel testo Nagarjuna dice quell’errore che voi mi state indicando è vostro(riferendosi alle altre scuole). Siete voi che non percepite nessun’altro modo di esistere se non l’esistenza intrinseca. E’ proprio affermando l’esistenza intrinseca così come voi fate che viene a scomparire la compatibità con il sorgere convenzionale. Perciò Nagarjuna dice alle altre scuole: siete come la persona che cavalca e che non riesce a vedere il cavallo che sta montando.
Se tutto è un sorgere dipendente le cose non esistono intrinsecamente. Per cui la radice del samsara è il fatto che venga percepito un io intrinseco.
Questo io è basato sui 5 aggregati, ma nel momento in cui sì percepisce, la mente percepisce l’io come separato dai 5 aggregati. Quando non indaghiamo l’io appare, ma quando indaghiamo l’io non viene trovato. Quindi se noi continuiamo a esercitarci è sicuro che si giungerà ad un risultato. Può sembrare che l’aggregato della coscienza sia l’io, andiamo ad indagarlo. Non c’è la possibilità di dire io sono la mente. C’è solo l’apparire che la mente sia coincidente con l’aggregato della coscienza. Questo perché la coscienza mentale può esistere sotto vari livelli (veglia, sonno, sogno, coma..) e diventa difficile identificarla come l’io. Se l’io fosse separato dagli aggregati non sarebbe possibile identificare una persona al di là della forma. Come si fa a dire che una persona è grassa se non sulla base degli aggregati? L’io è in ciascuno degli aggregati?E’ nell’insieme degli aggregati? Non lo riusciamo trovare.
Il Buddha stesso, ritenuto così importante, se indaghiamo non lo possiamo trovare. E’ solo sulla base dei suoi aggregati e delle sue funzioni che può apparire alla mente.
E’ proprio nel momento in cui sì vede, attraverso l’indagine, che questo io non lo sì può trovare che quel tipo di importanza che di solito rivestono amici e parenti viene a scemare. Se non c’è l’io come fai a percepire il mio amico?Il mio nemico?Tutto l’attaccamento verso le cose che noi consideriamo mie non può più sussistere. Questo fa cessare l’attaccamento verso io e mio, così cessa anche l’attaccamento verso i fenomeni esterni ed interni, e quindi cessa anche la rinascita, l’invecchiamento e la morte. Quindi cessa il samsara!
La sofferenza del samsara è stata indotta da karma contaminato. Per via di questo il karma è derivante dalle afflizioni, le quali derivano da attenzioni mentali improprie.
Un mio amico scienziato, che indagava la mente, mi diceva che quando sì indaga la sgradevolezza (nei riguardi di un oggetto o di una persona) indotta dalla rabbia, sì scopre che per il 90% questa sgradevolezza è esclusivamente una proiezione mentale di qeusto stato mentale contaminato. La vacuità quindi è vera cessazione. Quindi ancora è la completa purificazione dalla mente da tutte le macchie. Significa che la vacuità corrisponde a una completa eliminazione di tutte le oscurazioni.
Questo è importantissimo perché è proprio sulla base di questo che sì comprende la raggiungibilità e il significato del nirvana.
Quindi prima abbiamo visto perchè ottenere la realizzazione di vacuità, poi il significato di vacuità e, infine, che cosa accada ottenendo la realizzazione di vacuità: la cessazione.