7 – Sua Santità il XIV Dalai Lama Tenzin Gyatso: Il Buddismo, la via della ragione.
Insegnamenti conferiti a Dharamsala, India, da Sua Santità il XIV Dalai Lama Tenzin Gyatso per il “CioTrul Du Cen”, il Giorno dei Miracoli, 5 marzo 2015. Settima parte.
Sua Santità il XIV Dalai Lama Tenzin Gyatso
Il rimedio alle afflizioni non è costituito dal semplice pregare augurandosi che le afflizioni scompaiano o che vengono allontanate, pacificate ed eliminate con l’accompagnamento del battere le mani come lo si fa, al termine della recitazione del ‘Sutra del cuore’, nei confronti delle interferenze (S.S ride all’idea). Le afflizioni possono essere eliminate solo attraverso la generazione della luce della saggezza che ancora non è sorta, l’incremento di quella che è già sorta e la sua attualizzazione nel continuum mentale.
Il modo corretto di spiegare il Buddhismo deve avvenire sulla base delle ‘Quattro nobili verità’, che, a loro volta, si basano sulla visione del sorgere dipendente (in quanto cause ed effetti); questa, a sua volta, si basa fondamentalmente sul ‘sorgere dipendente in quanto designazione in dipendenza’.
Anche la presentazione del soggetto del ‘rifugio’, come anche quello del ‘karma o legge di causalità’, per non parlare della presentazione del concetto di ‘liberazione’ e della ‘generazione dell’attitudine che si sforza di conseguire l’onniscienza’, che deve essere indotto dal desiderio di compiere il beneficio finale per tutti gli esseri, tutti questi possono solo essere spiegati e compresi esaurientemente sulla base del concetto di vacuità.
Su questo mondo non c’è nessun’altra lingua a parte il tibetano, la lingua del Paese delle Nevi, che spieghi la talità in quanto sorgere dipendente; queste spiegazioni non si trovano in cinese e neanche in hindi. Naturalmente esistevano in sanscrito, ma questa è ormai una lingua solo per pochi esperti.
Personalmente sono ormai anziano, quest’anno compio 8o anni, sulla base della mia lunga esperienza di sforzarmi, al meglio delle mie capacità, di applicarmi allo studio, alla riflessione e alla contemplazione del Buddhismo, posso dire che la ‘visione della profonda vacuità’, esattamente come vale anche per la compassione, è estremamente utile come preliminare, come pratica principale e come conclusione; è veramente importante!
Qui non sto dicendo che ho realizzato la vacuità; ma, nel processo di familiarizzazione con questo concetto, mi rendo conto che quanto più mi avvicino, tanto più la mia mente ne viene influenzata in modo tale che le afflizioni manifeste diminuiscono e alla fine cessano. Posso dire che constato una grande trasformazione derivata da questa pratica.
Come si dice nel ‘Sutra del cuore’, i Buddha dei tre tempi hanno conseguito l’insuperabile, perfetto e completo stato dell’illuminazione dipendendo dalla pratica della perfezione della saggezza. Essa costituisce il solo cammino percorso da tutti i Buddha e, allo stesso tempo, non c’è bisogno di menzionare come la comprensione della talità sia anche indispensabile per ottenere la liberazione.
L’unico metodo per conseguire la buddhità è costituito dalle pratiche della rinuncia, della bodhicitta e, infusa da quest’ultima, dalla pratica delle Sei Perfezioni (Generosità, Moralità, Pazienza, Sforzo entusiastico, Concentrazione, Saggezza) in associazione con una tale profonda vacuità.
Ora leggerò dal nostro testo, che descrive le vite precedenti del Buddha, come praticò mentre percorreva il sentiero che portò alla sua illuminazione. Non intendo completarne la lettura, ma leggerò solo una breve parte dalla trentunesima storia, quella che racconta le vicende di quando Buddha nacque in un’ illustre famiglia reale con il nome di Sutasoma.
Per cominciare, fondamentalmente tutti gli esseri sono datati di buone qualità; infatti i bambini piccoli sono puri, forse dicono qualche bugia nella speranza di ricevere dei regali, ma, altrimenti sono sinceri e hanno forti sentimento di affetto per gli altri. Per esempio, i bambini quando giocano fra di loro non fanno differenze di ceto sociale, avendo simpatia solo per i bambini di famiglie ricche e allontanandosi dai coetanei di famiglie povere; giocano con tutti i bambini che incontrano, non discriminano i compagni di giochi in base al fatto se sono credenti o no o a quale religione pratica la loro famiglia. È molto ispirante constatare che i bambini sono mossi solo dalla considerazione o dal sentimento di uguaglianza con tutti gli altri bambini.
Il problema sorge con l’età, quando questa considerazione che tutti abbiamo spontaneamente di base da bambini, ossia il grande affetto per gli altri e di essere tutti uguali in quanto esseri umani, sbiadisce giorno dopo giorno nella mancanza di importanza che gli viene attribuita ai fini di soddisfare i propri bisogni materiali. Essa viene posta in sottofondo, non essendo creduta rilevante ai fini del nostro benessere, mentre si dà importanza solo al puro sviluppo intellettuale.
Nel corso dei nostri studi, nell’ambito dell’educazione laica, non si fa mai menzione di queste buone qualità interiori e questo è un grave errore! Su questo mondo quanti problemi insopportabili vediamo prodotti dagli umani? Addirittura, a volte, la religione diventa motivo per ulteriori conflitti! Quasi quasi viene da pensare, per disperazione, che sarebbe meglio non ci fossero le religioni!
La mia conclusione è che il sistema educativo presente non è sufficiente; è chiaro che c’è qualcosa di sbagliato! Molti nostri amici, per esempio negli Stati Uniti, si stanno sforzando di sperimentare l’educazione di materie inerenti alla coltivazione di buon cuore nel curriculum scolastico per i bambini piccoli e sembra che ci siano già buoni risultati.
Siccome il sistema educativo è insufficiente, le società prodotte su questa base sono solo orientate al materialismo, tutto ciò che si pensa e di cui si parla è attinente agli oggetti materiali. Prima avevamo parlato di come gli animali si interessino e reagiscano principalmente mossi dalle cinque coscienze sensoriali. Allo stesso modo le società moderne sono concentrate principalmente sul soddisfacimento degli oggetti sensoriali, al conseguimento di forme attraenti, suoni melodiosi, profumi gradevoli, gusti deliziosi e sensazioni tattili piacevoli. L’argomento delle conseguenze delle afflizioni come attaccamento, avversione e ignoranza non viene mai affrontato; così la maggior parte delle persone pensano non solo che sia normale averle, ma addirittura quando qualcuno è fortemente infuso da esse e di conseguenza riesce a sconfiggere completamente i propri nemici avendo un’intensa avversione, o riesce a proteggere i suoi amici perchè prova forte attaccamento, viene considerato un’eroe!
Credo che in questo sia da identificare un grave errore, una sicura fonte di problemi. Qui leggiamo che dovremmo considerare come esempio da seguire persone per bene, di buon cuore ed intelligenti, non coloro che rincorrono gli oggetti sensoriali, che sono faziosi sulla base di forte desiderio e forte avversione, che hanno solo un pò d’istruzione; non dovremmo ammirare quest’ultimo tipo di persone ma il primo.
Il testo dice: “dovremmo accompagnarci con persone virtuose”. E, di seguito: “Una volta il Beato, quand’era ancora bodhisattva nacque, si dice, nell’illustre famiglia reale dei Kaurava.
Era questa una famiglia di chiarissima fama, profondamente amata dai sudditi …”
Certamente quando si è dotati di qualità interiori, automaticamente si attraggono molte persone che diventano amici. Altrimenti, anche se siamo un re, dietro le spalle la gente parlerà male di noi, se invece siamo persone di buon cuore, i sudditi spontaneamente ci ameranno.
Il carisma deriva non dall’aspetto fisico, ma dalle qualità interiori, come l’onestà, la trasparenza, l’assenza di ipocrisia, solo allora la gente avrà fiducia, sarà attratta verso di noi e ci considererà come amici. (Sua Santità continua a leggere qualche altra frase dal testo e si sofferma a commentare “disciplina morale”). Per disciplina morale non si intende solo l’osservanza dei voti per chi li ha presi, ma, in generale, il non danneggiare gli altri, come si dice nei testi ‘astenersi dal danneggiare gli altri e anche dalla base o causa’. I comportamenti nocivi sono sempre indotti dalla ‘base o causa’ delle attitudini mentali nocive come il forte desiderio e avversione. Perciò dovremmo cercare di non seguire volontariamente queste afflizioni, ma considerarle come uno sbaglio; sarà allora più facile astenersi dai comportamenti nocivi e dalle loro cause; questo deve essere il nostro proposito al di là del tipo di disciplina morale a cui ci siamo votati.
Dovremmo essere provvisti, non solo della pratica della disciplina morale, ma anche di erudizione come, per esempio, lo studio delle cinque scienze maggiori (Medicina, grammatica, logica, filosofia buddhista e meccanica-arte.) e cinque minori (Poesia, Metafore/sinonimi, Composizione, Astrologia e Musica-teatro.) e poi della qualità della generosità; insomma di quelle che vengono chiamate ‘le nobili ricchezze’ (Fede, disciplina morale, studio, generosità, senso di rispetto per se stessi, senso di decenza per gli altri, saggezza.).
Secondo quello che leggiamo nel testo, dovremmo coltivare la generosità di dare quello che si possiede, la compassione, ovvero l’empatia per la sofferenza degli altri e, in particolare, la compassione che, non solo trova intollerabile la sofferenza degli altri, ma che vuole attivamente impegnarsi per proteggerli dalla sofferenza. Inoltre, sono menzionate le qualità di una personalità pacificata e soggiogata come la pazienza, la diligenza costante, l’intelligenza eccellente, l’amore che desidera la felicità altrui, l’assenza di arroganza, come ci ricordano le parole dell’addestramento mentale (“Gli otto versi” di Ghesce Langri Thangpa):
Quando mi associo con gli altri, possa io sempre considerare me stesso come il meno importante,
e possa io contemplare gli altri come supremi, dal profondo del mio cuore.
In questo modo, si dovrebbe coltivare sempre un senso di modestia e astenersi dal compiere azioni inappropriate, sia per un senso di rispetto nei confronti di sè stessi, che per decenza nei confronti degli altri.
Qui continua a descrivere le qualità del principe e dice che, oltre alle qualità naturali con cui era nato, per esempio di essere nato in una famiglia illustre e così via, aveva coltivato anche le altre qualità qui citate, così che esse erano diventate come l’ornamento di una tale rinascita.
(Dopo avere letto ancora un paragrafo Sua Santità dice) Ci fermiamo qui perché voglio conferire il rituale della bodhicitta, essendo oggi una giornata speciale. Lo farò sulla base della preghiera Sangye Cioe Zo Ma (la preghiera di rifugio e bodhicitta), un rituale molto semplice.
Adottare l’attitudine di bodhicitta ha a che vedere con il fatto che tutti noi, come ho detto prima, naturalmente siamo dotati di sentimenti d’amore per il prossimo e, inoltre, i vantaggi di coltivarli sono che arrecano felicità mentale; di conseguenza rimarremo in salute; su questa base avremo una vita lunga, molti buoni amici e, dove ci sono comunita’ di persone che vivono in amicizia, automaticamente tutto l’ambiente circostante diventa rilassato e in pace.
Ora si tratta di incrementare, per mezzo dell’assistenza del fattore della saggezza, questa qualità, il sentimento di amore che abbiamo naturalmente. In questo contesto, l’intenzione di beneficiare gli altri non si limita a volerli proteggere da sofferenze limitate e provvisorie, ma di volerli liberare da tutte le sofferenze, anche dalle cause di queste ultime. Si tratta di generare un amore qualificato da questo tipo di coraggio e determinazione.
Nel Buddhismo in generale, in particolare nel Mahayana, si parla dei bodhisattva che, con la saggezza mirano all’illuminazione e, con la compassione mirano agli esseri; allo stesso modo noi dovremmo addestrarci nella qualità dell’amore che spontaneamente abbiamo e, abbinandola alla riflessione sulla sua ragionevolezza e validità, ‘espanderla’ fino ad essere in grado di incorporare tutti gli esseri.
Il tipo di amore che possediamo naturalmente, dipende principalmente dal comportamento degli altri e, di conseguenza, per coloro che ci beneficiano, proviamo amore e per chi ci danneggia, proviamo avversione. Il tipo di amore a cui si fa riferimento qui è invece sostenuto da ragioni valide e, coltivandolo, potremo provarlo anche per i nemici che ci danneggiano. Questo amore viene generato sulla base della considerazione che anche costoro, esattamente come noi, desiderano la felicità e aborriscono la sofferenza; la capacità di riflettere con ragioni è una prerogativa umana non condivisa dagli animali, è una qualità che non possediamo naturalmente ma che può essere coltivata riflettendo con ragionamenti validi. Questa mente di altruismo supremo desidera stabilire tutti gli esseri nell’illuminazione.
Tradotto dal tibetano a Dharmasala, India, durante il mese di marzo 2015 da Mariateresa Bianca. Si ringrazia Sherab Dhargye per le delucidazioni dal tibetano e la monaca italiana Ani Tenzin Ojung per aver riletto il testo e dato suggerimenti. Editing del Dr. Luciano Villa nell’ambito del Progetto “Free Dharma Teachings” per il beneficio di tutti gli esseri senzienti. Ci scusiamo per i possibili errori ed omissioni.