9 Sua Santità il Dalai Lama: Insegnamenti sul Lam-rim Chen-mo o Grandi Stadi del Sentiero per l’Illuminazione di Lama Tzong Khapa alla Lehigh University, PA, USA. Traduzione dal tibetano in inglese del Dr. Ghesce Thupten Jinpa e dall’inglese in Italiano del Dr. Luciano Villa nell’ambito del Progetto “Free Dalai Lama’s Teachings” per il beneficio di tutti gli esseri senzienti.
Terzo giorno, Sessione pomeridiana, 12 luglio 2008 alla Lehigh University, Pennsylvania, USA. Prima parte. Dieci tipi di afflizioni e loro antidoti. Come le afflizioni danno risalto alle azioni karmiche. Dieci domande per il Dalai Lama.
Dieci tipi di afflizioni e loro antidoti
Quindi, lo schema seguente è “Identificazione delle afflizioni” e, in generale, sono identificati dieci tipi di afflizioni: cinque delle quali appartengono alla categoria delle “visioni” e cinque sono afflizioni di “non visioni”. Ma, in realtà, in termini esperienziali, quando si tratta di afflizioni, questa è una categoria di fenomeni a cui tutti noi siamo molto familiari.
Se analizziamo attentamente la nostra esperienza, allora è abbastanza chiaro. Se prestiamo attenzione, penso che sia abbastanza chiaro che la maggior parte dei disturbi della mente sono quelle emozioni negative che chiamiamo nyo mong. Quindi questi klesa (o nyo mong in tibetano) o afflizioni che (come ha definito Asanga) sono stati mentali, il cui sorgere crea un disturbo all’interno del continuum mentale dell’individuo. Quindi queste sono le afflizioni o il nyo mong.
Quindi un punto importante da capire dalla distinzione fondamentale che viene tracciata tra quelle afflizioni (quelle che appartengono alla classe delle “opinioni” e quelle afflizioni che sono classificate come “non visioni”), c’è un punto importante, che necessita d’essere qui capito. Ad esempio, se si guardano le afflizioni come l’attaccamento, l’avversione e così via, che appartengono alla categoria della classe “non visioni”, in quel caso, il tipo primario di modalità delle emozioni stesse è meno cognitivo. Sono stati più affettivi. Quindi l’elemento di accertamento cognitivo è minore.
Rispetto a loro, quelle afflizioni che appartengono alla categoria di “visioni” sono in realtà descritte come forme distorte di intelligenza o intelligenza afflitta (shey rab nyo mong chen). Quindi questi, in un certo senso, sono forme più gravi di afflizioni. E, a causa del loro tipo di natura distorta, come di una qualche forma di intelligenza distorta, tendono anche ad avere un tipo più grande di senso dell’orientamento cognitivo ed anche di accertamento, di falsa constatazione.
Allo stesso modo, quando si applicano antidoti a queste diverse emozioni, per le emozioni di tipo “non visione” come l’attaccamento o l’avversione, allora ci sono antidoti specifici che sono presentati negli insegnamenti. Ad esempio, come antidoto all’avversione, alla rabbia o all’odio, si raccomanda la coltivazione dell’amorevole gentilezza. Come antidoto contro l’attaccamento ed in particolare alla lussuria, si raccomanda la meditazione sull’impurità del corpo e così via. Tuttavia, queste forme di antidoti sono realmente intese più come una sorta di antidoto che agisce più sotto forma di soppressione che di sradicamento totale.
Mentre, se osservate le afflizioni di tipo “visione”, che sono forme di intelligenza afflitte, dato che sono forme di intelligenza, i loro antidoti devono anche assumere una simile forma di applicazione dell’intelligenza. Quindi i principali antidoti qui sono più di un tipo di saggezza pratica, e quindi questi sono antidoti che stanno “eliminando” gli antidoti, “sradicando” gli antidoti.
Così nel Prasannapada, Chandrakirti, quando commenta le diverse funzioni degli antidoti di specifiche afflizioni (sebbene possa parlare nel contesto di una sottile comprensione delle afflizioni secondo il sistema Madhyamaka-Prasangika) ma fa il seguente punto. Dice che gli antidoti contro le afflizioni individuali come l’attaccamento, l’avversione o la rabbia che vengono presentate nei sutra, se li analizzi, se li esamini attentamente, allora questi antidoti sono molto specifici per le loro afflizioni corrispondenti. Per esempio, l’antidoto contro l’attaccamento o l’antidoto contro la lussuria, che è la meditazione sull’impurità del corpo umano, quell’antidoto funzionerà solo contro la lussuria e quel tipo di emozione, ma non contro l’avversione e la rabbia.
Allo stesso modo, la meditazione sulla amorevole gentilezza viene presentata come l’antidoto contro l’avversione, la rabbia e l’odio, ma quel tipo di meditazione, antidoto, funzionerà solo contro le emozioni che appartengono a quella classe, ma non contro l’attaccamento. E infatti, se si esamina attentamente, è anche concepibile che, ad esempio, mentre si conquista la propria lussuria ed attaccamento (quando si medita sull’impurità del corpo umano) c’è almeno in linea di principio la possibilità che questo tipo di meditazione possa in effetti portare ad una forma di avversione per il corpo.
Quindi, in modo simile, la meditazione della amorevole gentilezza si concentra su un individuo specifico, sebbene possa essere utile nel trattare l’avversione, la rabbia e l’odio, ma c’è anche la possibilità che, come risultato di quel tipo di coltivazione, può incrementarsi il proprio attaccamento.
Al contrario, l’antidoto che è raccomandato contro l’ignoranza e l’illusione, che è la saggezza della vacuità, questo antidoto è applicabile a tutte le afflizioni, mentre gli altri antidoti sono efficaci solo rispetto alle afflizioni specifiche.
Quindi Chandrakirti esprime questo concetto. E, per esempio, anche dal nostro punto di vista personale, una sorta di punto di vista esperienziale, se, quando si presentano, proviamo a capire la natura delle afflizioni, possiamo almeno fare qualche stima su come l’illusione o l’afferrarsi alla vera esistenza servono come base per il loro sorgere. Ad esempio, quando abbiamo una forte emozione verso un oggetto, diciamo un attaccamento o uno scatto di rabbia, alla base di quell’emozione o reazione emotiva, c’è un’assunzione di un qualche tipo di realtà solida verso cui stiamo reagendo, il che presuppone la nozione di un oggetto indipendente o veramente esistente. Quindi qui, nel momento in cui siamo in grado di introdurre l’elemento saggezza e rivelare la natura costruita di quell’oggetto verso cui stiamo reagendo, allora l’intensità del nostro afferrarsi tenderà a rilasciarsi, a diminuire.
Per esempio, Nagarjuna, nel suo quindicesimo capitolo della Saggezza Fondamentale della Via di Mezzo https://www.sangye.it/altro/?p=9194 quando definisce il concetto, la nozione, di svabhava (natura intrinseca) dice: “La natura intrinseca presuppone qualcosa che è non costruito e qualcosa che è indipendente”. Il che implica che, quando ci afferriamo, quando reagiamo emotivamente a qualcosa, tendiamo a presupporre che l’oggetto (verso cui stiamo reagendo) sia indipendente e non costruito, sia qualcosa di solido e concreto. E, quindi, il momento in cui siamo in grado di attenuare quell’afferrarsi alla solidità e dissolvere, smantellare, quella concretezza, allora ha l’effetto di allentare quella presa.
Quindi la saggezza che viene presentata come antidoto contro l’illusione è la saggezza che realizza l’originazione dipendente in termini di vacuità. E così qui, in effetti, un vecchio scienziato che ho incontrato un paio di anni fa, nella nostra discussione mi ha detto che (ed è uno psicoanalista), mi ha detto che quando qualcuno, quando un individuo prova una forte rabbia nei confronti di un’altra persona, in quel momento lui o lei progetta, specialmente quando prova l’odio, lui o lei percepisce una qualità indesiderabile nell’oggetto. E, all’interno di questa percezione, il 90% della qualità che attribuisce a quell’oggetto è una proiezione mentale.
Quindi, naturalmente, non sta parlando dalla comprensione buddista. Sta parlando come uno scienziato. E questa visione si adatta molto bene alla comprensione buddista di base del sorgere delle afflizioni, in cui l’attaccamento e l’avversione sottostanti sono quelli che vengono chiamati false attenzioni, falsi processi attenzionali, che poi generano le reazioni emotive. Quindi la comprensione buddista si adatta molto bene anche alla moderna comprensione scientifica di queste emozioni.
Come le afflizioni danno origine alle azioni karmiche.
Poi nel testo di Lam-rim, dopo aver spiegato la natura di queste afflizioni Tsongkhapa prosegue spiegando come queste afflizioni provochino poi l’impegno di azioni volontarie: le azioni karmiche.
Poi leggiamo nel testo di Tsongkhapa: “Quindi l’individuo che è sotto il potere dell’ignoranza afflitta e della visione egoistica dell’afferrarsi attraverso le sue tre porte del corpo, della parola e della mente, quando commette, si impegna, nelle azioni della classe non virtuosa, come prendere la vita di altri esseri senzienti, quindi lui o lei si creeranno un karma sfavorevole. Di contro, se l’individuo si impegna in azioni della classe virtuosa appartenente al regno del desiderio, come aiutare concretamente gli altri ed osservare la moralità e così via, creerà un karma meritorio. E, d’altra parte, se l’individuo si impegna nelle pratiche meditative di coltivare il calmo dimorare sulla base del quale lui o lei coltivano la forma e gli stati concentrativi dei regni senza forma, allora lui o lei accumuleranno il karma incrollabile”.
Quindi Tsongkhapa scrive: “In questo caso, potresti non aver acquisito, attraverso un’estesa analisi meditativa dei difetti dell’esistenza ciclica, il rimedio che sradica la brama per le meraviglie dell’esistenza ciclica stessa. Inoltre, potresti non aver usato la saggezza perspicace per analizzare correttamente il significato della mancanza del sé, e potresti non aver familiarizzato con i due spiriti dell’illuminazione. In tali circostanze, le tue attività virtuose, con alcune eccezioni a causa del potere del campo, costituirebbero le origini tipiche della sofferenza e quindi alimenterebbero il processo dell’esistenza ciclica.”
Questo è un punto importante. Ciò che Tsongkhapa sta spiegando qui è che, a meno che le nostre attività virtuose (che si impegnino nella generosità o nell’osservanza della morale e così via) … a meno che queste attività virtuose non siano completate dai tre elementi principali del percorso (vera rinuncia, comprensione della corretta visione della vacuità e della mente del risveglio) se le nostre attività virtuose non sono rinforzate e integrate da nessuno di questi tre elementi principali del percorso, allora le nostre attività virtuose diventeranno tutte (tranne alcune eccezioni) ulteriori cause per il nostro continua esistenza nel samsara.
Quindi le eccezioni a cui lui, Tsongkhapa, si riferisce qui, che chiama il potere del campo, per fare un esempio: Nagarjuna in Una Lettera ad un Amico, (Suhrllekha) https://www.sangye.it/altro/?p=9149, https://www.sangye.it/altro/?p=9177 Nagarjuna dice, citando da un sutra, “Anche in relazione alla forma del Tathagata dove su un murale, se ci si riferisce a questo, anche in uno stato mentale che è disturbato e agitato e poi anche se qualcuno guarda questo in uno stato mentale che è agitato, ma lui o lei creerà il karma per avere visioni del Buddha in futuro in molti campi di Buddha.
Quindi, questo tocca anche il potere dei Bodhisattva come il campo dei meriti perché i Bodhisattva sono praticanti che dedicano il loro intero essere e adottano questa prospettiva che guarda in un tempo infinito e dedicano il loro intero essere ail beneficio di tutti gli effetti attraverso una scala temporale infinita. E così, grazie a questo potere di aspirazione dei Bodhisattva, diventano anche potenti campi di merito. Quindi qualsiasi interazione con i Bodhisattva, sia attraverso la vista o attraverso l’udito o anche solo la riflessione, la contemplazione, diventa la base per la creazione di meriti. E, ad esempio, nella Guida allo stile di vita del Bodhisattva di Shantideva https://www.sangye.it/altro/?cat=15 si parla di come i Bodhisattva sono coloro che, anche quando qualcuno li danneggia, l’autore di un danno alla fine è portato alla bontà e alla felicità.
Quindi il titolo seguente è “Come si muore e si rinasce”, il che include molte altre suddivisioni, tra cui “Le Cause della morte”, “La mente alla morte” e così via, e “Dove si raccoglie il calore”, “Come si raggiunge lo stato intermedio dopo la morte” e “Come poi si prende rinascita”.
Quindi non commenterò nessuno di questi temi.
Dieci Domande per il Dalai Lama.
Domanda: “Santità, per favore ci dica di più su come le religioni del mondo possono coesistere in armonia. Può questa armonia esistere solo se siamo tutti d’accordo, se siamo d’accordo sul fatto che tutte le religioni alla fine portano i loro seguaci nello stesso posto?
Sua Santità: Se stesso posto significa paradiso, o questi cose? Non lo so. O moksha, salvezza? È difficile. Ci sono molte differenze. Ma, in linea generale, tutte le principali tradizioni religiose vogliono lo stesso scopo, e questo è per portare più compassione nella nostra mente, se pratichi seriamente e segui la tua tradizione.
Una volta un mio amico musulmano mi disse: “Se sei un vero praticante dell’Islam, lui o lei dovrebbe estendere il loro amore, tanto quanto l’amore a Dio, ad Allah, che l’amore si estenda a intere creature tanto quanto il vostro amore ad Allah. Quindi usiamo il termine buddista, esseri senzienti nostre madri, dove tutto gli esseri senzienti sono considerati cari come tua madre.
E poi, naturalmente, penso, la società umana sarà più felice. E, a un tale livello, penso che tutte le tradizioni siano le stesse. Stesso potenziale, stesso obiettivo. E dopo questa vita, quindi diverse opinioni. Alcuni dicono il paradiso o, penso, e per il momento, nella bara, almeno per qualche tempo, un po’ di riposo.
Quindi ci sono delle differenze. Così ora una cosa in cui di solito credo e dico alla gente: il concetto di una verità, una religione ed il concetto di diverse verità, diverse religioni, queste due cose sono contraddittorie. Ora perché nella maggior parte dei casi nel passato, e anche nel presente, i conflitti in nome della religione nella maggior parte dei casi non riguarda la religione stessa, ma l’ambizione politica, potere, potere politico, o interessi economici, o in alcuni casi anche interessi personali individuali. Quindi manipolano la fede religiosa o il nome religioso.
È un’altra cosa: il praticante sincero crede seriamente nella propria religione e pratica, ma il problema è il concetto di una verità, una religione, così le altre religioni non sono una vera religione. Quindi, in quel caso, penso che, per “compassione”, si distruggano deliberatamente i seguaci di altre religioni. È successo in passato. Oggi non lo so. Così. Quindi, ora il concetto di una religione, una verità ed il concetto di diverse verità, diverse religioni, ora queste due cose contraddittorie, ora come lavorarci? Nei termini di individuo, il concetto di una verità, una religione, è molto rilevante. Sono un buddista che trova il metodo di approccio buddista più efficace. Quindi, in quel caso, il buddismo, per quella persona, il Buddhismo è il modo migliore per trasformare la mente negativa. Un cristiano, per una persona cristiana, il concetto di Dio o cristianesimo è più efficace. Quindi, per quella persona, il cristianesimo è il migliore. Quindi solo la religione, solo la verità.
Così come la medicina, per ogni malattia diversa non possiamo dire che questa medicina sia la migliore. Non possiamo dire. Dobbiamo giudicare ciò che è meglio o non meglio secondo la malattia. Allo stesso modo, secondo le disposizioni mentali individuali, per questa persona il cristianesimo è il migliore. Per questa persona, l’Islam è il migliore. Per questa persona, il buddismo è il migliore. Allora ok. Quindi, in ogni caso, la loro unica verità, una sola religione, è la loro religione adatta e più efficace. Ora in termini di tre persone o due persone, un buddista, un cristiano, poi già diverse verità, diverse religioni già presenti. Quindi in questa sala, i buddisti, i cristiani devono essere lì, alcuni praticanti islamici devono esserci. Alcuni ebrei. Quindi già è realtà. Diverse verità, diverse religioni coesistono. Quindi in termini di società, diverse verità, diverse religioni, penso che sia un dato di fatto. Comprendilo. Allora, ora in generale, il pluralismo (l’idea del pluralismo dellee religioni) ora sta già aumentando. Quindi è un segno salutare. Quindi, penso che sia possibile. Eppure abbiamo bisogno di più impegno.
Domanda: Santità, riguardo alle tre persone di diversa portata, capacità iniziale, media e grande, come si fa a sapere a quale livello è la propria capacità? È una capacità innata o è influenzata dalla pratica, dall’impegno o dal desiderio di un individuo?
Sua Santità: Quindi nella sezione in cui Tsongkhapa spiega le distinzioni tra le tre persone di tre livelli di capacità, uno dei punti che solleva è che comprendendo i diversi livelli di capacità, un individuo può evitare l’errore di (nonostante non abbia nemmeno il tipo di motivazione della capacità iniziale) avere l’arroganza di pensare che “Io appartengo al praticante della sua grande capacità. Molti anni fa in India, penso negli anni sessanta, una mia amica, una signora, mi ha detto (una signora europea, credo una signora inglese) che nei suoi sogni, che stava vivendo questi sogni insoliti in cui stava avendo visioni di questi Bodhisattva e di grandi esseri. E, poiché nel testo, uno dei tipi di indicazioni di un Bodhisattva che ha raggiunto il primo livello di Bodhisattva bhumi è elencato come avente visioni di vari Buddha e Bodhisattva, così mi disse che forse aveva raggiunto quel livello. Naturalmente, come questo testo dice che un altro individuo non può determinare completamente il livello di realizzazione di un’altra persona, e anche io non volevo essere troppo schietto con lei, quindi le ho gentilmente fatto notare che le indicazioni di qualcuno che ha raggiunto quel livello includono anche anche altri segni, come che i cento campi di Buddha saranno scossi, quindi le ho detto tutte queste cose. Quindi, così dall’esterno, da un’altra persona, a meno che tu non abbia una sorta di cognizione superiore che può percepire direttamente le menti altrui. Quindi, anche nel caso di una cognizione superiore, che è al livello ordinario, non si può, anche se si può essere in grado di intuire certi aspetti delle menti degli altri, ma non si può ancora percepire i livelli di realizzazione di un’altra persona. Quindi, quindi, è molto difficile determinare il livello di capacità di un praticante dai mezzi esterni. È davvero qualcosa che deve essere attestato all’interno della propria esperienza personale. Quindi, nel proprio caso, esaminando attentamente se stessi, se hai ancora un forte attaccamento al denaro, alla fama, al cibo, alla bella vita e così via, allora non hai ancora raggiunto la pratica della capacità iniziale. In modo simile, se scopri che il tuo attaccamento alle preoccupazioni della prossima vita immediata è molto forte, il che include l’ammirazione per le gioie dell’esistenza ciclica, l’eccellenza dell’esistenza ciclica, quindi ciò significa che non hai raggiunto il livello intermedio di capacità. Così tu stesso esaminerai qual è il tuo modo di pensare. Allora saprai qual è il tuo palcoscenico. Si può essere un buddista praticante (questo è qualcosa che ha a che fare con il buddismo in America)
Domanda: Si può essere un buddista praticante ed essere ancora un partecipante attivo nel sistema americano di premi materialistici, avanzamento di carriera? Questo, a volte, sembra essere in contraddizione.
Sua Santità: Dipende davvero dal proprio stato mentale ed atteggiamento. Ad esempio, se il proprio atteggiamento è principalmente motivato dal desiderio di ottenere il benessere degli altri, di lavorare per il beneficio degli altri, allora molte di queste altre strutture diventano una parte importante dei fattori che potrebbero aiutarvi a realizzare tale aspirazione. Quindi, per esempio, nel testo del Lam-rim c’è una sezione che tratta la preziosità dell’esistenza umana, c’è una descrizione della forma straordinaria dell’esistenza umana, e ne sono elencate otto caratteristiche o ricchezza con le relative potenzialità, c’è la credibilità della propria parola e così via, quindi anche queste sono incluse nelle qualità.
Domanda: Come si trova un insegnante, uno che ha le qualità di cui parla Tsongkhapa? Quell’insegnante deve essere un monaco o una monaca? Bisogna essere un monaco o una monaca per essere sul sentiero? Cosa succede se gli insegnanti sono lontani? C’è bisogno di muoversi, o ci sono modi di realizzare a distanza un intenso apprendimento da un insegnante?
Sua Santità: Questo mi ricorda una storia del periodo Kadampa quando il maestro di Kadampa Dromtönpa stava scomparendo. Era sdraiato con la testa in grembo al suo studente, Potowa, e mentre stava morendo Potowa si sentiva molto triste. E pianse, e la lacrima, una delle gocce delle sue lacrime cadde sulla guancia di Dromtönpa, che alzò lo sguardo e disse: “Perché piangi?” E Potowa rispose: “Fino ad ora tu sei stato il mio insegnante ed ho avuto qualcuno cui chiedere, chiedere consiglio, e fare domande e così via. Ed ora che stai morendo non avrò nessuno cui fare affidamento, ecco perché mi sento triste.” E Dromtönpa disse: “Sì, fino ad ora sono stato il tuo insegnante ma ora, d’ora in poi, dovresti considerare i testi come il tuo maestro spirituale.” Questa è una bellissima istruzione.
Quindi non c’è bisogno di essere fisicamente vicino ad un insegnante. Puoi chiedere consiglio al testo. Quindi, se è necessario avere certi chiarimenti su alcuni punti delle pratiche, allora puoi discutere con altre persone, ma, inizialmente, non hai bisogno di relazionarti con quella persona come il tuo insegnante spirituale, ma piuttosto come ad un collega, un collega del Dharma.
Certamente, se uno vuole ricevere i voti o prendere un’iniziazione Vajrayana, allora bisogna riferirsi a quella persona sotto forma di insegnante, insegnante spirituale. Quindi, qui è molto importante prima esaminare se quella persona è per te qualificata. Ad esempio, nel sutra il Buddha afferma che le qualità compassionevoli del Bodhisattva possono essere dedotte sulla base dell’osservazione delle sue espressioni comportamentali. Quindi la natura di Buddha, l’inclinazione verso la Buddhità del Bodhisattva, può essere determinata, dedotta, dalle sue espressioni esterne. Quindi, qui bisogna osservare il modo in cui l’insegnante si comporta, il suo comportamento, il suo modo di esprimersi e così via, e su quella base si può vagliare. E queste verifiche non dovrebbero basarsi semplicemente su una o due osservazioni. Per esempio, nel tantra, in alcuni dei testi tantrici, c’è anche una menzione, se necessario, di testare il tuo insegnante per dodici anni. Quindi, per quanto riguarda la seconda domanda, per essere sul sentiero non è necessario essere un monaco o una monaca. Geshe Pabongka Rinpoche, per esempio, ha scritto quanto segue: “Se uno ne è capace, può trovare la liberazione pur rimanendo come un capofamiglia. Ma, se uno non è capace, anche se può rimanere nel deserto a meditare, può creare cause per la propria rinascita futura nei regni sfortunati.”
Domanda: Cosa si intende col termine “esseri senzienti”? “Include solo i mammiferi o anche gli insetti? Dov’è il confine tra ciò che è un essere senziente e ciò che non è un essere senziente?
Sua Santità: Qui il tipo di linea determinante è davvero inteso che l’essere abbia o meno la capacità di sperimentare sofferenza e felicità. Abbiamo infatti avuto questa discussione molti anni fa, e Francisco Varela, il defunto scienziato cileno, faceva parte della discussione su ciò che può essere empiricamente identificato come un essere senziente, e alla fine è emerso un consenso che essere senziente è qualsiasi forma di organismo che ha una sorta di capacità di auto-propulsione, l’abilità di attraversare lo spazio da un punto ad un altro punto, quello era il consenso emerso. E il più piccolo livello di organismo che possiamo identificare come un essere senziente, in quel momento in cui stavamo discutendo, abbiamo deciso che era un’ameba che poteva essere inclusa come un essere senziente. Così le zanzare e le cimici mostrano che sono esseri senzienti. Dobbiamo rispettarli. Tranne occasionalmente. Quando siamo, vedete, in un sonno molto pacifico, quando arriva una zanzara, poi per un breve istante ci dimentichiamo che è un essere senziente.
Domanda: Nel nostro paese molte scuole dedicano tempo, energia e personale unicamente, solo, nell’insegnamento intellettuale. Come possiamo incoraggiare ed infondere i semi della compassione e della saggezza nei nostri figli?
Sua Santità: Questa è una questione seria. Ci sono persone in alcune università e alcuni scienziati, ora negli ultimi anni c’è una discussione seria su come insegnare ad uno studente dalla scuola materna fino all’università. Non si tratta d’introdurre una sorta di materia religiosa, ma ciò che, di solito, chiamo etica laica, attraverso un modo laico. Questo è molto, molto importante. Quindi ci manca davvero. Solo una semplice conoscenza, senza un senso di responsabilità, un senso di compassione, la conoscenza può diventare distruttiva. Questo è molto chiaro. Quindi non c’è garanzia. Regole esterne, leggi, anche queste cose sono limitate. Quindi l’autodisciplina è la cosa fondamentale. Quindi, per questo, è molto essenziale un senso di responsabilità basato sulla compassione. Penso che il mio discorso pubblico toccherà queste cose.
Domanda: Santità, da quando ero bambina, ho sempre voluto sapere come mai ci sono sempre più persone sul pianeta, se siamo stati tutti qui da tempo senza inizio?
Sua Santità: Naturalmente penso che sia naturale, [se noi] moltiplichiamo, due genitori, hanno almeno qualche bambino, ed i bambini a loro volta hanno ancora qualche bambino, penso questa è la natura degli esseri senzienti. Ovviamente dobbiamo tener conto, dalla comprensione buddista, di più sistemi del mondo, quindi ci sono esseri senzienti anche in altri sistemi del mondo.
Domanda: È possibile che un Buddha o un Bodhisattva possa essere una persona normale, solo una persona ordinaria come uno di noi, uno dei laici del pubblico, o deve manifestare un Buddha o un Bodhisattva o reincarnarsi in un individuo che viene scelto o trovato come lama e sceglie di diventare un monaco o una monaca? “
Sua Santità: Le forme esteriori delle manifestazioni dei Buddha e dei Bodhisattva possono essere di molti tipi diversi, includendo di fatto anche gli animali, quindi le apparenze esterne non sono fisse.
Domanda: Come può una persona raggiungere la pace interiore?
Sua Santità: Quindi, nel caso del termine tibetano “lama” che è una traduzione tibetana del termine sanscrito “guru”, se si guarda all’etimologia del significato di questo termine, si riferisce a qualcuno chi è insuperabile, qualcuno che potrebbe essere insuperato in termini di conoscenza, in termini di comprensione, in termini di realizzazione. Quindi questo è qualcosa che bisogna tenere a mente. Non vi è alcun significato del concetto di “un Buddha vivente” nella parola tibetana “lama”. Quindi, in effetti il termine tibetano “lama”, un insegnante, è un termine relativo, e può avere senso solo in relazione ad uno studente. Quindi, quando c’è uno studente, c’è un insegnante. Quindi, sfortunatamente, sapete, più tardi, all’interno della società tibetana, il termine ha acquisito un significato diverso, di una certa gerarchia. Quindi finisci per avere delle labrang, famiglie di lama composte da lama, ma non con gli studenti.
Quindi, quindi, spesso faccio notare che ci possono essere quattro tipi di significati in relazione al termine “lama” da un lato e, reincarnazione della persona, dall’altro. Quindi ci può essere qualcuno che è sia un lama (insegnante) che un monaco reincarnato. Può esserci qualcuno che è un monaco reincarnato ma non un lama. Può esserci un lama che non è la reincarnazione di una persona. E poi ci può essere qualcuno che non è nessuno dei due. Quindi possono esserci quattro possibilità, possibilità, qui.
Domanda: Santità, come può una persona raggiungere la pace interiore quando è sensibile e compassionevole alla sofferenza ed al dolore di altri esseri umani?”
Sua Santità: Quindi questo in realtà si riferisce a una domanda che viene sollevata nel testo di Shantideva, Guida allo stile di vita del Bodhisattva, dove Shantideva https://www.sangye.it/altro/?cat=15 solleva il seguente punto. Dice che, come risultato della coltivazione della compassione, e quando sperimentate la compassione, non è il caso che a volte assumete ulteriore sofferenza e dolore, e questo crea un disturbo in voi? Quindi, Shantideva risponde a questo riconoscendo che è vero che quando assumi il dolore di qualcuno nell’esperienza della compassione, provi un senso di disequilibrio, disturbo, dentro di te. Ma aggiunge che questo è qualitativamente diverso da qualcuno che sta vivendo il proprio dolore, perché quando si sperimenta la propria sofferenza c’è un elemento di involontarietà. Non c’è controllo nella tua esperienza. C’è una mancanza di controllo, e ci sono degli aspetti involontari. Quando si prova sofferenza o dolore a causa della compassione per gli altri, c’è un disturbo, ma c’è una volontarietà, un’azione volontaria in questo aspetto. E, naturalmente, parte di questa viene dall’applicazione della saggezza, ma è anche perché hai scelto di condividere il dolore degli altri. Quindi Shantideva dice che questi due sono stati qualitativamente differenti.
Inoltre si potrebbe dire che, quando si sperimenta la propria sofferenza, e in relazione alla propria sofferenza e dolore, potrebbe esserci una maggiore tendenza a provar paura ed una sorta di insicurezza. Mentre quando coltivate la compassione in relazione al dolore e alla sofferenza degli altri, invece della paura e dell’insicurezza, in realtà può aumentare il coraggio. Per esempio, alcuni esperimenti scientifici sembrano suggerire che quando qualcuno coltiva deliberatamente compassione, quelle regioni del cervello che sono coinvolte nell’attività motoria tendono ad essere più attive, quindi questo sembra suggerire che c’è una volontà di raggiungere e fare qualcosa.
Domanda: Sua Santità, che lingua sarebbe meglio usare nelle preghiere, nelle preghiere buddiste? A volte mi sento così perso quando cerco di dire le mie preghiere in tibetano, e sento che quando uso l’inglese, raggiunge il mio cuore con intento e comprensione più chiari.
Sua Santità: È molto meglio. Nel nostro caso, vedete, se recitiamo parole in sanscrito senza conoscerne il significato, è molto meglio recitare in tibetano in modo da capirne la comprensione o il significato. Così, anche per quelli che parlano inglese o in francese o tedesco, nella propria lingua è molto meglio.