INSEGNAMENTI preliminari all’INIZIAZIONE del KALACHAKRA conferiti da Sua Santità il XIV DALAI LAMA a BARCELLONA, 11-14 Dicembre 1994
Tradotti dal tibetano in inglese dal Prof. Thupten Jinpa. Traduzione dall’inglese in italiano della Dr.ssa Nicoletta Nardinocchi.
Terzo giorno, seconda parte, 13 Dicembre 1994
Sua Santità il XIV Dalai Lama
A questo proposito vorrei fare un’analogia, che potrebbe forse portare ancor più in evidenza il mio punto di vista. Per esempio, quando guardiamo la Via Lattea e, quando conseguiamo un certo concetto di cosmologia, che abbraccia un universo dove ci sono così tante stelle e pianeti, la nostra terra diventa solo un puntino. Così, una volta che abbiamo questa visione o immagine del cosmo, naturalmente questo ci rivelerà che tutte le divisioni per cui combattiamo, come i confini nazionali, che portano a spargimenti di sangue e conflitti, dal punto di vista più ampio sembrano così insignificanti. Essi sembrano essere baruffe senza importanza. I problemi e le controversie sono davvero qualcosa di banale, non meritano tale dispendio emotivo. Quindi, questo sicuramente avrà un impatto sulla nostra coscienza globale. …
Analogamente, quando, nel contesto buddhista, abbiamo un’opinione o visione della vita in cui la nostra comprensione o concezione della vita è in termini di infinito, e la concezione degli esseri senzienti è d’un numero infinito, ed il nostro impegno è quello di realizzare il benessere di questa infinità d’esseri senzienti, una volta che ci avviamo lungo questa direzione, ne scaturirà un impatto enorme sui nostri atteggiamenti verso le preoccupazioni e gli interessi contingenti. Un qualcosa che in precedenza sarebbe stato considerato così importante, magari riguardante il nostro tornaconto in questa singola vita e connesso ad un particolare momento della vita, che poteva sembrarci molto importante, se, visto da una prospettiva più ampia, sembrerà insignificante. Non ci si sentirà così attaccati e legati alla preoccupazione di cercare di raggiungere questi obiettivi limitati.
Anche in termini convenzionali, sappiamo che le persone che hanno un maggior senso di sicurezza, sono meno soggette ad essere colpite da piccoli incidenti, mentre lo sono quelle persone che mostrano un profondo senso d’insicurezza. Questo dimostra fino a che punto un maggior senso di sicurezza fa la differenza nel modo in cui siamo emotivamente colpiti. Direi che è questo modo ampio e globale di pensare del buddismo che assiste i praticanti buddisti nel gestire i loro problemi quotidiani. Direi che il buddismo non ha una unica formula o rimedio per far fronte alle situazioni avverse della vita. Sono tutti questi modi di pensare, questi orientamenti spirituali, che comprendono l’infinito e la vastità, che davvero aiutano a dare una prospettiva più ampia alla vita. Poiché ne deriva certamente un beneficio a chi adotta una tale prospettiva, un tale orientamento spirituale, la questione se queste cose siano effettivamente vere o no, in realtà, non è primaria. Questo comportamento è proprio utile: questo è quello che conta. Se all’inizio può sembrare difficile da comprendere, può sembrare difficile da digerire, però, attraverso la riflessione, il pensiero e la meditazione costanti è possibile a poco a poco cominciare a capire. Questo avrà sicuramente un effetto enorme sulla nostra mente e sulla nostra psiche. In un certo senso avrà una sorta di effetto liberatorio e renderà la mente più elastica, fornendo una maggiore capacità di far fronte alle circostanze avverse ed ai problemi della vita.
Per alcuni questo può sembrare molto idealistico e anche surreale. Alcuni possono pensare che ciò sia irrealizzabile, come, per esempio, quando si suggerisce alle persone questo tipo d’approccio, questo tipo di soluzione, che potrebbero rifiutare sui due piedi.
(PAUSA)
Domanda: Sembra che non sia sufficiente semplicemente capire la mancanza del sé e degli altri, amici o nemici, basata sulla comprensione della natura d’esistenza transitoria o impermanente. Sembra essere necessario anche dover sviluppare un senso altruistico di voler aiutare gli altri esseri senzienti. Tuttavia, poiché non abbiamo una tale capacità d’essere di aiuto e di servizio verso gli altri esseri senzienti: che cosa possiamo fare per darci questa capacità o la capacità di aiutare gli altri?
Risposta: Dal punto di vista della pratica buddista il pieno potenziale per aiutare gli altri esseri senzienti è perfezionato solo quando abbiamo del tutto superato i nostri limiti personali ed abbiamo raggiunto piena conoscenza delle esigenze e delle disposizioni di tutti gli esseri senzienti. Tale conoscenza può essere ottenuta solo dallo stato completamente risvegliato. Tuttavia, questo è un qualcosa che deve essere mantenuto come obiettivo finale e, mentre aspiriamo a tale obiettivo, dobbiamo impegnarci in varie pratiche. Ad esempio, i bodhisattva hanno come principali pratiche Le sei perfezioni che si rivolgono principalmente a conseguire una trasformazione interna all’interno del praticante. In termini di assistere il futuro Bodhisattva nell’aiutare gli altri, gli insegnamenti parlano dei quattro fattori per aiutare gli altri esseri senzienti come: donare materialmente per soddisfare i bisogni immediati degli altri, dare protezione, essere d’esempio per gli altri vivendo gli insegnamenti stessi ed insegnandoli agli altri. Questi sono i tipi di attività in cui un bodhisattva deve impegnarsi.
Nella nostra vita quotidiana, perfino nel nostro stato ordinario, vi sono molte cose che potremmo fare per attuare questi ideali del bodhisattva. Personalmente, dico che, per esempio, se nelle nostre professioni moderne come l’insegnamento, che coinvolge l’educazione degli altri, ed anche le professioni sanitarie, come pure il lavoro sociale e così via, adottassimo il giusto atteggiamento e motivazione, tali attività diventerebbero la realizzazione degli ideali del bodhisattva. È attraverso queste attività che miglioriamo la nostra capacità d’essere al servizio degli altri
Domanda: Lei dice che non c’è una fine, ma c’è una continuità. Come è possibile renderci liberi e, soprattutto, come possiamo liberare gli altri che soffrono? Se lasciamo il samsara, allora li stiamo abbandonando al loro destino.
Risposta: Quando parliamo di nirvana, dobbiamo tenere a mente che n’esistono concezioni diverse. Un tipo di nirvana è conosciuto come la pace isolata del Nirvana, che si riferisce al tipo di obiettivo cercato dai non–Bodhisattva come Sràvaka e Pratyekabuddha (i realizzatori solitari) Quello che essi cercano è innanzitutto la pace e la tranquillità della libertà dalla sofferenza, il che è motivato in primo luogo dal proprio interesse.
Tuttavia questo non è il tipo di nirvana o libertà dalla sofferenza che il bodhisattva sta cercando. In realtà la ricerca della piena illuminazione da parte del bodhisattva non è per se stesso, ma nasce dall’altruismo. Il Bodhisattva vede come obbligatoria la necessità di raggiungere la piena illuminazione al fine di realizzare il proprio potenziale di aiutare pienamente gli altri.
Pertanto, il nirvana o la libertà dalla sofferenza che il bodhisattva cerca, è descritto come lo stato libero dagli estremi della pace isolata del Nirvana e libero dall’estremo dell’esistenza ciclica incontrollata. Quindi è libertà, sia dall’esistenza che dal nirvana. Tra quelli che conosco e che sono riuniti qui ora, non posso dire chi abbia tali realizzazioni ma se venite in India, posso darvi i nomi di persone che penso possano avere avuto esperienze di questo tipo.
Domanda: La Puja di Lunga Vita è parte dell’iniziazione al Kalachakra o è un qualcosa di diverso? Esiste un impegno con la Puja di Lunga Vita o una pratica quotidiana?
Sua Santità il XIV Dalai Lama: La cerimonia di iniziazione di Lunga Vita non fa parte della iniziazione Kalachakra. Non vi sono impegni partecipando alla iniziazione ma vi posso assicurare che se partecipate potrete prendere le pillole di lunga vita.
Domanda: Nel samsara il tempo è relativo e possiamo parlare di passato, presente e futuro. Per il Buddha vi è ancora un tempo passato, presente e futuro? Il tempo ha una causa e in caso affermativo di cosa si tratta?
Sua Santità il XIV Dalai Lama: Questa è una domanda complessa. Nel Buddhismo, quando parliamo di natura della mente illuminata del Buddha e la natura della sua percezione della realtà, dobbiamo in un certo senso prendere in considerazione una duplice prospettiva. Per quanto riguarda la percezione del Buddha dell’unità ultima di tutti i fenomeni, in altre parole la percezione del Buddha della realtà ultima o della verità di tutti i fenomeni, perde di senso la nozione di tempo ed il suo trascorrere. Il Buddha possiede una percezione onnipervasiva, ma, al tempo stesso, il Buddha è pienamente consapevole delle molteplicità del mondo dell’origine dipendente, del mondo relativo. All’interno del mondo relativo ci sono molte apparenze che sono in primo luogo risultati delle illusioni. Naturalmente i buddisti accetterebbero questo come concezione propria del Buddha, non esiste inganno o illusione all’interno della percezione del Buddha. Tuttavia, ciò che appare a noi, come esseri senzienti, alla nostra mente illusoria, appare anche al Buddha, non perché il Buddha abbia cause o condizioni per cadere in inganni od illusioni, ma piuttosto perché il Buddha vede le apparenze ingannevoli, le percezioni ingannevoli che noi abbiamo, nel modo in cui appaiono a noi.
Quindi, quando parliamo di quale sia la natura della conoscenza del Buddha, si tratta di una questione molto complessa, che deve tener conto di questa duplice prospettiva, che opera sempre allo stesso tempo. Pertanto, la mente pienamente illuminata del Buddha percepisce le Due Verità, simultaneamente, senza alcun passaggio di tempo.
Per quanto riguarda la seconda parte della domanda, ossia, se il tempo abbia una causa, naturalmente, il punto di vista del Prasangika-Madhyamika, che è considerato il più alto punto di vista filosofico del buddismo, riconosce che il tempo è un fenomeno relativo. Il tempo non è permanente, è eterno ed è un fenomeno relativo, e in un certo senso è un costrutto mentale. Quindi ha una causa ed è un prodotto.
Domanda: Quando muoriamo e poi rinasciamo: possiamo sceglierne il luogo ed i genitori? Chi o che cosa determina dove nasciamo? È possibile, una volta che siamo umani, rinascere come animali? Come possiamo ottenere il controllo sul processo ed interrompere il ciclo delle rinascite?
Sua Santità il XIV Dalai Lama: Dove rinasciamo e sotto quale forma è governato dalle proprie impronte karmiche. Riguardo a quali genitori, dobbiamo prendere in considerazione anche il karma dei genitori. Non si tratta solo del karma dell’individuo, che deve nascere. Anche se questo è il caso, se esaminiamo più in dettaglio, scopriamo che le impronte karmiche sono create dalle nostre azioni volontarie. Un individuo che è motivato ad agire in un determinato modo, commette azioni volontarie. Quindi, in ultima analisi, siamo noi stessi i responsabili. Forse un esempio può chiarire il processo o il meccanismo del karma. Prendiamo l’esempio di qualcuno che intende tornare in India. Quando acquisterà il biglietto aereo, dovrà fare la scelta definitiva d’andarci o meno ed anche quando partire. Quindi, acquisterà il biglietto, le scelte ora sono limitate, ma comunque potrà ancora decidere se andare o meno. Ora è all’aeroporto. Anche qui esiste ancora una possibilità di scelta, anche se la cancellazione diventa più difficile. Se scegliete di non annullare, salite a bordo dell’aereo e decollate: allora la vostra scelta di non volare è sfumata. Così, a meno che non dirottiate l’aereo, non vi rimane un’altra scelta. Più v’avvicinate all’azione o all’obiettivo, più ristretta diventa la gamma delle scelte, e più determinato diventa il corso degli eventi.
Analogamente, nel caso del karma, che letteralmente significa azione, atto volontario, nella fase di motivazione o intenzione abbiamo una grande scelta di agire o meno. Come ci avviciniamo e realizziamo l’atto, l’impronta karmica s’installa, che quindi, per attivarsi, deve essere attivata, ha bisogno di condizioni circostanziali per attivarsi. Una volta che ulteriori condizioni agiscono come fattori di maturazione ed attivano il seme karmico, il nostro controllo e scelta sugli eventi causali diventa sempre più ridotto. Ma, fino a quel punto, abbiamo ancora una scelta, la scelta di invertire la causa della determinazione karmica.
Procederemo con la cerimonia per generare la mente dell’illuminazione. I praticanti buddisti da anni possono partecipare a pieno titolo alla cerimonia per generare la mente dell’illuminazione. Coloro che non sono buddisti e coloro che sono buddisti, ma non si sentono pienamente impegnati verso pratiche di bodhicitta, non hanno bisogno di partecipare pienamente alla cerimonia.
Una cosa, tuttavia, che si potrebbe fare, è quella di utilizzare l’opportunità per sviluppare una forte determinazione e volontà di essere persone affettuose, gentili e decidere di non colpire o danneggiare nessun’altra persona o essere senziente.
Ora, coloro che desiderano partecipare pienamente alla cerimonia per generare la mente dell’illuminazione, dovrebbero visualizzare nello spazio di fronte a se stessi il Buddha Shakyamuni come nella thangka dietro di me. Egli è circondato da molti bodhisattva ed immaginate voi stessi come circondati da tutti gli altri esseri senzienti.
Dopo aver visualizzato il Buddha di fronte a voi, circondato da tutti i bodhisattva e voi stessi circondati da tutti gli esseri senzienti, dovete sviluppare la seguente riflessione, riflettere nel modo seguente. Riflettere che, proprio come voi istintivamente e naturalmente aspirate a raggiungere la felicità e superare la sofferenza, allo stesso modo lo fanno tutti gli infiniti e innumerevoli esseri senzienti. Così come siete mossi da questo desiderio fondamentale e istintivo e vi impegnate in ogni tipo di attività per soddisfare questa aspirazione di base, allo stesso modo si comportano tutti gli altri esseri senzienti. Tuttavia, fino ad oggi avete vissuto molte vite perseguendo solo il vostro stesso interesse e la vostra intera esistenza è stata caratterizzata dal perseguire interessi e fini egocentrici. Anche se questa è stata la vostra principale forza motivante, ancora non siete stati in grado di realizzare quello che desiderate realizzare, ossia la realizzazione del vostro benessere. D’altra parte, le vite di tutti i Buddha e Bodhisattva sono state esempi di virtù e di valore d’altruismo. Essi hanno invertito la modalità dell’esistenza auto gratificante e del modo egoistico di pensare. Essi hanno considerato gli interessi degli altri più importanti dei propri ed hanno perseguito un modo di vita dedito alla realizzazione del benessere degli altri esseri senzienti. Così, attraverso questo processo, dovreste riflettere sul fatto che tutti i problemi, ansie, frustrazioni e miserie, sono, direttamente o indirettamente, il risultato d’un modo di pensare e di modi di vivere egocentrici. Tuttavia, tutti gli eventi positivi di felicità, gioia, senso di appagamento e così via, sono tutti, direttamente o indirettamente, il frutto e conseguenza dell’ altruismo.
Riflettendo in questo modo sui vantaggi dell’ altruismo e sulla natura distruttiva degli atteggiamenti egoistici e centrati su se stessi, dovreste sviluppare la determinazione a seguire le orme dei Buddha e Bodhisattva, che hanno dedicato la loro vita per la realizzazione degli ideali altruistici. Esprimete la risoluzione di seguire, a partire da adesso, i loro passi ed il loro esempio per quanto riguarda il benessere e la felicità degli altri, come più importante della propria. Così, non sarete mai più imprigionati nel vostro modo di pensare e di vivere egocentrico ed autogratificante.
Quando parliamo di generare la mente dell’illuminazione o bodhicitta, dovremmo capire che la bodhicitta è uno stato della mente che sorge come risultato di due principali aspirazioni. L’una è l’aspirazione a soddisfare il benessere degli altri esseri senzienti e l’altra è l’aspirazione a raggiungere la piena illuminazione per l’affrancamento di tutti gli esseri senzienti. Attraverso queste due aspirazioni, quando si raggiunge un forte senso di fiducia ed altrettanto forte senso di volontà di cercare la piena illuminazione per la liberazione di tutti gli esseri senzienti, quello è il momento in cui abbiamo raggiunto la bodhicitta vera e propria o la mente per l’illuminazione.
Naturalmente, avere una vera realizzazione della bodhicitta è molto difficile. Occorre un lungo periodo di meditazione e pratica. Tuttavia, oggi, a questo punto possiamo aver almeno sviluppato una comprensione intellettuale di ciò che significhi bodhicitta ed anche provare a sviluppare una sensazione o intuizione di bodhicitta. Almeno per questa cerimonia possiamo avere uno stato simulato di bodhicitta dentro di noi, perciò ora tutti voi generate questa aspirazione di generare e decidete di cercare la piena illuminazione per l’affrancamento di tutti gli esseri senzienti. Prima di procedere alla vera generazione di bodhicitta, partecipiamo ad alcune pratiche preliminari, come la PREGHIERA DEI SETTE RAMI. Non è necessario recitare, ma potete riflettere nel modo seguente.
Per poter generare bodhicitta a beneficio di tutti gli esseri senzienti, ora mi prostro ai Buddha e ai Bodhisattva di fronte a me.
Che cosa si intende per prostrarsi ai Buddha?
Riflettendo sulle loro qualità, sviluppiamo un forte senso di ammirazione e di fede in loro. Poi, con le mani giunte al cuore, compiamo il gesto di tributare rispetto, riconoscendo le grandi qualità dei Buddha.
Il secondo ramo è l’offerta ai Buddha e Bodhisattva. Quando la facciamo, dobbiamo immaginare d’offrire in dono tutte le più belle cose.
Dovremmo visualizzare di conferire queste offerte ai Buddha e Bodhisattva. Il miglior tipo d’offerta è la nostra pratica e realizzazioni, così dovremmo riflettere sul fatto che fino ad ora abbiamo tentato d’impegnarci in una pratica seria ed offriamo i nostri progressi nella pratica, qualunque essi siano. Promettiamo di continuare la nostra pratica in futuro, con impegno e focalizziamoci su questo.
Il terzo ramo è la purificazione. E qui dovremmo riflettere nel modo seguente. In passato abbiamo commesso molte negatività: coscientemente o per ignoranza. Non solo in questa vita, ma anche durante le vite passate. Il fatto che ci si trovi a commettere azioni negative in questa vita, cadendo in preda ad impulsi negativi, con poca scelta da parte nostra, è un’ indicazione che abbiamo sviluppato nelle vite passate molte abitudini ad agire in modo negativo. Dobbiamo svelare per intero ed affrontare tutte queste azioni negative commesse in passato e, focalizzandoci in ciò, sviluppiamo un profondo senso di rammarico e pentimento per aver commesso tali atti. Il che dovrebbe poi essere seguito dalla forte risoluzione d’abbandonare tali azioni negative per il futuro.
Il quarto ramo è quello della gioia. Qui gioiamo non solo per tutte le azioni positive fatte, di tutti i fatti in cui ci siamo impegnati, ma ci rallegriamo ed ammiriamo anche tutte le attività svolte da altri.
Il quinto ramo è la richiesta al Buddha di far girare la ruota del Dharma, di dare insegnamenti. Per dirla semplicemente: Buddha Shakyamuni è l’insegnante e, se l’insegnante non parla, allora non saremo in grado di imparare. Quindi, chiediamo al docente d’insegnare e d’indicarci la via in modo che possiamo capire.
Il sesto ramo è la preghiera ai Buddha di non entrare nel Nirvana. È la situazione analoga a quella d’un insegnante che, appena entrato in classe, si prepara già ad andarsene. Il che non è d’alcuna utilità per gli studenti, perché l’insegnante non deve solo entrare nella classe ma deve anche trascorrere del tempo con gli studenti, in modo che traggano vantaggio dalla sua presenza. Naturalmente, questo è dal punto di vista di un allievo diligente, perché uno studente indisciplinato sarebbe felice che l’insegnante si allontanasse!
Il settimo ed ultimo ramo è la dedica. Qui preghiamo e dedichiamo tutte le energie positive appena create, le impronte karmiche positive create e non le dedichiamo per ottenere una vita di successo, la salute e così via, non solo, ma dedichiamo il potenziale positivo all’ottenimento della liberazione per tutti gli esseri senzienti.
Ora recitiamo questi versi in lingua tibetana, ma voi dovreste recitarli nella vostra lingua. Di questi tre versi, il primo è la formula del rifugio nei Tre Gioielli, il Buddha, il Dharma e Sangha. La seconda strofa è la formula per generare la mente per l’illuminazione, bodhicitta. La terza strofa è per dare un senso di incoraggiamento e per rafforzare inoltre la nostra determinazione e forza per essere in grado di realizzare gli ideali del Bodhisattva. Recitiamo ora tre volte il primo versetto.
Con il desiderio di liberare tutti gli esseri
Prendo rifugio
Fino al mio completo risveglio
Nel Buddha, Dharma e Sangha.
Così, quando recitiamo questa che è la formula per generare la mente dell’illuminazione, coloro che partecipano pienamente alla cerimonia dovrebbero riflettere sul significato dei versi ed essere determinati a cercare la piena illuminazione per il beneficio di tutti gli esseri senzienti. Mantenete questo in mente per tutto il tempo. Coloro che non lo condividono, usino il momento per riaffermare la volontà d’essere persone affettuose e gentili e di non impegnarsi mai in azioni dannose per gli altri.
Entusiasta per saggezza e compassione
Oggi, in presenza del Buddha
Genero la mente dell’illuminazione
Per il beneficio di tutti gli esseri senzienti
Finché ci sarà lo spazio
Finché esisteranno esseri senzienti
Possa io rimanere
E scacciare le miserie del mondo.
Coloro che partecipano a pieno titolo devono custodire in se stessi questi versi ed usarli come una pratica quotidiana. Al momento opportuno, quando siete rilassati o in uno stato calmo della mente, leggete quindi questi versi, per riaffermare la vostra bodhicitta, ma non fatelo se siete in uno stato disturbato della mente o provate una forte emozione negativa.
Ora faremo una dedica a conclusione di questa cerimonia di generazione di bodhicitta. Dovreste pensare nel modo seguente. Se esaminiamo la natura della nostra esperienza, ci accorgiamo che lo stato illusorio della mente che s’aggrappa al falso senso del sé o ad una forte identità dell’ego, conduce a risposte emotive afflitte che poi portano ad azioni negative, creando una energia negativa. Allo stesso modo, credo che, se anche per un periodo di tempo molto breve, quando sviluppiamo dentro di noi il seme dei pensieri positivi, una mente altruistica completamente tesa ad aiutare gli altri esseri senzienti, sono certo che crei di per sé forza e potenzialità d’energia positiva.
Così oggi, in questo incontro, partecipando alla cerimonia di generazione di bodhicitta ed in un certo senso, ribadendo la nostra determinazione a perseguire gli ideali d’altruismo, abbiamo creato un’ enorme energia positiva e le sue impronte. E’ importante dedicare questo potenziale, le impronte e l’energie positive verso una causa altruistica. I versi che reciterò sono versi di dedica, proprio come fecero i grandi bodhisattva, come Manjusri, Samantabhadra e così via, che hanno dedicato la loro potenzialità positive e le virtù con grande immaginazione creativa. E noi seguiremo il loro esempio. Dedicheremo l’energia e le potenzialità positive create oggi per il raggiungimento della piena illuminazione per tutti gli esseri senzienti.
Domanda: C’è qualche dieta particolare da seguire al fine di ricevere l’iniziazione del Kalachakra?
Sua Santità il XIV Dalai Lama: Non esiste una dieta speciale.
In genere per un praticante, la cui maggiore enfasi e pratica fondamentale è il vegetarianesimo della compassione universale, questa è la dieta migliore da seguire. Se non siete vegetariani, non credo che qualsiasi altra dieta speciale faccia molta differenza. Ritengo che la scelta vegetariana sia veramente ammirevole e, se non riuscite ad essere vegetariani, allora non esiste motivo di preferenza per altre diete. Una volta un indiano mi chiese se fossi vegetariano e risposi: “No”. Chiese quindi che dieta speciale seguissi, e gli dissi che, come monaco pienamente ordinato, non mangio dopo mezzogiorno, ma, a parte questo, sono come un maiale perché mangio tutto!
Se la cerimonia d’apertura a cui partecipate appartiene al Kriya Tantra, che è il Tantra dell’azione nonché Charya e Tantra Yoga, allora è necessario seguire una dieta molto rigida vegetariana. Non è inoltre ammesso mangiare cipolle, aglio e così via. L’iniziazione di Lunga Vita appartiene al Kriya Tantra. In quel giorno, se vi è possibile, non mangiare cibo che non sia vegetariano.
Domanda: Se tutto ha un’origine dipendente anche per particelle spaziali è così? Se non sono di origine dipendente allora cosa sono?
Sua Santità il XIV Dalai Lama: Ovviamente, le particelle spaziali verrebbero considerate come causate, perché, come ho detto prima, anche queste particelle spaziali sono infinite, in termini del loro continuum, così la materia presente è un prodotto del suo istante precedente. Vi è un continuum causale. Da questo punto di vista anche esse hanno una causa. Tuttavia, quando parliamo di sorgere dipendente o di origine dipendente nel contesto buddista, la nostra comprensione non dovrebbe essere limitata al sorgere dipendente solo in termini di cause e condizioni. Piuttosto, la nostra comprensione deve comprendere una comprensione più ampia e, in un certo senso, più profonda della dipendenza. La dipendenza non deve necessariamente essere intesa solo in termini di cause e condizioni, possiamo parlare di dipendenza in relazione alle parti ed al tutto. I concetti stessi di parti e d’intero sono interconnessi ed interdipendenti. Ognuno sorge in un certo senso solo in relazione agli altri. Inoltre, v’è un’ulteriore e più profonda comprensione d’origine dipendente, che è quella di capire l’origine dipendente in termini di una base designata e della designazione, il che implica un processo di denominazione. Questo punto di vista intende cose ed eventi in forma di costrutti mentali. Naturalmente, questo è un punto molto sottile ed è molto difficile da capire. Ad esempio, se dovessimo esaminare il contenuto della nostra coscienza, la nostra percezione, quello che vediamo non è la base designata, né la designazione. Ad esempio, vediamo cose o oggetti, ma, se dovessimo esaminare il contenuto in modo specifico, qual è il contenuto della nostra coscienza? Vediamo una certa forma o colore, ma questi sono la base della designazione di quel particolare oggetto. Questi di per sé non costituiscono l’oggetto stesso.
Quando analizziamo in questo modo l’idea stessa di obiettività, l’entità stessa comincia a dissolversi. Cominciamo a scoprire che questa non è sostanziale, non v’è alcuna sostanzialità, nessun essere entità. Naturalmente questo è un tema molto complesso, ma, come sottolineato in precedenza, quando si parla di origine dipendente, dobbiamo includere questi tre livelli di comprensione dell’ origine dipendente.
Domanda: Come ottieniamo la conoscenza della realtà o della vacuità: quando tutto ciò che percepiamo è l’apparenza?
Sua Santità il XIV Dalai Lama: Quando abbiamo diverse forme di conoscenza e di natura della nostra percezione, è importante capire la complessità che sta dietro alla questione. Per esempio, quando parliamo di conoscenza, possediamo dei mezzi attraverso i quali otteniamo conoscenza. Una certa conoscenza deriva dall’esperienza diretta, come le esperienze sensoriali (come la visione e così via), un’altra forma di conoscenza è non-sensoriale, è conoscenza mentale o concettuale. Così esistono diversi tipi di conoscenza e, analogamente, le modalità di impegno dell’oggetto tra percezioni sensoriali e percezioni mentali sono molto diverse. Anche i pensieri concettuali sono molto diversi.
Per esempio, quando i pensieri concettuali entrano in contatto con un oggetto, lo fanno, in un certo senso, attraverso un processo d’eliminazione. È selettivo, non abbraccia la totalità dell’oggetto, piuttosto si affina su un aspetto particolare dell’oggetto e si concentra su questo aspetto dell’oggetto. Quindi, in questo senso, è esclusionista, mentre la percezione sensoriale non fa distinzioni, piuttosto riflette. Esistono diversi modi in cui le percezioni sensoriali e le percezioni mentali operano.
Poiché esistono diversi tipi di conoscenza e diverse forme di percezione, allo stesso modo quando si parla di oggetti di conoscenza, esistono diversi significati del termine oggetto, anche dal punto di vista di un istante di conoscenza. Si può parlare di oggetto apparente, di oggetto determinato e di oggetto d’impegno della coscienza. Così, anche dal punto di vista della coscienza possiamo parlare di diversi livelli dell’oggetto di tale coscienza.
Quando parliamo di realtà e della nostra conoscenza della realtà, dobbiamo capire che esistono diversi livelli di realtà. La dottrina delle due verità riflette in un certo senso due livelli della realtà. Si può parlare di realtà, nel contesto del mondo relativo ed anche di realtà del mondo ultimo. Ancora una volta, il significato di realtà varia a seconda dei diversi livelli in cui stiamo operando. E’ importante anche capire che, quando parliamo di due livelli di realtà, non stiamo parlando di due entità diverse o di due cose completamente distinte. Come ho già detto in precedenza, le due realtà sono in un certo senso duplici aspetti di una sola e la stessa cosa o evento basato su due diverse prospettive. Per esempio, quando parliamo di verità ultima, stiamo parlando di vacuità e quando parliamo di vacuità non dovremmo avere l’idea che ci sia qualche cosa che si chiama vacuità “là fuori”, che è indipendente e autonoma del mondo relativo. Vacuità può essere compresa solo in relazione al caso particolare di un oggetto.
Quando prendiamo un caso particolare, come un oggetto ed esaminiamo la sua natura, analizziamo il suo status ontologico, quello che troviamo è l’assenza della sua sostanzialità. Troviamo la mancanza di realtà intrinseca, di esistenza inerente e questa assenza è la natura ultima, la realtà ultima. Quindi, non esiste una cosa separata, denominata vacuità, diversa da una qualità o una modalità di esistenza dell’oggetto preso in esame. Inoltre, sarebbe utile qui ricordare una distinzione che ho fatto in precedenza tra fenomeni negativi e positivi, fenomeni, che possono essere compresi solo da una negazione o di alcuni fenomeni, che possono essere conosciuti in termini affermativi o positivi. La vacuità appartiene alla prima categoria, La vacuità è un fenomeno comprensibile solo attraverso un processo di negazione. È la semplice assenza o negazione di esistenza intrinseca o di identità intrinseca.
(Fine del dibattito)
COLOPHON
Trascritto e digitato da Phillip Lecso da audiocassette ottenuti da QED Recording Services intitolate “Kalachakra per la pace nel mondo: preliminari all’iniziazione a Kalachakra” Mi assumo la responsabilità per tutti gli errori che si sono verificati, attraverso l’ascolto e la scrittura in modo non corretto ciò che è stato insegnato, per questi mi scuso. Possano essere tutti di buon auspicio. Possa ogni merito da questa attività passare alla lunga vita e buona salute di Sua Santità. Che tutti gli esseri senzienti possano rapidamente raggiungere lo stato del glorioso Kàlachakra anche attraverso questa iniziativa imperfetta.
Traduzione dal tibetano in inglese del Prof. Ghesce Thupten Jinpa e dall’inglese in italiano della Dr.ssa Nicoletta Nardinocchi.