Estratto dal volume: “Saggezza Trascendente” di Sua Santità il Dalai Lama, tradotto, pubblicato ed annotato da Alan B. Wallace, edizioni Snow Lion.
In questo adattamento dal suo libro “La saggezza trascendente”, tradotto e curato da B. Alan Wallace, Sua Santità porta in primo piano i quesiti ed i dubbi sorti spontaneamente agli studenti che hanno riflettuto su principi buddisti basilari, spiegando il significato di cosa c’è di reale o meno. Questa esposizione straordinariamente chiara sulla saggezza spiegata dalla Guida alla Via del Bodhisattva si basa su un insegnamento orale dato in Svizzera da Sua Santità il Dalai Lama davanti ad un pubblico di migliaia di tibetani e occidentali nel 1979.
Il testo di Shantideva “La Via del Bodhisattva” qui consultabile https://www.sangye.it/altro/?cat=15 è uno dei più importanti della tradizione della pratica buddista Mahayana. Il suo nono capitolo, la saggezza trascendente, qui consultabile https://www.sangye.it/altro/?p=2425, è noto tra gli studiosi buddisti come un’esposizione impegnativa della filosofia Madhyamika, difficile da capire senza un commento. Questo prezioso volume, con la sua precisa spiegazione di questioni centrali del buddismo tibetano, si pone come un’opera fondamentale nella letteratura buddhista. In questo libro abbiamo il Dalai Lama al completo, un lavoro profondo. Il testo è qui parzialmente consultabile sul web http://books.google.it/books?id=8Zn5wp7dPPwC&printsec=frontcover&dq=TRANSCENDENT+WISDOM&hl=it&ei=Tel9Tp7mPKb14QSJ4NG7Dg&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=1&ved=0CDEQ6AEwAA#v=onepage&q&f=false
Domanda: Se è un errore pensare la forma e così via come reale, come può essere che noi la percepiamo in modo verificabile? Quale ulteriore criterio, oltre la verifica della percezione, è necessario per stabilire la vera esistenza dei fenomeni?
Sua Santità il Dalai Lama: Tali soggetti sono infatti percepiti in modo verificabile. Tuttavia, quando diciamo “cognizione verificabile”, quest’affermazione suggerisce l’infallibilità. Si tratta di una percezione non ingannevole, con riferimento alla comparsa di un oggetto che si autodefinisce. I realisti, che affermano l’esistenza vera, hanno solo questo in mente quando parlano di verifica della cognizione. Essi credono che i fenomeni appaiano proprio come esistono, e sembrano essere veramente esistenti. La chiamano una cognizione non ingannevole con riguardo a tale aspetto “verificato”.
Ora, nel contesto della Via di Mezzo, è riconosciuta la cognizione infallibile, pur negando che ci sia un qualsiasi fenomeno, anche convenzionale, ma intrinsecamente esistente. Tale cognizione, si dice che sia ingannevole in relazione alla identificazione di fenomeni come intrinsecamente esistenti. I Prasangika, che sostengono questa tesi, non accettano la verifica della cognizione rispetto a tale aspetto. Così, permettono che una coscienza ingannevole possa tuttavia verificare l’oggetto. Pertanto, i fenomeni esistono per il potere del consenso, non per la propria realtà intrinseca. Fenomeni come la forma sono considerate ingannevoli, perché il loro modo di apparire ed il loro modo di esistenza non sono tra loro in accordo. La gente comune guarda gli oggetti impuri come puri, perché il modo in cui questi oggetti appaiono maschera il modo in cui effettivamente esistono. Anche se, per consenso, sono considerati puri, questa convinzione è falsa. Allo stesso modo, anche se i fenomeni non sono realmente esistenti, appaiono come se lo fossero, perciò sono ritenuti fuorvianti.
Domanda: Il Buddha, come è registrato nelle Scritture, affermò che tutti i fenomeni compositi sono impermanenti e tutte le cose contaminate non sono soddisfacenti. Così, quando il Buddha insegnò le Quattro Nobili Verità, ha parlato di sedici attributi, tra cui l’impermanenza. Sono queste verità non ultime? Non sono assolute?
Sua Santità il Dalai Lama: Il Buddha ha insegnato questo per le persone che entrano nell’esperienza della vacuità, ma, parlando in termini ultimi, non esiste una cosa come l’impermanenza di una pentola. In definitiva, gli eventi non sono momentanei. In definitiva, l’oggetto stesso non esiste, quindi non ha proprietà come impermanenza.
Domanda: Se dovessi pensare che, in termini ultimi, gli eventi non sono di natura momentanea, significherebbe che la presentazione convenzionale dei fenomeni come mutevoli momento per momento non sia corretta?
Sua Santità il Dalai Lama: No, non è corretto. Quella natura temporanea è stabilita da una cognizione da verificare convenzionalmente, perciò l’accettiamo su base convenzionale. Tutti i sedici attributi delle Quattro Nobili Verità sono convenzionalmente realizzati dai contemplativi, perciò li possiamo accettare.
Domanda: Allora, possiamo non chiamarli sedici “realtà”?
Sua Santità il Dalai Lama: La gente comune percepisce erroneamente le cose che sono essenzialmente impermanenti come permanenti e come pure le impure. In rapporto a questi atteggiamenti, il contemplativo sperimenta la realtà. Ma si tratta di realtà convenzionale.
Domanda: se si nega l’esistenza vera, come si può ancora affermare d’accumulare meriti facendo offerte agli Esseri Risvegliati e così via?
Sua Santità il Dalai Lama: Sì. Ci si impegna in azioni illusorie e ne conseguono frutti illusori. Per esempio, i realisti, che affermano l’esistenza vera, sostengono che da azioni reali, s’accumula vero merito, realizzando così i risultati. Mentre i centristi riconoscono l’accumulo di meriti e gli effetti delle azioni, ma come non veramente esistenti.
domanda: se gli esseri senzienti sono come illusioni, come possono nascere di nuovo dopo essere morti?
Sua Santità il Dalai Lama: Un illusione non è veramente esistente. Se un’illusione apparisse come un cavallo o un elefante, questo non esisterebbe come tale. Anche se non è vera, appare a causa di un complesso di condizioni, e svanisce a causa della cessazione di quel complesso di condizioni. Così, anche l’illusione dipende da cause e condizioni. Non si può stabilirne la durata come criterio di vera esistenza.