Sua Santità il XIV Dalai Lama: L’importanza del dialogo

Sua Santità il XIV Dalai Lama: L’importanza del dialogo

Prima conferenza sul Buddhismo Tibetano in Europa Zurigo, Svizzera, agosto 2005. Leggermente modificato da Alexander Berzin. Traduzione in italiano a cura di Valentina Tamiazzo.

Nonviolenza e dialogo

Siamo nel ventunesimo secolo, e ovviamente lo sviluppo materiale ha raggiunto un livello molto alto, molto avanzato. Ciò nondimeno, fra l’umanità, c’è ancora un numero sostanziale di persone che ha un interesse genuino nella fede religiosa. Vi sono alcuni infelici disastri, il cosiddetto terrorismo e questioni del genere, ma questi sono dovuti, ovviamente, ad una mancanza di lungimiranza. Continue reading »

32 Sua Santità il Dalai Lama: Le azioni del bodhisattva

Sua Santità il Dalai Lama: Donare il Dharma» significa donare gli insegnamenti agli altri esseri senzienti sulla base della pura motivazione ad aiutarli. 

Sua Santità il Dalai Lama: Donare il Dharma» significa donare gli insegnamenti agli altri esseri senzienti sulla base della pura motivazione ad aiutarli.

Sua Santità il Dalai Lama: Le azioni del bodhisattva

32 Insegnamenti di Sua Santità il Dalai Lama del Lamrim del Panchen Lobsang Choekyi Gyaltsen a Dharamsala, in India, marzo 1988.

Sua Santità il Dalai Lama

La generazione di una mente altruistica non basta, dovreste infatti impegnarvi concretamente anche nelle azioni del bodhisattva. Infatti se non lo farete non riuscirete a ottenere lo stato di onniscienza che è vitale per poter aiutare nel migliore dei modi il prossimo.

Le azioni, o stile di vita, del bodhisattva devono essere in sintonia con i principi che avete adottato quando avete generato la mente altruistica di bodhicitta, l’impegno a lavorare per il bene di tutti gli esseri. Dunque, l’oggetto finale dell’aspirazione di un bodhisattva è l’ottenimento della forma fisica di un Buddha, poiché solo così si diventa in grado di insegnare Continue reading »

S.S. VII Dalai Lama Kelsang Gyatso: Lasciar cadere la pioggia del compimento

LASCIAR CADERE LA PIOGGIA DEL COMPIMENTO

Una canzone spirituale sul sostenimento delle Quattro Consapevolezze, Integrato con Istruzioni sulla Meditazione sulla visione di Mezzo della Vacuità.

Del Settimo Dalai Lama Kelsang Gyatso (1708 – 1757).

Sull’immutabile cuscino

Dell’unione di Metodo e Conoscenza,

siede il gentile Guru, Continue reading »

33 Sua Santità il Dalai Lama: La stabile calma della mente

Sua Santità il Dalai Lama: Una mente vigile contrasta il sorgere sia dell’indebolimento della concentrazione sia dell’eccitazione mentale.

Sua Santità il Dalai Lama: Una mente vigile contrasta il sorgere sia dell’indebolimento della concentrazione sia dell’eccitazione mentale.

Sua Santità il Dalai Lama: La stabile calma della mente

33 Insegnamenti di Sua Santità il Dalai Lama del Lamrim del Panchen Lobsang Choekyi Gyaltsen a Dharamsala, in India, marzo 1988.

Sua Santità il Dalai Lama

La concentrazione è essenziale per completare la pratica della saggezza. Prima di tutto il praticante dovrebbe accumulare le condizioni per una perfetta concentrazione. Continue reading »

34 La saggezza attraverso la visione interiore vipassana

Sua Santità il Dalai Lama: L’essenza della dottrina del Buddha è diventare una persona buona, giusta e altruista.

Sua Santità il Dalai Lama: L’essenza della dottrina del Buddha è diventare una persona buona, giusta e altruista.

Sua Santità il Dalai Lama: La saggezza attraverso la visione interiore vipassana

34 Insegnamenti di Sua Santità il Dalai Lama del Lamrim del Panchen Lobsang Choekyi Gyaltsen a Dharamsala, in India, marzo 1988.

Sua Santità il Dalai Lama

La prossima pratica è quella della saggezza basata sulla coltivazione della vipassana, o speciale visione interiore. Quando vi impegnate nella pratica della speciale visione interiore, dovreste visualizzare il vostro maestro nell’aspetto di Manjushri e invocarlo.

L’effettiva meditazione sulla speciale visione interiore è spiegata nel presente contesto, in termini di meditazione sulla mancanza di identità o mancanza del «sé» di un singolo individuo e dei fenomeni. Continue reading »

Sua Santità il Dalai Lama: Zurigo

Sua Santità il Dalai Lama: Qual è, quindi, la vera realtà oggettiva, lo scopo della nostra vita?

SUA SANTITA’ IL XIV DALAI LAMA

LA VIA AL SUPERAMENTO DELLE EMOZIONI PERTURBANTI

a cura di Alessandro Tenzin Villa, Luciano Villa e Graziella Romania

5 – 12 agosto 2005, Zurigo, Svizzera

Commentario ai testi

Bodhicharyavatara (Introduzione alla via del Bodhisattva)

di Shantideva

Bhawanakrama (Livello intermedio della meditazione)

di Kamalashila

Premessa

Dal 5 al 12 agosto 2005 si è registrata in Europa una visita davvero eccezionale: Sua Santità il XIV Dalai Lama, in quella Svizzera che ha dato per prima asilo alla più rilevante comunità di profughi tibetani appena fuggiti dal Tetto del Mondo occupato dall’invasore cinese, ha conferito per la prima volta fuori dall’India, dove vive in esilio dal 1959, una serie d’insegnamenti, all’Hallenstadion di Zurigo, per ben otto giorni pieni, impegnandosi, per due ore di mattino ed altrettante di pomeriggio, a trasmetterci con tutta la sua grande precisione espositiva e la sua immensa passione, quella che riesce a penetrare nel cuore delle menti, l’enorme saggezza della filosofia e della pratica Buddhista Mahayana, commentando due fra i testi da lui prediletti (il Bodhicharyavatara Introduzione alla via del Bodhisattva di Shantideva eBhawanakrama Livello intermedio della meditazione di Kamalashila), cercando di portarci alla profonda comprensione del metodo capace di superare quelle emozioni che hanno il potere d’affliggerci in ogni istante, per conduci, invece, verso uno stile di vita più armonioso e pacifico, ispirandoci a generare compassione e la visione profonda della realtà ultima. Continue reading »

H.H. Dalai Lama: The Importance of Dialogue

His Holiness the Fourteenth Dalai Lama: The Importance of Dialogue

The First Conference on Tibetan Buddhism in Europe, Zurich, Switzerland, August 2005. Slightly edited by Alexander Berzin.

Nonviolence and Dialogue

Now we are in the twenty-first century, and of course material development has reached a very high, very advanced level. Still, among humanity there are quite a substantial number of people who have a genuine interest in religious faith. There are some unfortunate disasters, so-called terrorism and such things, but these are obviously due to a lack of long-sightedness. Continue reading »

1 – H.H. Dalai Lama: Commentary on the Rosary of Views

His Holiness the XIV Dalai Lama: Milarepa’s story testifies to the fact that it is through hardship and constant practice that eventually leads to realization, not through a simple blessing or being touched on the head by another’s palm.

His Holiness the XIV Dalai Lama: Milarepa’s story testifies to the fact that it is through hardship and constant practice that eventually leads to realization, not through a simple blessing or being touched on the head by another’s palm.

Commentary on the Rosary of Views by His Holiness the XIV Dalai Lama

19-21, 2004, Miami, Florida. Translated by Thubten Jinpa. Sept. Transcribed, annotated and edited by Phillip Lecso.

Day One

His Holiness  the XIV Dalai Lama

I will not be giving the transmission or empowerment for this teaching since in preparation for the Kalachakra in Toronto I had to do a great deal of chanting which was difficult for my lungs. Since you will not receive the empowerment ceremony and the blessing in that form, please do not feel that this is a great loss for you. In fact, it is more important to contemplate, reflect and meditate. Even if one may receive tens, hundreds or thousands of empowerment ceremonies, they will not be of much effect or benefit. So we will be spending two days on teaching the explanation of this text, giving an explanation of the Dharma which in a way is more important than receiving an empowerment blessing. Continue reading »

2 – H.H. Dalai Lama: Commentary on the Rosary of Views

His Holiness the XIV Dalai Lama: If one deeply observes the nature of these physical and mental constituents that make up one’s existence then it becomes evident that none of them are permanent; they are all transient, they are all subject to fluctuations, changes and so on.

His Holiness the XIV Dalai Lama: If one deeply observes the nature of these physical and mental constituents that make up one’s existence then it becomes evident that none of them are permanent; they are all transient, they are all subject to fluctuations, changes and so on.

Commentary on the Rosary of Views by His Holiness the XIV Dalai Lama

19-21, 2004, Miami, Florida. Translated by Thubten Jinpa. Sept. Transcribed, annotated and edited by Phillip Lecso.

Day two.

His Holiness  the XIV Dalai Lama

We left off speaking of the Four Seals of Buddhism.

4) Nirvana is true peace. Nirvana here is the transcendence of all sorrow and refers to a state where one is totally free from conditioned existence, existence conditioned by means of fundamental ignorance. I spoke about how existence is characterized by ignorance and how one’s existence is therefore in the nature of suffering. Continue reading »

Discorso di S.S. il Dalai Lama per il 46° anniversario dell’insurrezione nazionale tibetana

Sua Santità il Dalai Lama: Sono particolarmente lusingato dal riconoscimento e dal supporto che riceviamo da alcuni settori di circoli intellettuali all’interno della Cina.

Discorso di Sua Santità il Dalai Lama in occasione del 46° anniversario dell’insurrezione nazionale tibetana

10 marzo 2005. In occasione del 46° anniversario della rivolta del popolo tibetano, desidero rivolgere i miei più calorosi saluti ai tibetani che mi hanno seguito in esilio e a tutti i nostri amici nel mondo.

In questo periodo di oltre quarant’anni, in Tibet si sono verificati grandi cambiamenti. L’economia, unitamente allo sviluppo delle infrastrutture, ha conosciuto un sostanziale progresso. Ne è esempio la realizzazione del collegamento ferroviario Golmud-Lhasa. Al contempo, tuttavia, giornalisti indipendenti e viaggiatori hanno ampiamente descritto la reale situazione esistente in Tibet, diversamente da quanto è stato loro mostrato. Continue reading »

3 – H.H. Dalai Lama: Commentary on the Rosary of Views

His Holiness the XIV Dalai Lama: All phenomena are devoid of an intrinsic nature; all phenomena are thoroughly pure from the very beginning; all phenomena are thoroughly radiant; all phenomena are naturally transcendent nirvana and all phenomena are manifestly enlightened.

His Holiness the XIV Dalai Lama: All phenomena are devoid of an intrinsic nature; all phenomena are thoroughly pure from the very beginning; all phenomena are thoroughly radiant; all phenomena are naturally transcendent nirvana and all phenomena are manifestly enlightened.

Commentary on the Rosary of Views by His Holiness the XIV Dalai Lama

19-21, 2004, Miami, Florida. Translated by Thubten Jinpa. Sept. Transcribed, annotated and edited by Phillip Lecso.

Day Three

His Holiness  the XIV Dalai Lama

To pick up from where I left off yesterday, but first I would like to share that it is important to bear in mind and understand that one commonality of all of the teachings of the great religious traditions of the world is that the emphasis is not so much relying upon external material conditions for one’s wellbeing and happiness but rather to focus upon internal development of one’s inner resources. Continue reading »

5 – H.H. Dalai Lama: Commentary on the Rosary of Views

His Holiness the XIV Dalai Lama: I think that basically, as you know, if the Buddhist system is utilized in a maximum way then try to transform your emotions; this is the proper way, not just prayer, not just faith but utilize your intelligence to analyze, analyze, thinking, thinking. In this way you develop some kind of conviction which brings determination which brings effort and then time passes and things will change.

His Holiness the XIV Dalai Lama: I think that basically, as you know, if the Buddhist system is utilized in a maximum way then try to transform your emotions; this is the proper way, not just prayer, not just faith but utilize your intelligence to analyze, analyze, thinking, thinking. In this way you develop some kind of conviction which brings determination which brings effort and then time passes and things will change.

Commentary on the Rosary of Views by His Holiness the XIV Dalai Lama

19-21, 2004, Miami, Florida. Translated by Thubten Jinpa. Sept. Transcribed, annotated and edited by Phillip Lecso.

.Day Four

His Holiness  the XIV Dalai Lama

We will start with the ceremony for generating the awakening mind. Generating bodhicitta or the awakening mind is truly the essence of the Buddha’s teachings as well as the path. One can say that all of the various elements of the practices presented in the teachings of the Vehicles of the Disciples and of the Self-Realized Ones can be viewed as preliminary to the practice of bodhicitta or awakening mind. The cultivation of the awakening mind is the main practice or the main element of the path. All of the other practices such as the Six Perfections and all of the Vajrayana practices can be seen as precepts of generating the awakening mind. Particularly the Vajrayana practices can be seen as an extension, elaboration or refined development of especially the last two perfections, the Perfection of Concentration and the Perfection of Wisdom.

For this ceremony for generating the awakening mind, first of all imagine the Buddha in the space in front in a standing posture. Imagine that this is really the Buddha and that he is surrounded by all of the great bodhisattva masters of India such as Nagarjuna and so on and the great bodhisattva masters of Tibet from both the Old Translation and the New Translation, all of whom made tremendous contributions for the welfare of sentient beings. Continue reading »

Instructions on the Garland of Views

The great master Padmasambhava

The great master Padmasambhava

Instructions on the Garland of Views

The only written teaching by Padmasambhava (Lopon Pema Jungna)

A note summarizing the different views, vehicles and so on.

Homage to the Blessed Manjushrikumara and Vajradhharma!

The Worldly Paths

The countless erroneous views that exist in the realms of the world may be subsumed into four categories: (i) the unreflective, (ii) the materialists, (iii) the nihilists and (iv) the extremists.

The unreflective do not understand whether or not all things and events have causes and conditions; they are thoroughly ignorant. The materialists do not understand whether or not there exist previous and subsequent lives and, relying upon the words of mundane secrets, they acquire wealth and power [only] for this one life. The nihilists view all phenomena to be devoid of cause and effects and maintain all elements of existence that have come about in this one life as having done so accidentally. Continue reading »

H.H. Dalai Lama: What is the Mind?

By His Holiness the Dalai Lama at Cambridge, MA USA

There is little agreement among Western scientists about the nature and function of mind, consciousness—or even about whether such a thing exists. Buddhism’s extensive explanations, however, stand firm after twenty-five centuries of philosophical debate and experiential validation. Here His Holiness the Dalai Lama explains the Buddhist concept of mind to the participants of a Mind Science symposium at Harvard University in Cambridge, Massachusetts, USA.

His Holiness the Dalai Lama

One of the fundamental views in Buddhism is the principle of “dependent origination.” This states that all phenomena, both subjective experiences and external objects, come into existence in dependence upon causes and conditions; nothing comes into existence uncaused. Given this principle, it becomes crucial to understand what causality is and what types of cause there are. In Buddhist literature, two main categories of causation are mentioned:

  1. external causes in the form of physical objects and events, and

  2. internal causes such as cognitive and mental events. Continue reading »

S.S. Dalai Lama: La Comunità Globale

Sua Santità il Dalai Lama: La necessità della cooperazione non può che rafforzare l'umanità, perché ci aiuta a riconoscere che il fondamento più sicuro per il nuovo ordine mondiale: non sono semplicemente più ampie alleanze politiche ed economiche, ma piuttosto la pratica genuina di amore e compassione di ogni individuo. Per un futuro migliore, più felice, più stabile e civile, ognuno di noi deve sviluppare un sincero, cordiale sensazione di fratellanza e sorellanza.

Sua Santità il Dalai Lama: La necessità della cooperazione non può che rafforzare l'umanità, perché ci aiuta a riconoscere che il fondamento più sicuro per il nuovo ordine mondiale: non sono semplicemente più ampie alleanze politiche ed economiche, ma piuttosto la pratica genuina di amore e compassione di ogni individuo. Per un futuro migliore, più felice, più stabile e civile, ognuno di noi deve sviluppare un sincero, cordiale sensazione di fratellanza e sorellanza.

Sua Santità il Dalai Lama: La Comunità Globale

Traduzione ed editing del Dott. Luciano Villa, con la revisione dell’Ing. Alessandro Tenzin Villa, Graziella Romania e di Elisa Villa nell’ambito del Progetto “Free Dalai Lama’s Teachings” per il beneficio di tutti gli esseri senzienti.

Sua Santità il Dalai Lama

Mentre il ventesimo secolo volge al termine, scopriamo che il mondo è diventato più piccolo e le persone del mondo sono diventate quasi una sola comunità. Alleanze politiche e militari hanno creato grandi gruppi multinazionali, l’industria ed il commercio internazionale hanno prodotto un’economia globale ed in tutto il mondo le comunicazioni hanno eliminato le antiche barriere di lontananza, lingua e razza. Siamo inoltre in una fase di elaborazione collettiva dei gravi problemi che abbiamo di fronte: Continue reading »

H.H. Dalai Lama: Collaboration Between Science and Religion

A Collaboration Between Science and Religion, by His Holiness Tenzin Gyatso, the 14th Dalai Lama

January 14, 2003

These are times when destructive emotions like anger, fear and hatred are giving rise to devastating problems throughout the world. While the daily news offers grim reminders of the destructive power of such emotions, the question we must ask is, what can we do to overcome them? Continue reading »

1 S.S. Dalai Lama: Commentario ai “Tre aspetti principali del sentiero” Bodhgaya 1981

Sua Santità il Dalai Lama: “Se abbiamo un buon cuore come nostra motivazione, questa è la fonte di tutta la felicità.”

1- Sua Santità il XIV Dalai Lama: Commentario ai “Tre aspetti principali del sentiero” Bodhgaya 1981

Tsongkhapa spiega che la rinuncia, il bodhichitta e una corretta visione della vacuità sono i tre sentieri della mente essenziali per raggiungere l’illuminazione attraverso i veicoli di pratica del sutra e del tantra.

Introduzione

Poiché ci troviamo qui in un posto speciale, Bodh Gaya, dobbiamo stabilire una motivazione speciale: l’obiettivo di bodhichitta di ottenere l’illuminazione per il beneficio di tutti gli esseri. Questo deve essere completamente sincero. Il Buddha stesso ottenne la sua illuminazione per il potere del suo obiettivo puro di bodhichitta. Tutte le sue qualità e realizzazioni si fondarono su tale motivazione illuminante. Per raggiungere lo stesso risultato, abbiamo bisogno di pregare per sviluppare noi stessi il più possibile una mente simile e fare in modo che cresca sempre. Continue reading »

2 S.S. Dalai Lama: Commentario ai “Tre aspetti principali del sentiero” Bodhgaya 1981

Sua Santità il XIV Dalai Lama: E’ importante essere buoni ed avere un buon cuore per tutta la durata della nostra vita. Così, quando moriamo, possiamo farlo in pace.

2– Sua Santità il XIV Dalai Lama: Commentario ai “Tre aspetti principali del sentiero” Bodhgaya 1981

Essere una persona buona e gentile

La cosa più importante è il nostro comportamento quotidiano. Anche se non ci fossero vite future, la gentilezza non ci arrecherà alcun danno. questo ci aiuta nelle nostre vite di ogni giorno. Se ci sono vite future, allora ancora di più trarremo beneficio dall’essere persone buone e gentili. Quindi siate gentili, buoni gli uni con gli altri, e non soltanto in teoria. Abbiamo bisogno di fare così in termini di persone e situazioni reali che incontriamo nelle nostre vite quotidiane. Questa è l’essenza del Dharma e non è difficile da seguire. Non è qualcosa che andiamo a comprare in un negozio, al contrario è qualcosa che pratichiamo noi stessi.
Osservate i cinesi, ad esempio. Sono oggetti appropriati per la nostra compassione. Non sanno cosa sia giusto o sbagliato; non conoscono le conseguenze delle loro azioni, quindi abbiamo bisogno di mostrare loro compassione. Voi stessi, noi tutti abbiamo bisogno di cercare di essere gentili e raffinati.
Continue reading »

3 S.S. Dalai Lama: Commentario ai “Tre aspetti principali del sentiero”, Bodhgaya 1981

Sua Santità il XIV Dalai Lama:: “Lama” significa una persona superiore, nel senso di qualcuno che ha sia la bodhicitta sia una comprensione corretta della vacuità, che lo conduce a uno stato superiore o supremo dell’illuminazione.

3 Sua Santità il Dalai Lama: Commentario ai “Tre aspetti principali del sentiero” di Lama Tzong Khapa, Bodhgaya India 1981.

Caratteristiche speciali del testo

Tsongkhapa nacque nell’Amdo e studiò con molti maestri nelle province tibetani centrali di U e Tsang. Studiò sia il sutra che il tantra e divenne completamente realizzato. Scrisse diciotto volumi di insegnamenti che sono eccellenti, attingendo ampiamente dai vari testi e commentari indiani. Tsongkhapa rivolse questo testo specifico ad uno dei suoi discepoli più vicini, Ngawang Dragpa (Ngag-dbang grags-pa).
C’è una piccola differenza nello stile d’insegnamento di Tsongkhapa https://www.sangye.it/altro/?cat=10 in questi 
Tre aspetti principali del sentiero https://www.sangye.it/altro/?p=489 e i suoi testi di lam-rim o del sentiero graduale. Qui, nel primo, la spiegazione della rinuncia è in due parti. La prima è di abbandonare le nostre ossessioni per questa vita ricordando la nostra preziosa rinascita umana e l’impermanenza. La seconda consiste nell’abbandonare la nostra ossessione per le vite future ricordando la natura di sofferenza di tutto il samsara. Continue reading »

4 – S.S. Dalai Lama: Commentario ai “Tre aspetti principali del sentiero” Bodhgaya 1981

Sua Santità il XIV Dalai Lama: “Le emozioni e gli atteggiamenti disturbanti provengono da pensieri prevenuti e fraintendimenti, che sorgono tutti dall’inconsapevolezza di considerare le cose come intrinsecamente esistenti.”

4 Sua Santità il Dalai Lama: Commentario ai “Tre aspetti principali del sentiero” di Lama Tzong Khapa, Bodhgaya India 1981.

La connessione tra i tre sentieri

La spiegazione effettiva del corpo principale del testo si divide in tre parti: le spiegazioni della rinuncia, del bodhichitta, e della visione corretta della vacuità. Questi tre costituiscono fasi graduali di comprensione.
Più forte è la nostra rinuncia delle cosiddette cose buone del samsara, più forte sarà la nostra compassione per gli altri. Nelle stazioni indiane dei treni, ad esempio, vediamo uomini ciechi, persone a cui mancano gli arti, mendicanti eccetera, ed è relativamente facile sviluppare compassione per loro. Ma se non abbiamo rinuncia, quando arriviamo ad esempio in una grande città, allora invece della compassione proviamo invidia per le cose che vediamo oppure siamo orgogliosi per le cose che abbiamo. D’altro canto, se siamo abituati alla rinuncia, con l’idea di come le cosiddette cose buone del samsara siano fondamentalmente prive di significato, allora quando andiamo ad esempio a New York, e vediamo tutte queste persone, il nostro primo pensiero sarà istintivamente di provare compassione per loro.

Continue reading »

H.H. Dalai Lama Kalachakra Teachings S.ta Monica 1989, Day 1

Preliminary Teachings to the Kalachakra Initiation

by His Holiness the Dalai Lama

on The Thirty-seven Practices of Bodhisattvas

Translator: Jeffery Hopkins

Santa Monica, California

July 1989

I will be lecturing on The Thirty-Seven Practices of Bodhisattvas by the Bodhisattva Togmey. When one engages in lecturing on or attending a lecture, hearing about the Buddhist religion in general and in this case the doctrine of the Great Vehicle, it is necessary first to go for refuge. One then practices altruistic mind generation to make the mind more altruistic. This is why we will repeat together the basic refuge formula three times.

Before beginning to lecture on The Thirty-Seven Practices of Bodhisattvas, I will give a general presentation of the structure of the Buddhist system. As is well known, there are in general the system of the Theravada and the Vehicle of Bodhisattvas. Within the Vehicle of Bodhisattvas as a sub-division there is the Vehicle of Mantra or Tantra. There are these three. I think most of you know that the Tibetan system practices all three yanas. The Theravada system concerns oneself and is practiced as a foundation. The main practice is the understanding or realization of suffering. Following these are the three practices of ethics, samadhi (or focusing our mental force sometimes called one-pointedness of mind) and then wisdom or deeper awareness of the ultimate nature, a deeper awareness of selflessness, the non-soul theory Without the practice of these things you can not practice the Bodhisattvayana. This must be taken as a foundation or basis. Continue reading »

H.H. Dalai Lama Kalachakra Teachings S.ta Monica 1989, Day 2

Preliminary Teachings to the Kalachakra Initiation

by His Holiness the Dalai Lama

on The Thirty-seven Practices of Bodhisattvas

Translator: Jeffery Hopkins

Santa Monica, California

July 1989

Day Two

Question: If Avalokiteshvara is a deity representing the emanation of Buddha’s compassion, which can be attained by everyone, can there be more than one person who is an incarnation of Avalokiteshvara?

Answer: If we consider Avalokiteshvara from the point of view of Avalokiteshvara being the physical manifestation of the compassion of all Buddhas, then that sort of Avalokiteshvara is just the sport or emanation of the Buddhas and is not a person or being in his own right. If we speak about reincarnations in general, there are many different types. For instance in this particular case there is one person who is emanating an Avalokiteshvara or many. So from this point of view there can be many Avalokiteshvaras. Continue reading »

H.H. Dalai Lama Kalachakra Teachings S.ta Monica 1989, Day 3

Preliminary Teachings to the Kalachakra Initiation

by His Holiness the Dalai Lama

on The Thirty-seven Practices of Bodhisattvas

Translator: Jeffery Hopkins

Santa Monica, California

July 1989

Day Three

As I said yesterday, because this subtle consciousness is not permanent, unitary nor independent it is different from the soul or atman. This subtle consciousness is a product produced by causes and conditions.

There are two types of permanence; one that is called permanent in that the continuum of phenomena exists forever and the other meaning of permanence is that it is unchangeable. In this case the subtle consciousness is changeable but its continuum goes on forever. From this point of view it is called permanent.

If the mind is basically pure and unobstructed where does ignorance come from? If ignorance comes from karma, where does karma come from first? How can pure mind produce bad karma? Continue reading »

H.H. Dalai Lama Kalachakra Teachings S.ta Monica 1989, Day 4

Preliminary Teachings to the Kalachakra Initiation

by His Holiness the Dalai Lama

on The Thirty-seven Practices of Bodhisattvas

Translator: Jeffery Hopkins

Santa Monica, California

July 1989

Day Four

Question: You say you usual recommend that only those who have been Buddhists for at least five years receive the Kalachakra initiation. For those of us who have been Buddhists for shorter periods of time can it create negative karma to receive the initiation? How can we know if this will be the case for us individually? Is it possible for us to receive some benefit?

Answer: It will help; there will be benefit.

Question:. If one takes the Kalachakra initiation and has time for only the brief Six-Session Yoga and not the longer practice, is initiation justifiable?

Answer: This is fine.

Question: During this Kalachakra initiation how many of the initiations will we receive and will we be empowered to perform the Completion Stage as well as the Generation Stage?

Answer: The initiations for the stage of completion will also be given. Continue reading »

Discorso di S.S. il Dalai Lama per il 45° anniversario dell’insurrezione nazionale tibetana

Sua Santità il Dalai Lama: Desidero cogliere questa occasione per esprimere il mio apprezzamento e gratitudine per il grande sostegno che riceviamo da tutto il mondo.

Discorso di Sua Santità il Dalai Lama in occasione del 45° anniversario dell’insurrezione nazionale tibetana

10 marzo 2004. Oggi commemoriamo il 45° anniversario della Sollevazione del Popolo Tibetano, avvenuta nel 1959. Rendo omaggio agli uomini e donne del Tibet che, in gran numero e con molto coraggio, hanno sacrificato le loro vite per la causa della libertà tibetana. Saranno sempre nel nostro ricordo.

Quest´anno ricorre anche il 50° anniversario della mia visita, avvenuta nel 1954, alla madrepatria cinese per conoscere i leader di allora, in particolare Mao Tse Tung. Ricordo molto bene che intrapresi il viaggio fortemente preoccupato per il futuro del Tibet. Continue reading »

His Holiness the 14th Dalai Lama’s Principal Commitments

His Holiness the 14th Dalai Lama: All major world religions have the same potential to create good human beings.

Firstly, as a human being, His Holiness is concerned with encouraging people to be happy: helping them understand that if their minds are upset mere physical comfort will not bring them peace, but if their minds are at peace even physical pain will not disturb their calm. He advocates the cultivation of warm-heartedness and human values such as compassion, forgiveness, tolerance, contentment and self-discipline. He says that as human beings we are all the same. We all want happiness and do not want suffering. Even people who have no religious belief can benefit if they incorporate these human values into their lives. His Holiness refers to such human values as secular ethics or universal values. He is committed to talking about the importance of such values and sharing them with everyone he meets.

Secondly, as a Buddhist monk, His Holiness is committed to encouraging harmony among the world’s religious traditions. Despite philosophical differences between them, all major world religions have the same potential to create good human beings. It is therefore important for all religious traditions to respect one another and recognize the value of their respective traditions. The idea that there is one truth and one religion is relevant to the individual practitioner. However, with regard to the wider community, he says, there is a need to recognise that human beings observe several religions and several aspects of the truth. Continue reading »

H.H. Dalai Lama: Compassion and the Individual

His Holiness the Dalai Lama: I believe that at every level of society—familial, tribal, national and international—the key to a happier and more successful world is the growth of compassion. Compassion and the Individual by His Holiness the Dalai Lama

The Purpose of Life

One great question underlies our experience, whether we think about it consciously or not: What is the purpose of life? I have considered this question and would like to share my thoughts in the hope that they may be of direct, practical benefit to those who read them.

I believe that the purpose of life is to be happy. From the moment of birth, every human being wants happiness and does not want suffering. Neither social conditioning nor education nor ideology affect this. From the very core of our being, we simply desire contentment. I don’t know whether the universe, with its countless galaxies, stars and planets, has a deeper meaning or not, but at the very least, it is clear that we humans who live on this earth face the task of making a happy life for ourselves. Therefore, it is important to discover what will bring about the greatest degree of happiness. Continue reading »

Sua Santità il Dalai Lama: Condurre una vita significativa

Sua Santità il Dalai Lama: “Se sei in grado di coltivare e apprezzare questi valori umani fondamentali, con l’aiuto della nostra grande intelligenza umana e della saggezza, allora sarai in grado di sviluppare questa compassione umana in modo illimitato. Trascorrere la tua vita in questo modo è la maniera dei saggi; è il modo per rendere la tua vita significativa”.

Sua Santità il Dalai Lama: Condurre una vita significativa

Tutti gli esseri senzienti, ma in particolare gli esseri umani, hanno il potere di distinguere la felicità dalla sofferenza, il bene dal male, ciò che è dannoso da ciò che è benefico. Grazie a questa abilità di riconoscere e distinguere questi diversi tipi di sentimenti, noi tutti siamo simili nel volere la felicità e nel non volere la sofferenza.
Nonostante io qui non possa entrare nella complessità di spiegare il modo in cui questi diversi tipi di sentimenti si sviluppano, ciò che è ovvio e chiaro per tutti noi è che abbiamo questo apprezzamento della felicità e un’avversione per le esperienze di dolore e sofferenza. È quindi estremamente importante condurre una vita che porti armonia e pace, e che non porti disturbo e agitazione.
Continue reading »

The Dalai Lama on China, hatred, and optimism

H.H. Dalai Lama: I am basically optimistic. And I see four reasons for this optimism. First, at the beginning of this century, people never questioned the effectiveness of war, never thought there could be real peace. Now, people are tired of war and see it as ineffective in solving anything.

H.H. Dalai Lama: I am basically optimistic. And I see four reasons for this optimism. First, at the beginning of this century, people never questioned the effectiveness of war, never thought there could be real peace. Now, people are tired of war and see it as ineffective in solving anything.

The Dalai Lama on China, hatred, and optimism

A conversation with Robert Thurman

When the Dalai Lama Accepted the 1989 Nobel Peace Prize for his work on global human rights — particularly for his ceaseless efforts to free his country from Chinese rule — he referred to himself as “a simple monk from Tibet.” But His Holiness is also the spiritual and political leader of 6 million Tibetans, who believe him to be the 14th earthly incarnation of the heavenly deity of compassion and mercy. Like his 13 predecessors, he works for the regeneration and continuation of the Tibetan Vajrayana branch of Buddhist tradition. Continue reading »

Discorso di S.S. il Dalai Lama per il 44° anniversario dell’insurrezione nazionale tibetana

Sua Santità il Dalai Lama: Oggi siamo tutti interdipendenti e dobbiamo coesistere su questo piccolo pianeta. Dunque l’unico modo sensibile e intelligente per risolvere le controversie, tra individui, popoli o nazioni, è attraverso una cultura del dialogo e della non violenza.

Dichiarazione di Sua Santità il Dalai Lama il 10 marzo 2003, in occasione del 44° anniversario del giorno dell’insurrezione nazionale tibetana

10 marzo 2003. Voglio esprimere i miei più sinceri ringraziamenti ai miei compatrioti in Tibet e in esilio e a tutti i nostri amici nel mondo in occasione del quarantaquattresimo anniversario dell’insurrezione del popolo tibetano del 1959. Mentre ci sono positivi sviluppi riguardo alla situazione del problema tibetano, continuiamo ad essere preoccupati per la continua marginalizzazione dei tibetani nel loro stesso Paese e dalle azioni cinesi per quanto riguarda i diritti umani e la libertà religiosa del popolo tibetano. Continue reading »

His Holiness the 14th Dalai Lama’s Brief Biography

His Holiness the Dalai Lama addressing the European Parliament on the Five-Point Peace Plan in Strasbourg, France on June 15, 1988.

His Holiness the 14th Dalai Lama, Tenzin Gyatso, describes himself as a simple Buddhist monk. He is the spiritual leader of Tibet. He was born on 6 July 1935, to a farming family, in a small hamlet located in Taktser, Amdo, northeastern Tibet. At the age of two, the child, then named Lhamo Dhondup, was recognized as the reincarnation of the previous 13th Dalai Lama, Thubten Gyatso.

The Dalai Lamas are believed to be manifestations of Avalokiteshvara or Chenrezig, the Bodhisattva of Compassion and the patron saint of Tibet. Bodhisattvas are realized beings inspired by a wish to attain Buddhahood for the benefit of all sentient beings, who have vowed to be reborn in the world to help humanity.

Education in Tibet
His Holiness began his monastic education at the age of six. The curriculum, derived from the Nalanda tradition, consisted of five major and five minor subjects. The major subjects included logic, fine arts, Sanskrit grammar, and medicine, but the greatest emphasis was given to Buddhist philosophy which was further divided into a further five categories: Prajnaparamita, the perfection of wisdom; Madhyamika, the philosophy of the middle Way; Vinaya, the canon of monastic discipline; Abidharma, metaphysics; and Pramana, logic and epistemology. The five minor subjects included poetry, drama, astrology, composition and synonyms.
Continue reading »

1 S. S. Dalai Lama Los Angeles, CA 2000 Insegnamenti su “Linee di esperienza” di Je Tzongkhapa e “La Lampada” di Atisha

Sua Santità il Dalai Lama. Una cosa che tutti possiamo fare come individui è garantire che le nostre preoccupazioni per l’ambiente diventino parte delle nostre vite.

1 Insegnamenti di Sua Santità il Dalai Lama a Los Angeles, CA 2000 su “La Lampada sul Sentiero per l’Illuminazione” di Atisha Dipamkara e “Linee di esperienza” di Lama Tsongkhapa. Traduzione non revisionata del Dott. Luciano Villa, nell’ambito del Progetto “Free Dalai Lama’s Teachings” per il beneficio di tutti gli esseri senzienti. Ci scusiamo per qualsiasi errore od omissione.

Sua Santità il Dalai Lama

Cari fratelli e sorelle, sono molto felice di essere qui con voi. Credo sempre che noi esseri umani siamo tutti essenzialmente uguali, mentalmente, emotivamente e fisicamente. Certo, ci sono piccole differenze, come forma e colore, ma abbiamo tutti due occhi, due orecchie e un naso. Pertanto, sono sempre felice di interagire e parlare con i miei fratelli e sorelle. In questo modo, imparo nuove cose, principalmente quando mi viene fatta una domanda su un qualcosa di completamente inaspettato. Continue reading »

2 S. S. Dalai Lama Los Angeles, CA 2000 Insegnamenti su “Linee di esperienza” di Je Tzongkhapa e “La Lampada” di Atisha

Sua Santità il Dalai Lama: Se il sentiero buddhista fosse semplicemente una questione di fede e di coltivare una profonda devozione per il Buddha, non sarebbe stato necessario spiegare la natura della realtà.

2 Insegnamenti di Sua Santità il Dalai Lama a Los Angeles, CA 2000 su “La Lampada sul Sentiero per l’Illuminazione” di Atisha Dipamkara e “Linee di esperienza” di Lama Tsongkhapa. Traduzione non revisionata del Dott. Luciano Villa, nell’ambito del Progetto “Free Dalai Lama’s Teachings” per il beneficio di tutti gli esseri senzienti. Ci scusiamo per qualsiasi errore od omissione.

Sua Santità il Dalai Lama: Lo scopo della pratica del Dharma

Qual è lo scopo del Dharma? Proprio come altre tradizioni spirituali, il Buddhadharma è uno strumento per allenare la mente, qualcosa che usiamo per cercare di risolvere i problemi che tutti noi viviamo; problemi che originano principalmente a livello mentale. Le forze emotive negative creano disordini mentali, come infelicità, paura, dubbio, frustrazione e così via. Continue reading »

3 S. S. Dalai Lama Los Angeles, CA 2000 Insegnamenti su “Linee di esperienza” di Je Tzongkhapa e “La Lampada” di Atisha

Sua Santità il Dalai Lama: Cosa dà origine alla sofferenza? Quali sono le cause e le condizioni che la creano?

3 Insegnamenti di Sua Santità il Dalai Lama a Los Angeles, CA 2000 su “La Lampada sul Sentiero per l’Illuminazione” di Atisha Dipamkara e “Linee di esperienza” di Lama Tsongkhapa. Traduzione non revisionata del Dott. Luciano Villa, nell’ambito del Progetto “Free Dalai Lama’s Teachings” per il beneficio di tutti gli esseri senzienti. Ci scusiamo per qualsiasi errore od omissione.

Sua Santità il Dalai Lama: Le due verità

Il Buddismo discute quelle che sono conosciute come le due verità: le verità della realtà convenzionale ed ultima.

Il concetto di due livelli di realtà non è unico al buddismo. È un approccio epistemologico comune in molte delle antiche scuole indiane. Continue reading »

4 S. S. Dalai Lama Los Angeles, CA 2000 Insegnamenti su “Linee di esperienza” di Je Tzongkhapa e “La Lampada” di Atisha

Sua Santità il Dalai Lama: Non importa quanto sia potente un’afflizione, quando coltivi l’antidoto della vera intuizione nella natura della realtà, svanirà a causa del potere dell’antidoto, che mina la sua continuità.

4 Insegnamenti di Sua Santità il Dalai Lama a Los Angeles, CA 2000 su “La Lampada sul Sentiero per l’Illuminazione” di Atisha Dipamkara e “Linee di esperienza” di Lama Tsongkhapa. Traduzione non revisionata del Dott. Luciano Villa, nell’ambito del Progetto “Free Dalai Lama’s Teachings” per il beneficio di tutti gli esseri senzienti. Ci scusiamo per qualsiasi errore od omissione.

Sua Santità il Dalai Lama

L’autenticità dei Sutra Mahayana

Maitreya puntualizza che, mentre dimora immutabilmente nella distesa del Dharmakaya, Buddha assume diverse manifestazioni. Pertanto, tutte le azioni successive del Buddha, come il concepimento nel grembo di sua madre, il parto e così via, sono tutte azioni di un essere illuminato. Continue reading »

5 S. S. Dalai Lama Los Angeles, CA 2000 Insegnamenti su “Linee di esperienza” di Je Tzongkhapa e “La Lampada” di Atisha

Sua Santità il Dalai Lama: Un vero maestro Mahayana dovrebbe essere qualcuno che ama la semplicità, desidera essere anonimo e, come direbbero i tibetani, si nasconde in solitudine come un animale ferito.

5 Insegnamenti di Sua Santità il Dalai Lama a Los Angeles, CA 2000 su “La Lampada sul Sentiero per l’Illuminazione” di Atisha Dipamkara e “Linee di esperienza” di Lama Tsongkhapa. Traduzione non revisionata del Dott. Luciano Villa, nell’ambito del Progetto “Free Dalai Lama’s Teachings” per il beneficio di tutti gli esseri senzienti. Ci scusiamo per qualsiasi errore od omissione.

Sua Santità il Dalai Lama

Fare Affidamento su un Maestro Spirituale: Le Qualità di un Maestro

Linee di esperienza:

8 Ogni qualvolta si insegna o si ascolta questo testo,

che include i punti essenziali di tutte le innumerevoli scritture,

si ottengono tanti benefici quanti quelli di insegnare o ascoltare (tutto) il santo Dharma, Continue reading »

6 S. S. Dalai Lama Los Angeles, CA 2000 Insegnamenti su “Linee di esperienza” di Je Tzongkhapa e “La Lampada” di Atisha

Sua Santità il Dalai Lama: I sentimenti e le emozioni con cui siamo più familiari sono quelli che ci arrivano più facilmente. Se siamo più familiari con i pensieri e le emozioni negative, quelle sorgeranno in noi in modo più naturale, ma, se siamo più abituati ai pensieri e alle emozioni positive, saranno quelle che nasceranno spontaneamente.

6 Insegnamenti di Sua Santità il Dalai Lama a Los Angeles, CA 2000 su “La Lampada sul Sentiero per l’Illuminazione” di Atisha Dipamkara e “Linee di esperienza” di Lama Tsongkhapa. Traduzione non revisionata del Dott. Luciano Villa, nell’ambito del Progetto “Free Dalai Lama’s Teachings” per il beneficio di tutti gli esseri senzienti. Ci scusiamo per qualsiasi errore od omissione.

Sua Santità il Dalai Lama: Sviluppare la fede nel karma

Secondo la tradizione buddista, i più sottili meccanismi del karma sono evidenti solo alle menti onniscienti dei Buddha; gli esseri ordinari non hanno modo di comprendere il karma ai suoi livelli più profondi. Pertanto, per essere profondamente convinto della verità della legge del karma, è necessario avere una profonda convinzione nella validità e nell’efficacia dei Tre Gioielli del Rifugio. Continue reading »

7 S. S. Dalai Lama Los Angeles, CA 2000 Insegnamenti su “Linee di esperienza” di Je Tzongkhapa e “La Lampada” di Atisha

Sua Santità il Dalai Lama: Una volta che hai compreso la natura della sofferenza in relazione alla tua stessa esistenza in questo modo, puoi estendere la tua comprensione per vedere che tutti gli esseri senzienti soffrono della schiavitù delle afflizioni.

7 Insegnamenti di Sua Santità il Dalai Lama a Los Angeles, CA 2000 su “La Lampada sul Sentiero per l’Illuminazione” di Atisha Dipamkara e “Linee di esperienza” di Lama Tsongkhapa. Traduzione non revisionata del Dott. Luciano Villa, nell’ambito del Progetto “Free Dalai Lama’s Teachings” per il beneficio di tutti gli esseri senzienti. Ci scusiamo per qualsiasi errore od omissione.

Sua Santità il Dalai Lama: Osservare la legge del karma

Una volta che hai preso rifugio nei Tre Gioielli, la tua principale responsabilità è d’osservare la legge del karma e d’astenerti dalle dieci azioni negative.

La strofa 11 conclude: “Inoltre, ciò dipende dall’aver correttamente riflettuto sui risultati delle azioni bianche (positive) e delle azioni nere (negative) e dall’aver correttamente messo in pratica ciò che deve essere adottato e ciò che deve essere abbandonato. Io stesso, uno yoghin, ho praticato in questo modo. Anche voi, che cercate la liberazione, fate altrettanto.” Continue reading »

8 S. S. Dalai Lama Los Angeles, CA 2000 Insegnamenti su “Linee di esperienza” di Je Tzongkhapa e “La Lampada” di Atisha

Sua Santità il Dalai Lama: Quando dedichi tutto il tuo essere, il tuo corpo, la tua parola e la tua mente, per soddisfare l’unico obiettivo di essere di beneficio per gli altri, puoi dire che la vera felicità è iniziata e sei entrato nella strada della piena illuminazione.

8 Insegnamenti di Sua Santità il Dalai Lama a Los Angeles, CA 2000 su “La Lampada sul Sentiero per l’Illuminazione” di Atisha Dipamkara e “Linee di esperienza” di Lama Tsongkhapa. Traduzione non revisionata del Dott. Luciano Villa, nell’ambito del Progetto “Free Dalai Lama’s Teachings” per il beneficio di tutti gli esseri senzienti. Ci scusiamo per qualsiasi errore od omissione.

Sua Santità il Dalai Lama: L’importanza di bodhicitta

La massima perfezione dell’altruismo, l’altruismo finale, è la bodhicitta unita alla saggezza.

Bodhicitta, l’aspirazione a realizzare il benessere di tutti gli esseri senzienti affinché per il loro bene raggiungano la Buddhità, è davvero l’essenza distillata, il succo spremuto, di tutti gli insegnamenti del Buddha, perché in definitiva l’intenzione del Buddha è di condurre tutti gli esseri senzienti alla perfetta illuminazione, la completa onniscienza. Continue reading »

H.H. Dalai Lama Teachings Washington D.C. 1998, Verse 1

His Holiness the Dalai Lama: The Guide to the Bodhisattva's Way of Life (Bodhicaryavatara) says that there is a phenomenological difference between the pain that you experience when you take someone else's pain upon yourself and the pain that comes directly from your own pain and suffering.

His Holiness the Dalai Lama: The Guide to the Bodhisattva’s Way of Life (Bodhicaryavatara) says that there is a phenomenological difference between the pain that you experience when you take someone else’s pain upon yourself and the pain that comes directly from your own pain and suffering.

Teachings given on November 8, 1998 in Washington D.C. by His Holiness the Dalai Lama on The Eight Verses of Training the Mind.

Training the Mind: Verse 1

By thinking of all sentient beings as even better than the wish-granting gem for accomplishing the highest aim may I always consider them precious.

His Holiness the Dalai Lama – These four lines are about cultivating a sense of holding dear all other sentient beings. The main point this verse emphasizes is to develop an attitude Continue reading »

9 S. S. Dalai Lama Los Angeles, CA 2000 Insegnamenti su “Linee di esperienza” di Je Tzongkhapa e “La Lampada” di Atisha

Sua Santità il Dalai Lama: La chiave per lo sviluppo del calmo dimorare è la presenza mentale, che combina l’introspezione e la costanza.

9 Insegnamenti di Sua Santità il Dalai Lama a Los Angeles, CA 2000 su “La Lampada sul Sentiero per l’Illuminazione” di Atisha Dipamkara e “Linee di esperienza” di Lama Tsongkhapa. Traduzione non revisionata del Dott. Luciano Villa, nell’ambito del Progetto “Free Dalai Lama’s Teachings” per il beneficio di tutti gli esseri senzienti. Ci scusiamo per qualsiasi errore od omissione.

Sua Santità il Dalai Lama: Calmo dimorare

36. I meriti ottenuti in un solo giorno

da colui che possiede la chiaroveggenza,

non possono essere ottenuti

neanche in cento vite da colui che ne è privo.

37. Coloro che vogliono completare velocemente

le due raccolte per la piena illuminazione Continue reading »

10 S. S. Dalai Lama Los Angeles, CA 2000 Insegnamenti su “Linee di esperienza” di Je Tzongkhapa e “La Lampada” di Atisha

Sua Santità il Dalai Lama: Il mio desiderio è che tutti voi fate in modo di essere persone di buon cuore.

10 Insegnamenti di Sua Santità il Dalai Lama a Los Angeles, CA 2000 su “La Lampada sul Sentiero per l’Illuminazione” di Atisha Dipamkara e “Linee di esperienza” di Lama Tsongkhapa. Traduzione non revisionata del Dott. Luciano Villa, nell’ambito del Progetto “Free Dalai Lama’s Teachings” per il beneficio di tutti gli esseri senzienti. Ci scusiamo per qualsiasi errore od omissione.

Sua Santità il Dalai Lama: Origine dipendente.

L’appartenenza ai fenomeni ovviamente si riferisce alla questione della vacuità. Quando riflettiamo sul significato della vacuità, è utile fare riferimento ai Fondamentali della Via di Mezzo di Nagarjuna, dove egli intrattiene molte obiezioni da parte di coloro che criticano la sua conclusione centrale secondo cui nessuna cosa o evento possiede un’esistenza inerente. I suoi critici obiettano che: dire che nulla possiede la natura intrinseca è cadere nel nichilismo, perché rifiuta l’esistenza di qualsiasi cosa. Nagarjuna risponde affermando che questa obiezione si basa su un fraintendimento di ciò che intende per vacuità. Continue reading »

Discorso di S.S. il Dalai Lama per il 43° anniversario dell’insurrezione nazionale tibetana

Sua Santità il Dalai Lama: La cultura buddhista del Tibet ha portato i tibetani ad apprezzare i valori e i concetti della compassione, del perdono, della pazienza e del rispetto per tutte le forme di vita.

Messaggio di Sua Santità il Dalai Lama il 10 marzo 2002 in occasione del 43° anniversario dell’insurrezione del popolo tibetano.

10 marzo 2002

Oggi commemoriamo il 43° anniversario dell’insurrezione del popolo tibetano.
Comunque io ho sempre considerato il presente ed il futuro più importanti del passato.

Il mondo è gravemente preoccupato dal problema del terrorismo dopo i fatti dell’11 settembre. A livello internazionale la maggioranza dei governi concordano sul fatto che c’è un urgente bisogno di uno sforzo comune per combattere il terrorismo e che si devono adottare degli adeguati provvedimenti. Continue reading »

Ordination in the Tibetan Buddhist Tradition

Ordination in the Tibetan Buddhist Tradition

His Holiness the Dalai Lama feels that it is important to know that nuns and monks ordained in the Tibetan tradition follow the vows set forth in the Mulasarvastivadin school of monastic codes. The gelong/gelongma (bhikshu/bhikshuni–the fully ordained monk/nun) level are recorded in the Mulasarvastivadin school’s Individual Liberation Sutras. Continue reading »

Dichiarazioni di Sua Santità il Dalai Lama a seguito degli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001 negli Stati Uniti

Sua Santità il Dalai Lama: è importante esaminare la nostra motivazione e quella dei nostri oppositori.

Sua Santità il Dalai Lama. La non-violenza: la più appropriata ed efficace risposta ai conflitti umani
Gli attacchi dell’11 settembre al World Trade Centre e al Pentagono sono stati davvero scioccanti e tristi. Considero queste azioni atti di odio tremendamente distruttivi, perché la violenza è il risultato delle emozioni distruttive. Eventi come questi rendono evidente che se permettiamo all’intelligenza umana di essere guidata e controllata da emozioni negative, come l’odio, le conseguenze sono disastrose.
Continue reading »

His Holiness the Dalai Lama: Questions & Answers

His Holiness the Dalai Lama: My motivation is directed towards all sentient beings.

Question: How do you view yourself?

Answer: I always consider myself as a simple Buddhist monk. I feel that is the real me. I feel that the Dalai Lama as a temporal ruler is a man-made institution. As long as the people accept the Dalai Lama, they will accept me. But being a monk is something which belongs to me. No one can change that. Deep down inside, I always consider myself a monk, even in my dreams. So naturally I feel myself as more of a religious person.

Even in my daily life, I can say that I spend 80% of my time on spiritual activities and 20% on Tibet as a whole. The spiritual or religious life is something I know and have great interest in. I have some kind of confidence in it, and thus I want to study it more. Regarding politics, I have no modern education except for a little experience. It is a big responsibility for someone not so well equipped. This is not voluntary work but something that I feel I must pursue because of the hope and trust that the Tibetan people place on me.

Question: Will you be the last Dalai Lama?

Answer: Whether the institution of the Dalai Lama remains or not depends entirely on the wishes of the Tibetan people. It is for them to decide. I made this clear as early as in 1969. Even in 1963, after four years in exile, we made a draft constitution for a future Tibet which is based on the democratic system. The constitution clearly mentions that the power of the Dalai Lama can be removed by a two-thirds majority vote of the members of the Assembly. At the present moment, the Dalai Lama’s institution is useful to the Tibetan culture and the Tibetan people. Thus, if I were to die today, I think the Tibetan people would choose to have another Dalai Lama. In the future, if the Dalai Lama’s institution is no longer relevant or useful and our present situation changes, then the Dalai Lama’s institution will cease to exist.Personally, I feel the institution of the Dalai Lama has served its purpose. More recently, since 2001 we now have a democratically elected head of our administration, the Kalon Tripa. The Kalon Tripa runs the daily affairs of our administration and is in charge of our political establishment. Half jokingly and half seriously, I state that I am now in semi-retirement. Continue reading »

His Holiness the Dalai Lama’s Routine Day

His Holiness the Dalai Lama exercising on his treadmill in his residence in Dharamsala, HP, India on 15 August, 2004. (Photo courtesy of Manuel Bauer)

When asked by people how His Holiness the Dalai Lama sees himself, he replies that he is a simple Buddhist monk.

His Holiness is often out of Dharamsala on travels both within India and abroad. During these travels, His Holiness’s daily routine varies depending on his engagement schedule. However, His Holiness is an early riser and tries as far as possible to retire early in the evening.

When His Holiness is at home in Dharamsala, he wakes up at 3 am. After his morning shower, His Holiness begins the day with prayers, meditations and prostrations until 5 am. From 5 am His Holiness takes a short morning walk around the residential premises. If it is raining outside, His Holiness has a treadmill to use for his walk. Breakfast is served at 5.30 am. For breakfast, His Holiness typically has hot porridge, tsampa (barley powder), bread with preserves, and tea. Regularly during breakfast, His Holiness tunes his radio to the BBC World News in English. From 6 am to 9 am His Holiness continues his morning meditation and prayers. Continue reading »

H.H. Dalai Lama: Dimensions of Spirituality

 His Holiness the Dalai Lama: Compassion is the Universal Religion

His Holiness the Dalai Lama: Compassion is the Universal Religion

Dimensions of Spirituality

By His Holiness the Dalai Lama

This teaching was given at the National Tennis Centre, Melbourne, Australia. May 4, 1992

Two Levels of Spirituality

Brothers and Sisters, I would like to address the topic of spiritual values by defining two levels of spirituality Continue reading »

H.H. The Dalai Lama on Sept. 11, 2001

Relevant Comments by HH The Dalai Lama Subsequent to the Sept. 11, 2001 Terrorist Attack on the US

Non-Violence, the Appropriate and Effective Response to Human Conflicts

The 11th September attack on the World Trade Centre and the Pentagon were deeply shocking and very sad. I regard such terrible destructive actions as acts of hatred, for violence is the result of destructive emotions. Continue reading »

1 – S.S. Dalai Lama Insegnamenti su “Le Trentasette Pratiche del Bodhisattva, Kalachakra Bodhi Gaya 1974

Sua Santità il Dalai Lama: “La sofferenza del corpo viene spesso dalla mente. E, laddove il dolore fisico rimane il medesimo, una mente calma e felice soffrirà molto meno di una mente agitata ed inquieta..”

1 – Insegnamenti, preliminari all’Iniziazione al Kalachakra per la Pace nel Mondo, conferiti da Sua Santità il 14° Dalai Lama a Bodhgaya, Bihar, India, nel dicembre 1974 su “Le Trentasette Pratiche del Bodhisattva” di Ngulchu Thogme Zangpo. Appunti e traduzione del Dott. Luciano Villa al Centro Studi Tibetani “Sangye Cioe Ling” Sondrio (il cui nome è stato conferito da Sua Santità il Dalai Lama), nell’ambito del Progetto Free Dalai Lama’s Teachings per il benessere di tutti gli esseri senzienti.

Sua Santità il Dalai Lama

1 – S.S. Dalai Lama Insegnamenti su “Le 37 Pratiche del Bodhisattva, vedi https://www.sangye.it/altro/?p=134, Kalachakra, Bodhi Gaya 1974.

Sua Santità il 14° Dalai Lama.

Voglio darvi alcune spiegazioni in materia di Dharma, e più in particolare, di Dharma Mahayana, ed i preparativi necessari per l’iniziazione. Continue reading »

Sua Santità il Dalai Lama: Una Chiave per la Madhyamaka

Sua Santità il Dalai Lama: Il proposito di questa meditazione è quello di rimuovere gli ostacoli; inoltre esso deve essere accompagnato da una grande accumulazione di meriti.

Sua Santità il Dalai Lama: Una Chiave per la Madhyamaka.

NAMO PRAJNAPARAMITA: La Saggezza Che È Andata Oltre

Omaggio al Jina (il Vittorioso) simile a illusione
al quale sono attribuiti solo nome e mente,
sebbene egli sia provvisto di una compassione che non si aggrappa,
che beneficia tutti gli esseri senzienti,
e della gloria della saggezza e dell’azione!
Qui, per poter sviluppare la saggezza in coloro che hanno menti fresche,

spiegherò in brevi termini
l’essenza della Sua amrita (nettare) così ben esposta,
il modo in cui sono unite la vacuità e l’originazione interdipendente.

Ognuno di noi vuole ottenere la felicità ed evitare la sofferenza. Ottenere la felicità e liberarci dalla sofferenza dipendono dalla condotta di corpo, parola e mente. L’intera condotta di corpo e parola dipende dalla mente. Di conseguenza c’è bisogno di portare un cambiamento nelle nostre menti. Il modo di trasformare la mente è quello di prevenire il sorgere di stati mentali erronei e di sviluppare e accrescere gli stati mentali virtuosi.

Bisogna spiegare quali qualità della mente sono considerate buone e quali cattive. Quando certi stati mentali sorgono, ci si sente inquieti e la mente, che prima era calma, improvvisamente diviene agitata e depressa. Il nostro respiro potrebbe accorciarsi e potremmo persino fare esperienza di una malattia e così via. Gradualmente questo stato si manifesta in una condotta dannosa del corpo ed anche la parola, direttamente o indirettamente, comincia a disturbare la pace degli altri. Tutti questi stati mentali sono considerati dannosi. Dall’altro lato quegli [stati mentali] che portano il frutto della pace e della felicità agli altri e a noi stessi – adesso o nel lungo periodo – sono considerati virtuosi. Per prevenire l’insorgere di stati mentali negativi si usano metodi come la chirurgia cerebrale o l’assunzione di vari tipi di medicine che però ci danno sonnolenza e appannamento mentale o addirittura ci eliminano completamente il pensiero come in un sonno profondo e così via – tutte queste terapie potrebbero anche portarci un certo sollievo temporaneo, ma alla fine questi metodi fanno più danno che bene. Continue reading »

2 – S.S. Dalai Lama Insegnamenti su “Le Trentasette Pratiche del Bodhisattva, Kalachakra Bodhi Gaya 1974

Sua Santità il 14° Dalai Lama: La pratica del Dharma è quella che ci permette di essere veri, fedeli, onesti ed umili, di aiutare e rispettare gli altri, di dimenticare se stessi per gli altri. Questo è il Dharma.

Sua Santità il 14° Dalai Lama: La pratica del Dharma è quella che ci permette di essere veri, fedeli, onesti ed umili, di aiutare e rispettare gli altri, di dimenticare se stessi per gli altri. Questo è il Dharma.

2 – Insegnamenti, preliminari all’Iniziazione al Kalachakra per la Pace nel Mondo, conferiti da Sua Santità il 14° Dalai Lama a Bodhgaya, Bihar, India, nel dicembre 1974 su “Le Trentasette Pratiche del Bodhisattva” di Ngulchu Thogme Zangpo. Appunti e traduzione del Dott. Luciano Villa al Centro Studi Tibetani “Sangye Cioe Ling” Sondrio (il cui nome è stato conferito da Sua Santità il Dalai Lama), nell’ambito del Progetto Free Dalai Lama’s Teachings per il benessere di tutti gli esseri senzienti.

Sua Santità il Dalai Lama

2 – S.S. Dalai Lama Insegnamenti su “Le 37 Pratiche del Bodhisattva, vedihttps://www.sangye.it/altro/?p=134, Kalachakra, Bodhi Gaya 1974.

Sua Santità il 14° Dalai Lama.

Continua da qui https://www.sangye.it/wordpress2/?p=3631

Cerchiamo di praticare il Dharma. Dimentichiamo per il momento il karma e la prossima vita, consideriamo i frutti dell’esistenza in questa sola vita. I frutti saranno raccolti dalla nostra mente e, soprattutto, da altri. Continue reading »

3 – S.S. Dalai Lama Insegnamenti su “Le 37 Pratiche del Bodhisattva, Kalachakra Bodhi Gaya 1974

Sua Santità il 14° Dalai Lama: Di tutte queste realizzazioni e pratiche, la più importante di tutte è la bodhicitta.

Sua Santità il 14° Dalai Lama: Di tutte queste realizzazioni e pratiche, la più importante di tutte è la bodhicitta.

3 – Insegnamenti, preliminari all’Iniziazione al Kalachakra per la Pace nel Mondo, conferiti da Sua Santità il 14° Dalai Lama a Bodhgaya, Bihar, India, nel dicembre 1974 su “Le Trentasette Pratiche del Bodhisattva” di Ngulchu Thogme Zangpo.vedi https://www.sangye.it/altro/?p=134, Appunti e traduzione del Dott. Luciano Villa al Centro Studi Tibetani “Sangye Cioe Ling” Sondrio (il cui nome è stato conferito da Sua Santità il Dalai Lama), nell’ambito del Progetto Free Dalai Lama’s Teachings per il benessere di tutti gli esseri senzienti. Continua da qui https://www.sangye.it/wordpress2/?p=3635

Sua Santità il Dalai Lama

Solo dopo possiamo praticare i due percorsi di generazione (pratica) e di realizzazione, che ci procureranno il frutto vero. Il frutto può maturare solo da questo processo. Senza le tre basi, la rinuncia, bodhicitta, shunyata, anche se si sa come praticare la meditazione sulle divinità (le entità del percorso) o fare gli esercizi riguardanti le nadi, ecc, questo sarà senza scopo, e sarà dannoso. Sarebbe come se qualcuno con una costituzione molto delicata prendesse un farmaco prescritto per una persona con una costituzione robusta. È quindi molto importante, per qualsiasi pratica tantrica, la preparazione, perciò dobbiamo assolutamente conoscere, molto esattamente, che cosa significa rinuncia, bodhicitta e Shunyata, Continue reading »

4 – S.S. Dalai Lama Insegnamenti su “Le 37 Pratiche del Bodhisattva, Kalachakra, Bodhi Gaya 1974

Sua Santità il 14° Dalai Lama: Come dice il Bodhicaryavatara, "Come la terra, l'acqua, l'aria, il fuoco e lo spazio, possa io essere sempre un supporto vivente per gli infiniti esseri senzienti." 

Sua Santità il 14° Dalai Lama: Come dice il Bodhicaryavatara, "Come la terra, l'acqua, l'aria, il fuoco e lo spazio, possa io essere sempre un supporto vivente per gli infiniti esseri senzienti."

4 – Insegnamenti, preliminari all’Iniziazione al Kalachakra per la Pace nel Mondo, conferiti da Sua Santità il 14° Dalai Lama a Bodhgaya, Bihar, India, nel dicembre 1974 su “Le Trentasette Pratiche del Bodhisattva” di Ngulchu Thogme Zangpo vedi https://www.sangye.it/altro/?p=134. Appunti e traduzione del Dott. Luciano Villa al Centro Studi Tibetani “Sangye Cioe Ling” Sondrio (il cui nome è stato conferito da Sua Santità il Dalai Lama), nell’ambito del Progetto Free Dalai Lama’s Teachings per il benessere di tutti gli esseri senzienti. Continua da qui https://www.sangye.it/wordpress2/?p=5057.

Sua Santità il Dalai Lama: Il Karma e La preziosa rinascita umana.

Ricordiamo che le tre porte del Buddha sono: Manjushri, che incarna la saggezza, Vajrapani, che incarna il potere, ed Avalokiteshvara che incarna la compassione di tutti i Buddha, perciò questo omaggio è rivolto principalmente a lui. Esso si rivolge anche al guru, perché, come ha detto Atisha, tutte le qualità, grandi e piccoli, sono dovute a guru.Tutte le qualità in generale, e le qualità Mahayana in particolare, provengono esclusivamente dal guru, è solo da lui che si può trovare il giusto metodo per il proprio sviluppo interiore, e questo è il motivo per cui ci rifugiamo in lui.

Il guru ed Avalokiteshvara non sono esseri ordinari. Essi formano un oggetto, che contiene tutte le qualità delle realizzazioni, e l’abbandono, non solo delle passioni ed illusioni, ma anche delle impronte lasciate dalle illusioni, anche delle più minuscole. Anche i grandi arhat non possono vedere contemporaneamente le due verità: la relativa e l’assoluta. O sono in shunyata e non possono vedere i fenomeni, o vedono i fenomeni, ma non vedono shunyata, anche se l’hanno compresa. Solo un essere che ha raggiunto la Buddhità possa vedere entrambi allo stesso tempo. Per questo ha dovuto ottenere l’abbandono supremo, quella di tutte le impronte. Non si può tornare venire, il shunyata assoluto è immobile. Da questa meditazione, che unisce shunyata e la visione di tutti gli esseri senzienti, Avalokiteshvara ha le qualità che gli permettono di aiutare tutti gli esseri senzienti in base alle loro specifiche tendenze ed al loro stadio di illuminazione, Continue reading »

5 – S.S. Dalai Lama Insegnamenti su “Le 37 Pratiche del Bodhisattva, Kalachakra, Bodhi Gaya 1974

Sua Santità il 14° Dalai Lama: Lo scopo di imparare il Dharma è la sua pratica, la pratica di un Bodhisattva.

Sua Santità il 14° Dalai Lama: Lo scopo di imparare il Dharma è la sua pratica, la pratica di un Bodhisattva.

5 – Insegnamenti, preliminari all’Iniziazione al Kalachakra per la Pace nel Mondo, conferiti da Sua Santità il 14° Dalai Lama a Bodhgaya, Bihar, India, nel dicembre 1974 su “Le Trentasette Pratiche del Bodhisattva” di Ngulchu Thogme Zangpo vedi https://www.sangye.it/altro/?p=134. Appunti e traduzione del Dott. Luciano Villa al Centro Studi Tibetani “Sangye Cioe Ling” Sondrio (il cui nome è stato conferito da Sua Santità il Dalai Lama), nell’ambito del Progetto Free Dalai Lama’s Teachings per il benessere di tutti gli esseri senzienti. Continua da qui https://www.sangye.it/wordpress2/?p=5064

Sua Santità il Dalai Lama: La prima pratica del bodhisattva.

5 – S.S. Dalai Lama Insegnamenti su “Le 37 Pratiche del Bodhisattva, Kalachakra, Bodhi Gaya 1974.

In questo momento, dal momento che ho ottenuto questo raro ricettacolo di un prezioso corpo umano con le sue qualità per liberare se stessi e gli altri dall’oceano del samsara, Giorno e notte, senza distrazioni, ascolto, contemplo, medito.

Questa è la pratica del bodhisattva.

Quindi, avendo conseguito questa preziosa nascita umana, e potendo anche usufruire del tempo e della condizione d’un corpo in perfette condizioni, non è sufficiente evitare gli atti impuri, ma dobbiamo fare del nostro meglio per raggiungere lo stato di Buddha per noi stessi e gli altri. Continue reading »

6 – S.S. Dalai Lama Insegnamenti su “Le 37 Pratiche del Bodhisattva, Kalachakra, Bodhi Gaya 1974

Sua Santità il 14° Dalai Lama: Il desiderio, l'odio, l'ignoranza rimangono i tre veleni e le delusioni più potenti, e un modo per contrastarli è quello di abbandonare la casa e il paese, è per questo che questa è la pratica di un Bodhisattva.

Sua Santità il 14° Dalai Lama: Il desiderio, l'odio, l'ignoranza rimangono i tre veleni e le delusioni più potenti, e un modo per contrastarli è quello di abbandonare la casa e il paese, è per questo che questa è la pratica di un Bodhisattva.

6 – Insegnamenti, preliminari all’Iniziazione al Kalachakra per la Pace nel Mondo, conferiti da Sua Santità il 14° Dalai Lama a Bodhgaya, Bihar, India, nel dicembre 1974 su “Le Trentasette Pratiche del Bodhisattva” di Ngulchu Thogme Zangpo. Appunti e traduzione del Dott. Luciano Villa al Centro Studi Tibetani “Sangye Cioe Ling” Sondrio (il cui nome è stato conferito da Sua Santità il Dalai Lama), nell’ambito del Progetto Free Dalai Lama’s Teachings per il benessere di tutti gli esseri senzienti.

6 – S.S. Dalai Lama Insegnamenti su “Le 37 Pratiche del Bodhisattva, vedi https://www.sangye.it/altro/?p=134, Kalachakra, Bodhi Gaya 1974. Continua da qui https://www.sangye.it/wordpress2/?p=5069

Sua Santità il Dalai Lama: La seconda pratica del bodhisattva: Verso gli amici l’attaccamento scorre come l’acqua, verso i nemici arde il fuoco dell’odio. Quando siamo nel buio dell’ignoranza, non possiamo perdere l’attaccamento nè sviluppare la pratica di rinuncia. Abbandonare la casa e il paese: questa è la pratica del bodhisattva. Continue reading »

7 – S.S. Dalai Lama Insegnamenti su “Le 37 Pratiche del Bodhisattva, Kalachakra, Bodhi Gaya 1974

Sua Santità il 14° Dalai Lama: Se possiamo, dobbiamo vivere in solitudine, se non ci è possibile, in un monastero, vivendo così in un modo giusto, del quale possiamo rallegrarci noi stessi e gli altri, il che è molto positivo.

Sua Santità il 14° Dalai Lama: Se possiamo, dobbiamo vivere in solitudine, se non ci è possibile, in un monastero, vivendo così in un modo giusto, del quale possiamo rallegrarci noi stessi e gli altri, il che è molto positivo.

7 – Insegnamenti, preliminari all’Iniziazione al Kalachakra per la Pace nel Mondo, conferiti da Sua Santità il 14° Dalai Lama a Bodhgaya, Bihar, India, nel dicembre 1974 su “Le Trentasette Pratiche del Bodhisattva” di Ngulchu Thogme Zangpo. Appunti e traduzione del Dott. Luciano Villa al Centro Studi Tibetani “Sangye Cioe Ling” Sondrio (il cui nome è stato conferito da Sua Santità il Dalai Lama), nell’ambito del Progetto Free Dalai Lama’s Teachings per il benessere di tutti gli esseri senzienti. Continua da qui https://www.sangye.it/wordpress2/?p=5072

Sua Santità il Dalai Lama: La terza pratica del bodhisattva.

Attraverso l’abbandono le avverse delusioni circostanti gradualmente svaniscono, e poiché non ci sono distrazioni, la pratica virtuosa si sviluppa naturalmente, ed avendo una mente molto chiara la nostra certezza nel Dharma crescerà. Continue reading »

8 – S.S. Dalai Lama Insegnamenti su “Le 37 Pratiche del Bodhisattva, Kalachakra, Bodhi Gaya 1974

Sua Santità il 14° Dalai Lama: Comprendere l’impermanenza delle cose del mondo ci aiuterà a rinunciare ai coinvolgimenti mondani. Poi l’energia mentale dedicata alla vita mondana diminuirà fino a quando vi rinunceremo vedendone la mancanza di essenza.

 8 – Insegnamenti, preliminari all’Iniziazione al Kalachakra per la Pace nel Mondo, conferiti da Sua Santità il 14° Dalai Lama a Bodhgaya, Bihar, India, nel dicembre 1974 su “Le Trentasette Pratiche del Bodhisattva” https://www.sangye.it/altro/?p=134 di Ngulchu Thogme Zangpo. Appunti e traduzione del Dott. Luciano Villa al Centro Studi Tibetani “Sangye Cioe Ling” Sondrio (il cui nome è stato conferito da Sua Santità il Dalai Lama), nell’ambito del Progetto Free Dalai Lama’s Teachings per il benessere di tutti gli esseri senzienti.

Prenderemo congedo dai nostri amici più stretti, che da tempo ci hanno tenuto compagnia, dai beni e dalle ricchezze ottenute con molti sforzi. Tutto ciò dovremo lasciarcelo alle spalle, come pure la nostra coscienza si lascerà alle spalle l’ospitalità del nostro corpo. Quindi, mentalmente rinuncia all’attaccamento a questa vita: questa è la pratica del bodhisattva. Ci siamo lasciati alle spalle la casa ed il nostro paese, ora ci troviamo in solitudine, ora dobbiamo rinunciare all’attaccamento a questa vita. Dobbiamo quindi vedere che la vita manca di sostanza, lo si veda per la sua impermanenza. Perché prima o poi questa vita finirà e dovremo prendere commiato da essa. Se, in quel momento, avremo conseguito dimestichezza con qualche pratica del Dharma, a causa dei semi di un animo nobile, questo può essere d’aiuto. Oltre a questo, non c’è niente altro che lo possa essere. I nostri amici, sostenitori, amici e parenti, non possono farlo, per quanto numerosi, tuttavia anche se sarò ricco, sarà inutile. Continue reading »

9 – S.S. Dalai Lama Insegnamenti su “Le 37 Pratiche del Bodhisattva, Kalachakra, Bodhi Gaya 1974

Sua Santità il Dalai Lama: “Dobbiamo sempre avere una mente aperta, e quindi, a volte, la mente sarà spontaneamente ben controllata. È nella natura della nostra mente presente che, se la si forza troppo, essa reagirà negativamente, ma, se le diamo libertà, essa sarà nuovamente sotto controllo. Dobbiamo ricordare che, se vogliamo fare qualcosa, dobbiamo farlo in modo appropriato e corretto. Non dovremmo allarmarci per il minimo dubbio, non precipitiamoci come un coniglio che fugge da un albero che cade”.

9 – Insegnamenti, preliminari all’Iniziazione al Kalachakra per la Pace nel Mondo, conferiti da Sua Santità il 14° Dalai Lama a Bodhgaya, Bihar, India, nel dicembre 1974 su “Le Trentasette Pratiche del Bodhisattva” di Ngulchu Thogme Zangpo, vedi https://www.sangye.it/altro/?p=134 . Appunti e traduzione del Dott. Luciano Villa, Centro Studi Tibetani “Sangye Cioe Ling” Sondrio (il cui nome è stato conferito da Sua Santità il Dalai Lama), nell’ambito del Progetto Free Dalai Lama’s Teachings per il benessere di tutti gli esseri senzienti.

Sua Santità il Dalai Lama: La quinta e sesta pratica del bodhisattva

Se abbiamo un compagno che aumenta in noi i tre veleni di odio, attaccamento ed ignoranza, e diminuisce la nostra triplice pratica dell’apprendimento, la moralità e la meditazione, e anche ci fa perdere il nostro amore e la compassione, dobbiamo abbandonare un cattivo amico del genere: questo è il pratica del bodhisattva.

Ciò dimostra la necessità di una guida corretta, di un guru al quale possiamo fare riferimento. Col sostegno del giusto guru e degli amici, progrediremo senza intoppi sul cammino. Senza un guru, o con amici sbagliati, le nostre buone qualità periranno. Soprattutto per il bodhisattvayana, un amico che ci fa perdere l’amore e la compassione lo dobbiamo abbandonare come una malattia contagiosa, lo dobbiamo abbandonare come un oggetto di attaccamento, questa è la pratica di un Bodhisattva.

La sesta pratica del bodhisattva:

Seguendo chi che saprà eliminare i nostri difetti ed aumentare le nostre qualità come la luna crescente, consideriamo tale guida suprema ancor più preziosa della propria vita: questa è la pratica del bodhisattva. Continue reading »

10 – S.S. Dalai Lama Insegnamenti su “Le 37 Pratiche del Bodhisattva, Kalachakra, Bodhi Gaya 1974

Sua Santità il Dalai Lama: “Dobbiamo considerare il Buddha come un medico od un insegnante, ed aver fiducia in lui e nelle sue istruzioni. Il Dharma è la medicina che dobbiamo prendere e dobbiamo quindi praticare in accordo con esso. Anche se non possiamo ottenere immediatamente il Dharma finale, alla fine possiamo farlo attraverso lo sviluppo di tutte le qualità: prima e dopo essere entrati nel sentiero. A poco a poco saremo così in grado di ottenere la piena e indefettibile Dharmità. Perciò dobbiamo partire dalla base, abbandonando le azioni non virtuose”.

10 Insegnamenti preliminari alla Iniziazione al Kalachakra per la Pace nel Mondo, conferiti da Sua Santità il 14° Dalai Lama a Bodhgaya, Bihar, India, nel dicembre 1974 su “Le Trentasette Pratiche del Bodhisattva” di Ngulchu Thogme Zangpo, vedi https://www.sangye.it/altro/?p=134 . Appunti e traduzione del Dott. Luciano Villa al Centro Studi Tibetani “Sangye Cioe Ling” Sondrio (il cui nome è stato conferito da Sua Santità il Dalai Lama), nell’ambito del Progetto Free Dalai Lama’s Teachings per il benessere di tutti gli esseri senzienti.

Sua Santità il Dalai Lama: La settima pratica del bodhisattva.

Quegli dei che sono essi stessi rinchiusi nella prigione del samsara, come possono tali divinità mondane avere la capacità di proteggerci o di liberarci? Pertanto, rifugiarsi in chi può essere sempre di sostegno, rifugiandosi nella Triplice Gemma: questa è la pratica del bodhisattva.

Coloro che sono completamente incatenati dal karma e delusioni nel samsara, per esempio, dei terreni o spiriti, asura, e che hanno fama di avere la capacità di danneggiare le persone e di fornire alcuni benefici piuttosto lievi e temporanei, questo tipo di divinità, in particolare nelle zone di confine, sono molto popolari. Ad esempio, ci sono villaggi di montagna le cui divinità sono stati oggetto anche di sacrifici umani e di animali. Tali divinità sono assolutamente sbagliate, in particolare quelle che, nella speranza di pioggia e buoni raccolti, richiedono il sacrificio di animali. Gli spiriti che richiedono questo tipo di offerte negative sono malefici da se stessi. Questo è ugualmente vero per alcuni oracoli. La loro situazione è la stessa come la nostra, anche loro sono soggetti alla sofferenza, anche se non hanno un corpo come noi e possono esistere nel regno senza forma. Ma come noi sono soggetti a karma e delusioni. Dal momento che sono nella nostra stessa situazione, non vi è alcuna ragione per rifugiarsi in loro. Quindi, quale divinità mondana ci può salvare? Dal momento che il loro potere e capacità di salvare (gli esseri dalla sofferenza del samsara) sono in loro carenti, come possono aiutarci? Poiché il “rifugio” implica la speranza, ma così le nostre speranze saranno sempre deluse. Sapendo che sono impotenti, e volersi ugualmente rifugiare in loro, è una prova di stupidità. Prima di porvi delle speranze, dobbiamo prima chiederci se l’essere in questione ha il potere o la capacità, e decidere di conseguenza di rifugiarvisi o meno. Quindi non vale la pena di rifugiarsi in dèi impotenti e mondani. Allora, dove è l’oggetto corretto di rifugio, che non ci ha mai deluso? Questo è la Triplice Gemma, che è il rifugio perfetto. Realizzarla è una pratica del bodhisattva. Continue reading »

11 – S.S. Dalai Lama Insegnamenti su “Le 37 Pratiche del Bodhisattva, Kalachakra, Bodhi Gaya 1974

Sua Santità il Dalai Lama: “Il nostro atteggiamento verso il Buddha è come quello del paziente che nutre rispetto verso il medico, mentre il Dharma è la medicina ed il Sangha è l’infermiere. Il Buddha è la guida principale, il Dharma è il vero rifugio, ed il Sangha è l’amico utile. Quindi, questo modo di rifugio è la pratica di un Bodhisattva”.

11 Insegnamenti, preliminari alla Iniziazione al Kalachakra per la Pace nel Mondo, conferiti da Sua Santità il 14° Dalai Lama a Bodhgaya, Bihar, India, nel dicembre 1974 su “Le Trentasette Pratiche del Bodhisattva” di Ngulchu Thogme Zangpo, vedi https://www.sangye.it/altro/?p=134. Appunti e traduzione del Dott. Luciano Villa al Centro Studi Tibetani “Sangye Cioe Ling” Sondrio (il cui nome è stato conferito da Sua Santità il Dalai Lama), nell’ambito del Progetto Free Dalai Lama’s Teachings per il benessere di tutti gli esseri senzienti.

Sua Santità il Dalai Lama: Le dieci azioni non virtuose.

Sono tre gli atti non virtuosi del corpo: uccidere, un essere umano financo gli insetti, anche le zanzare, quando ci danno fastidio possiamo ucciderli involontariamente, fino all’uovo di un pidocchio.
Poi viene
il furto, che va dal rubare il più prezioso agli elementi ai più banali. Uccidere è l’atto peggiore di tutti perché è il più dannoso per gli altri esseri viventi, ed è la più pesante delle conseguenze. Non ci sono scuse per l’uccisione di un nemico per odio, e non ci dovrebbe essere alcun attaccamento alla carne, che comporta l’uccisione di un pollo o d’una capra, anche se è necessario fare qui delle distinzioni. Se un animale è già stata macellato ed è in vendita, e se ne si acquista un po’, non è un atto molto pesante. Nel Dharma ci sono molti riferimenti alla carne. Per esempio, nel Vinaya, rispetto alla carne, si deve essere liberi dalle tre qualità sbagliate. In alcuni sutra viene completamente rifiutata l’assunzione di carne, ma questo varia con i discepoli e le circostanze.
Continue reading »

12 – S.S. Dalai Lama Insegnamenti su “Le 37 Pratiche del Bodhisattva, Kalachakra, Bodhi Gaya 1974

Sua Santità il Dalai Lama: Prendere rifugio significa abbandonare le dieci azioni negative. In pratica fare buone azioni, e recitare mantra, per quanto possibile, fare tutto il bene che possiamo. Tanto meglio così per il karma ed i suoi frutti. Come dice il testo, il Buddha ha insegnato che tutta la sofferenza proviene da azioni nocive, ed il Buddha insegna l’unica verità. Con la fiducia in questa e rendercene conto, noi dovremmo, anche a costo della nostra vita, abbandonare le azioni nocive.

12 Insegnamenti, preliminari alla Iniziazione al Kalachakra per la Pace nel Mondo, conferiti da Sua Santità il 14° Dalai Lama a Bodhgaya, Bihar, India, nel dicembre 1974 su “Le Trentasette Pratiche del Bodhisattva” di Ngulchu Thogme Zangpo, vedi https://www.sangye.it/altro/?p=134. Appunti e traduzione del Dott. Luciano Villa al Centro Studi Tibetani “Sangye Cioe Ling” Sondrio (il cui nome è stato conferito da Sua Santità il Dalai Lama), nell’ambito del Progetto Free Dalai Lama’s Teachings per il benessere di tutti gli esseri senzienti.

Sua Santità il Dalai Lama: L’ottava pratica del bodhisattva

Il Buddha insegna che tutta la sofferenza immensamente insopportabile dei regni inferiori è il frutto del cattivo karma, quindi, anche a rischio della propria vita, non commetterò atti negativi: questa è la pratica del bodhisattva.

Per quanto riguarda il buon karma, si può prender spunto dalle grandi azioni del Buddha e dei Bodhisattva, così meravigliose e potenti da essere al di là della nostra comprensione. Ma il lato negativo ci mostra molti tipi di sofferenza insopportabile, come quelle dei regni inferiori. Tutto questa sofferenza deriva dalla mente negativa. C’è una gran varietà di esseri: tutti loro producono del karma. Per esempio, tutti gli inferni dell’Abhidharma, che siano o non siano esattamente come sono descritti, sono produzioni del karma. Anche gli esseri visibili, la loro varietà, la forma e il colore del corpo, il loro modo di vivere è così diverso che, da questo piccolo mondo di esseri umani, possiamo dedurre che tutto può esiste nella grande varietà di altri mondi. L’esistenza di tutti i tipi di esseri e le sofferenze esistenti altrove possono essere dedotti osservando la vita qui nel nostro regno sulla Terra.

Continue reading »

13 – S.S. Dalai Lama Insegnamenti su “Le 37 Pratiche del Bodhisattva, Kalachakra, Bodhi Gaya 1974

Sua Santità il Dalai Lama: È un fatto generale che la rinuncia minore per il bene più grande è sempre giusta. Nello stesso modo in cui, per il nirvana, rinunciamo alla nostro felicità mondana, noi rinunciamo alla nostra felicità per quella degli altri.

13 Insegnamenti preliminari alla Iniziazione al Kalachakra per la Pace nel Mondo, conferiti da Sua Santità il 14° Dalai Lama a Bodhgaya, Bihar, India, nel dicembre 1974 su “Le Trentasette Pratiche del Bodhisattva” di Ngulchu Thogme Zangpo, vedi https://www.sangye.it/altro/?p=134. Appunti e traduzione del Dott. Luciano Villa al Centro Studi Tibetani “Sangye Cioe Ling” Sondrio (il cui nome è stato conferito da Sua Santità il Dalai Lama), nell’ambito del Progetto Free Dalai Lama’s Teachings per il benessere di tutti gli esseri senzienti.

La nona pratica del bodhisattva

La felicità dei tre mondi è come la rugiada sulla punta di un filo d’erba. Tende ad essere distrutta in un attimo, in modo da cercare lo stadio supremo del nirvana, che non subisce mutamenti: questa è la pratica del bodhisattva.

Il Samsara sembra offrire molti tipi di perfezioni, ma, in realtà sono effimere come la rugiada su un filo d’erba, ora c’è, ma subito svanisce, è facilmente deperibile. Qual è lo stato di permanente felicità immutabile? Il Nirvana. Non aggrapparsi o afferrarsi all’inconsistente felicità temporanea, ma cerca la felicità permanente, questa è una pratica del bodhisattva.

Come spiegato in precedenza, anche se siamo liberi dalla sofferenza insopportabile dei regni inferiori, senza la libertà dal samsara non abbiamo ancora la vera libertà e felicità. Rispetto ad altri regni, la vita umana è relativamente libera e felice, ma ancora non ci dà piena fiducia. È insicuro, non sappiamo dove stiamo andando. Quindi, a meno che abbiamo completa libertà dal samsara, la libertà provvisoria dalla sofferenza dei regni inferiori non è del tutto rassicurante. Continue reading »

14 – S.S. Dalai Lama Insegnamenti su “Le 37 Pratiche del Bodhisattva, Kalachakra, Bodhi Gaya 1974

Sua Santità il Dalai Lama: Noi viviamo grazie ad un numero infinito di esseri. La pratica del Dharma è resa possibile anche da questo. La pratica di bodhicitta dipende anche dagli esseri senzienti che ne sono gli oggetti. Anche in questa vita il nostro mangiare, bere, vestiario, abitazione, reputazione, ed mezzi di sussistenza dipendono da altri esseri senzienti. Non solo questa vita, ma le nostro vite precedenti e future nel samsara dipendono da loro. Così, direttamente ed indirettamente, gli esseri senzienti sono molto collaboranti e disponibili verso di noi.

14 Insegnamenti, preliminari all’Iniziazione al Kalachakra per la Pace nel Mondo, conferiti da Sua Santità il 14° Dalai Lama a Bodhgaya, Bihar, India, nel dicembre 1974 su “Le Trentasette Pratiche del Bodhisattva” di Ngulchu Thogme Zangpo, vedi https://www.sangye.it/altro/?p=134. Appunti e traduzione del Dott. Luciano Villa al Centro Studi Tibetani “Sangye Cioe Ling” Sondrio (il cui nome è stato conferito da Sua Santità il Dalai Lama), nell’ambito del Progetto Free Dalai Lama’s Teachings per il benessere di tutti gli esseri senzienti.

La decima pratica del Bodhisattva

Dalla notte dei tempi siamo stati curati da altri con amore materno. Se essi rimangono nella sofferenza samsarica: quanto è crudele liberare solo noi stessi! Per liberare loro e gli altri innumerevoli esseri, produci bodhicitta, il desiderio di buddhità: questa è la pratica del bodhisattva.

Se, dunque, coloro che da tempo immemorabile mi hanno dimostrato amore, se queste madri rimangono nella sofferenza, che senso ha disporre della propria felicità? Se tutti gli esseri senzienti con noi connessi nella nostra esistenza samsarica da tempo immemorabile, se tutte queste madri che si sono prese cura di noi, con amore e gentilezza, rimangono nella sofferenza del samsara, e se cerchiamo di liberare solo noi stessi, questo è un atteggiamento molto sbagliato e malvagio. Se solo raggiungiamo la pace e la felicità, la liberazione, non c’è nulla da esserne contenti, ma dobbiamo provare vergogna. Perché, come ho già detto, tutti gli esseri senzienti, dal più istintivo al più intelligente, condividono la stessa avversione per la sofferenza e la stessa ricerca della felicità. Continue reading »

15 – S.S. Dalai Lama Insegnamenti su “Le 37 Pratiche del Bodhisattva, Kalachakra, Bodhi Gaya 1974

Sua Santità il Dalai Lama: Dobbiamo anche essere in grado di rivedere e renderci consapevoli delle nostre azioni negative. Nel dirigere la nostra attenzione su di esse, dobbiamo renderci conto dell’errore commesso e che, anche se abbiamo avuto ogni opportunità per ricevere il Dharma, e la guida del Buddha e guru, abbiamo ancora agito in contraddizione con loro. Con i nostri occhi spalancati abbiamo camminato fuori dal bordo della scogliera e deliberatamente prodotto per noi stessi sofferenza. Quel che è fatto non può essere annullato, ma ci sono ancora le vie insegnate dal Buddha per contrastare i nostri errori…

15 Insegnamenti, preliminari all’Iniziazione al Kalachakra per la Pace nel Mondo, conferiti da Sua Santità il 14° Dalai Lama a Bodhgaya, Bihar, India, nel dicembre 1974 su “Le Trentasette Pratiche del Bodhisattva” di Ngulchu Thogme Zangpo, vedi https://www.sangye.it/altro/?p=134 . Appunti e traduzione del Dott. Luciano Villa al Centro Studi Tibetani “Sangye Cioe Ling” Sondrio (il cui nome è stato conferito da Sua Santità il Dalai Lama), nell’ambito del Progetto Free Dalai Lama’s Teachings per il benessere di tutti gli esseri senzienti.

L’undicesima pratica del bodhisattva

Tutta la sofferenza nasce dal desiderio per la felicità di se stessi. Il Supremo Buddha nasce da una mente che avvantaggia gli altri. Pertanto, scambiare perfettamente la propria felicità con le sofferenze degli altri: questa è la pratica del bodhisattva.

E come dice il Bodhicaryavatara, “Tutta la felicità del mondo deriva dal desiderare la felicità degli altri”, e “Non c’è bisogno di spiegare ulteriormente. Guardate come un bambino si preoccupa solo della propria felicità, mentre il Buddha è interessato alla felicità degli altri. “So che desiderare la felicità degli altri è la radice di ogni qualità virtuosa, che desiderare la propria felicità è la radice di ogni qualità negativa, di tutte le visioni errate. “Aver cari sé stessi è la porta d’ogni caduta. Tenendo cari gli altri il fondamento di ogni qualità. Quindi, quello che ora dobbiamo fare è smettere di gratificare noi stessi, il che non ci ha portato nulla di buono. Ed abbandoniamo l’atteggiamento di ignorare gli altri, che è semplicemente dannoso “.

Dal momento che abbiamo la preziosa opportunità di ricevere l’insegnamento del Buddha, trasmesso a noi anche da tali maestri come Manjushri, Nagarjuna, Shantideva, cerchiamo di fare del nostro meglio per praticare l’atteggiamento di tenere gli altri cari, ed abbandonare l’egoismo, per quanto possibile. Per dare energia a questo, dobbiamo praticare, prendendo su di noi la sofferenza degli altri offrendo loro la nostra felicità. Riflettere sulla sofferenza di tutti gli esseri senzienti, visualizzare in loro le sofferenze e, mentre respiriamo, pensiamo di prendere su di noi la loro sofferenza. Continue reading »

H.H. Dalai Lama Teachings Washington D.C. 1998, Verse 2

His Holiness the Dalai Lama: True compassion and love in the context of training of the mind is based on the simple recognition that others, just like myself, naturally aspire to be happy and to overcome suffering, and that others, just like myself, have the natural right to fulfill that basic aspiration.

His Holiness the Dalai Lama: True compassion and love in the context of training of the mind is based on the simple recognition that others, just like myself, naturally aspire to be happy and to overcome suffering, and that others, just like myself, have the natural right to fulfill that basic aspiration.

Teachings given on November 8, 1998 in Washington D.C. by His Holiness the Dalai Lama on The Eight Verses of Training the Mind.

Training the Mind: Verse 2

Wherever I go, with whomever I go may I see myself as less than all others, and from the depth of my heart may I consider them supremely precious.

His Holiness the Dalai Lama

The first verse pointed to the need to cultivate the thought of regarding all other sentient beings as precious. In the second verse, the point being made is that the recognition of the preciousness of other sentient beings, and the sense of caring that you develop on that basis, should not be grounded on a feeling of pity toward other sentient beings, that is, on the thought that they are inferior. Rather, what is being emphasized is a sense of caring for other sentient beings and a recognition of their preciousness based on reverence and respect, as superior beings. I would like to emphasize here how we should understand compassion in the Buddhist context. Generally speaking, in the Buddhist tradition, compassion and loving kindness are seen as two sides of same thing. Compassion is said to be the empathetic wish that aspires to see the object of compassion, the sentient being, free from suffering. Continue reading »

16 – S.S. Dalai Lama Insegnamenti su “Le 37 Pratiche del Bodhisattva, Kalachakra, Bodhi Gaya 1974

Sua Santità il Dalai Lama: “Dovremmo essere particolarmente attenti a salvaguardare noi stessi contro le azioni negative con la costante presenza mentale e consapevolezza”.

16 Insegnamenti, preliminari all’Iniziazione al Kalachakra per la Pace nel Mondo, conferiti da Sua Santità il 14° Dalai Lama a Bodhgaya, Bihar, India, nel dicembre 1974 su “Le Trentasette Pratiche del Bodhisattva” di Ngulchu Thogme Zangpo. Appunti e traduzione del Dott. Luciano Villa al Centro Studi Tibetani “Sangye Cioe Ling” Sondrio (il cui nome è stato conferito da Sua Santità il Dalai Lama), nell’ambito del Progetto Free Dalai Lama’s Teachings per il benessere di tutti gli esseri senzienti.

Sua Santità il Dalai Lama

La dodicesima pratica del bodhisattva: “A chi ruba la nostra ricchezza o lascia che altri rubino, dedichiamo la nostra ricchezza, il corpo ed i meriti: questa è una pratica del bodhisattva.

Ciò comporta anche lo scambio di sé stessi con gli altri, ed ora ne evidenzierò qualche pratica particolare. Ad esempio, se qualcuno spinto da intensa avidità ci deruba o incoraggia gli altri a farlo, a livello mondano ci danneggia molto, e, quindi, può diventare un oggetto di odio, e, legalmente, abbiamo tutto il diritto di vendicarci. Ma per chi pratica bodhicitta, reagire in quel modo è del tutto sbagliato. Invece, dovremmo dedicargli non solo i nostri beni, ma anche il nostro corpo ed i merito delle vite passate, presenti e future. Un esempio calzante è l’autore di queste Trentasette Pratiche. Era dai Sakya, ed aveva appena lasciato un monastero dove aveva ricevuto delle offerte. Sulla strada fu stato fermato dai ladri che lo derubarono del tutto e corsero via. Molto serenamente gridò loro: “Aspettate!” Si fermarono e gli spiegò di attendere perché non aveva avuto il tempo di dedicare loro correttamente il bottino. Lentamente fece quindi una dedica molto completa. Col risultato che gli restituirono quanto di sua proprietà e, dopo aver ricevuto i suoi insegnamenti, divennero suoi discepoli. Continue reading »

Discorso di S.S. il Dalai Lama per il 42° anniversario dell’insurrezione nazionale tibetana

Sua Santità il Dalai Lama: La questione tibetana non riguarda la mia posizione ed il mio benessere ma la libertà, i fondamentali diritti umani e la preservazione della cultura di sei milioni di tibetani così come la protezione dell’ecosistema del Tibet.

Discorso di Sua Santità il Dalai Lama in occasione del 42° anniversario dell’insurrezione nazionale tibetana.

10 marzo 2001. Oltre 50 anni or sono il Tibet fu occupato dalla Cina. Sono trascorsi più di 40 anni da quando migliaia di tibetani iniziarono la loro esistenza di profughi. Tre generazioni di tibetani hanno vissuto nel più buio periodo della nostra storia sopportando terribili difficoltà e sofferenze. Però la questione tibetana è ancora viva. Sia che il governo cinese lo ammetta o meno, il mondo è consapevole della grave situazione in Tibet, non solo nella Regione Autonoma Tibetana ma anche nelle altre aree tibetane. Il precedente Panchen Lama, nella petizione in 70.000 caratteri inviata alle autorità di Pechino nel 1962, aveva chiaramente denunciato la terribile situazione in cui versava il Tibet. Continue reading »

1 – H.H. Dalai Lama: The Thirty-Seven Practices of the Bodhisattva

His Holiness the Dalai Lama: The practice of Dharma is that which enables us to be true, faithful, honest and humble, to help and respect others, to forget oneself for others.

His Holiness the Dalai Lama: The practice of Dharma is that which enables us to be true, faithful, honest and humble, to help and respect others, to forget oneself for others.

1 – The Thirty-Seven Practices of the Bodhisattva

By His Holiness the Dalai Lama, Bodhgaya 1974

I want to give a few explanations concerning Dharma, and more particularly, Mahayana Dharma, and the necessary preparations for the initiation. I shall be brief, but I hope to give you a fruitful teaching that you will like. You are not tired, and neither am I. So we are all of us in excellent condition for hearing about the Dharma.

There are many rules in the vinaya (rules for monastics) concerning the physical manner in which the Dharma should be listened to; one should be seated in the right posture, be bareheaded before the guru, the monks should have their right shoulder bare, and so on. But all these rules are waived when people are ill. We are not ill, but this very hot sun may bother you and make you fall ill. So for the time being let us abolish all those rules, and let those with umbrellas open them, the monks cover their heads with a fold of their robe, or a white handkerchief – something white is excellent protection against the hot sun. Continue reading »

La compassione e l’individuo

Sua Santità il Dalai Lama: L’interdipendenza è una legge fondamentale della natura.

Sua Santità il Dalai Lama

Che ne siamo consapevoli o meno, c’è una domanda sempre presente in ogni nostra esperienza: qual è lo scopo della vita? Ho meditato a lungo su questo interrogativo e desidero condividere con voi il mio pensiero, nella speranza che che possa essere di beneficio, in modo pratico e diretto.
Credo che lo scopo della vita sia essere felici. Fin dalla nascita, ogni essere umano aspira alla felicità e cerca di evitare la sofferenza. Non c’è cultura, educazione o ideologia che possano cambiare questo dato di fatto: nel profondo del nostro cuore, la sola cosa che desideriamo è la felicità.

Non so se l’universo – con le sue innumerevoli galassie, le stelle, i pianeti – abbia uno scopo differente; quello che so è che noi esseri umani, abitanti della Terra, abbiamo innato il desiderio di vivere un’esistenza felice. Per questo è importante capire che cosa determina il grado più elevato di felicità. Continue reading »

S.S. Dalai Lama: Insegnamenti Kalachakra Ky Gompa 1A

Sua Santità il Dalai Lama: "La fede religiosa deve essere basata su motivazioni razionali".

Sua Santità il Dalai Lama: "La fede religiosa deve essere basata su motivazioni razionali".

1A UNA FORTE E PURA MOTIVAZIONE

Dagli insegnamenti di Sua Santità il XIV Dalai Lama, preliminari all’iniziazione del Kalachakra, conferiti a Ky Gompa (Spity Valley) H.P. India 8 -11 ago 2000, basati sugli “Stadi Intermedi di Meditazione” di Acharya Kamalashila e le “Trentasette pratiche del Bodhishattva” di Togmey Sangpo.

Appunti, traduzione ed editing del Dott. Luciano Villa e di Graziella Romania nell’ambito del Progetto “Free Dalai Lama’s Teachings” per il beneficio di tutti gli esseri senzienti.

Insegnamenti di Sua Santità il XIV Dalai Lama

Con la mia limitata conoscenza cercherò d’esprimermi al meglio.

Ascoltando questi insegnamenti preliminari, dovremo giungere al punto di farci un quadro attendibile dei principi generali del Buddismo, e delle qualità necessarie per ricevere l’iniziazione del Kalachakra.

E’ necessario conseguire un sufficiente livello di condivisione e d’accettazione di questi insegnamenti, che comprendono la piena attitudine ed adesione a quanto v’esporrò. Per questo motivo, è molto importante essere molto attenti a tutti gli insegnamenti, in particolare a quelli concernenti la trasformazione della mente, nutrendo un sincero rispetto per questi contenuti. E’ inoltre rilevante stimolare la propria acutezza mentale e l’attitudine a focalizzare questi problemi, generando un vero apprezzamento per tutto ciò, il che porta ad acquisire dei meriti.

Continue reading »

S.S. Dalai Lama: Insegnamenti Kalachakra Ky Gompa 1B

1 B UNA FORTE E PURA MOTIVAZIONE

Dagli insegnamenti di Sua Santità il XIV Dalai Lama, preliminari all’iniziazione del Kalachakra, conferiti a Ky Gompa (Spity Valley) H.P. India 8 -11 ago 2000, basati sugli “Stadi Intermedi di Meditazione” di Acharya Kamalashila e le “Trentasette pratiche del Bodhishattva” di Togmey Sangpo.

Appunti, traduzione ed editing del Dott. Luciano Villa e di Graziella Romania nell’ambito del Progetto “Free Dalai Lama’s Teachings” per il beneficio di tutti gli esseri senzienti.

Insegnamenti di Sua Santità il XIV Dalai Lama

La fede religiosa deve essere basata su motivazioni razionali

Quando si trovano in situazioni sfavorevoli, gli esseri umani cercano conforto nelle pratiche religiose. Per questa ragione esistono diverse tecniche e percorsi religiosi, che, quando devono affrontare situazioni di particolare importanza, cercano conforto in esseri superiori: nel Buddha e in altre entità religiose. E’ come rifugiarsi tra le braccia della mamma, dei genitori o in chi parla al nostro cuore. Continue reading »

S.S. Dalai Lama: Insegnamenti Kalachakra Ky Gompa 2

2 MANTENERE STABILMENTE LA CONSAPEVOLEZZA

Dagli insegnamenti di Sua Santità il XIV Dalai Lama, preliminari all’iniziazione del Kalachakra, conferiti a Ky Gompa (Spity Valley) H.P. India 8 -11 ago 2000, basati sugli “Stadi Intermedi di Meditazione” di Acharya Kamalashila e le “Trentasette pratiche del Bodhishattva” di Togmey Sangpo

Tra gli ascoltatori occidentali figurava anche un gruppo d’italiani del Centro Studi Tibetani FPMT Sangye Cioeling di Sondrio che ha registrato il discorso di Sua Santità, tradotto in inglese dal competente monaco Lakdhor. Ve ne proponiamo la seconda parte.

Appunti a cura del Dott. Luciano Villa e di Graziella Romania

Insegnamenti di Sua Santità il XIV Dalai Lama

– Essere sempre presenti

Nonostante il fatto che possiamo aver acquisito delle capacità di condurre avanti le nostre pratiche di Dharma, non appena terminata la sessione di meditazione, potremmo ricadere negli stessi problemi.

Perché?

E’ chiarissimo che dipende dal fatto che siamo ripiombati nel nostro stato ordinario che contraddistingue la nostra natura contingente. Perciò, è importante praticare con perseveranza, giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, mese dopo mese, anno dopo anno, giorno e notte. Ciò significa dover essere sempre presenti con la nostra mente, ricordandosi d’essere un seguace di Buddha, d’essere un praticante di Buddha, soprattutto quando affrontiamo momenti sfavorevoli, evitando di far sorgere in noi qualsiasi attaccamento, perché foriero d’emozioni disturbanti. Proprio in questi momenti occorre dedicarsi alle pratiche di Dharma, alla meditazione e alle sessioni post meditative, visualizzando i fulcri della pratica meditativa. In ogni momento in cui sentite sorgere attaccamento o un atteggiamento ostile verso gli altri, proprio in quel momento dovete ricondurre la vostra mente alle pratiche del Dharma. Continue reading »

S.S. Dalai Lama: Insegnamenti Kalachakra Ky Gompa 3

3 VEDERE LA NATURA DELLA MENTE

Dagli insegnamenti di Sua Santità il XIV Dalai Lama, preliminari all’iniziazione del Kalachakra, conferiti a Ky Gompa (Spity Valley) H.P. – India 8 -11 ago 2000, basati sugli “Stadi Intermedi di Meditazione” di Acharya Kamalashila e le “Trentasette pratiche del Bodhishattva” di Togmey Sangpo

Tra gli ascoltatori occidentali figurava anche un gruppo d’italiani del Centro Studi Tibetani FPMT Sangye Cioeling di Sondrio che ha registrato il discorso di Sua Santità, tradotto in inglese dal competente monaco Lakdhor. Ve ne proponiamo la terza parte.

Appunti a cura del Dott. Luciano Villa e di Graziella Romania

Insegnamenti di Sua Santità il XIV Dalai Lama

E’ fondamentale bloccare i fattori ostruenti che ci oscurano il cammino verso l’illuminazione.

Anche la visione delle attività quotidiane di chi professa una forte aspirazione verso l’illuminazione, può essere oscurata dalla rabbia, perché è subissato da un’infinità d’attività quotidiane volte ad accumulare ricchezza, ad aiutare i propri amici e, viceversa, a contrastare i nemici. Se continuiamo a vedere questi impegni come i più urgenti, anche se nel nostro cuore nutriamo un’aspirazione di raggiungere l’illuminazione, i nostri sforzi saranno del tutto vani, anzi, potranno rivelarsi controproducenti. E’ fondamentale bloccare i fattori ostruenti che ci oscurano il cammino verso l’illuminazione. Per questa ragione dobbiamo aver ben chiari gli ostacoli che ci bloccano la strada del nostro cammino spirituale. Per questi motivi è importante riflettere sulla natura dell’impermanenza, della transitorietà della vita umana, così come Lama Tzongkhapa spiegò nei “Tre aspetti principali del sentiero”: “Quando si riflette sulle difficoltà d’ottenere la rinascita umana, occorre rammentare che la vita umana è estremamente breve e che la legge di causa ed effetto dimostra sempre la sua infallibilità”. Continue reading »

S.S. Dalai Lama: Insegnamenti Kalachakra Ky Gompa 4

4 A CAUSA DELL’IGNORANZA NON V’È FELICITÀ DURATURA

Dagli insegnamenti di Sua Santità il XIV Dalai Lama, preliminari all’iniziazione del Kalachakra, conferiti a Ky Gompa (Spity Valley) H.P. India 8 -11 ago 2000, basati sugli “Stadi Intermedi di Meditazione” di Acharya Kamalashila e le “Trentasette pratiche del Bodhishattva” di Togmey Sangpo.

Tra gli ascoltatori occidentali figurava anche un gruppo d’italiani del Centro Studi Tibetani FPMT Sangye Cioeling di Sondrio che ha registrato il discorso di Sua Santità, tradotto in inglese dal competente monaco Lakdhor. Ve ne proponiamo la terza parte.

Appunti a cura del Dott. Luciano Villa e di Graziella Romania

Sua Santità il XIV Dalai Lama

– E’ importante scegliere bene le persone da frequentare

Perché è rilevante coltivare persone che non abbiano un comportamento scorretto? E’ importante, infatti, non assumere comportamenti negativi da parenti ed amici: in generale dalle persone con cui abbiamo rapporti. Se voi non fumate né bevete alcoolici, per vostra abitudine mentale, ma se frequentate assiduamente dei forti fumatori e bevitori, se non eserciterete continuamente una notevole presenza mentale, rischierete d’assumere anche voi gli stessi vizi. Vi potrebbe così capitare che, all’inizio eravate una persona molto retta e rispettosa, mentre, più avanti nella vita siete diventati delle persone piene di difetti. Continue reading »

S.S. Dalai Lama: Insegnamenti Kalachakra Ky Gompa 5

5 PERCEPIRE LE EMOZIONI AFFLIGGENTI COME IL NOSTRO NEMICO

Dagli insegnamenti di Sua Santità il XIV Dalai Lama, preliminari all’iniziazione del Kalachakra, conferiti a Ky Gompa (Spity Valley) H.P. – India 8 -11 ago 2000, basati sugli “Stadi Intermedi di Meditazione” di Acharya Kamalashila e le “Trentasette pratiche del Bodhishattva” di Togmey Sangpo

Tra gli ascoltatori occidentali figurava anche un gruppo d’italiani del Centro Studi Tibetani FPMT Sangye Cioeling di Sondrio che ha registrato il discorso di Sua Santità, tradotto in inglese dal competente monaco Lakdhor. Ve ne proponiamo la quinta parte.

Appunti a cura del Dott. Luciano Villa e di Graziella Romania

Sua Santità il XIV Dalai Lama

“Purificatevi delle vostre azioni e pensieri negativi. Trasformate completamente la vostra mente”. Questo è l’insegnamento di Buddha. Se le vostre azioni sono basate su motivazioni negative, quali la rabbia o l’invidia, svilupperete infelicità nella mente degli altri. Proprio perché portano risultati negativi, proprio perché arrecano sofferenza, queste sono chiamate azioni dannose. Queste azioni negative le dobbiamo abbandonare! La ragione di ciò, non sta’ nel fatto che il Buddha disse di lasciarsi alle spalle le azioni negative, ma dalla motivazione che dobbiamo abbandonare queste azioni negative perché non desideriamo la sofferenza. E’ per questa ragione che il Buddha ci mise in guardia dal compiere queste azioni negative. In termini di sofferenza, noi non vogliamo sperimentarne alcun tipo, non desideriamo ascoltare nemmeno la più blanda delle parole negative. Per nostra natura, noi non desideriamo la sofferenza. Continue reading »

S.S. Dalai Lama: Insegnamenti Kalachakra Ky Gompa 6

6 IL BUDDHA TROVÒ LA BODHICITTA COME LA QUALITÀ PIÙ BENEFICA

Dagli insegnamenti di Sua Santità il XIV Dalai Lama, preliminari all’iniziazione del Kalachakra, conferiti a Ky Gompa (Spity Valley) H.P. – India 8 -11 ago 2000, basati sugli “Stadi Intermedi di Meditazione” di Acharya Kamalashila e le “Trentasette pratiche del Bodhishattva” di Togmey Sangpo

Tra gli ascoltatori occidentali figurava anche un gruppo d’italiani del Centro Studi Tibetani FPMT Sangye Cioeling di Sondrio che ha registrato il discorso di Sua Santità, tradotto in inglese dal competente monaco Lakdhor. Ve ne proponiamo la sesta parte.

Appunti a cura del Dott. Luciano Villa e di Graziella Romania

Sua Santità il XIV Dalai Lama

– Lo scopo che vi muove verso l’illuminazione, per raggiungere lo stato di Buddha, non deve essere certo il vostro tornaconto personale.

Ovviamente, a voi stessi interessa raggiungere lo stato ultimo della felicità, che otterrete nel momento in cui perverrete all’illuminazione. Ora, tuttavia, la vostra maggiore preoccupazione è come aiutare gli altri esseri senzienti: in questo modo sviluppate bodhicitta. 

Quest’ultima è la mente dell’aspirazione per questo: da un lato nutrite l’aspirazione di raggiungere l’illuminazione, dall’altro, siete mossi dall’aspirazione di beneficiare gli altri esseri senzienti.

Il termine tibetano che sta per illuminazione è “cianciub”: si tratta d’una parola composta di due sillabe. La prima è l’elemento della parola “cian” che significa purificare, pulire, eliminare tutte le negatività mentali. La seconda unità fonica minima “ciub” indica interiorizzare, sviluppare certe realizzazioni, il che significa raggiungere tutte le qualità positive. Quando il termine sanscritto Buddha fu trascritto in tibetano, il traduttore lo rese con un vocabolo dal doppio significato: da un lato è colui che apre le capacità della mente e, dall’altro, è chi elimina tutte le ostruzioni della mente. Il significato di “ciub” equivale alla realizzazione di tutti i fenomeni esistenti, ovvero alla loro acquisizione interiore. Continue reading »

S.S. Dalai Lama: Insegnamenti Kalachakra Ky Gompa 7

7I MEZZI ABILI E LA SAGGEZZA

Dagli insegnamenti di Sua Santità il XIV Dalai Lama, preliminari all’iniziazione del Kalachakra, conferiti a Ky Gompa (Spity Valley) H.P. – India 8 -11 ago 2000, basati sugli “Stadi Intermedi di Meditazione” di Acharya Kamalashila e le “Trentasette pratiche del Bodhishattva” di Togmey Sangpo.

Tra gli ascoltatori occidentali figurava anche un gruppo d’italiani del Centro Studi Tibetani FPMT Sangye Cioeling di Sondrio che ha registrato il discorso di Sua Santità, tradotto in inglese dal competente monaco Lakdhor. Ve ne proponiamo la settima parte.

Appunti a cura del Dott. Luciano Villa e di Graziella Romania

Sua Santità il XIV Dalai Lama

I Sutra di Gaya dicono che “Il sentiero del bodhisattva ha due caratteristiche: i mezzi abili e la saggezza”. Il Buddha dice che “la perfezione della saggezza è una caratteristica che appartiene alla madre, mentre i mezzi abili al padre”.

Gli insegnamenti di Aviemalakirti spiegano inoltre quali sono gli ambiti del Bodhisattva e cos’è la liberazione.

Il condurre, nell’esistenza ciclica, la propria vita improntata alla saggezza adottando gli strumenti abili è la pratica del Bodhisattva, ma condurre nell’esistenza ciclica una vita che utilizza i soli strumenti validi, corrisponde alla pratica della liberazione.

La saggezza disgiunta dai mezzi validi è solo limitante, mentre, quando è unita a loro, conduce alla liberazione.

Perciò il bodhisattva coltiva sia la saggezza della vacuità sia gli strumenti validi per eliminare le visioni erronee (ma, ovviamente, non si sforza di realizzarle) non cade affatto in queste ultime. Continue reading »

S.S. Dalai Lama: Insegnamenti Kalachakra Ky Gompa 8

8 LA SAGGEZZA DELLA BODHICITTA ULTIMA

Dagli insegnamenti di Sua Santità il XIV Dalai Lama, preliminari all’iniziazione del Kalachakra, conferiti a Ky Gompa (Spity Valley) H.P. – India 8 -11 ago 2000, basati sugli “Stadi Intermedi di Meditazione” di Acharya Kamalashila e le “Trentasette pratiche del Bodhishattva” di Togmey Sangpo

Tra gli ascoltatori occidentali figurava anche un gruppo d’italiani del Centro Studi Tibetani FPMT Sangye Cioeling di Sondrio che ha registrato il discorso di Sua Santità, tradotto in inglese dal competente monaco Lakdhor. Ve ne proponiamo l’ottava parte.

Appunti a cura del Dott. Luciano Villa e di Graziella Romania

Sua Santità il XIV Dalai Lama

Abbandonare l’attaccamento verso i parenti, gli amici, i vostri benefattori, questa è la pratica del bodhisattva. Pertanto, non sviluppate eccessivo attaccamento, nemmeno verso i vostri cosiddetti benefattori.

“Le affermazioni dure disturbano la mente degli altri e fanno degenerare il vostro cammino verso quello del bodhisattva”. Pertanto, abbandonare ogni discorso offensivo, ogni scortesia verso la mente degli esseri senzienti, è la pratica del bodhisattva.

Se vi siete abituato alle emozioni affliggenti, vi sarà difficile eliminarle, opporre loro delle contromisure: dovrete usare l’arma della consapevolezza e della presenza mentale come antidoto”. Continue reading »

Insegnamenti di Sua Santità il Dalai Lama all’Iniziazione al Kalachakra: Ky Gompa 2000

LA MOTIVAZIONE DELLA PRATICA

Dagli insegnamenti di Sua Santità il XIV Dalai Lama, preliminari all’iniziazione del Kalachakra, conferiti a Ky Gompa (Spity Valley), Himachal Pradesh, India 8 – 11 agosto 2000, basati sugli “Stadi Intermedi di Meditazione” di Acharya Kamalashila e le “Trentasette pratiche del Bodhishattva” di Togmey Sangpo. Tra gli ascoltatori occidentali figurava anche un gruppo d’italiani del Centro Studi Tibetani FPMT Sangye Cioeling di Sondrio che ha registrato il discorso di Sua Santità, tradotto in inglese dal competente monaco Lakdhor. Ve ne proponiamo la parte iniziale.

A cura del Dr Luciano Villa nell’ambito del Progetto “Free Dalai Lama’s Teachings” per il beneficio di tutti gli esseri senzienti.

SCOPO DELLA PRATICA E’ TRASFORMARE LA PROPRIA MENTE. MA QUALE MOTIVAZIONE DEVE ESSERE ALLA BASE DI QUESTO PROCESSO? BASTA SOLO ASCOLTARE GLI INSEGNAMENTI PER RAGGIUNGERE L’ILLUMINAZIONE O, PER AVERE EFFETTO, QUESTI DEVONO DIVENTARE NOSTRA PRATICA QUOTIDIANA?

SUA SANTITÀ IL XIV DALAI LAMA

Con la mia limitata conoscenza cercherò d’esprimermi al meglio.

Ascoltando questi insegnamenti preliminari, dovremo giungere al punto di farci un quadro attendibile dei principi generali del Buddismo, e delle qualità necessarie per ricevere l’iniziazione del Kalachakra.

E’ necessario conseguire un sufficiente livello di condivisione e d’accettazione di questi insegnamenti, che comprendono la piena attitudine ed adesione a quanto v’esporrò. Per questo motivo, è molto importante essere molto attenti a tutti gli insegnamenti, in particolare a quelli concernenti la trasformazione della mente, nutrendo un sincero rispetto per questi contenuti. E’ inoltre rilevante stimolare la propria acutezza mentale e l’attitudine a focalizzare questi problemi, generando un vero apprezzamento per tutto ciò, il che porta ad acquisire dei meriti.

Pertanto, raccoglietevi tutt’intorno per ricevere questi insegnamenti e per svolgere queste pratiche, chiedendo la benedizione del Buddha, del Dharma e del Sangha.

Normalmente, inizio questi insegnamenti con le pratiche di purificazione del continuo mentale.

Oggi parleremo del sutra che riguarda le qualità del Buddha, del Dharma e del Sangha. Quindi, passeremo a parlare della perfezione della saggezza, come spiegato nell’omonimo trattato di Nagarjuna.

I monaci del monastero di Ki ed i monaci della Valle dello Spiti m’hanno chiesto d’essere loro ospite. A causa dell’altitudine, ho sofferto anch’io degli stessi disturbi che hanno purtroppo colpito molti di voi. Proprio per queste ragioni, non ho potuto esaudire le preghiere di visitare i monasteri di questa meravigliosa valle: dovevo ristabilirmi per raggiungere delle condizioni fisiche almeno soddisfacenti.

Pertanto, non ho potuto visitare le numerose lamaserie della vallata. In caso contrario, non sarei probabilmente stato in grado d’iniziare questi insegnamenti. Per favore non lanciate verso di me le sciarpe bianche di seta (katà), ma consegnatele agli incaricati. Penso che, nei prossimi giorni, mi sarà davvero difficile visitare i monasteri dell’altopiano. Gli organizzatori s’aspettano ancor più partecipanti, perciò chiedo alle autorità locali di fare il possibile per venire loro incontro, perché queste persone provengono da luoghi lontanissimi ed hanno bisogno d’assistenza. Questo luogo remoto non può certo offrire dei minimi servizi essenziali. Voglio ringraziare gli organizzatori e le autorità locali per tutti gli sforzi prodotti. Ma questo non basta! Occorre prodigarsi ancora! Oggi pomeriggio, primo giorno degli insegnamenti, fa molto caldo, perciò prego gli organizzatori di distribuire bottiglie d’acqua alle migliaia di persone che sono qui ad ascoltarmi. Qui, alla base di questo terrazzo, stazionano dei medici qualificati, sono dei volontari venuti qui per voi. Non esitate a rivolgervi a loro per qualsiasi motivo. Se qualcuno non si dovesse sentire bene, venga da loro o li chiami.

Attraverso la pratica della generosità, possa io beneficiare tutti gli esseri senzienti. Inizieremo col commentare i versi di Nagarjuna per generare Bodhicitta o mente del risveglio. Il vostro ascolto dovrà basarsi sulla motivazione pura, ma anche il maestro dovrà sviluppare una altrettanto forte e pura motivazione. Il che ci spinge, da subito, a prendere innanzitutto rifugio nel Buddha, nel Dharma e nel Sangha, fintantoché non raggiungeremo l’illuminazione. In questo modo s’evidenzia il peculiare processo Mahayana di prendere rifugio. I prossimi versi dicono: “Attraverso la pratica della generosità, possa io beneficiare tutti gli esseri senzienti”. L’ascolto di questi insegnamenti non deve essere fatto per il proprio tornaconto personale, ma per beneficiare tutti gli esseri viventi: questa è la mente d’illuminazione.

Baseremo la nostra meditazione sui testi di Acharya Kamalashila, allievo di Shantarakshita, particolarmente gentile verso tutti gli esseri. Questo testo sugli stadi di meditazione è onnicomprensivo: include tutto. E’ un’opera particolarmente profonda.

Oggi studiamo anche le “Trentasette pratiche del Bodhishattva”, è un testo scritto da un grande studioso per generare la mente del risveglio o bodhicitta, al tempo stesso egli fu un grande praticante, un apostolo del Dharma. La ragione per cui sono stati scelti questi due testi consiste nel fatto che, se I loro contenuti vengono fatti propri, ci conducono giorno per giorno a una maggiore consapevolezza.

Queste pratiche esprimono i punti essenziali dell’insegnamento Mahayana, e, tutto ciò, è molto utile per sviluppare la comprensione degli insegnamenti globali del Buddhismo.

Le “Trentasette pratiche del Bodhishattva” esprimono i precetti da seguire giorno per giorno. Ritengo molto appropriato commentare questi due testi, entrambi sugli stadi della meditazione.

SCOPRIRE LA COSCIENZA SOTTILE

Rendendo omaggio al luminoso Manjustri, il Buddha della saggezza, spiegherò la progressione degli stadi di meditazione sulla base dei sutra Mahayana.

E’ sulla base della trasformazione della nostra attitudine mentale, che riusciamo a raggiungere la felicità nel corso della nostra vita ed in quelle future.

Nonostante che solo in un domani ne potremo raccogliere i frutti, tuttavia, già in questa stessa vita potremo ottenere dei benefici immediati, grazie ai quali potremmo raggiungere la felicità attraverso le trasformazioni positive della nostra mente.

Così, quando parlo dei veicoli o Hyana, mi riferisco alle tecniche di trasformazione della mente, rappresentate dal veicolo dei Brahama, dal veicolo degli esseri umani e così via. Per veicolo, mi riferisco allo strumento atto al raggiungimento della felicità in questa stessa vita.

Per scoprire la coscienza sottile o la mente, occorre saper percepire ed individuare la profonda essenza pura degli esseri: il che conduce alla felicità profonda.

Similmente, esiste una tecnica sottile di trasformazione della mente, che ci conduce fino alla mente profonda: la più vasta. In questo processo di trasformazione della mente, si è in grado di purificare la coscienza grossolana dalle afflizioni mentali. Questo processo è in grado di condurci alla liberazione dalla sofferenza, eliminando le emozioni affliggenti: lungo il sentiero della liberazione.

Esistono due tipi diversi di mente: quella concettuale e quella non concettuale.

Alcuni tipi di mente concettuale si riferiscono agli animali.

Gli esseri umani hanno grandi capacità d’esplorare la profondità di questi insegnamenti che, a lungo termine, portano alla felicità. Gli esseri umani, quando si trovano in situazioni non desiderabili, in base alle loro capacità ed a fattori predisponenti (quali l’intelligenza e la capacità di percezione), cadono in preda della sofferenza.

Per rimuovere la sofferenza e, viceversa per raggiungere la felicità (intesa come situazione favorevole della mente), si utilizzano tecniche diverse.

LA FEDE DEVE ESSERE BASATA SU MOTIVAZIONI RAZIONALI

Quando si trovano in situazioni sfavorevoli, gli esseri umani cercano conforto nelle pratiche religiose. Per questa ragione esistono diverse tecniche e percorsi religiosi, che, quando devono affrontare situazioni di particolare importanza, cercano conforto in esseri superiori: nel Buddha e in altre entità religiose.

E’ come rifugiarsi tra le braccia della mamma, dei genitori o in chi parla al nostro cuore.

In questi casi si cerca rifugio in chi può dare affetto, un affetto vero e spontaneo: nell’affetto vero di chi ci dona conforto per risolvere questi problemi. Questo è il motivo per cui è sorta la fede religiosa.

Vi sono, tuttavia, certi tipi di fede che non sono basate su una ragione particolare, sulla razionalità.

Un punto centrale del Buddhismo, in particolare della dottrina Mahayana, è rappresentato dal fatto che la fede religiosa deve essere fondata su motivazioni razionali, la fede deve essere basata su convincimenti connessi con l’osservazione della realtà: una fede fondata sul convincimento razionale, su ragionamenti o processi logici dimostrabili. Nel Buddhismo si dice che, se si sviluppa una fede irrazionale, questa può diventare rischiosa. Pertanto, nel Buddismo, la fede dovrebbe essere basata sulla conoscenza, la quale, a sua volta, dovrebbe fondarsi sulla corretta percezione della realtà, sviluppata attraverso uno studio idoneo ed una riflessione conseguente.

Nel Buddhismo, questo processo si genera dapprima con un’analisi critica verso tutte le concezioni filosofiche e religiose, incluso il Buddhismo stesso. Ad esempio, nella nostra pratica religiosa, soprattutto nella fase iniziale, crediamo che non si debba accettare alcuna teoria senza averla posta prima in discussione. Se, dopo aver analizzato criticamente quelle posizioni, le troveremo adeguate, solo allora potremo credervi, dar loro fede. Per noi, infatti, il processo di sviluppo della fede è basato sulla razionalità. Allora, come sono quelle fedi che non si fondono su basi razionali?

Le fedi che non si basano sulla razionalità e sulla conoscenza, non le possiamo considerare tra le più elevate. Come praticante del Buddhismo debbo dire che questa è la concezione più efficace.

Si possono distinguere due aspetti nelle religioni: quello maggiormente volte a conoscere, a cambiare, a trasformare la nostra mente e quello principalmente orientate verso lo studio filosofico, indirizzato a sua volta all’ottenimento della conoscenza. V’è così una categoria finalizzata alla trasformazione della nostra mente, basata principalmente sulla pratica religiosa, ed un’altra maggiormente volta al conseguimento della conoscenza profonda dal punto di vista filosofico.

Possiamo osservare questi due aspetti perfino nei testi che stiamo studiando: le “Trentasette pratiche del Bodhishattva” sono basate sul come impegnarsi nella pratica quotidiana. Nello stadio intermedio della meditazione occorre, tuttavia, possedere le profonde conoscenze ed i valori della scuola Mahayana.

In termini di trasformazione interiore e di disciplina mentale, possiamo ammettere l’uguaglianza delle maggiori religioni (cristianesimo, giudaismo, induismo, buddhismo), perché tutte le grandi tradizioni religiose al mondo sono di gran beneficio per trasformare la mente dei loro praticanti. Ad esempio, tra i cristiani, la fede è particolarmente efficace nel trasformare la mente dei propri seguaci. Viceversa, tra i buddhisti la pratica cristiana potrebbe rivelarsi non altrettanto efficace: le diverse tradizioni religiose sono, infatti, di beneficio per differenti tipologie di persone. Qual è il fattore mentale più rilevante per la disposizione mentale d’un praticante spirituale?

In tal senso, va evidenziato che il Buddhismo è una delle pratiche più vaste e profonde, e, parlando della vastità e profondità di particolari pratiche religiose, dobbiamo riconoscere che sono tutte relazionate alla disposizione mentale dei suoi praticanti: così accade anche in particolare per il Buddhismo. Prendiamo l’esempio dell’insegnamento mahayana: esso è considerato tra le pratiche più elevate e profonde. Tuttavia questo cammino è da porre sullo stesso piano con altre pratiche buddhiste che seguono altre vie o scuole filosofiche: la ragione di ciò sta nel fatto che il Buddha non insegnò solo la scuola Mahayana, ovvero il suo punto di vista filosofico. E, per i praticanti meno acuti, è tuttavia importante comprendere la mancanza del sé della persona piuttosto che la mancanza del sé dei fenomeni.

Prendiamo un altro esempio, e facciamolo nel campo della medicina. L’utilità o meno d’un farmaco dipende dalla sua capacità d’apportare dei miglioramenti nel paziente. Solo se quella specifica medicina si dimostrerà efficace nel curare quella precisa malattia essa sarà considerata utile. Non si può certo affermare che una certa medicina è migliore di un’altra perché è più costosa. Simile a questo ragionamento è il discorso della pratica religiosa.

Penso, comunque, che apprezzate il fatto che esiste un numero infinito d’esseri senzienti diversi per disposizione mentale. Il fatto più rilevante consiste nella dimostrazione della ricaduta positiva della religione sul singolo praticante. Nel caso di voi occidentali, che siete qui numerosi ad ascoltarmi, è importante che la pratica spirituale si riveli efficace per il vostro tipo di mente: utile a rispondere ai vostri quesiti mentali. E’ inoltre rilevante seguire le tradizioni religiose del proprio paese, perché dà più stabilità.

Ad esempio, spinti dalla purezza di questi insegnamenti del Buddha, che abbiamo ereditato dai nostri padri, ci possiamo giustamente impegnare nel restauro dei templi esistenti e nella costruzione di nuovi. Faremo ciò, perché queste opere sono importanti per sviluppare la fede e per accumulare meriti.

La purezza del Dharma deve, tuttavia, essere connessa alla modifica dei nostri processi mentali e non a pratiche esteriori. Questo è il processo che deve essere intrapreso nella nostra interiorità, nella nostra mente.

Nel Buddhismo si combinano sostanzialmente due fatturi: da un lato la conoscenza e lo studio degli insegnamenti basati sui testi scritti e, dall’altro, la loro applicazione, ovvero la realizzazione dei loro contenuti tramite la pratica.

Perciò è molto importante conoscere i diversi stadi degli insegnamenti del Buddha e sviluppare la vera consapevolezza di quanto vogliono dire. Rilevo che, quel che è più importante è la trasformazione che realizziamo dentro di noi sulla base degli insegnamenti delle scritture. Questi, se condivisi, possono produrre dei cambiamenti nel nostro modo d’osservare la realtà.

LA MEDITAZIONE STABILIZZANTE

Questa è la base per la trasformazione della vostra mente, a partire dagli aspetti religiosi della pratica del Dharma. Altrimenti, se lascerete che la vostra mente continui ad essere quella di sempre, comportandosi come ha sempre fatto, senza impegnarsi in alcuna trasformazione, pur conoscendo i precetti del Dharma, senza metterli in pratica, non otterrete alcun risultato. Viceversa, se v’impegnerete di cuore a studiare e ad applicare i testi religiosi, e parlo della filosofia della trasformazione della mente e della sua pacificazione, potrete giungere alla felicità, alla pace interiore.

La pratica del Dharma non è incentrata tanto sulle preghiere al Buddha o agli esseri superiori, ma sulla visualizzazione, sulla formazione d’una nuova concezione mentale.

Ovviamente siete venuti fin qui per ricevere l’iniziazione del Kalachakra e per vedere il Dalai Lama, affrontando enormi difficoltà per raggiungere questo luogo tanto remoto.

Il che non dipende tanto dalle disponibilità esteriori. Questo cammino porta a trasformare la mente, a pacificarla: questa è la necessità di noi tutti. Questa della pace e della felicità è una necessità universale inderogabile: perché tutti noi abbiamo bisogno della tranquillità. Perciò, la strada della pratica del Dharma, se veritiera, deve portare ad una graduale trasformazione della mente, a più elevati livelli di pace e di tranquillità. Tuttavia questa trasformazione della mente non avviene automaticamente, di per sé stessa.

Dobbiamo impegnarci, prendere l’iniziativa minuto per minuto, ora per ora, giorno per giorno, mese per mese, anno per anno. Questa è la sostanza del nostro discorso.

I benefici della pratica del Dharma sono individuali, per questo motivo li potrete percepire solo voi.

Il termine sanscrito “Dharma” significa “sostenere”, o, meglio, “proteggere” qualcuno, impedendogli di cadere in stadi negativi d’esistenza. Pertanto, è tramite queste pratiche religiose che s’intraprende la strada della liberazione dalla sofferenza e della felicità, proteggendola dall’infelicità e dalle sue cadute.

Quando la vostra mente non è in pace, quando è alterata, ad esempio, quando si è adirati con qualcuno, quando si è stati insultati, quello è il momento in cui si è portati a commettere delle negatività: mentalmente, verbalmente, forse anche fisicamente. Quando si è risentiti verso qualcuno, lo apostroferemo in tono insolente, provocando così uno stato d’infelicità in quella persona. Viceversa, apprezzerete le persone che vi sorridono, vi compiacciono. Vi dovete rendere conto che, se assumerete questi comportamenti negativi, aumenterete la negatività che è già in voi e la stimolerete ulteriormente negli altri.

Perciò dovete far di tutto per non creare infelicità negli altri.

Seguendo infatti, nel corso della vostra vita, queste inclinazioni negative (mentali, verbali o fisiche) favorirete, non solo il continuo accumulo di aspetti sfavorevoli dentro di voi, ma anche il sorgere di negatività nella mente degli altri, di quelli che vi stanno vicino. Sul momento, il vostro atteggiamento offensivo ed arrogante potrà anche compiacervi o soddisfarvi. Ma, state certi che si tratta d’un effimera soddisfazione che, a lungo andare, vi procurerà solo conseguenze negative.

Viceversa, la felicità è un bene di cui tutti noi abbiamo necessità, che tutti vorremmo raggiungere. Per questa ragione è importante impegnarci in azioni virtuose.

Perciò la via del Dharma significa impegnarsi a fondo per trasformare la mente: solo in questo modo potremo raggiungere una felicità a lungo respiro. E’ perciò essenziale sintonizzare la nostra mente in una reale pratica del Dharma.

Dal mio punto di vista farò del mio meglio per spiegarvi questi testi, nonostante che la mia conoscenza trovi dei limiti.

Per questo motivo, cercate d’ascoltare attentamente, senza lasciarvi distrarre, impegnandovi anche a scoprire le profondità della scuola Madyamika.

In termini di trasformare e disciplinare la mente, ritengo di poter mettere tutte le tradizioni del mondo sullo stesso piano.

PROVARE DISGUSTO PER LE EMOZIONI AFFLIGGENTI

In nessun caso gli esseri umani, e neppure gli animali, vogliono la sofferenza.

E la sofferenza del cambiamento è discussa persino in alcune pratiche inferiori.

E’ importante giungere alla conoscenza ultima delle capacità distruttive della sofferenza e del fatto di vivere immersi in essa. Non appena mediterete sulla sofferenza, dovrete giungere a generare naturalmente in voi il desiderio di liberarvene. Questo perché la natura omnipervasiva della sofferenza si riferisce ad ogni livello d’esistenza.

Quando proverete un totale disgusto per le emozioni affliggenti, che sono la causa della sofferenza, allora, spontaneamente v’incamminerete sulla strada della liberazione: e la raggiungerete! E questo tipo d esercizio spirituale usiamo chiamarlo meditazione sulla RINUNCIA.

Al fine di suscitare questa sensazione di disgusto per le emozioni affliggenti, è opportuno far sorgere una certa repulsione per i limiti in cui siamo calati: in questo mondo ed ancora nelle prossime vite, ed ancora vieppiù, verso le ossessioni disturbanti in questa e delle prossime vite.

Atisha, nei “Tre stadi del sentiero”, insegnò che negli individui vi sono tre gradi d’intelligenza. E’ perciò importante praticare gradualmente e progressivamente.

Similmente s’espresse Aryadeva nei suoi “Quattrocento versi”, quando diceva: “CI SI DEVE IMPEGNARE PER BLOCCARE VELOCEMENTE LE AZIONI NON MERITORIE E L’AFFERRARSI AL SÉ, NONCHÉ LA VISIONE ERRATA DELLA REALTÀ.

Quando parliamo di liberazione, noi intendiamo il cammino che rifugge dalle emozioni che ci affliggono. Pertanto, quando c’impegniamo nella pratica del Dharma, tentiamo di sviluppare gli antidoti per eliminare le emozioni affliggenti: ovvero le azioni negative che commettiamo col nostro corpo, con le nostre parole o i nostri pensieri.

Questo lo dovremmo fare a livello iniziale; ma, a livello ulteriore, ci dovremo impegnare attivamente per eliminarle.

Ciò significa dire che, a livello iniziale, vi dovrete impegnare per difendere voi stessi da ciò che vi affligge, mentre più avanti, dovrete porre in atto gli antidoti e applicare tattiche offensive verso di loro, tentando d’eliminare completamente l’apparenza dualistica e gli errori ad essa conseguenti.

Tutto ciò è possibile solo sviluppando saggezza. Essa rappresenta la suprema qualità d’ogni aspetto positivo. Così queste tre pratiche positive rappresentano le tre esperienze da realizzare individualmente, esse sono spiegate appunto nel testo le “Trentasette pratiche del Bodhishattva”, in cui gradualmente si chiarisce come una persona come tutte le altre si cimenti per la sua liberazione nel corso della vita d’ogni giorno. Atisha dice: “Coloro che hanno visto i fenomeni nella loro profondità vedono che non hanno né inizio né fine.” Egli esprime la realtà convenzionale, individuata come quella ultima.

In termini di vedere e realizzare la realtà ultima, i fenomeni non hanno né sorgere né svanire. Si tratta dello stesso concetto spiegato nei versi sulla conoscenza del trattato sui “Fondamenti della saggezza” di Nagarjuna, in cui s’afferma: “I fenomeni non hanno nè produzione né cessazione, né sorgere né svanire”.

Nella natura del sorgere dipendente, per una mente che non esamina in questo modo, s’identifica un inizio ed una fine dei fenomeni. Ma, nella prospettiva della realizzazione ultima, non c’è né inizio né fine.

Perciò, all’inizio di questo testo, si dice che chi ha esaminato i fenomeni, e non ha individuato né il loro sorgere né il loro svanire, esprime la verità ultima. Avalokitesvara, esprimendosi in questo modo, denota d’aver realizzato la verità ultima, e, in questa prospettiva, riconosce che nei fenomeni non c’è né inizio né fine, ma, a livello convenzionale, dimostra una gran compassione verso tutti gli esseri senzienti.

Per questa ragione l’autore si rivolge ad Avalokitesvara come il supremo Lama e ne rende omaggio ai tre supremi: corpo, parola e mente.

I BUDDHA SONO LA FONTE DELLA PACE E DELLA FELICITÀ

Nel verso successivo spiega che i Buddha sono la fonte della pace e della felicità e che questi Buddha raggiungono questo stadio grazie alla pratica del Dharma supremo: “Nutro compassione verso tutti gli esseri senzienti, e offro tutta la mia devozione al supremo Lama Avalokitesvara, impersonificato nel Buddha della Compassione”. L’omaggio è espresso in sanscritto per enfatizzare la potenza, l’energia di queste parole che vengono dall’India.

Similmente disse: ”Il sé è il rifugio de sé, ed il sé è il protettore del sé”. Inoltre aggiunge: ”I Buddha non lavano le colpe degli esseri senzienti, e non possono rimuoverne le sofferenze, né possono trasferire le loro realizzazioni nella mente degli esseri senzienti, ma sono invece capaci di condurre alla liberazione gli esseri senzienti mostrando loro la realtà vera: quella ultima”.

Le benedizioni dei Buddha, da sole, non sono in grado di rimuovere la sofferenza, che nessun essere desidera.

E’ di fondamentale importanza che vi convinciate di ciò, perché, talvolta, come praticanti Buddhisti, non si dà tutta l’attenzione dovuta alla pratica individuale, ma si tende a prendere rifugio in alti e qualificati lama o in grandi maestri, nella convinzione che le loro benedizioni potranno assolverci dalle nostre colpe e purificare le nostre infelicità. Ricordatevi, tuttavia, che, comunque si esprimano questi versi, solo i Buddha sono la fonte della pace e della felicità. Questo significa che tutta la pace e la felicità che abbiamo conseguito, sono il risultato di tutte le nostre pratiche virtuose, intraprese seguendo il sentiero indicato dal Buddha. Per questo motivo sono la fonte della pace e della felicità. Questi Buddha sono il risultato della pratica del Dharma supremo. Negli stadi precedenti dell’insegnamento si spiega che il Buddha è sorto, ovvero è il risultato graduale di cause e condizioni: di pratiche di compassione, delle sei perfezioni. E’ perciò importante per noi, che vogliamo raggiungere l’illuminazione, conoscere come praticare il Dharma. Per questa ragione di Togmey Sangpo disse: ”Vi spiegherò la pratica del Bodhisattva, tuttavia, sappiate che non è sufficiente ascoltare questi insegnamenti, ma occorre praticare, per realizzarli.

Proprio per questo motivo il Buddha sottolineò i tre livelli della pratica: l’ascolto, la riflessione e la meditazione. E’ molto difficile trovare la vera grandezza dell’impegno di liberare noi stessi e gli altri dall’oceano della sofferenza.

Ora dovremmo ascoltare, riflettere e meditare giorno e notte sulla pratica del Bodhisattva, senza lasciarci distrarre. Per poterci impegnare nelle pratiche è importante sapere come praticare, e, per sapere ciò, dobbiamo ascoltare gli insegnamenti, dovremo essere costantemente attenti nell’ascolto e farne oggetto di riflessione. La migliore predisposizione all’ascolto di questi insegnamenti, consiste nel pensare all’immenso beneficio ottenuto con la rinascita umana. Se foste nati come esseri animali, o in altri reami, non sarebbe stato possibile venire in contatto con queste pratiche. Così il Bodhishattva Togmey Sangpo dice che: ”Dal momento in cui abbiamo ottenuto questa preziosa natura umana, dotata di questa intelligenza meravigliosa, è importante non sprecare questa vita umana ma impegnarci nelle pratiche”.

Noi desideriamo la salvezza degli esseri, rifuggiamo dalla sofferenza: è questo un risultato della nostra capacità di comprensione degli esseri.

La nostra mente non è concentrata solo sulla vita attuale, e su ciò che accade in questo momento, ma lo è anche sul nostro futuro a lungo termine.

Noi abbiamo la capacità di fare progetti sul nostro futuro, il che è una caratteristica delle capacità intellettive umane. Quel che è importante è usare in modo corretto l’intelligenza umana, perché in questo modo possiamo guidare la nostra mente sulla strada che produce pace e felicità.

E, grazie all’intelligenza, ci possiamo dedicare a pratiche vaste e profonde, possiamo dirigere gli esseri umani verso la giusta direzione, il che potrà risultare molto costruttivo.

Se, viceversa, dirigeremo l’intelligenza umana nella direzione sbagliata, non potremo risollevare la nostra esistenza, a quel punto, anzi, sarebbe stato forse meglio non aver ottenuto questa vita umana.

Quando dico che dobbiamo impegnarci nelle pratiche, senza lasciarci distrarre, intendo sottolineare l’evidenza di evitare di pensare di poter cambiare la nostra mente semplicemente ascoltando un insegnamento, oppure di dedicarsi alle pratiche del Dharma solo nei giorni liberi da insegnamenti.

Altrimenti, si finisce per ricorrere al Dharma solo nei momenti del bisogno, vale a dire in quelli in cui si ha più problemi e non quando, liberi da affanni, si è apparentemente sereni.

Nell’atmosfera del tempio, ad esempio, si può sentire la sensazione di non avere problemi. Possiamo avere la medesima sensazione anche nel momento in cui siamo impegnati nella recitazione di preghiere. Finche siamo intenti alla preghiera non avvertiremo i problemi, ma, all’uscita dal tempio, o alla fine della recitazione delle preghiere, vi troverete faccia a faccia coni vostri problemi.

In quel momento avrete maggiormente bisogno di pratiche sincere del Dharma, a meno che non riuscite a fare in modo che le vostre pratiche siano efficaci anche dopo la sessione, dopo aver finito di recitare le preghiere.

La necessità di dedicarsi proficuamente alle pratiche, senza distrarsi, significa che, per riuscire a modificare la mente, non è sufficiente decidere di seguire un insegnamento, o una serie d’insegnamenti. Dicendo: ”Oggi mi dedico a quest’insegnamento”. La spiegazione di ciò è subito detta: non appena sarà terminata la sessione d’insegnamento, se non si avrà un’idea precisa di come fare le pratiche di Dharma, tutto sarà vanificato. Abbiamo infatti bisogno di praticare continuativamente il Dharma, non solo nel momento in cui ascoltiamo un insegnamento. Per esempio, nel momento in cui visitiamo un tempio potremo non essere afflitti da molti pensieri disturbanti. Non è quello il momento in cui la pratica del Dharma è realmente necessaria, perché ci troviamo in un ambiente protetto. Potremo avvertire una sensazione simile nel momento in cui recitiamo una preghiera. Ma, subito dopo la visita del tempio o appena terminata la recitazione della preghiera, potremmo trovarci subissati da intensi problemi o emozioni disturbanti. Sono quelli i momenti in cui avete bisogno d’una vera pratica del Dharma.

MANTENERE SEMPRE LA PRESENZA MENTALE

Nonostante il fatto che possiamo aver acquisito delle capacità di condurre avanti le nostre pratiche di Dharma, non appena terminata la sessione di meditazione, potremmo ricadere negli stessi problemi.

Perché?

è chiarissimo che dipende dal fatto che siamo ripiombati nel nostro stato ordinario che contraddistingue la nostra natura contingente. Perciò, è importante praticare con perseveranza, giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, mese dopo mese, anno dopo anno, giorno e notte. Ciò significa dover essere sempre presenti con la nostra mente, ricordandosi d’essere un seguace di Buddha, d’essere un praticante di Buddha, soprattutto quando affrontiamo momenti sfavorevoli, evitando di far sorgere in noi qualsiasi attaccamento, perché foriero d’emozioni disturbanti. Proprio in questi momenti occorre dedicarsi alle pratiche di Dharma, alla meditazione e alle sessioni post meditative, visualizzando i fulcri della pratica meditativa.

In ogni momento in cui sentite sorgere l’attaccamento o un atteggiamento ostile verso gli altri, proprio in quel momento dovete ricondurre la vostra mente alle pratiche del Dharma.

Anche in sogno, se riuscirete a mantenere stabilmente la vostra consapevolezza, sarete capaci di rendervi conto che state sviluppando attaccamento e, come contromisura, sarete capaci di ricordarvi gli insegnamenti del Buddha e d’avere la volontà di metterli in pratica. Se, per una settimana, riuscirete a praticare con successo il Dharma, vi renderete allora conto che potrete farlo anche in quella successiva. In questo modo i frutti della pratica conseguiti nella settimana precedente vi stimoleranno a continuare in quella successiva.

Per questo stesso motivo potrebbe darsi che, per la vostra adesione sincera al Dharma, la vostra vita subisca dei cambiamenti sostanziali: nella prima parte della vostra vita potreste anche essere una persona orribile, mentre nella seconda parte potreste diventare un meraviglioso praticante, una persona positiva.

Questo sarebbe il frutto d’una pratica continuativa ininterrotta, giorno dopo giorno, anno dopo anno. La vostra pratica non sarebbe né efficace, né coerente se fosse solo il frutto d’un cambiamento esteriore.

Per questo motivo il Bodhisattva Tome Sangpo dice che “si deve ascoltare, pensare e meditare giorno e notte”, e che questa è la pratica del Bodhisattva. Per prima cosa occorre ascoltare correttamente gli insegnamenti e le istruzioni: non solo e tanto per un beneficio personale, ma per sviluppare la saggezza, la comprensione profonda della verità.

REALIZZARE LA SAGGEZZA CHE SVILUPPA LA RIFLESSIONE

Occorrerà focalizzare e raffrontare nella nostra mente i diversi punti dell’insegnamento, concordando, identificandosi ed assimilando i momenti fondamentali del cammino. In questo modo svilupperete un convincimento, da cui ne scaturirà la fede. Questa è ciò che chiamiamo la saggezza che sviluppa la riflessione. E’ un po’ quel che avviene nell’ascolto durante un classico corso scolastico: dapprima ascoltate l’insegnante, poi, riflettendo, penserete che quel che avete ascoltato corrisponde a verità.

Ad esempio: facendo degli esperimenti di laboratorio, studiando la chimica, otterrete da quell’esperienza la conferma dell’esattezza delle formule studiate. Allo stesso modo avviene nel momento in cui meditiamo sui convincimenti ottenuti tramite la saggezza dell’ascolto e della riflessione, per conseguire la saggezza che si sviluppa attraverso la riflessione ed il pensiero.

A questo punto, è importante approfondire i nostri convincimenti con riflessioni personali. Se non svilupperete le vostre capacità d’approfondimento, fondate sull’osservazione e l’esemplificazione delle istruzioni ricevute, basandovi sugli insegnamenti di Buddha, il vostro sforzo non si dimostrerà sufficientemente efficace per la trasformazione personale, e non potrete accorgervi della natura distruggente delle emozioni che vi affliggono. In questo modo inizierete a basare la vostra fede, non solo su quanto v’è stato trasmesso negli insegnamenti, ma anche, e soprattutto, sull’esperienza che inizierete ad accumulare.

Seguendo questo procedimento, ad un certo punto, vi direte: ”Oh, come sarebbe bello ottenere queste qualità meravigliose!”. Così s’incrementerà il vostro interesse per questi insegnamenti che vi portano ad una profonda riflessione: mostrerete sempre più interesse per ciò che desiderate, che volete, verso la situazione agognata. Perciò, è molto importante focalizzare la propria mente sull’oggetto verso cui avete raggiunto un sufficiente senso d’apprezzamento e di familiarizzazione, e sul quale indirizzare la propria riflessione.

All’inizio potrete trovare una gran difficoltà a concentrare la vostra mente sull’oggetto di meditazione. Ad esempio, quando meditate sulla compassione, nelle fasi iniziali vi potrebbe accadere d’avvertire la vostra mente distante. Gradualmente, quando iniziate ad percepire in voi le desiderabili qualità che derivano dalla pratica della compassione, sorgerà in voi l’ardente aspirazione d’ottenerle.

Vi sono diversi livelli d’esperienza della compassione: all’inizio proverete una sensazione fertile, fantasiosa, basata sulla convinzione che, se vi sforzerete maggiormente, sarete in grado di farla vostra, d’attuarla, di realizzare la compassione insomma.

Più avanti, continuando queste pratiche, svilupperete quella che noi chiamiamo esperienza acquisita.

Attraverso ripetute pratiche mentali, potete rendervi conto delle trasformazioni che subentrano in voi, raffrontando lo stato attuale della vostra mente con quello di qualche giorno prima. In questo modo v’accorgerete con i vostri occhi dei cambiamenti che stanno subentrando in voi. In tal modo ci avviamo a parlare di benefici duraturi, a lungo termine.

Tuttavia, se la vostra mente non è disciplinata, continuerete sempre a mentire a voi stessi ed al vostro prossimo!

Possiamo riconoscere tre tipologie di persone:

!) coloro che credono in una concezione religiosa;

2) coloro che considerano la religione come un veleno;

3) coloro che sono indifferenti, ovvero che non rifiutano né accettano la religione.

Punto unificante tra coloro che accettano o non condividono una religione è il fatto che entrambi desiderano raggiungere uno stato di felicità. Chi si sente meglio? Chi è più felice? Chi abbraccia, o chi non abbraccia, una religione? Coloro che non praticano alcuna religione, non esitano a dire menzogne, a calunniare, a parlar male degli altri, ad ingannarli: non hanno rispetto dei valori della verità e dell’onestà.

Tuttavia, l’inclinazione degli esseri senzienti non va in quest’ultimo senso, ma in quello d’apprezzare l’onestà e la verità. Persino un corvo, o un cane, capiscono se state loro offrendo del cibo con fare aperto e sincero. E reagiranno di conseguenza: accettando e apprezzando quel cibo.

Viceversa, se mentre offrite del cibo terrete un bastone nascosto dietro la schiena, persino un cane o un corvo s’accorgeranno dell’insincerità delle vostre intenzioni, e non accetteranno il cibo: in definitiva, non vi daranno fiducia. Nemmeno agli animali piace essere ingannati, né amano la disonestà. Anzi, sono i primi a rendersi conto se il vostro atteggiamento è sincero.

Sarete comunque contenti d’ogni rapporto da cui ne scaturirà una fiducia reciproca.

NEI RAPPORTI CON GLI ALTRI, VI DOVRETE RENDERE CONTO CHE NON SIETE VOI, MA GLI ALTRI, AD ESSERE AL PRIMO POSTO, AD ESSERE PIÙ IMPORTANTI.

Perciò, facendo un raffronto tra quelli che seguono e quelli che non seguono una pratica religiosa, vi renderete conto che i primi sono più contenti, vivono più felici. Un ulteriore modo di pensare in modo erroneo, consiste nel fatto di credere che quanti più beni materiali si possiedono, tanto più si sarà anche felici.

Ma è chiaro che non è vero! In qualsiasi società possiamo trovare delle persone per nulla infelici nonostante che non siano affatto ricche!

Persino tra i tibetani v’è attualmente una grande spinta, uno spiccato desiderio d’emigrare negli USA, nella convinzione di trovare un gran felicità nel Nuovo Mondo, grazie all’accumulazione di prosperità materiale.

A coloro che pensano solo al benessere materiale, e lo ritengono come unica fonte di felicità, possiamo chiedere: ”Tutto ciò vi rende interiormente felici?”

L’infelicità della mente non può essere rimossa da mezzi materiali, da congegni o strumenti derivanti dalla tecnica, né dal denaro. La pratica religiosa rappresenta l’unica fonte della felicità. E’ convinzione dominante lasciarsi andare a credere che la prosperità materiale sia apportatrice di maggior appagamento, di felicità.

Il comportamento tradizionale della società tibetana, trova origine da una lunga consuetudine, da un’antica familiarità, ma, in alcuni casi, non da una profonda pratica di meditazione.

Nei paesi materialmente sviluppati, quelli del benessere economico, s’incontra un livello sottile di sofferenza: la sofferenza interiore. Solo a quel punto le persone si rendono conto che la felicità della mente non dipende dall’accumulo di beni materiali, ma dal mutamento della loro visione mentale, dalla trasformazione della prospettiva della loro mente. Questo farà sì di riconoscere come distorte ed errate tutte le convinzioni fondate sull’ottenimento della felicità grazie all’accumulo di beni materiali.

Per questi motivi dobbiamo attivamente impegnarci a proteggere sistematicamente la nostra corretta percezione, sviluppando queste tre saggezze: la saggezza dell’ascolto, del pensiero e della meditazione.

Più v’impegnerete nell’analisi e nella verifica della realtà, tanto più profonda e vasta sarà la prospettiva mentale che otterrete. Adottando queste tecniche, sarete capaci di rendervi conto della mancanza di valore delle cose materiali, altrimenti le vostre pratiche non risulteranno efficaci ad innescare e ad alimentare il processo di trasformazione della mente, ad ottenere la visione profonda.

E’, pertanto, già un risultato apprezzabile, quello d’ottenere le doti d’ascoltare, di riflettere e di meditare, al punto di riuscire a far affievolire: da un lato il proprio attaccamento verso i nostri amici, parenti, genitori e figli e, dall’altro, l’aggressività verso i nostri nemici. A quel punto, sia il nostro attaccamento verso le persone care, sia la rabbia verso i nostri nemici, ci scivoleranno via come l’acqua dai tetti. Otterremo anche il merito d’evitare d’essere in preda alla rabbia verso i nostri avversari, e, da questa risultarne inceneriti, nello stesso modo in cui siamo ustionati dal fuoco. Dovremo anche rinunciare all’attaccamento per la nostra terra natale. Altrimenti, la mancanza di consapevolezza nella nostra vita quotidiana, a causa dell’ignoranza, c’impedirà di distinguere ciò cui dobbiamo rinunciare, da ciò che dobbiamo far nostro, che dobbiamo sviluppare ed incrementare.

SEPARIAMOCI DAI NOSTRI OGGETTI

Dobbiamo perciò essere sempre consapevoli d’evitare di farci guidare proprio dall’attaccamento e dalla rabbia. Viceversa, dovremo sviluppare la presenza mentale che ci ricorda costantemente i benefici e le qualità sviluppate dall’aver abbandonato la nostra terra natale. Separandoci dai nostri oggetti, le nostre emozioni affliggenti gradualmente vanno affievolendosi. Esse non eserciteranno più, su di noi, il loro potere distruttivo. La loro perdita non ci lascerà smarriti. Anzi, se supereremo con consapevolezza la loro privazione, ne risulterà incrementata la pratica religiosa, facendoci accumulare meriti e virtù, sviluppando intelligenza ed una vera convinzione nel Dharma.

Perciò vi renderete conto di quanto rappresenta una pratica del Bodhishattva la scelta di vivere in meditazione in un luogo isolato. Conducendo una vita improntata alla consapevolezza, alla presenza mentale, sarete molto attenti, molto rigorosi nel domandarvi, ogni momento, cosa state facendo e cosa v’accingete a fare.

Quando parlo di vivere in luoghi solitari, non intendo tanto di trascorrere il tempo in isolamento fisico, ma mi riferisco principalmente alla scelta d’una situazione di distacco mentale, connesso alla consapevolezza della mente ed alla sua continua presenza.

Se paragonerete i benefici derivanti dal benessere fisico rispetto a quello mentale, vi renderete subito conto che quest’ultimo è senz’altro più importante. Alle stesse conclusioni giungerete se confronterete la sofferenza fisica con quella mentale. In base alla vostra esperienza, troverete che la sofferenza della mente, rispetto a quella del vostro organismo, è più pesante da sopportare, è più dolorosa.

Sono soprattutto le emozioni affliggenti a causare dolore e sofferenza. Facciamo l’esempio della situazione in cui ci troviamo in questo momento. Qui, a causa delle scomodità che dovete sopportare, molti di voi non si sentono a loro agio. Il vostro stato fisico potrebbe risentirne: potreste sentire mal di testa o altri disturbi ancora. Ora, tuttavia, dal momento che la vostra mente è concentrata altrove, non fate tanta attenzione al disagio fisico. Nello stesso modo, se avrete sufficientemente assimilato il Dharma e avrete ottenuto la percezione del samsara, nel momento in cui sarete ammalati affronterete la malattia come un fenomeno naturale, come lo sviluppo naturale delle cose del samsara. Il risultato sarà di non sentirci affatto depressi o infelici. “Oggi ho incontrato questa sofferenza fisica – diremo – e, attraverso essa, possa io purificarmi a beneficio di tutti gli esseri senzienti”.

Pur essendo colpiti da un male fisico, non ne sarete afflitti mentalmente, e, nello stesso tempo, avrete a vostra disposizione gli strumenti per poter agevolare la vostra guarigione.

Sono soprattutto le emozioni affliggenti a causare dolore e sofferenza. E’ pertanto importante essere abili al punto tale di poter identificare chiaramente, al loro primo apparire, le emozioni affliggenti e le conseguenze in cui ci facciamo trascinare.

Dobbiamo giungere al punto di poter capire i diversi tipi d’emozioni affliggenti, la loro natura: in questa prospettiva troverete negli insegnamenti del Buddha dei chiari particolari sulla loro natura, e sulle contromisure, gli antidoti da porre in atto per eliminarle.

Forse, è solo con la pratica del Buddhismo che si diventa capaci di riconoscere le emozioni affliggenti come la fonte della sofferenza, e a possedere gli strumenti per eliminarle.

Il Buddha poté conseguire il suo stato grazie all’accumulazione di meriti, per infiniti eoni.

Su questa base il Buddha c’insegnò a meditare sulla compassione, sulla saggezza e sulla realtà ultima, sulla vacuità, sulla bodhicitta, sul desiderio che tutti gli esseri senzienti possano ottenere l’illuminazione. Il Buddha diede tutti questi insegnamenti a tutti gli esseri, basandosi sulla propria esperienza e sulla propria conoscenza. All’interno del Buddhismo ci sono diversi veicoli o cammini spirituali: il veicolo Mahayana, il Teravada, quello del Bodhisattva, e così via.

Ma la loro essenza, comune a tutti quanti, sta nella pratica della bodhicitta, persino nel caso in cui, all’inizio, si fosse incapaci di praticare lungo la strada o il cammino della realtà ultima.

Il Buddha disse che tutte le situazione sono transitorie e che tutte le condizioni sono permeate dalla sofferenza, che tutti i fenomeni sono privi d’un sé o d’una loro esistenza intrinseca, che sono vuoti e che il Nirvana è la pace.

Se non riuscirete a praticare la bodhicitta, CERCATE ALMENO DI NON DANNEGGIARE GLI ALTRI ESSERI SENZIENTI, anzi, se vi è possibile, aiutateli.

PER QUESTA RAGIONE, NEI MIEI INSEGNAMENTI, DICO SEMPRE CHE IL MESSAGGIO DEL BUDDHA PUÒ ESSERE SINTETIZZATO IN DUE PUNTI: LA VISIONE E L’ETICA, IL COMPORTAMENTO.

Parlando di questo ultimo punto, dovremo realizzare una condotta che non danneggi gli altri esseri senzienti, adottando la visione che identifica ogni cosa, ogni fenomeno come interdipendente. Quando qui parlo d’adottare una condotta non violenta, non intendo dire che le nostre azioni debbano essere semplicemente prive di violenza. Sono, anzi, del parere che la pratica della non violenza debba fondarsi sulla professione d’una attiva compassione. Dico, ad esempio, che, nel momento in cui vediamo la mano, l’essere, la persona che colpisce, dobbiamo provare nei suoi confronti una gran compassione. Quando parliamo della visione del sorgere dipendente, mi riferisco al fatto che, fin dall’inizio dei suoi insegnamenti, il Buddha parlò delle quattro nobili verità, del rapporto tra cause e condizioni e il Buddha non disse ai suoi seguaci di mostrare rispetto nei suoi confronti, ma parlò loro della sofferenza, della sua origine, e come praticare, come eliminare la sofferenza attraverso la sua conoscenza, solo allora si potranno gettare le basi per la sua eliminazione. Dovrete meditare sulla sua cessazione e sulla visualizzazione del sentiero. Persino laddove l’origine della sofferenza dev’essere eliminata, non v’è nulla da eliminare, persino laddove occorre realizzare la sua cessazione, non c’è nulla da realizzare, persino laddove il vero sentiero dev’essere meditato, non v’è nulla da meditare.

Ciò significa che, dal punto di vista del senso ultimo, non c’è sofferenza alcuna da eliminare. In breve, egli spiegò la filosofia che identifica ogni cosa saldamente interconnessa, correlata l’una all’altra, da cause e condizioni.

Questa è la visione del Buddha, la visione dell’origine interdipendente, della natura interconnessa d’ogni fenomeno, in questa cosmologia, ogni cosa, ogni evento, sorge in dipendenza da cause e condizioni.

LA NATURA SOTTILE DELL’ORIGINE INTERDIPENDENTE

Questa visione filosofica è molto rilevante anche dal moderno punto di vista scientifico, specialmente quando parliamo delle natura sottile dell’origine interdipendente, una visione condivisa dalla scienza.

Fondamentalmente, quest’insegnamento sull’origine interdipendente, è molto connesso con le leggi della natura, con quegli stessi processi studiati dagli scienziati.

Dal punto di vista della ricerca scientifica, si è tuttora tesi ad investigarne gli aspetti esterni, non quelli profondi, quelli interiori.

Per esempio, anche ad un livello quasi banale, come quando proviamo un semplice mal di testa, avvertiremo del dolore, una sofferenza: ma essa non sorgerà da una sola causa, da un solo movente.

Le avversità che incontriamo sono collegate, ma non dipendono da una sola causa, bensì da tante: così, anche il banale mal di testa dipenderà da cause esterne. Oltre, beninteso, a quelle esterne, potranno interagire delle cause interne, dipendenti dalla vostra mente. E’ dalla molteplicità delle cause e condizioni, interne ed esterne, che si sviluppa la rabbia nell’ambito d’una persona. Quando sorge la rabbia, noi tendiamo ad identificarne la causa scatenante in fattori esterni, ma, se riflettete, troverete alla sua origine una molteplicità di cause e di condizioni

– Se non saprete come aiutare gli altri, dovrete almeno astenervi dal far loro del male.

Il nostro problema consiste nel fatto che siamo incapaci di vedere, di riconoscere questa gamma di cause e di condizioni, che contribuisce a far sorgere in noi le emozioni disturbanti.

Perché succede?

La ragione sta nel fatto che tendiamo ad identificare tutto come frutto d’una esistenza indipendente, e siamo incapaci di riconoscere la molteplicità delle cause e delle condizioni. E’ per quest’attaccamento agli oggetti, è perché li identifichiamo come aventi un’esistenza indipendente, che sviluppiamo un poderoso attaccamento per un certo oggetto, per una persona, o, viceversa generiamo una forte rabbia verso quell’oggetto o quella persona.

Perciò, nel Buddhismo, quando parliamo di pratica della non violenza, non intendiamo l’assenza di violenza, ma la pratica dell’attiva compassione, il che significa sviluppare un forte senso di responsabilità nei confronti degli altri esseri senzienti, un profondo desiderio di beneficiare gli altri esseri senzienti,

Se non saprete come aiutare gli altri, dovrete almeno astenervi dal far loro del male. Perciò i fenomeni sorgono dalla molteplicità di cause e di condizioni, non originano da cause perenni, immutabili

Dobbiamo essere invece sostenuti dalla pratica delle sei perfezioni, dalla bodhicitta basata sulla compassione, sulla gentilezza amorevole, sulla visione della vacuità.

Per poter coltivare queste qualità, dovremo correttamente identificarne la natura, sviluppandone i suoi aspetti differenti, punto per punto.

Per conseguire questa mente occorre generare un forte desiderio d’ottenere l’illuminazione.

Articolo pubblicato su DHARMA, Numero 16, febbraio 2004.

2 – H.H. Dalai Lama: The Thirty-Seven Practices of the Bodhisattva

His Holiness the Dalai Lama: We should therefore live on this noble path, help others, spread kindness and peace.

His Holiness the Dalai Lama: We should therefore live on this noble path, help others, spread kindness and peace.

2 – The Thirty-Seven Practices of the Bodhisattva by His Holiness the Dalai Lama, Bodhgaya 1974.

So the Dharma is not, as some people argue, of no use for those who live in a backward and isolated region. Some people, who believe they are broadminded and highly intellectual and cultured, think that the Dharma is irrelevant. But what do we mean by “Dharma?” Obviously it does not mean wearing a special costume, building monasteries, making many prostrations. This may go with the Dharma but it is in no sense the actual practice of the Dharma. The practice of the Dharma is an inner affair, it means having a peaceful, noble, broad and generous mind – a mind that has been tamed, brought completely under control. Even if one can recite the whole Tripitaka by heart, if one is selfish and hurts others, this is not practicing Dharma. Continue reading »

H.H. Dalai Lama: The Global Community and The Need for Universal Responsibility

The Global Community and The Need for Universal Responsibility

By His Holiness the Dalai Lama

The global community

As the twentieth century draws to a close, we find that the world has grown smaller and the world’s people have become almost one community. Political and military alliances have created large multinational groups, industry and international trade have produced a global economy, and worldwide communications are eliminating ancient barriers of distance, language and race. We are also being drawn together by the grave problems we face: overpopulation, dwindling natural resources, and an environmental crisis that threatens our air, water, and trees, along with the vast number of beautiful life forms that are the very foundation of existence on this small planet we share.

I believe that to meet the challenge of our times, human beings will have to develop a greater sense of universal responsibility. Continue reading »

Sua Santità il Dalai Lama: Il Commentario sull’Addestramento Mentale Simile ai Raggi del Sole – 1 – La Motivazione

Sua Santità il Dalai Lama: Ognuno deve lavorare sulla propria mente, sul proprio cuore, sui propri atteggiamenti: questo è ciò che condurrà alla felicità.

Sua Santità il Dalai Lama: Il Commentario sull’Addestramento Mentale Simile ai Raggi del Sole. 1 – La Motivazione

In questo testo di addestramento mentale del XV secolo, Namkapel, discepolo di Tsongkhapa, presenta una variante del lignaggio dell’Allenamento mentale in sette punti, integrandovi numerosi materiali dal lam-rim, il sentiero graduale. In questo ciclo di insegnamenti del 1985, il Sua Santità il Dalai Lama descrive in dettaglio come meditare su ciascun punto.

Lavorare sulle nostre menti: Instaurare la motivazione

Per differenziarsi dai non buddhisti si prende il rifugio o la direzione sicura, e per differenziarsi dal sentiero Hinayana si prende il rifugio Mahayana. Consideriamo Buddha Shakyamuni come il nostro principale esempio di fonte di una direzione sicura. L’estremamente gentile e compassionevole Guru Shakyamuni giunse in questo mondo 2500 anni fa, agì come una persona illuminata dando indicazioni complete su tutti i metodi del Dharma. I suoi molti seguaci le riunirono e seguirono la pratica dei tre addestramenti superiori in disciplina etica, concentrazione e consapevolezza discriminante o saggezza. Questi metodi si diffusero ampiamente in India e furono portati in Tibet, dove fiorirono durante i periodi di traduzione precedente e successivo, così che ora abbiamo tutti gli insegnamenti ben conservati del Buddha e dei seguaci dei suoi insegnamenti che seguirono.

Sebbene possa sembrare che potrei non possedere tutte le qualifiche, ciò nonostante, come detentore di questi insegnamenti del Buddha e per il desiderio di giovare alle persone, la mia consapevolezza della responsabilità talvolta mi dà un grande coraggio; altre volte ho una sensazione di trepidazione, se posso aiutare gli altri allora faccio del mio meglio per praticare questi insegnamenti e provare a donarli agli altri. Continue reading »

Sua Santità il Dalai Lama: Il Commentario sull’Addestramento Mentale Simile ai Raggi del Sole – 2 – Come Ascoltare gli Insegnamenti

Sua Santità il Dalai Lama: “Cambiando i nostri atteggiamenti e pensando agli altri anziché a noi stessi, la felicità arriva come un bonus in questa situazione di base di problemi e sofferenza che tutti noi viviamo. Cercare solo di trarre beneficio per noi stessi in questa vita è un pensiero troppo limitato; pensare solo alle nostre vite future, è ancora troppo limitato.”

Il modo di ascoltare gli insegnamenti.

Ci sono insegnamenti su come il discepolo dovrebbe ascoltare che usano l’analogia di un recipiente. Per poter contenere qualcosa, un recipiente non deve essere capovolto, essere bucato sul fondo o essere sporco all’interno; dobbiamo essere molto aperti e conservare ciò che ascoltiamo senza mescolarlo ai pregiudizi.

Dobbiamo ascoltare per poter apprendere ciò che non conosciamo e qualunque cosa impariamo dobbiamo metterlo in pratica immediatamente. È così che avviene l’allenamento mentale. Non consiste nell’esaurirsi nel fare un duro lavoro a casa, affrettarsi ad andare al tempio e poi, una volta arrivati, prenderlo come un luogo dove sedersi e rilassarsi. Quando abbiamo questa rara opportunità di ascoltare gli insegnamenti non possiamo essere rilassati, dobbiamo fare buon uso di ogni momento a beneficio della nostra mente.

Sii consapevole di cosa significhi ricevere una trasmissione orale: non si tratta solo di far entrare dei suoni. Qui i concetti vengono spiegati e dobbiamo cercare di assimilarli, non sederci qui e basta. Non pensiamo solo: “Sì, è vero” e poi non facciamo nulla per cambiare il nostro comportamento, sarebbe un grosso errore. Qualunque cosa ascoltiamo, non dobbiamo essere soddisfatti solo dal fatto che abbia un senso, dobbiamo effettivamente metterlo in pratica. Se stiamo ascoltando degli insegnamenti che in quel momento hanno senso e pensiamo “Bene, li metterò in pratica ora” ma restano con noi solo alcune ore durante la conferenza e quando è finita svaniscono, anche questo non è corretto. Se stessimo studiando per un esame a scuola, cercheremmo di comprendere scrupolosamente l’intera materia, e tutto ciò solo per ottenere una laurea per questa vita! Dobbiamo quindi fare lo stesso con ancora maggiore dedizione ed entusiasmo. Continue reading »

Sua Santità il Dalai Lama: Il Commentario sull’Addestramento Mentale Simile ai Raggi del Sole – 3 Lavorare sulla mente, Confronto con le altre religioni

Sua Santità il Dalai Lama: “Come possiamo spiegare la differenza tra le presentazioni di Nagarjuna e Shantideva? Nagarjuna parla principalmente della visione profonda della vacuità e solo per inciso menziona lo sviluppo dell’obiettivo di bodhicitta attraverso lo scambio di sé e degli altri, mentre Shantideva spiega questo metodo principalmente ponendo l’enfasi su bodhichitta.

Il titolo e la prefazione, Lavorare sulla mente, Confronto con le altre religioni.

Il nome di questo testo è “L’addestramento mentale come i raggi del sole”. Ho già spiegato cosa significa l’addestramento del nostro atteggiamento. “I raggi del sole” indicano che questo insegnamento ha la capacità di rimuovere le varie macchie dalla mente, in modo che diventi luminosa come il sole.

In primo luogo abbiamo le strofe d’omaggio, insieme alle lodi ed, a seguire, la promessa di comporre. L’autore prima rende omaggio, si prostra e prende la direzione sicura nel suo guru radice, quindi rende omaggio e loda il Buddha, che ha sviluppato l’amore, il desiderio che gli altri siano felici, e la compassione, il desiderio che gli altri siano liberi dalla sofferenza. Questa è la radice per sviluppare un obiettivo di bodhicitta https://www.sangye.it/altro/?p=5464 per raggiungere l’illuminazione a beneficio di tutti e per seguire le pratiche dei sei atteggiamenti di vasta portata (perfezioni) https://www.sangye.it/altro/?p=6613 e dei quattro modi di radunare i discepoli (1- Sii generoso. 2 – Parla gentilmente e insegna il Dharma. 3 – Incoraggia gli altri alla virtù. 4 – Pratica ciò che predichi)

La loro pratica è il modo di rimuovere tutte le macchie, sviluppare tutte le buone qualità e diventare un Buddha. Namkapel si prostra al Buddha come il grande nocchiero della nave che guiderà tutti attraverso l’oceano del samsara. L’enfasi principale qui è sullo scopo di bodhichitta, avendo come radice amore e compassione. Continue reading »

3 – H.H. Dalai Lama: The Thirty-Seven Practices of the Bodhisattva

His Holiness the Dalai Lama: As Ku Tung says, “Twenty years are spent without a thought for Dharma and twenty are spent saying, ‘I will practice,’ and ten more are spent saying, ‘I’m not able to practice Dharma.’ and that is the story of an empty life.”

His Holiness the Dalai Lama: As Ku Tung says, “Twenty years are spent without a thought for Dharma and twenty are spent saying, ‘I will practice,’ and ten more are spent saying, ‘I’m not able to practice Dharma.’ and that is the story of an empty life.”

3 – The Thirty-Seven Practices of the Bodhisattva by His Holiness the Dalai Lama, Bodhgaya 1974.

Therefore having this precious human birth and the time and chance with a body in perfect condition, it is not enough to stop unskillful deeds but to try our best to achieve buddhahood for oneself and others.

Now we have all the favorable opportunities – so now is the time to take them. So we must make the effort to perform this task for others and ourselves. The method is learning, contemplating and meditating on Dharma, especially Mahayana Dharma, there is nothing more we can do to further ourselves. We should make an effort to be like the flow of a river. First, acquire knowledge, ponder until we get certainty, Continue reading »

4 – H.H. Dalai Lama: The Thirty-Seven Practices of the Bodhisattva

His Holiness the Dalai Lama: Stealing is another unskillful deed because it harms the possessions of others, so it also causes them suffering and should be avoided. 

His Holiness the Dalai Lama: Stealing is another unskillful deed because it harms the possessions of others, so it also causes them suffering and should be avoided.

4 – The Thirty-Seven Practices of the Bodhisattvaby His Holiness the Dalai Lama, Bodhgaya 1974.

If one day goes, it’s a pity. If a month or a year is wasted, it’s much worse. Therefore checking up on oneself is important. If life would wait for us there would be no problem, but in fact it always races, and never lets us finish. If we make a good use of life, this is a great thing, otherwise it is wasted and runs away from us. “The three worlds are impermanent like an autumn cloud.” This being so, I do not need to repeat how beneficial and necessary Dharma practice is. Since we see it is worthwhile and necessary, if we spend time saying, “I will, I must practice Dharma”, and never put this into effect, then as Guru Rinpoche says, “Before the tomorrow of Dharma practice, the today of death may occur. Without deceiving yourself, therefore, to practice Dharma, start now.” Let us take my own case. If I say I have many things to do, so I’ll get around to it when I reach fifty, this is cheating myself.

So I must try, myself, not to postpone matters even for a second. If I do so it is my own fault, my weakness and my inability. Of course I cannot put 84,000 teachings into practice at once. Even someone like Nagarjuna did not practice the whole Dharma in one day. He started like ourselves, generated a will to practice and then advanced further, increasing his power and ability so that he became a great teacher. Without this effort the accomplishments of the great teachers would not have arisen spontaneously. We must give ourselves encouragement. As the Bodhicaryavatarasays, “Even flies and worms have within themselves the possibility of attaining buddhahood and one day will do so. So if I make an effort I will definitely attain buddhahood much faster.” If we think this way, it will act as a powerful encouragement. Continue reading »

H.H. Dalai Lama: 3 Principal Aspects of the Path

His Holiness the Fourteenth Dalai Lama: Renunciation has two directions of looking. On the one hand, with such an attitude, we look down at the suffering of samsara, with no interest in it, and we feel disgust and the wish to be rid of it completely. On the other hand, we look up at liberation and wish to attain it.

His Holiness the Fourteenth Dalai Lama: Renunciation has two directions of looking. On the one hand, with such an attitude, we look down at the suffering of samsara, with no interest in it, and we feel disgust and the wish to be rid of it completely. On the other hand, we look up at liberation and wish to attain it.

His Holiness the Fourteenth Dalai Lama: A Short Commentary on The Three Principal Aspects of the Path (Lam-gtso rnam-gsum) by Tsongkhapa (Tsong-kha-pa Blo-bzang grags-pa) 1983
 
translated and condensed by Alexander Berzin.

Introduction – As we are here in a special place, we must set a special motivation: the bodhichitta aim to attain enlightenment for the sake of all beings. This needs to be completely sincere. Buddha himself attained his enlightenment by the power of his pure bodhichitta aim. All his qualities and attainments were dependent on that enlightening motive. To reach the same attainment, we need to pray to develop such a mind ourselves as much as possible and to have it ever increase.

These last days we have built up some positive force (merit) through these teachings. Let us now continue today with The Three Principal Aspects of the Path by Jey Tsongkhapa. The three refer to renunciation, bodhichitta, and a correct view of voidness.

Renunciation is based on the attitude with which we turn our minds completely away from all wishes for samsara, uncontrollably recurring existence.

Our attainment of liberation is dependent on having such a renunciation. Bodhichitta is the attitude or intention to attain enlightenment to benefit all limited beings (sentient beings). The correct view of voidness is realization of the actual abiding nature of reality.

Concerning the correct view or understanding of voidness, of reality, of non-inherent existence, if it is held by a mind of renunciation, it brings liberation. It brings liberation by eliminating the obscurations that prevent liberation, namely the disturbing emotions and attitudes, the mental factors Continue reading »

H. H. the Dalai Lama: Dream Yoga

Sua Santità il Dalai Lama: “Different factors are involved in the ability to recognize the dream as dream.”.

H. H. the Dalai Lama: Dream Yoga

In order to train in the path that would allow us to transform death, the intermediate state, and rebirth, we have to practice on three occasions: during the waking state, during the sleeping state, and during the death process. This entails integrating the self with spiritual training. Now we have three sets of three:

1.Death, intermediate state, and rebirth.

2. Dharmakaya, Sambhogakaya, and Nirmanakaya.

3. Sleeping, dreaming, and waking.

In order to achieve the ultimate states of Dharmakaya, Sambhogakaya, and Nirmanakaya, one must become acquainted with the three stages of death, intermediate state, and rebirth. Continue reading »

5 – H.H. Dalai Lama: The Thirty-Seven Practices of the Bodhisattva

His Holiness the Dalai Lama: It becomes clear to us that it is indispensable to take responsibilities for other sentient beings, and we must therefore reach buddhahood for their benefit and in order to acquire a full ability to help them effortlessly and spontaneously.

His Holiness the Dalai Lama: It becomes clear to us that it is indispensable to take responsibilities for other sentient beings, and we must therefore reach buddhahood for their benefit and in order to acquire a full ability to help them effortlessly and spontaneously.

5 – The Thirty-Seven Practices of the Bodhisattvaby His Holiness the Dalai Lama, Bodhgaya 1974.

Lying refers to the very bad practice of completely deceiving others, cheating them. But if there is some special occasion when, say, life or the Dharma can be protected there is some excuse for not being fully open. Otherwise, we should always try to be truthful. Usually worldly people regard someone who tells lies as clever but this is a stupid form of cleverness. Continue reading »

His Holiness the Dalai Lama: The Birthright of All Beings

His Holiness the Dalai Lama: The Birthright of All Beings

A message from His Holiness the Dalai Lama at Saka Dawa.

The Buddha Shakyamuni took birth as a prince of the Shakya clan in India. He achieved enlightenment at the age of thirty-six and entered Mahaparinirvana at the age of eighty-one. These three great events took place on the same day of the year, over 2500 years ago, which we celebrate at the season of Wesak. Continue reading »