Dopo aver attraversato tutta la Francia in camper e aver preso un diluvio d’acqua, vento e ben poco sole ed essere passati dalla piena estate mediterranea ad una tenue primavera continentale oggi finalmente il sole è forte e sì respira l’aria intensa dei grandi incontri con Sua Santità il Dalai Lama. Abbiamo salutato il Ven Ghesce Tenzin Temphel da Pomaia, più sorridente che mai, e il Ven Ghesce Tenzin Darghye, l’organizzatore del Kalachakra di Kraz 2002 che ora viene dall’Austria dove sta realizzando un istituto di cultura tibetana proprio su incarico di Sua Santità. Nell’immensa sala dello Zenith Metropole di Nantes oltre diecimila persone hanno dato il benvenuto a Sua Santità il Dalai Lama. Dobbiamo premettere che questi sono solo appunti, presi a mano e scaricati sul computer subito dopo gli insegnamenti, in cui non riusciamo certo a darvi una trascrizione esatta di ciò che ha detto Sua Santità nella conferenza pubblica, in cui ha parlato in inglese. Pertanto vi preghiamo di scusarci se vi sono errori o incomprensioni.
Appunti, traduzione dall’inglese ed editing del Dott. Luciano Villa, dell’Ing. Alessandro Tenzin Villa e di Graziella Romania nell’ambito del Progetto “Free Dalai Lama’s Teachings” per il beneficio di tutti gli esseri senzienti.
Sua Santità il Dalai Lama
Alcune persone sono venute qui per curiosità o solo per dare un occhiata mentre altre sono venute qui con delle aspettative. Il che non è realistico perché io non ho nulla di speciale da offrire, io semplicemente offro la mia esperienza. Qualcuno pensa che il Dalai Lama detenga poteri miracolosi. Si sbaglia, io non ho nessun potere miracoloso né dal punto di vista fisico, né mentale , né emozionale. Per gli stessi motivi siamo tutti esseri senzienti. E quando io penso a me stesso mi considero null’altro che un essere umano, non un buddhista o un tibetano. Semplicemente un essere umano.
Ognuno di noi dovrebbe considerare se stesso semplicemente come un essere umano. Sento dire certe volte io sono un buddhista, sono un tibetano, in questo modo creiamo barriere artificiali fra di noi. Sia che siate buddhisti o tibetani, cristiani o musulmani, credenti o non credenti, di qualsiasi religione, intendo rivolgermi invece a tutti, ed intendo dire che occorre porre le condizioni per una vera pace. Sono venuto qui anche per rispondere alle vostre domande, perché sia le domande che le risposte possono rivelarsi molto utili come fonte di nuove idee. Di base tutti gli esseri senzienti hanno le medesime caratteristiche, oggi parliamo di come realizzare la pace esteriore a partire da quella interiore senza innalzare delle barriere tra di noi. Ciascuno di noi desidera le stesse cose che desiderano tutti, questo è l’argomento del giorno. Sua Santità il Dalai Lama
Tutti noi abbiamo il sentimento dell’io. Anche se non lo abbiamo sempre presente, o non lo possiamo sempre comprendere, o non possiamo sempre rendercene conto, da qui, dal sentimento dell’io, sì sprigiona il desiderio che genera la sofferenza. Tutti hanno il diritto di desiderare una vita felice e priva di sofferenza. Ma nello stesso tempo vanno incontro ad enormi difficoltà. Di massima possiamo distinguere due categorie di sofferenza: la prima di tipo fisico, come la malattia, la vecchiaia, ad esempio qualcuno ha difficoltà di udire, di muoversi…tutto ciò genera sofferenza. La seconda categoria, la più importante, è la sofferenza mentale. Ad esempio possiamo non avere nessun problema di tipo fisico, possiamo possedere tutte le ricchezze, o per lo meno non avere problemi di ordine finanziario ma mentalmente essere afflitti da troppi dubbi, da troppe incertezze, da troppe preoccupazioni, il che genera stress ed è fonte di solitudine e di depressione. Da qui sorge la paura, l’invidia, da qui si genera la rabbia. Perciò a livello mentale possiamo riconoscere che esiste un infelicità molto più profonda, molto più radicata. La disponibilità materiale, anche attraverso i farmaci, può vincere la sofferenza di ordine fisico ma il potere della ricchezza, connesso allo stress, non potrà mai di per sé portare alla pace interiore. Talvolta più ricchezza è sinonimo di più preoccupazioni, è generatore di ipocrisia. Da cui scaturisce ancor più stress e depressione. Pertanto la soddisfazione mentale non dipende tanto dalla disponibilità di beni materiale ma dalla nostra pace interiore. Talvolta possiamo osservare delle persone che possiedono davvero poche cose ma sono felici. Il comfort, la vita agiata, è in grado di soddisfare i nostri desideri contingenti. Ma lo sviluppo dell’attitudine interiore deve guidare il comportamento esteriore. Non dimentichiamo che siamo in grado di ottenere grossi successi verso la sofferenza fisica: siamo in grado di tollerare anzi di vincere il dolore fisico, ma non quello mentale. Viceversa le persone a livello mentale restano più colpite, la sofferenza mentale è in grado di abbattere le capacità intellettuali, precipitando la persona in una spirale di preoccupazioni, stress e depressione. Ma dobbiamo renderci conto che tutto ciò è fondamentalmente creato dalla mente umana. Principalmente esistono due tipi di emozioni: negative e positive. Le seconde, se sorrette dalla calma, dalla tranquillità fanno scaturire la pace interiore. Queste sono le emozioni della compassione e del perdono. Perché le stesse persone che vi hanno creato problemi potranno trovare pace dalla compassione e dal perdono. Viceversa le emozioni negative sono molto nocive per la pace mentale. Sono le emozioni distruggenti. Sono la rabbia e l’odio. Queste creano conseguenze dal punto di vista fisico e azioni dannose, per questo motivo le chiamiamo azioni distruttive. Ora parliamo della pace interiore: cos’è la pace interiore?L’intelligenza è un arma a doppio taglio che può creare stress e depressione. La maggior parte dei problemi di cui soffriamo sono fabbricati dalla nostra intelligenza. Non dimentichiamo le due categorie di emozioni: quelle distruttive(la collera e l’ira) e quelle positive(la compassione ed il perdono). Il dolore interiore deriva dalla nostra incapacità di gestire le nostre emozioni negative. Ma la pace interiore non equivale all’assenza di violenza. E’ la pace che non deriva dalla paura, altrimenti non sarebbe pace vera. E’ l’abitudine a trovare soluzioni positive alle contraddizioni. E’ un senso di comprensione dei problemi altrui e di rispetto dei diritti dell’altra persona. Ricordiamoci quanto siamo felici quando qualcuno ci viene a dare una mano. Così se noi cerchiamo di risolvere i problemi esteriori con la pace, con la calma interiore, quella che deriva dalla conoscenza profonda, allora siamo in grado di risolvere qualsiasi conflitto. Ora dobbiamo considerare che tutto è interdipendente, i problemi globali dell’ambiente, o dell’economia. Quindi realizziamo il massimo rispetto per gli altri come parte di noi stessi, la compassione deriva dal riconoscimento degli stessi diritti e delle stesse esigenze per tutti gli esseri senzienti. Iniziando dalla famiglia, dalla comunità che ci è più vicina, dalla nostra città, dal nostro Paese e via sempre per dimensioni più ampie. Un mio amico mi ha riferito che è arrivato al punto di considerare la famiglia come zona di pace. Così sì rivolgeva all’altro: se vuoi litigare dobbiamo uscire fuori, uscire dalla zona di pace. In questo modo i litigi cessavano. La pace interiore è la via della compassione. Significa trovare il modo pacifico di risolvere il conflitto. La vita degli altri è preziosa come la nostra. Sviluppare comprensione ed altruismo significa trovare la soluzione ragionevole dei problemi. Se osserviamo la realtà in modo globale ci rendiamo conto che siamo tutti interdipendenti. Le cose stanno proprio cambiando. Un amico tedesco mi voleva dire che quando ero giovane mi aveva messo in testa che ogni francese era mio nemico. Ora Germania e Francia sono praticamente unificate. Le cose cambiano, siamo di fronte ad una nuova realtà. La realtà collettiva è molto più importante di quella individuale ed è molto più importante pensare a sei miliardi di persone come un enorme famiglia. Ora parliamo di compassione, la compassione è un fatto biologico. E’ necessaria per sopravvivere. Se tutte le madri non si prendessero cura dei loro figli questi non sopravvivrebbero. In alcuni casi non c’è bisogno di alcun affetto, come per esempio per le tartarughe. Comunque gli esseri umani prima ancora della loro nascita sono completamente dipendenti dagli altri, dall’amore e dalla cura della propria madre fino dalle prime ore di vita. Gli esperimenti scientifici sulle scimmie, separate dalle madri, hanno mostrato che quelle cresciute senza l’affetto della madre diventavano isteriche ed avevano paure di tutto. Viceversa quelle cresciute dalle loro madri erano sempre giocose e creative. La cura degli altri è un fatto biologico. Quello della cura della madre e degli altri è un bisogno degli altri. Il primo aspetto della compassione è la cura, la compassione è un emozione fisica oltre che un fatto biologico, che aiuta la mente a rimanere più forte, con meno paure. Pensiamo al rapporto fra infermieri-medici e pazienti che devono prendersi cura di quest’ultimi. I primi mostrano vera dedizione e preoccupazione, mentre i medici talvolta possono rivelarsi dei grandi esperti delle proprie discipline scientifiche, ma finiscono spesso per preoccuparsi troppo dell’aspetto scientifico a discapito di quello affettivo. Fino adesso abbiamo analizzato vari problemi, ma se ci rendiamo conto che alcuni problemi sono fuori dal nostro controllo e non possiamo farci niente perché allora dovremmo preoccuparcene? I problemi sorgono quando al posto della compassione le persone hanno la sensazione di essere sfruttate dagli altri. Qui nascono i problemi. Un famoso scienziato dice così: mi disse che quando un soggetto sviluppa della rabbia, inevitabilmente tutto quello che vede gli appare in modo negativo, ed il 90% delle sensazioni negative che avverte dipendono unicamente da proiezioni mentali. E succede così per tutto ciò che gradiamo oltre modo. Allora dov’è la realtà? Se ci rendiamo conto di essere avvolti dall’ignoranza ci rendiamo conto anche che il nostro approccio è illusorio, perchè non conosce la realtà, perché tramite la rabbia non possiamo vedere la realtà vera. Per investigare oggettivamente la nostra mente dobbiamo essere calmi.
Sua Santità si rivolge a tutti noi dicendo: ma qui state dormendo?
C’è troppo silenzio.
A questo punto tutti applaudono.
Sua Santità il Dalai Lama
Abbiamo visto che la compassione e l’altruismo sono il carburante del nostro benessere interiore e la scienza ci conferma che questo comportamento ci rinforza pure il sistema immunitario. Crescendo, il fattore biologico della compassione, che ci ha circondato nei primi anni di vita diminuisce. A quel punto dobbiamo far uso della compassione utilizzando la ragione, dobbiamo allenarci tramite una educazione alla saggezza. Occorre più formazione, più istruzione come fattori chiave dello sviluppo mentale uniti alla compassione. Per sviluppare la pace mondiale occorre il disarmo esterno, per lo meno non entrare in conflitto. Ma per realizzare la pace esteriore dobbiamo realizzare il disarmo interiore. Come hanno fatto la Francia e la Germania che hanno unificato le forze. E l’unione Europea dovrebbe spostarsi più ad est comprendendo i territori della ex unione sovietica facendo diventare Mosca una delle capitali così non scoppierebbero i conflitti, come quello della Georgia. Ma anche l’Africa e la maggior parte dei Paesi in via di sviluppo otterrebbero grandi benefici grazie alla realizzazione di processi di unificazione. Siamo tutti sullo stesso pianeta, questo lo dobbiamo sempre tenere presente. E dobbiamo pensarci come una famiglia intera, perciò dobbiamo cercare la pace nella pace.
Applausi.
Domanda: Gli animali hanno un anima?
Sua Santità il Dalai Lama:
Non lo so.
Applausi:
Sua Santità il Dalai Lama
Ci sono diversi concetti di anima, il buddhismo non accetta l’esistenza dell’anima come entità separata dal corpo. Tuttavia essi possiedono ugualmente il senso dell’io, che potete chiamare o meno anima.
Domanda: perché ha scelto la via monastica come cammino verso la felicità?
Sua Santità il Dalai Lama: anche i laici possono raggiungere la felicità. Nel buddhismo i monaci detengono comunque dei vantaggi, se potete seguirla la via monastica è comunque la migliore per il raggiungimento della felicità. Per il laico questo è un cammino più complesso perchè deve spendere più energie, nel lavoro, nella famiglia etc. tutto ciò può sviluppare più attaccamento oltre a sottrarre tempo. Mentre teoricamente la via monastica rappresenta un grande cammino verso l’illuminazione. Negli ultimi duemilaseicento anni di storia sono emersi grandi maestri dal Tibet, dalla Corea, dal Giappone, dalla Cina, dallo Sri Lanka, dall’India e la maggior parte di essi erano monaci.
Domanda: è sicuro che è la non violenza l’arma più idonea per difendere il buddhismo tibetano dall’intolleranza cinese?
Sua Santità il Dalai Lama: Certo. Lo penso al 100%. La violenza non è il modo di risolvere i conflitti, solo il dialogo porta frutti. La forza non risolve i problemi porta solo sofferenza, e la forza militare in special modo non risolve certo i problemi. Il secolo scorso è stato un secolo di guerra e di violenza con milioni di persone morte per la guerra. Invece molti cambiamenti, pensiamo all’unione europea, sono venuti non per la violenza ma per la comprensione, per il dialogo, per la caduta delle barriere. Questo deve essere il secolo del dialogo per trovare delle soluzioni ragionevoli.
Domanda: si arrabbia anche lei qualche volta?
Sua Santità il Dalai Lama:
Sì certo! Per questo dobbiamo stare attenti
Applausi
Sua Santità il Dalai Lama
Osservazioni finali: ricordiamoci dei due punti che abbiamo precedentemente menzionato: le emozioni costruttive (compassione e perdono) e distruttive (odio e rabbia). Chi trova d’interesse questi due punti ci pensi e li realizzi nella propria vita quotidiana. Viceversa chi non li dovesse trovare molto importanti li dimentichi pure.
Applausi
Appunti, traduzione dall’inglese ed editing del Dott. Luciano Villa, dell’Ing. Alessandro Tenzin Villa e di Graziella Romanianell’ambito del Progetto “Free Dalai Lama’s Teachings” per il beneficio di tutti gli esseri senzienti.
Leggete anche, per un maggior confronto
Ottenere la pace attraverso la pace interiore
Sua Santità il XIV Dalai Lama
Nantes, Francia, 15 agosto 2008
Trascritto e leggermente redatto da Alexander Berzin
Traduzione italiana a cura di Ida Buraczewska.
Disagio fisico e mentale
La pace riguarda tutti, sia che vivano a est, a ovest, a nord o a sud. Che siano ricchi o poveri, tutti hanno bisogno di essere veramente interessati alla pace. Siamo tutti esseri umani e quindi in genere abbiamo tutti lo stesso interesse: essere felici, avere una vita felice. Tutti noi ci meritiamo una vita felice. Stiamo parlando qui a questo livello. Ognuno ha una sensazione di “io” o “sé stesso”, ma non capiamo pienamente che cosa sia quell’”io” o “sé stesso”. Nonostante questo, abbiamo comunque una forte sensazione dell’“io”. Tramite questa sensazione sorge il desiderio di provare felicità e di non provare sofferenza. Questa sensazione emerge o appare automaticamente. In base a questo, tutti noi abbiamo il diritto di essere felici.
Intanto, nella nostra vita siamo destinati ad incontrare molti ostacoli e fatti sgradevoli. Di questi ce ne sono due categorie. La prima categoria è il dolore dovuto a cause fisiche, come per esempio la malattia e l’invecchiamento. Prendete me: io ho già un po’ di esperienza in questo, infatti mi è difficile sentire, vedere, camminare. Queste cose sono destinate a succedere. L’altra categoria è principalmente di livello mentale. Se tutto a livello materiale è comodo e lussuoso ed abbiamo tutto, ma nonostante ciò siamo stressati e dubitiamo di noi stessi, allora ci sentiamo soli. Proviamo gelosia, paura e odio: quindi siamo infelici. Perciò, nonostante a livello materiale e fisico tutto sia a posto, potremmo provare molta sofferenza a livello mentale.
Per quanto riguarda il benessere materiale: sì, con i soldi possiamo diminuire la sofferenza fisica, e grazie a questo sentirsi appagati a livello materiale. Quel tipo di benessere materiale che include il potere, il nome e la fama, comunque non ci può portare alla pace interiore. A volte, infatti, avere molti soldi e ricchezze genera in noi solo ulteriori preoccupazioni. Siamo così preoccupati del nostro nome e della nostra fama, che ciò si traduce in una certa ipocrisia, disagio e stress. Quindi la felicità mentale non è così dipendente da cause esterne, bensì è influenzata dal modo interiore di come pensiamo.
Possiamo vedere che ci sono alcune persone povere che sono comunque, a livello interiore, molto forti e felici. Infatti, se ci sentiamo soddisfatti interiormente, possiamo tollerare ogni tipo di difficile sofferenza fisica e possiamo trasformarla. Quindi, tra il dolore fisico e mentale, penso che il dolore mentale sia più grave. Questo perché il disagio fisico può essere tenuto sotto controllo dal benessere mentale, ma lo sconforto mentale non può essere eliminato dal benessere materiale e fisico.
Le difficoltà mentali e i problemi delle persone sono più forti e più gravi di quelle degli animali. A livello fisico forse la sofferenza di entrambi è la stessa, ma per quanto riguarda gli esseri umani, a causa della nostra intelligenza, abbiamo dubbi, siamo insicuri e stressati. Ciò porta alla depressione e tutto questo avviene a causa della nostra intelligenza superiore. Per contrastare questo, dobbiamo anche usare la nostra intelligenza umana. A livello emotivo, appena sorgono determinate emozioni, queste ci fanno perdere la pace della mente. Invece, certe altre emozioni ci danno addirittura più forza. Esse sono la base della nostra forza e della nostra fiducia e ci portano ad avere uno stato mentale più tranquillo e più calmo.
Due categorie di emozioni
Perciò ci sono due categorie di emozioni. Una è molto dannosa per la pace mentale; essa comprende le emozioni distruttive come la collera e l’odio. Esse non solo distruggono la nostra pace mentale in quel momento, ma sono anche molto distruttive per la nostra parola e per i nostri corpi. In altre parole, esse influiscono sul modo in cui ci comportiamo. Ci portano a comportarci in un modo dannoso e perciò sono distruttive. Altre emozioni come la compassione, invece, ci danno forza interiore e pace. Ci danno la forza del perdono per esempio. Anche se in un certo periodo abbiamo dei problemi con alcune persone, il perdono infine ci porterà ad essere tranquilli, a provare la pace della mente. La persona con la quale eravamo così in collera, potrebbe addirittura diventare il nostro miglior amico.
La pace esterna
Quando parliamo di pace, dobbiamo parlare di queste emozioni e della pace interiore. Perciò dobbiamo capire quali emozioni portano alla pace interiore. Ma prima voglio dire qualcosa sulla pace esterna.
La pace esterna non è soltanto la semplice assenza della violenza. Forse durante la guerra fredda abbiamo apparentemente avuto la pace, ma quella pace era basata sulla paura, la paura di un olocausto nucleare. Ambedue le parti del conflitto avevano paura di essere bombardate, quindi non c’era autentica pace. La vera pace deve provenire dalla pace interiore. Quando c’è un conflitto, penso sempre che dobbiamo trovare una soluzione pacifica e ciò significa attraverso il dialogo. Quindi la pace è più che altro connessa con la bontà di cuore ed il rispetto per la vita degli altri; evitare di procurare danno agli altri e l’essere coscienti che la vita degli altri è tanto sacra quanto la nostra. Ciò deve essere rispettato. Se, sulla base di questo rispetto, siamo anche capaci di offrire il nostro aiuto agli altri, allora possiamo provare a farlo.
Quando affrontiamo delle difficoltà e qualcuno viene ad aiutarci, naturalmente lo apprezziamo. Se qualcun altro sta soffrendo, allora basta che dimostriamo empatia e comprensione: quella persona lo apprezzerà e si sentirà molto felice. Quindi tutte le azioni diventano pacifiche grazie alla compassione interiore e alla pace mentale. Se possiamo stabilire la pace interiore, allora ciò può anche portare alla pace esterna.
Come esseri umani, abbiamo sempre punti di vista diversi quando interagiamo fra di noi. Ma basandoci su forti concetti di “me” e “loro”, poi vi si aggiunge il concetto di “interesse mio” e di “vostro interesse”. Su questa base possiamo addirittura arrivare a farci guerra. Pensiamo: “La distruzione del mio nemico mi darà la vittoria.” Ma ora c’è una realtà nuova. Siamo profondamente interdipendenti l’uno con l’altro, dal punto di vista economico e dal punto di vista dell’ecologia. Quindi i concetti di “noi” e “loro” non sono più rilevanti. Quelli che consideravamo “loro” adesso sono diventati parte di “noi”. Quindi il fattore chiave per sviluppare la pace della mente è la compassione basata sul riconoscere che su questo pianeta ci sono sei miliardi di persone e tutti noi abbiamo lo stesso diritto alla felicità. Basandoci su questo, trattiamo tutti sul serio e su questa base dovremmo essere in grado di stabilire la pace esterna.
Iniziare nel nostro piccolo
Quindi per avere la pace, abbiamo bisogno di iniziare a sviluppare la pace in noi stessi, poi nelle nostre famiglie e poi nelle nostre comunità. In Messico ad esempio, un mio amico ha sviluppato una “zona di pace” nella sua stessa comunità. L’ha stabilita mettendosi d’accordo con ognuno nella sua comunità. Nella comunità tutti hanno acconsentito a provare ad evitare la violenza in questa zona di pace. Tutti hanno acconsentito ad uscire dai confini di quella zona, se avessero dovuto combattere o se non andassero d’accordo. Questo è molto positivo.
E’ difficile chiedere la pace nel mondo, anche se ad un livello mondiale sarebbe la miglior cosa alla fine. Ma quello che è più realistico sarebbe iniziare adesso, nel nostro piccolo: con sé stessi, la famiglia, la comunità, il quartiere e così via, stabilendo qualcosa di simile alle zone di pace. Quindi, la pace interiore è strettamente connessa alla compassione.
Molte cose stanno veramente cambiando nel mondo, al giorno d’oggi. Mi ricordo che alcuni anni fa un mio amico tedesco, l’ormai defunto Friedrich von Weizsäcker, che considero un mio maestro, mi disse che quando era giovane, dal punto di vista di ogni tedesco, i francesi erano nemici e dal punto di vista di ogni francese, i tedeschi erano nemici. Ma ora le cose sono diverse. Ora abbiamo una forza unificata: l’Unione Europea. Ciò è molto positivo. Prima ogni stato, dal suo punto di vista, considerava molto preziosa la propria sovranità. Ma ora c’è una realtà nuova in Europa; c’è un interesse comune, più importante degli interessi individuali. Se l’economia migliora, ogni stato membro ne trae beneficio. Quindi ciò che è importante è estendere questo pensiero ai sei miliardi di abitanti del pianeta. Dobbiamo pensare che tutti siano membri di una grande famiglia umana.
La compassione come fattore biologico
Ora, per quanto riguarda la compassione, lo sviluppo di tutti quegli animali che sono nati da una madre (esseri umani, mammiferi, uccelli, ecc.), dipende dal ricevere affetto e cura. Questo riguarda tutti, con l’eccezione di alcune specie come la tartaruga marina, le farfalle, i salmoni, che depongono le loro uova e poi muoiono: questi esseri sono un’eccezione. Prendiamo la tartaruga marina ad esempio. Le madri depongono le uova a riva e poi se ne vanno; quindi la sopravvivenza dalle giovani tartarughe dipende esclusivamente dal loro sforzo. Non hanno bisogno dell’affetto della madre, e nonostante questo sopravvivono. Quindi io a volte dico che mettere la piccola tartaruga assieme alla madre quando un uovo si schiude e vedere se provano affetto l’un per l’altra, sarebbe un esperimento scientifico molto interessante. Non penso che lo proverebbero. La natura li ha creati così, quindi non hanno bisogno di affetto. Ma per quanto riguarda i mammiferi e specialmente gli esseri umani, senza la cura materna moriremmo tutti.
Prendersi cura di un piccolo bebè richiede alcune emozioni, che sarebbero la compassione, l’affetto e sentimenti d’interesse e attenzione. Gli scienziati dicono che durante le prime settimane dopo la nascita, il tocco della madre è essenziale per lo sviluppo del cervello del neonato. Notiamo che quei bambini che vengono da famiglie amorevoli, affettuose e calorose tendono ad essere più felici. Sono anche più sani a livello fisico. Ma i bambini ai quali manca affetto, specialmente quando sono piccoli, tendono ad avere molte difficoltà.
Alcuni scienziati hanno condotto esperimenti nei quali hanno separato giovani scimmie dalle loro madri e hanno osservato che quelle giovani scimmie erano sempre di cattivo umore, combattevano. Non giocavano molto fra di loro. Ma quelle che erano tenute con le loro madri, erano felici e giocavano da brave fra di loro. E specialmente quei bambini ai quali è mancato l’affetto quando erano neonati, tendono a diventare freddi di carattere. Hanno difficoltà a mostrare affetto verso gli altri e, in alcuni casi, diventano violenti quando interagiscono con gli altri. Quindi l’affetto è un fattore biologico, un fattore basato sulla biologia.
Inoltre penso che siccome la compassione e le emozioni sono collegate a questo livello fisico di tipo biologico, allora secondo il parere di alcuni scienziati, se siamo costantemente adirati e proviamo avversione e paura, ciò danneggia il nostro sistema immunitario, che diventa di conseguenza più debole. D’altra parte, una mente compassionevole aiuta e rafforza il sistema immunitario.
Prendiamo un altro esempio. Diamo un’occhiata al campo medico: se c’è fiducia fra le infermiere ed i medici da una parte e i pazienti dall’altra, ciò è importante per il miglioramento dello stato di salute del paziente. Quindi qual è la base della fiducia? Se il dottore e l’infermiera mostrano sincero interesse e attenzione per il paziente che va ristabilito, allora si instaura fiducia. Ma d’altra parte, anche se il dottore è un esperto e tuttavia tratta il paziente come una macchina, allora c’è pochissima fiducia. Bè, forse se il dottore ha una grande esperienza, un po’ di fiducia c’è; ma se il dottore è più compassionevole, c’è ancor più fiducia. I pazienti dormono meglio e sono meno turbati. Se sono turbati ad un livello più profondo, allora diventano molto agitati e ciò influisce sulla loro guarigione.
Ma i problemi nella vita, naturalmente, sono inevitabili. Shantideva, il grande maestro buddhista indiano, consigliava che quando affrontiamo dei problemi, dobbiamo analizzarli. Se possono essere superati con un metodo, allora non preoccupiamoci, applichiamo semplicemente il metodo. Ma se non possono essere risolti, non c’è bisogno di preoccuparsi: ciò non ci gioverà per niente. Riflettere su questo consiglio è di grande aiuto. Anche se abbiamo un grosso problema, possiamo minimizzarlo se pensiamo così.
Finché abbiamo bisogno dell’attenzione degli altri, per esempio quando siamo dei piccoli bebè, proviamo affetto e compassione. Ma diventando più indipendenti quando cresciamo, tendiamo a sentire che l’aggressività sia più importante della compassione al fine di seguire la nostra strada. Ma tutti e sei i miliardi di persone hanno ognuno avuto una madre. Ognuno prova felicità e soddisfazione sotto la cura dell’amore materno, o se non c’era nostra madre, abbiamo avuto l’affetto di qualcun altro quando eravamo piccoli. Gradualmente tuttavia, queste qualità diventano più deboli quando diventiamo grandi: tendiamo a diventare aggressivi, più prepotenti e creiamo più problemi.
La necessità di vedere la realtà
In Svezia uno scienziato mi disse che quando la mente è in collera ed il cervello è dominato dall’ira, il 90% dell’apparenza di questa terribile persona con cui siamo in collera è una proiezione mentale. In altre parole, il 90% della negatività è una proiezione mentale delle emozioni negative di qualcuno sulla persona con cui si è in collera. Un meccanismo similare accade anche quando proviamo attaccamento e forte desiderio per qualcuno: vediamo la persona bella e buona al 100%. Ma una grande percentuale di questo è anche una proiezione mentale; non vediamo la realtà. Perciò e’ molto importante vedere la realtà.
C’è un altro punto importante: se nessuno vuole avere problemi, ma allora perché i problemi si presentano? Ciò è dovuto alla nostra ingenuità, ignoranza, al nostro approccio: non vediamo la realtà. Non possiamo vedere il quadro completo della realtà dal nostro limitato punto di vista. Vediamo solo due dimensioni, ma questo non basta. Bisogna poter vedere le cose in tre, quattro, sei dimensioni. Dobbiamo in principio calmare le nostre menti per investigare oggettivamente.
Anche qui è importante comprendere la differenza tra emozioni costruttive e distruttive in tutti i punti seguenti. Quando cresciamo, il fattore biologico della compassione diminuisce gradualmente, quindi abbiamo bisogno di educazione ed allenamento alla compassione per renderla di nuovo forte. La compassione di tipo biologico è però limitata in quanto e’ condizionata al ricevimento di affetto da parte degli altri. Ma utilizzando questa base e aggiungendovi poi il nostro ragionamento e i fattori scientifici provenienti dalla nostra indagine, non solo siamo in grado di mantenere questo livello biologico di compassione, ma siamo anche in grado di aumentarlo. Quindi grazie all’allenamento e all’educazione, una compassione limitata e parziale può diventare una compassione infinita e imparziale, estesa a sei miliardi di persone ed oltre.
L’importanza dell’educazione
La chiave di tutto questo è l’educazione. L’educazione moderna si concentra sullo sviluppo del cervello e dell’intelletto, ma questo non basta. Dobbiamo anche saper sviluppare la bontà di cuore nel nostro sistema educativo. Abbiamo bisogno di questo durante tutto il percorso formativo, dall’asilo fino all’università compresa.
In America alcuni scienziati hanno sviluppato programmi d’istruzione per allenare i bambini a sviluppare meglio la compassione e la consapevolezza. E questo non viene fatto con l’intenzione di aiutare questi bambini a migliorare le loro vite future e a raggiungere il nirvana, ma viene fatto per il beneficio di questa vita. Anche in alcune università ci sono già programmi d’istruzione per lo sviluppo della bontà di cuore e della compassione. Questo tipo di compassione imparziale non è condizionato dagli atteggiamenti degli altri, ma è basato sul fatto che sono esseri umani. Su questo pianeta siamo tutti parte di una popolazione di sei miliardi di persone, quindi ognuno merita la nostra compassione sulla base di questo fattore di uguaglianza.
Disarmo interno ed esterno
Quindi per avere la pace interiore e la pace nel mondo abbiamo bisogno di disarmarci sia interiormente che esteriormente. Ciò significa sviluppare la compassione a livello interiore e sulla base di questo, saremo in grado di disarmare tutti i paesi, a livello esterno. E’ come avere le forze unite dei corpi militari europei franco-tedeschi, è meraviglioso. Se ci potesse essere un esercito unito per tutta l’Unione Europea, allora non ci sarebbero scontri armati tra i suoi membri.
Una volta a Bruxelles, all’assemblea dei ministri degli esteri, dissi che in futuro sarebbe molto utile se il quartier generale dell’Unione Europea fosse spostato verso est, in uno dei paesi dell’Europa orientale, ad esempio la Polonia. Poi questa mossa potrebbe risultare utile a un’ulteriore espansione dell’Unione, per includere anche la Russia e a quel punto stabilire il quartier generale della NATO a Mosca. Se questo potesse accadere, allora qui in Europa ci sarebbe veramente la pace, senza alcun pericolo di guerra. Adesso ci sono alcune difficoltà fra la Russia e la Georgia, ma dobbiamo continuare ad avere speranza.
Sulla base di una maggiore estensione della pace, l’industria bellica qui in Francia per esempio, potrebbe finalmente essere chiusa e potremmo concentrare l’economia su aspetti più produttivi. Le fabbriche potrebbero essere convertite per costruire bulldozer invece di carri armati!
Anche le nazioni africane hanno molto bisogno del nostro aiuto. Il divario tra ricchi e poveri è un grande problema, non solo a livello globale. Questo divario è davvero atroce anche a livello nazionale. In Francia ad esempio, c’è una grande discrepanza fra il ricco e il povero. Alcune persone soffrono addirittura la fame. Ma siamo tutti degli esseri umani e abbiamo tutti le stesse speranze, gli stessi bisogni e gli stessi problemi. Dobbiamo riflettere su tutti questi punti per sviluppare la pace attraverso la pace interiore.
(TRATTO DAL SITO:http://www.berzinarchives.com/web/it/archives/approaching_buddhism/world_today/achieving_peace_through_inner_peace.html che devotamente ringraziamo per la sua compassionevole gentilezza verso tutti gli esseri che soffrono in questa dolorosa esistenza samsarica.)
Ciao Luciano, grazie mille per questi resoconti.
Vi seguo su consiglio di Luciana!
Sulla natura delle emozioni, mi ricordo che durante una lezione, il Ven. Lama Tenga Rinpoche a Cancello l’anno scorso aveva ricevuto questa domanda:
“Come possiamo fronteggiare le emozioni di cui siamo in balia come la rabbia? A volte ci tolgono il sonno, ci prendono completamente”.
E lui aveva risposto: “Bisogna considerare le emozioni come pensieri”
E’ una risposta su cui medito parecchio anche oggi!
GRAZIE!