Milano, 09.12.07 Sua Santità il Dalai Lama – conferenza pubblica: la via verso la pace interiore

SUA SANTITÀ IL XIV DALAI LAMA, CONFERENZA PUBBLICA: LA VIA VERSO LA PACE INTERIORE E LA NON VIOLENZA, MILANO 9 DICEMBRE 2007.

In occasione del 18° anniversario del conferimento del Premio Nobel per la Pace al leader tibetano in esilio, nell’ultimo giorno della sua visita a Milano, Sua Santità il Dalai Lama sulla base della sua esperienza personale, parla di pace e nonviolenza davanti a 9.000 persone al Palasharp.

Appunti, traduzione dall’inglese ed editing del Dott. Luciano Villa, dell’Ing. Alessandro Tenzin Villa e di Graziella Romania nell’ambito del Progetto “Free Dalai Lama’s Teachings” per il beneficio di tutti gli esseri senzienti.

Sua Santità il Dalai Lama

Per promuovere valori importanti come l’armonia tra le religioni, occorre sviluppare un vero cambiamento, occorre condividere le esperienze tra le varie fedi. Per questo motivo, per me è molto importante poter comunicare con la gente, perché è fondamentale parlare con le persone dei valori umani fondamentali, della promozione dell’armonia e della fratellanza tra le religioni. …E’ importante promuovere incontri al vertice tra i grandi rappresentanti delle religioni, ma è altrettanto importante diffondere questo discorso in un ambito di comunicazione di massa, al cospetto di tante persone. Perciò, considero questo un momento molto rilevante.

Per potermi proteggere dalla luce dei riflettori vi chiedo il permesso d’indossare questo singolare copricapo che mi impedisce di essere abbagliato dai fari ed al contempo mi permette di poter scorgere i vostri bei volti.

NON FATEVI ILLUSIONI

Innanzitutto, da parte mia non ho nulla di speciale da poter offrire. Chi è venuto qui con grandi aspettative ha compiuto un errore. Mentre chi è giunto qui senza grandi attese, può capire dalle mie parole cosa penso.

E questo va bene.

Qualcuno s’aspetta che io abbia poteri miracolosi. Sbaglia! E’ un non senso.

Come pure si s’illude chi pensa che abbia poteri di guarigione. Anni fa a Londra mi fu proprio chiesto se possedevo dei poteri di guarigione. Risposi che ero molto scettico verso coloro che asseriscono d’essere dei guaritori. Tant’è che non sono mai riuscito a guarire del fastidioso prurito alla schiena che ho da anni e non ho mai trovato nessuno capace di farmelo passare.

Più recentemente, incontrando un gruppo di Mongoli, nel salutarmi secondo la loro tradizione unendo tra di noi le fronti, uno di loro mi strattonò un po’ troppo energicamente una mano, procurandomi dolore ad un dito, che mi duole ancora.

ESSERE PIÙ VICINI

Sono molto contento di poter toccare i temi della pace interiore  e delle non violenza, il tema della conferenza. Ed ora dirò qualcosa sulla pace interiore.

Domande nuove aiutano a sviluppare la contemplazione e la meditazione. Si rivelano degli stimoli preziosi all’analisi, per lo sviluppo della mente.

E’ importante essere vicini, interagire con gli altri in modo informale. Eliminare la barriera della formalità significa anche essere più vicini. Perciò ora parlerò in modo completamente informale, in quanto la formalità costituisce proprio un’ulteriore steccato che c’impedisce d’avvicinarci, di sentirci vicini ai problemi di ciascuno di voi. Anzi, vorrei condividere i vostri problemi e farli miei. Considero tutti voi che siete qui degli amici vicini.

Siamo tutti degli esseri umani dotati delle stesse facoltà mentali, perciò tutti abbiamo le stesse potenzialità, anche d’affrontare i problemi senza irritarci né arrabbiarci.

PRATICARE LA NON VIOLENZA ATTRAVERSO LA PACE INTERIORE

Cos’è la non violenza? La non violenza non è solo l’assenza di violenza. E’ una situazione di deliberata astensione dalla violenza. È l’impegno determinato ad impedire lo sviluppo di metodi violenti.

Come si sviluppa l’astensione? Tramite la forza di volontà, la determinazione che deriva dalla pace interiore. Tramite l’applicazione di due fattori. Innanzitutto, da un lato, lo sviluppo del buon cuore, della compassione, della pace interiore, della comprensione altrui. E, dall’altro, di una visione olistica globale e generale.

La compassione porta a sviluppare un certo senso di rispetto per gli altri. Chi non la ritiene importante, non la considera valida, prima o poi, va incontro a violenze o ad abusi.

La mente che percepisce dei benefici derivanti dalla violenza, è miope ed ottusa. Essa non comprende i benefici più generali derivanti dalla vita. È ottenebrata rispetto alla visione della realtà. Questa concezione ci porta ad essere irrealisti, con conseguenze nefaste, disastrose, non solo per sé, ma per gli altri. Per praticare effettivamente la non violenza occorre sviluppare il buon cuore, la compassione, unitamente ad una visione globale complessiva su ciò che sta attorno a noi.

Precedentemente, in passato, la popolazione sulla terra viveva in ambiti più isolati, con pochi contatti con le popolazioni vicine ed il mondo in generale. Ora è tutto molto più interconnesso, interdipendente: i villaggi, le città, le nazioni, i continenti stessi dipendono tutti gli uni dagli altri e ne subiscono le conseguenze. Questa visione generale delle cose, che ne riconosce l’interdipendenza degli ambiti e degli eventi, costituisce, assieme al buon cuore, la base della mente della non violenza.


LA PACE INTERIORE

Se vogliamo raggiungere uno stato di pace durevole lo dobbiamo conseguire non attraverso le armi, ma con la pace interiore. È questa la soluzione più importante, anzi più intelligente, per raggiungere la pace. Lo stato disturbato della mente sorge da emozioni e non da circostanze esterne. I disturbi maggiori della mente derivano principalmente dal modo in cui interagiamo con le situazioni esterne. La pace interiore può essere minata solo da angosce, paure, dubbi, in altre parole: da uno stato travagliato interiore.

Se la vostra mente è calma, il vostro nemico non potrà disturbarla, né lo possono fare le circostanze esterne, pur avverse. Solo le condizioni negative interne possono destabilizzare la mente. Perciò, impegniamoci a ridurre la rabbia, l’intolleranza, la discriminazione, l’invidia, l’avversione. Ecco il nostro compito: disarmare la tendenza alla collera, all’insofferenza, alla discriminazione, al rancore, alla repulsione.

LA COMPASSIONE CI DONA SICUREZZA.

La compassione ci porta a nutrire sicurezza. Cerchiamo d’espandere il nostro senso di compassione. In questo modo blocchiamo il potere distruttivo delle emozioni negative che ci affliggono. Promuoviamo innanzitutto la pace interiore, eliminando così le asperità della mente, le emozioni negative, sviluppando le qualità interiori. Queste sono la base della pace, della pace mondiale. Cerchiamo innanzitutto di realizzare il disarmo interiore, quindi quello esteriore. Solo attraverso il perseguimento della pace interiore giungiamo alla pace tra i popoli: quella esteriore.

IL SECOLO DEL DIALOGO E DELLA PACE

Ormai tra est ed ovest sono caduti i blocchi ed è svanita la tensione della guerra fredda. È scongiurato il pericolo d’una guerra nucleare. Il che è positivo. Siamo sulla buona strada. Occorre proseguire sul cammino della limitazione e dell’eliminazione delle armi nucleari, per proseguire col bando di quelle biologiche, e per giungere ad un mondo privo d’armi: il disarmo.

Non è un sogno irrealistico.

Invece di vedere tutto nero, è bene guardare con fiducia, educare le nuove generazioni, infondere una visione positiva. Aspirare al disarmo non significa affatto un approccio utopistico. Se vedo il mondo in senso pessimistico, allora questo sarebbe un mio problema. Certamente i miei coetanei non vedranno un mondo disarmato, il che non significa perdere la speranza per un mondo migliore.

UNO DEI MIEI SOGNI

L’unificazione delle forze, anche militari, è la prima garanzia contro la guerra. Su questa strada si è già incamminata l’Unione Europea con la creazione di forze unificate, in modo da scongiurare qualsiasi pericolo da parte o nei riguardi di ciascun stato membro. In questo modo in Europa s’è esorcizzato il rischio di conflitti interni: proprio attraverso l’unione economica e militare. Il che può estendersi ad altri stati ed ad altri continenti: all’Africa, all’America Latina, all’Asia.

Uno dei miei sogni è l’unificazione delle forze tra Cina ed India. La migliore garanzia per evitare conflitti.

FACCIAMO DIVENTARE QUESTO IL SECOLO DEL DIALOGO E DELLA PACE.

Quello trascorso fu il secolo di lotte, guerre, spargimenti di sangue. Facciamo in modo che in questo secolo diventi inconcepibile risolvere con la guerra qualsiasi questione tra nazioni. Dovrebbe essere questo un auspicio sempre presente nei nostri pensieri. Mi piacciono le idee, le visioni che a prima vista potrebbero apparire irrealistiche.

Avrei un progetto: che la sede politica dell’Unione Europea venga trasferita da Bruxelles in Europa Centrale, includendo la Russia.

DOMANDA SULLA PACE INTERIORE ED I CONFLITTI INTERRELIGIOSI

SUA SANTITÀ IL DALAI LAMA

Vorrei dire qualcosa riguardo all’armonia religiosa. A volte, i conflitti coinvolgono la fede religiosa. Vediamo alimentarsi conflitti motivati da professioni di ideali religiosi. Ora la situazione sembra in miglioramento. Ma, in passato, il contesto si profilava più fosco. Spesso, dei conflitti sorti da motivazioni politiche venivano fatti passare come guerre religiose. Conflitti etnici in Indonesia vengono contrabbandati per guerre religiose. Per esempio, in passato in Irlanda del Nord, anche se il conflitto era sostanzialmente di natura politica, si è trasformato rapidamente in uno scontro religioso. Il che si è rivelato molto sconveniente. Oggi, i seguaci Sciti e Sunniti sono a volte in lotta tra loro. Anche questo è molto negativo. In Sri Lanka pure, anche se il conflitto anche là è politico, tuttavia in alcuni casi si può avere l’impressione d’assistere ad uno scontro fra induisti e  buddisti. Il che è realmente agghiacciante. Nei periodi antichi, i seguaci delle diverse religioni si trovavano per lo più isolati tra di loro. Ora tutto sta cambiando. Ora siamo più interconnessi, ne deriva la necessità di promuovere un approccio, ai fini della risoluzione delle questioni tra religioni, basato sulla mutua conoscenza. Di conseguenza ne deriva la necessità di promuovere una maggiore armonia interreligiosa.

Proprio per questo motivo sono molto contento di vedere qui la presenza del fratello mussulmano. È per me una gran gioia.

In occasione del primo anniversario dell’11 settembre, nella Cattedrale di Washington si tenne una cerimonia di preghiere commemorative. Ero presente a quell’incontro e, nel mio discorso, accennai che, a causa di alcuni musulmani malevoli, purtroppo, qualcuno diffondeva l’impressione che tutti i musulmani fossero degli estremisti e dei violenti. Costoro, allora dipingevano un quadro di scontro di civiltà, fra l’Occidente e l’Islam. Ciò non è realistico.

Si tratta d’un grosso sbaglio. È una concezione errata. Non si può pensare che il comportamento negativo d’alcuni porti a considerare negativamente tutti i fedeli di quella religione. Questo vale verso i mussulmani, come nei riguardi dei cristiani, ebrei, induisti, buddisti. Ovunque.

Per esempio, vicino alla mia residenza alcuni seguaci del protettore Shugten uccisero tre persone. Una delle vittime era un buon insegnante che criticava Shugten e ricevette sedici coltellate. Gli altri due erano suoi allievi. Quegli assassini erano realmente malvagi. Ma nessuno, per questo motivo, andrà a pensare che tutti i buddisti tibetani sono degli estremisti. Pure ai tempi del Buddha non mancavano i malvagi, niente di speciale.

Dall’11 settembre, anche se sono un buddista, estraneo all’Islam, tuttavia sto volontariamente impegnandomi come difensore del grande Islam. La parola Islam è connessa al significato dell’amore verso tutte le creature. Ho udito molti fratelli mussulmani, ma, in verità, molto poche sorelle mussulmane (bene, vedo che c’è anche una sorella e mi fa piacere) asserire: “Chiunque crea spargimenti di sangue non è un vero mussulmano”.

Il motivo è che un vero musulmano, un vero seguace dell’Islam, dovrebbe nutrire amore verso l’intero creato, lo stesso amore che lui o lei provano verso Allah. Tutte le creature sono generate da Allah. Se si rispetta e si ama Allah, si devono amare anche tutte le Sue creature.

Un mio amico reporter visse a lungo a Tehran ai tempi dell’Ayatollah Khomeini. Successivamente, mi disse che i mullah, per combattere l’indigenza ed incentivare l’istruzione, raccoglievano fondi dalle famiglie ricche per distribuirli alla gente più povera. Questo è il metodo del vero socialismo. Nei paesi musulmani è censurato richiedere gli interessi bancari.

Così, conoscendo l’Islam possiamo vedere come i suoi seguaci lo realizzano effettivamente. Il che di conseguenza, e vale per tutte le altre religioni, assume le dimensioni d’un esperienza veramente meravigliosa.

In generale, se conosciamo le altre religioni, possiamo sviluppare il reciproco rispetto, l’ammirazione da cui ve scaturisce un vicendevole arricchimento. Di conseguenza, dobbiamo sforzarci costantemente di promuovere il dialogo e la comprensione interreligiosa.

Capire il valore delle altre fedi diventa allora un presupposto fondamentale per generare il reciproco rispetto a livello generale. È necessario, in proposito, impegnarsi in un grande sforzo per sviluppare il dialogo interreligioso. Il comportamento negativo è fortemente scoraggiato nella società mussulmana.

Per promuovere efficacemente il dialogo interreligioso occorre sviluppare la conoscenza reciproca dei fondamenti dottrinali, dei sistemi filosofici, delle tradizioni delle varie religioni. In questo modo si sviluppa l’apprezzamento delle altre fedi, il rispetto reciproco e la completa armonia tra le religioni.

A Lisbona, ho recentemente partecipato ad un incontro interreligioso in una moschea. Era la prima volta che un incontro interreligioso si teneva in una moschea. Dopo la riunione, tutti entrammo nella sala principale per meditare in silenzio. Fu un’esperienza veramente meravigliosa. Di conseguenza, impegniamoci sempre con tutte le nostre forze per l’armonia interreligiosa.

Alcuni credono in Dio, alcuni non ci credono: non è questo il punto importante. Quel che è rilevante è la legge della causalità. Che è la stessa in tutte le religioni: non uccidere, non rubare, non abusare sessualmente, non mentire. Le differenti religioni possono usare metodi diversi, ma tutte hanno lo stesso scopo.

Osservate i risultati, non le cause.

Quando si va al ristorante si desidera apprezzare il cibo che è nel piatto, piuttosto che discuterne capziosamente l’origine, la provenienza di quello o di quell’altro cibo, indagarne l’autore. Questo rovinerebbe la serata.

È meglio  limitarsi a mangiare, gustare ed apprezzare. Così non ha senso impegnarsi in assurde dispute religiose. È invece determinante quel che si fa, si sperimenta, si realizza ora, per il presente e, come proposito, in futuro. Rendetevi conto che tutte le religioni insegnano la compassione come loro scopo ed obiettivo e che tutte sono positive. È realistico impiegare metodi differenti per genti differenti.

Va benissimo utilizzare metodi diversi, ma finalizzati ai medesimi propositi. Dobbiamo adottare un metodo ed una visione realistica. Occorre guardare ai valori, ai dettami morali, in un approccio realistico. Solo basandoci sulla comprensione delle aree comuni riusciamo a sviluppare un proposito più ampio di realismo interreligioso.

DOMANDA SULLA PACE INTERIORE E LA COMPASSIONE

SUA SANTITÀ IL DALAI LAMA

La pace interiore è connessa alla compassione. Tutte le più importanti religioni manifestano lo stesso messaggio: l’amore, la compassione, il perdono. Tutte le religioni alla base condividono questi propositi basati sullo sviluppo delle qualità del buon cuore e della tolleranza.

Abbiamo bisogno di un metodo laico per promuovere la compassione. Tuttavia, ho parlato di sviluppo dei valori umani fondamentali. Per tutti coloro che hanno fede e che ci credono seriamente e sinceramente, la loro religione possiede una grande potenzialità per accrescere ulterioriormente il loro sentimento di compassione. Per quanto riguarda i non credenti, coloro che non nutrono un particolare interesse religioso o che persino odiano la religione, a volte non hanno interesse nemmeno nella compassione, poiché pensano che la compassione sia un aspetto religioso. Ciò è completamente errato. Nessuno pretende che una persona debba aderire ad una fede religiosa. Se desiderate guardare la religione come un qualche cosa di negativo, è vostro diritto. Ma non ha alcun senso nutrire un atteggiamento negativo verso la compassione. La pratica della compassione non nasce solo da motivazioni religiose.

L’amore e la compassione li possiamo considerare alla stregua degli elementi biologici che compongono la nostra vita.

Il primo essere che ci ha manifestato amore e compassione è stata nostra madre. Ciascun individuo e pure gli animali devono la vita alle loro madri e sono sopravissuti grazie alla cura delle loro madri. Esiste un determinato fattore biologico che ci riunisce. Davvero un fattore biologico. Si tratta d’un senso spontaneo d’amore e compassione, praticamente un fattore biologico che riguarda gli esseri umani.

Sono necessarie delle emozioni par alimentare l’amore e la compassione. Mia madre, per esempio,  fu molto amorevole ed altrettanto gentile con me. Fu mia madre ad insegnarmi la pratica della compassione. Da lei sono nato, sono stato curato ed allevato.

I primi semi della mia compassione provengono da mia madre, non dal Buddismo. Dopo avere studiato il Buddismo, la mia compassione non ha fatto che aumentare. Se non avessi avuto una madre tanto premurosa e gentile ed i miei genitori m’avessero invece maltrattato, ora farei fatica a praticare la compassione. Di conseguenza, il seme della compassione è un fattore biologico. Ne abbiamo bisogno per la sopravvivenza.

L’affetto è un fattore essenziale per una crescita adeguata. Dalle ricerche scientifiche che valutavano i comportamenti di gruppi di scimmie separate dai loro genitori dalla più tenera infanzia, in età adulta sono emersi i comportamenti più angosciati, conflittuali, intolleranti, ansiosi, infelici. Viceversa, quelli cresciuti ed accuditi dalle loro madri manifestavano un atteggiamento giocoso e sereno: raramente litigavano. Di conseguenza, lo sviluppo è collegato con l’affetto che ci danno gli altri. Crescere con amore e compassione produce quindi dei risultati in termini d’armonia interiore.

Gli studi scientifici ci evidenziano pure che la vita improntata all’armonia ed alla compassione corrisponde a provare meno stress ed ansia, e, di conseguenza, ad un miglioramento del livello di salute, quantificato con un benessere del nostro apparato cardiocircolatorio, una conseguente sensibile diminuzione del rischio d’ipertensione arteriosa ed un potenziamento del sistema immunitario, con una minore suscettibilità ai tumori. Viceversa, il perdurare nella rabbia, intacca fortemente il nostro sistema immunitario, incrementa la suscettibilità alle depressioni immunitarie e, di conseguenza, alle infezioni ed al cancro.

Invece, il perdono rappresenta una forte forza di guarigione, capace di renderci più longevi.

Quindi, più sviluppiamo compassione e perdono più sviluppiamo salute, col risultato d’allungare la nostra vita.

Il che lo possiamo esporre a tutti quanti, fin dall’asilo, come modello di promozione della salute. Perciò è necessario incrementare la promozione dei valori umani attraverso momenti laici educativi, e non attraverso la religione. Queste semplici conoscenze e comportamenti andrebbero insegnati nelle scuole, a partire dall’infanzia, coinvolgendo i più piccoli, per diffonderli nella società, in modo che vengano fatti propri da tutti.

La formazione moderna è stata invece spogliata dell’insegnamento dei valori umani fondamentali: quelli ispirati dal buon cuore. È una lacuna. Esistono in questo senso delle forti carenze educative verso la compassione ed i valori umani. Purtroppo, ci si dimentica dell’enorme importanza detenuta dai valori umani del buon cuore in termini di ritorno benefico sulle condizioni di vita, compresa la salute, puntando l’enfasi solamente a meri fattori tecnici.

Alcune università stanno conducendo delle ricerche su come introdurre l’importanza del buon cuore nel sistema educativo moderno. Ciò va molto bene.

Abbiamo bisogno di un metodo laico per promuovere l’etica laica. Si tratta di sviluppare i valori delle qualità interiori attraverso un metodo laico, per nulla religioso.

Essere laici non significa affatto essere contro la religione o avere rispetto per la religione. La laicità dei valori laici non si scontra affatto con i valori religiosi, ma evita d’esprimere preferenze per questa o quella religione. Quando dico “laico” mi riferisco in un certo senso alla costituzione indiana. Mi baso sulla mia esperienza per affermare, ad esempio, che l’India è basata su valori laici, su approcci fondamentalmente laici per la soluzione dei problemi, il che è conforme alla dottrina del Mahatma Gandhi, che condivideva un approccio sostanzialmente laico alla soluzione delle controversie. Gandhi ha dato risalto alla religione laica: ha espresso preghiere a partire da tutte le religioni. Egli credeva molto nei valori umani laici, pur essendo molto religioso. Questo comportamento evita d’esprimere delle preferenze per una determinata religione ai danni d’un altra, ma rispetta tutte le religioni, incluso i non credenti. Di conseguenza, abbiamo bisogno dell’etica laica attraverso metodi laici, sulla base della formazione basata sull’esperienza comune e sull’evidenza scientifica.

La laicità non intende affatto disprezzare la religione, ma intende comprendere, abbracciare.

Lo sviluppo dei valori interiori, inclusa una maggiore armonia tra le religioni, è la base per un futuro migliore.

DOMANDA: C’È TANTO MATERIALISMO NEL MONDO ODIERNO. COME DOBBIAMO RAPPORTARCI CON QUESTO TIPO DI PERSONE?

SUA SANTITÀ IL DALAI LAMA

Il materialismo può offrire solo un sollievo fisico, non mentale. Il cervello della persona dedita al materialismo ed il nostro cervello sono uguali. Di conseguenza, entrambi proviamo dolore mentale, solitudine, timore, dubbio, gelosia. La solitudine, la paura, l’invidia, il dubbio sono elementi mentali che rivestono la prerogativa di disturbare la nostra mente. Sono elementi che disturbano qualsiasi mente. Non si può rimuoverli col denaro: è impossibile. Tutti lo vorrebbero.

Ma è impossibile rimuovere l’angoscia col benessere, né, tantomeno, con la ricchezza. Le cose materiali, pur importanti, offrono solamente un comfort esterno. Sono incapaci d’agire sul disagio interiore.

La differenza sta nella serenità interiore di chi è avviato sulla via spirituale: questa non la potete comprare.

Molti stanno economicamente bene ma si sentono mentalmente molto angosciati. Qualcuno dalla mente disturbata, con troppo stress, assume delle medicine. Il che temporaneamente riduce lo stress, ma apporta molti effetti collaterali. Comunque, coi farmaci non potete garantirvi la pace interiore, come dire che non la potete comprare. Non potete in alcun caso comprare la pace della mente anche se provate stress e sofferenza. Nessuno vi vende questa medicina, ma tutti desiderano la pace della mente.

Tanta gente assume così dei tranquillizzanti, ma la vera medicina per la mente stressata è la compassione.

Di conseguenza, la gente dedita al materialismo ha bisogno della compassione.

Dal denaro non traiamo rimedio alcuno a questo stato d’insoddisfazione. Dobbiamo invece sviluppare una genuina aspirazione verso gli stati mentali che generano profonda armonia e serenità interiore.

I soldi non possono comprare il benessere interiore dell’individuo.

È importante tenere alto il livello di benessere della nostra mente, perché, a seconda del suo stato, ne viene influenzato positivamente o negativamente l’intero organismo. La pace della mente è la migliore medicina per la buona salute. È l’elemento apportatore di maggior equilibrio agli elementi fisici.

Lo stesso vale per la capacità di dormire adeguatamente e placidamente. Se dormiamo con la mente in pace, allora non saremo disturbati e non saremo costretti ad assumere dei sonniferi per dormire. È importante avere una vita serena, poter dormire bene, tranquillamente, senza sonni disturbati e senza dover ricorrere a sonniferi. E, per potere far ciò, occorre essere tranquilli.

Tanta gente, e non solo le donne (anche parecchi uomini),  investono molto per la cura del loro aspetto esteriore, ci tengono a mostrare un bel volto. Ma se siete arrabbiati, nonostante tutto il trucco che metterete sul vostro volto, sarete sempre brutti. Ma se non avete più rabbia, ma sorrisi, allora la vostra faccia diventerà piacevole ed attraente. Se foste più sereni, sareste più distesi anche fisicamente ed il vostro viso risplenderebbe di bellezza.

Ho 72 anni, mi sento tranquillo, anche se la mia tranquillità non mi ha fatto ricrescere i capelli.

DOMANDA: CI SARÀ UN ALTRO DALAI LAMA?

SUA SANTITÀ IL DALAI LAMA

Il mio successore dipende da quanto desiderano i tibetani. E può esserlo durante la mia stessa vita. Non è inusuale. È in accordo con gli insegnamenti d’uno dei miei maestri: la rinascita prima della morte del lama precedente.

DOMANDA: VA BENE SCARICARE LA RABBIA SUGLI OGGETTI?

SUA SANTITÀ IL DALAI LAMA

La compassione equivale a sviluppare una forte attitudine interiore, attraverso la razionalità e la familiarizzazione. Se c’impegniamo assiduamente nella pratica della compassione, quand’ anche viene la rabbia, è solo per un breve periodo. La differenza sta nella costante attitudine verso una mente più benevole e compassionevole. I danni lasciati dalla rabbia dipendono a questo punto dalle nostre attitudini.

È un po’ come quando il nostro sistema immunitario è forte: i virus pur aggredendo il nostro organismo vengono debellati dalle nostre difese immunitarie senza poter causare danni irreversibili. Così succede alla rabbia, quando s’imbatte in una mente fortificata dall’energia della compassione. Di conseguenza, abbiamo bisogno di una visione olistica e della compassione. Allora, con la familiarizzazione e l’analisi del legame d’interconnessione che ci lega tutti quanti, acquisiremo più energia.

Dobbiamo perciò sviluppare una visione olistica della realtà attraverso la configurazione d’una visione complessiva e globale, tale da rendere la mente interiormente pacifica.

DOMANDA: COME SI PUÒ IMPEDIRE, COME POSSIAMO PREVENIRE LA VIOLENZA CONTRO I BAMBINI?

SUA SANTITÀ IL DALAI LAMA

Migliorando la società in cui viviamo. Potenziandoci in ciò in cui siamo manchevoli. Manifestando un vero impegno a manifestare gli affetti. Il problema dei suicidi rappresenta un campanello d’allarme dell’infelicità dei giovani. Mai dobbiamo dimenticarci dei valori interiori.

DOMANDA: COME SI RELAZIONA A CRISTO DAL PUNTO DI VISTA BUDDHISTA?

SUA SANTITÀ IL DALAI LAMA

Gesù Cristo è senza dubbio uno dei grandi esseri, dei grandi Maestri, Profeti. È difficile che un solo individuo dotato di qualità ordinarie possa beneficiare un numero tanto grande di persone. Questo è sintomatico d’una grande levatura spirituale. Dal momento in cui venne reso manifesto l’insegnamento di Buddha, di Cristo e di Maometto, il messaggio di tutte le religioni è uguale per tutti.

Tutti abbiamo le stesse potenzialità di bontà. Allora, guardatevi dentro! Troverete tutte la potenzialità positive. Ci sono anche quelle negative, ma esiste pure la potenzialità per quelle positive. La basilare natura umana è rappresentata molto più dalle positività che dalle negatività. La nostra vita inizia dalla compassione. Di conseguenza, il seme della compassione è più forte del seme di rabbia. Essere pessimisti non ci fa bene. Perciò, guardatevi dentro senza ritrosie ed in modo positivo. Così sarete più tranquilli. Allora quando sorgeranno i problemi, sarà più facile affrontarli.

Prendete le cose con una certa filosofia.

Un grande maestro indiano buddista dell’VIII secolo, Shantideva, scrisse pressappoco così: quando stiamo per affrontare un problema, se dopo averlo analizzato troviamo un modo di risolverlo, allora non esiste necessità alcuna di preoccuparsi. Se, al contrario, non possiamo trovare la soluzione, non deriverà alcun beneficio dalla nostra preoccupazione.

Occorre accettare la realtà. Così, se siete interessati in ciò che dico, sperimentatelo. Se non avete interesse, allora dimenticatelo. Domani me ne andrò, ma i vostri problemi rimarranno con voi.

Colophon

Questa prima bozza d’appunti, a cura di Luciano Villa, Alessandro Tenzin Villa e Graziella Romania, sui preziosi consigli offerti da Sua Santità il XIV Dalai Lama il 9 dicembre 2007 a Milano, è da ritenersi provvisoria, quindi lacunosa, con possibili errori nonché imperfezioni, anche rilevanti, e non rappresenta affatto una trascrizione letterale delle parole in inglese di Sua Santità il Dalai Lama, ma semplicemente un limitato spunto di riflessione.

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