S.S. Dalai Lama: Insegnamenti Zurigo 7

SETTIMA parte degli

INSEGNAMENTI DI SUA SANTITA’ IL XIV DALAI LAMA

LA VIA AL SUPERAMENTO DELLE EMOZIONI PERTURBANTI

5 – 12 agosto 2005, Zurigo, Svizzera

Commentario ai testi

Bodhicharyavatara (Introduzione alla via del Bodhisattva) di Shantideva https://www.sangye.it/altro/?p=470

Bhawanakrama (Livello intermedio della meditazione) di Kamalashila

Appunti, traduzione dall’inglese ed editing dell’Ing. Alessandro Tenzin Villa, del Dott. Luciano Villa e di Graziella Romania nell’ambito del Progetto “Free Dalai Lama’s Teachings” per il beneficio di tutti gli esseri senzienti.

SUA SANTITA’ IL XIV DALAI LAMA

BODHICHARYAVATARA

CAPITOLO 5

SVILUPPARE UNA COSTANTE INTROSPEZIONE

(3) Come posso legare l’elefante della mia mente con la corda della consapevolezza, della memoria, e dell’introspezione? Come posso coltivare queste qualità?

Prestando attenzione a come si muove la mia mente.

In questo modo riusciamo a renderci conto se la mente è focalizzata sull’oggetto di concentrazione o se è svagata.

Anche le stesse realizzazioni derivate dalla generosità, dall’etica e dalle altre virtù (Paramita) dipendono dal modo in cui abbiamo impostato la nostra mente.

Abbiamo proprio bisogno d’impegnarci in esercizi mentali per coltivare queste qualità dell’etica, contenute dal V all’VIII capitolo del Bodhisattvacharyavatara.

NON ENFATIZZARE GLI ATTRIBUTI DEL CORPO

Dall’ottavo capitolo, Shantideva si rivolge principalmente ad un’assemblea di monaci. Certe formulazioni sono coniate espressamente per questi casi. Più avanti, parla dei difetti del corpo femminile, inducendo a riflettere su delle parti repellenti del corpo della donna con lo scopo di dissuadere i monaci dall’attrazione sessuale verso l’altro sesso. Se, al contrario, l’invito fosse stato rivolto a delle monache, l’Autore avrebbe asserito il contrario, ovvero avrebbe evidenziato dei difetti ripugnanti nel corpo maschile, mentre ai laici non avrebbe probabilmente raccomandato alcunchè. Bisogna dunque interpretare nel giusto ambito quanto troviamo esposto nei testi. Bisogna dunque contestualizzare il testo.

Quel che è veramente importante è di evitare d’enfatizzare particolarmente gli attributi del corpo.

La perfezione della generosità consiste nel far dono delle nostre ricchezze agli altri, senza aspettarci nulla.

(6)

Il Perfetto Maestro di verità ha affermato

Che tutte le angosce e paure, come tutte le incommensurabili

Sofferenze, hanno origine unicamente dalla mente.

(7)

Chi ha creato intenzionalmente tutte le armi che

tormentano coloro che si trovano negli inferni?

(8)

Il gran saggio ha affermato che tutte queste

manifestazioni sono unicamente il prodotto

di una mente negativa.

Per cui, all’interno dei tre reami dell’esistenza,

l’unica cosa che dobbiamo temere è la nostra mente.

(12)

Gli esseri ostili, privi di autocontrollo,

sono illimitati come lo spazio:

per cui non è assolutamente possibile sottometterli tutti.

Ma se solo elimino la rabbia che colma la mia mente,

ciò equivarrà a sconfiggere tutti i nemici.

(22)

E’ meglio essere privi di ricchezza,

onore, corpo e mezzi di sostentamento

ed anche di tutte le altre virtù

piuttosto che permettere che la mente positiva degeneri.

(23)

Tutti voi che desiderate proteggere la vostra mente

Vi prego a mani giunte mantenete costantemente

La consapevolezza e l’attenta introspezione.

CONSAPEVOLEZZA SULLA NATURA DELLE EMOZIONI

Consapevolezza (sanscr. Smirti, tib. Dran pa) equivale ad essere consapevoli di tutto ciò che va coltivato o che va eliminato, mentre per vigilanza (sanscr. Samprajanya, tib. Shes bzhin) s’intende la capacità applicativa in tale comportamento.

Quando, a causa delle oscurazioni, si cade in preda alla distrazione, alla mancanza di vigilanza e di consapevolezza, vengono dissipate le virtù. È come venir depredati da dei briganti.

Quando ci accompagniamo a persone virtuose ne risultiamo positivamente influenzati, viceversa allorché staremo in relazione con persone dalla condotta disdicevole, le buone qualità che potremmo avere, tendono a degenerare perché finiamo per assumere gli stessi difetti delle persone che ci stanno vicino. Il che accade perché rimaniamo influenzati dagli atteggiamenti delle persone con cui abbiamo rapporti stretti. Quelle virtuose, c’influenzano positivamente, mentre, quelle non virtuose, negativamente. Perciò è importante stare vicino a persone virtuose in modo di assumerne l’influsso positivo. 

Tutto ciò che è stato analizzato, contemplato, senza attenzione discriminante, anche se dovessero averlo fatto dei saggi, scivola via e si perde.

(26)

Anche le persone molto erudite,

che hanno fede e costante perseveranza,

verranno contaminate dalle negatività,

a causa dell’errore della mancata vigilanza.

BISOGNA PERCIÒ SEMPRE GENERARE VIGILANZA, ATTENZIONE DISCRIMINANTE E PRESENZA MENTALE.

Sono le condizioni estranee che ci portano a smarrire la vigilanza e la consapevolezza. Di conseguenza, dobbiamo rimaner lontani dalle condizioni esterne che ci portano a perdere vigilanza e soprattutto consapevolezza. Al contrario, dobbiamo avvicinarci alle condizioni favorevoli esterne che sostengono le qualità della consapevolezza e della vigilanza.

Quando bisogna assumere una decisione etica, occorre, tra tutte, orientarsi verso quella scelta che offre il maggior beneficio al numero più elevato d’esseri.

In primo luogo, cerchiamo di proteggere la vita di chiunque, infatti, la scelta deve prioritariamente cadere su ciò che provoca minore sofferenza, perciò occorre optare per quelle scelte che garantiscono le conseguenze meno dannose alle nostre azioni, parole e pensieri.

Perciò, in particolare per salvare la vita di qualcuno, può essere giustificabile, in talune occasioni, raccontare, invece della cruda verità, un’invenzione di poco conto.

(35) Per mantenere la concentrazione dobbiamo evitare che anche lo sguardo vaghi distrattamente e senza motivo, proprio per questo è meglio tenerlo rivolto verso il basso.

LA VERA LIBERTÀ NON È FARE TUTTO CIÒ CHE PASSA PER LA TESTA, MA È LA CAPACITÀ DI SELEZIONARE I NOSTRI PENSIERI IN MODO DA DISCERNERE CIÒ CHE VA EVITATO DA COSA VA ACCOLTO, IN MODO DA REALIZZARE TUTTO CIÒ CHE È NECESSARIO PER OTTENERE L’ILLUMINAZIONE.

Manteniamo perciò la nostra mente costantemente impegnata nella pratica concentrativa senza permettere che si distragga anche per un solo istante.

(51) Ogni qualvolta sorge il desiderio di dire qualcosa al mio solo vantaggio, dovrei rimanere muto come un pezzo di legno. Nello stesso modo dovrei comportarmi quando sento che sto per cadere in preda all’ira o sto per scatenarmi contro gli altri.

(70)

Devo considerare questo corpo come un vascello,

un semplice veicolo per andare e venire.

Devo renderlo una gemma che esaudisce i desideri,

in modo da recare beneficio a tutti gli esseri.

L’eccessivo attaccamento al proprio corpo fa si che la vigilanza e l’introspezione degenerino e vengano persi.

E’ importante in ogni circostanza essere gioiosi e compiacersi di ciò che è positivo, nutrire una gioia interiore piuttosto che ricercare il piacere esteriore dei sensi.

E’ importante impostare i momenti della nostra giornata su una motivazione di benevolenza, cercando d’usare ogni possibile mezzo per aiutare gli altri, e lasciandoci alle spalle quel desiderio ossessivo del sé.

Occorre sempre considerare le circostanze, per vedere cosa sta accadendo ed agire secondo ciò che è di beneficio agli altri.

Buddha Shakyamuni, dotato d’amore e compassione infiniti, comprende le condizioni più sottili ed agisce sempre per il beneficio di tutti gli esseri.

(58)

Devo riuscire a mantenere

la mia mente inamovibile

come lo è la regina delle montagne.

Dov’è l’essenza del mio corpo?

Se non riesci a percepirne un nucleo essenziale perché proteggi tanto il tuo corpo?

Chi è colto dovrebbe orientarsi ancor più facilmente verso la pratica spirituale, chiedendo indicazioni per poterla seguire. Molte persone hanno il desiderio di ricevere insegnamenti da maestri spirituali ma non sempre sono accurate nell’analizzarne le loro qualità né quelle dei loro insegnamenti. Infatti, non verificano generalmente né le acquisizioni del maestro, ovvero le sue qualità, né il livello dei suoi insegnamenti.

Occorre osservare l’autenticità delle persone da cui riceviamo gli insegnamenti. Perciò non siate precipitosi, non buttatevi subito tra le braccia d’un maestro spirituale per cui chiedergli degli insegnamenti, ma esercitate la consapevolezza, la memoria, l’attenzione, il discernimento, la coscienziosità, la cura e la cautela.

(74)

Anche se non richiesto, devo accettare con rispetto

e umile gratitudine gli utili ammonimenti

che mi recano beneficio,

fatti da persone esperte nel consigliare gli altri.

Per cui dovrò sempre sforzarmi d’imparare da chiunque.

(75)

A tutti coloro che dicono il vero

dirò “ben detto”, e quando vedrò qualcuno

Che agisce bene dovrò incoraggiarlo,

approvandone con entusiasmo la condotta.

(76)

Anche in sua assenza dovrò elogiarne le qualità,

e quando tali persone vengono lodate dagli altri,

farò lo stesso. Se qualcuno illustra i miei pregi,

dovrei semplicemente riconoscerli ed esserne consapevole.

(77)

Lo scopo d’ogni azione è la felicità,

tuttavia, anche con grandi ricchezze,

raramente essa viene ottenuta.

Per cui dovrò compiacermi delle altrui qualità,

provando una sincera gioia.

Perciò, in ogni occasione, dovrei essere l’alunno di tutti e gioire delle parole buone degli altri, al punto che ogni tipo d’azione virtuosa diventi fonte di gioia.

(80)

Vedendo altre persone,

devo pensare: “Otterrò lo stato di buddhità

per mezzo di questi esseri”.

Per cui devo osservarli con cuore sincero e colmo d’amore.

E questo sarà un motivo in più per meditare sull’amore e gentilezza degli altri esseri e per maturare nei loro confronti, indiscriminatamente, un sentimento di sincera gratitudine e d’amore.

(85)

Devo mangiare solo il necessario, dividere il cibo

Con coloro che osservano la disciplina morale,

con quelli che sono privi di protezione

e con coloro che sono caduti nei reami inferiori.

Eccetto le mie vesti monastiche

possa io donare ogni altra cosa che posseggo.

(88)

Il Dharma non dovrebbe essere spiegato a coloro che sono privi di rispetto.

Bodhicharyavatara

Capitolo 6

LA PAZIENZA

(1)

Ogni azione positiva,

portata a compimento nel corso di mille ere cosmiche,

ad esempio fare offerte ai tathagata e praticare la generosità,

verrà distrutta da un singolo istante di collera.

Occorre considerare i vantaggi nel coltivare la pazienza e gli svantaggi nel non farlo. La rabbia non solo sbarra la strada verso l’illuminazione, ma fa svanire in un attimo i meriti creati con lo sforzo protratto nel tempo. Ogni azione positiva accumulata in ere cosmiche in un solo istante di rabbia contro un bodhisattva viene annichilita.

(2)

Non esiste negatività simile alla rabbia,

Né forza d’animo paragonabile alla pazienza,

Per cui devo meditare su di essa,

Con impegno ed in molteplici modi.

(3)

La mia mente non troverà mai pace,

Se alimenta i pensieri nocivi dell’odio.

Non avrà né gioia né felicità,

Sarò incapace di prender sonno e mai godrò del riposo.

LA RABBIA ANNIENTA LA PACE.

Nell’attimo stesso in cui esplode la fa svanire. La mia mente non troverà pace se alimentata da pensieri d’odio, né riuscirò a prender sonno. Non c’è nessuno che in preda alla rabbia possa rimanere felice. La rabbia impedisce la strada verso l’illuminazione, inoltre fa crollare i meriti faticosamente accumulati con lo sforzo nel tempo. La rabbia distrugge la pace che ho nel cuore, non mi lascia dormire, né mangiare, né bere. In tutte le situazioni in cui cadiamo nell’impazienza, piombiamo nella fossa delle abiezioni mentali e delle frustrazioni.

LA TRASFORMAZIONE INTERIORE NON PUÒ CHE RISULTARE DA UN ENTUSIASMANTE LAVORO INTERIORE.

La vera pratica del bodhisattva è la pazienza, la bontà universale: è questa l’essenza di questo veicolo universale. La pazienza rappresenta proprio l’antidoto alla collera. La mancanza di pazienza porta alle cadute morali, all’abiezione della persona. In un attimo di collera si distruggono di un sol colpo migliaia d’ere cosmiche di virtù. Grazie alla comprensione della vacuità si possono accumulare delle virtù che possono impedirci di cadere in preda alla collera. Non esiste negatività più grande della collera, dell’odio, né forza d’animo positiva superiore alla pazienza. Queste afflizioni che ostacolano il sentiero devono essere eliminate. Il nostro stato mentale può diventare molto negativo se ci lasciamo travolgere dalla collera.

ARRABBIARSI FA MALE A NOI STESSI: SAREMO NOI AD ANDARCI DI MEZZO.

La mente non avrà pace e sarò pure malfermo se alimenterò pensieri d’odio. I pochi momenti di pur fievole pace saranno travolti da pensieri d’odio, saremo così sempre più imprevedibili, sempre più irritabili, e ne risentiremmo sia psicologicamente sia fisicamente se ci faremo travolgere dalla collera.

Un padrone collerico rischia di essere ucciso da quanti derivano dalla sua gentilezza la propria ricchezza. Quale vantaggio ricaviamo dall’arrabbiarci? Forse che l’ira annullerebbe il danno eventualmente subito? Se ci arrabbiamo con chi ci fa del male, non siamo certo riusciti a danneggiarlo, anzi, la nostra rabbia non lo toccherà affatto. E saremo ancora noi a doverne subire le conseguenze.

Nel “Supplemento alla via di mezzo” di Chandrakirti, ad un certo punto si dice: “La rabbia è antitetica alla pazienza. Non si ricava alcun beneficio a cercare di riversare sugli altri le pene e le sofferenze che crediamo ci abbiano inflitto, anzi, sarà ancora peggio”.

Rispondere aggressivamente ai torti subiti non fa altro che farci accrescere ulteriormente i difetti e le imperfezioni. L’ira non rappresenta un atto eroico, è tutt’altro che una manifestazione di coraggio. Infatti, chi s’arrabbia, una volta che questa è sbollita, si sente uno stupido, un idiota. E, si vergogna, dovendo poi rammaricarsi, e sarà costretto a fare ammenda, profferendo: “Scusa, non volevo dire quelle parole, non ero in me”. Conviene invece coltivare la mitezza della ragione, la pazienza. Occorre piuttosto coltivare la lucidità, la ragionevolezza.

Colophon

Questa prima bozza d’appunti, a cura d’Alessandro Tenzin Villa, Luciano Villa e Graziella Romania, sui preziosi insegnamenti che Sua Santità il XIV Dalai Lama conferì dal 5 al 12 agosto 2005 a Zurigo, Svizzera, è da ritenersi provvisoria, quindi lacunosa, con possibili errori nonché imperfezioni, anche rilevanti, e non rappresenta affatto una trascrizione letterale delle parole di Sua Santità il Dalai Lama, tradotte dal tibetano in inglese da Ghesce Dorje ed in italiano da Anna Maria De Pretis, ma semplicemente un limitato spunto di riflessione.

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