8 – Sua Santità il Dalai Lama: Commentario alla “Ghirlanda delle visioni”
Questo insegnamento è stato conferito da Sua Santità il Dalai Lama dal 19 al 21 Settembre 2004 a Miami, Florida, USA. Traduzione dal tibetano in inglese di Thubten Jinpa. Trascritto, annotato e curato da Phillip Lecso. Traduzione dall’inglese in italiano ed editing del Dott. Luciano Villa al Centro Studi Tibetani Sangye Cioeling di Sondrio, il cui nome è stato conferito da Sua Santità il Dalai Lama. Revisione dell’Ing. Alessandro Tenzin Villa e di Graziella Romania nell’ambito del Progetto “Free Dalai Lama’s Teachings” a beneficio di tutti gli esseri senzienti.
Ottava parte.
Sua Santità il Dalai Lama
Queste due dimensioni della chiara luce ultima, che è la dimensione della vacuità e del corpo illusorio [chiara luce convenzionale], che è la dimensione dell’apparenza, diventano effettivamente la causa sostanziale o primaria per il conseguimento della mente e del corpo illuminati.
Kongtrul Rinpoche continua a spiegare l’unicità di esperienza o l’unicità di gusto, e si riferisce a due livelli di unione. In un contesto è l’unione della vacuità oggettiva e chiara luce soggettiva che viene intesa in termini di unione di vacuità e beatitudine. Come spiegato prima, la chiara luce soggettiva si riferisce alla saggezza ultima della luce chiara e, dal punto di vista di questa saggezza di chiara luce, si può capire come tutti i fenomeni sono detti essere di un unico sapore. Ad esempio, gli esseri vivono esperienze a vari livelli di stati mentali, tutte le esperienze soggettive, tra cui i livelli più grossolani della coscienza, come spiegato in precedenza, sono manifestazioni derivanti dalla mente di chiara luce. A causa di ciò, ogni stato della propria coscienza è permeata dalla qualità essenziale della coscienza di chiara luce.
Quindi, come ogni parte di un seme di sesamo è permeato dall’olio di sesamo contenuto all’interno di quel seme, allo stesso modo, tutti i livelli della propria coscienza, inclusi i livelli grossolani della coscienza, sono permeati dalla natura di chiara luce. Un’altra analogia che si propone è quella del rapporto tra l’acqua ed il ghiaccio. Quando si percepisce il ghiaccio, vi è sicuramente una solidità nella struttura stessa del ghiaccio stesso, ma, indipendentemente da come il ghiaccio possa sembrare solido, esso non perde la sua natura essenziale di essere acqua che è nel ghiaccio. Allo stesso modo, l’intero spettro della coscienza è permeato da sua natura essenziale, che è chiara luce. Poiché questo è il caso, allora naturalmente l’oggetto, il campo di esperienza della coscienza, è tutto, in un certo senso, manifestazione od il gioco della mente innata di chiara luce, come è stato spiegato in precedenza. Quindi, da questo punto di vista, esiste una unità di sapore nella totalità dei fenomeni. Quando si realizza la saggezza finale di chiara luce, allora essa è congiunta con la vacuità obiettiva, per cui vi è una unione di beatitudine e vacuità. Si tratta di un livello di unione.
Tuttavia, Jamgon Kongtrul punta ad un altro livello di unione: dove la beatitudine e la vacuità sono, da un lato l’unità dell’unione e, dall’altro, il corpo illusorio, di cui ho parlato in precedenza. L’unione della saggezza di chiara luce col corpo illusorio rappresenta la più alta forma di unione, dove effettivamente le Due Verità, quella ultima e la convenzionale, si integrano e si fondono insieme. Si tratta di una singolare forma di unione e per questo si legge nel testo: Ciò che è non ancora nato si presenta come diverse forme illusorie, proprio come i riflessi della luna nel acqua.
Dal momento che l’illusione è priva di natura intrinseca ed non è ancora nata, e, dal momento che l’ultima e la convenzionale sono indistinguibili, riferendosi all’unione della chiara luce col corpo illusorio, si comprende l’unicità della causa. L’unicità di causa è qui intesa da Jamgon Kongtrul come l’unione della chiara luce di saggezza col corpo illusorio.
Dopo aver spiegato l’unicità della causa, il testo continua con la spiegazione della comprensione attraverso le sillabe. Questa sezione si occupa della unicità di sapore del corpo, della parola e della mente dello yogi che ha raggiunto l’unione. Il testo: “La comprensione attraverso le sillabe è la seguente. La natura innata di tutti i fenomeni è la AH, che è la natura della parola illuminata; la natura innata che appare come illusione causalmente efficace è la O, che è la natura del corpo illuminato e la consapevolezza che ne ha la cognizione, la saggezza illusoria priva di centro e periferia è la OM, che è la natura della mente illuminata.
Nella terminologia del Tantra di Guhyasamaja si parla delle qualità innate delle energie del prana e dei livelli sottili di coscienza. Questi livelli sottili di coscienza sono indivisibili dai loro mezzi, che sono le energie dei venti pranici. Così come, anche a livello di esperienze grossolane, questi livelli sottili di coscienza sono indivisibili dal mezzo, che è il vento di energia pranica. Il corpo, la parola e la mente sono le funzioni di interazione tra i venti di energia pranica sottile e la coscienza sottile. In realtà, ci sono dichiarazioni esplicite nel Guhyasamaja Tantra, che Jamgon Kongtrul cita nel suo commento dal commentario di Chandrakirti del tantra radice del Guhyasamaja, la Lampada Luminosa, in cui, commentando una linea dal tantra radice, Chandrakirti spiega esplicitamente che, per lo yogi che ha conseguito l’unione: il corpo, la parola e la mente si sono fusi in un unico sapore.
In questo testo, si afferma che, dall’unità del vento sottile d’energia pranica e la coscienza sottile, una parte dell’energia pranica rappresenta la parola illuminata ed i venti pranica nella loro interezza, che sorgono come il corpo illusorio, rappresentano il corpo illuminato. La consapevolezza dello yogi che realizza o ha la cognizione di ciò rappresenta la mente illuminata. Questi tre, nello yogi che ha realizzato l’unione, sono fusi in un unico sapore, quindi il testo si riferisce alle tre sillabe AH, O e OM che rappresentano la parola, il corpo e la mente.
Successivamente viene esposta la comprensione attraverso le benedizioni, e il testo: La comprensione attraverso le benedizioni si riferisce alla comprensione che, come, per esempio, nella tintura si trova il potere di cambiare una pezza bianca di stoffa in una rossa, così il potere di trasformare tutti i fenomeni nel Buddha illuminato si ottiene attraverso la comprensione dell’unicità della causa e la comprensione della caratteristica della sillaba. Qui il testo spiega la possibilità di trasformazione che è inclusa nei fenomeni stessi. Ad esempio, nel contesto del sistema Sutra, si parla del nirvana naturale, che si riferisce alla vacuità e, poiché tutti i fenomeni sono privi di esistenza intrinseca, la loro natura ultima è la vacuità. È questo il nirvana naturale, che permette la possibilità d’eventuale rimozione o eliminazione dell’ignoranza che coglie le cose come veramente esistenti o come sostanzialmente vere. Mentre, se la credenza d’una realtà sostanziale fosse vera, sarebbe esclusa qualsiasi possibilità o potenzialità di trasformazione e cambiamento. Poiché tutti i fenomeni sono privi di esistenza intrinseca, perché la loro natura ultima è vuota, è questa vacuità che consente la possibilità di trasformazione e d’illuminazione.
Allo stesso modo, qui nel contesto del più alto Tantra Yoga, quando si capisce che tutti i fenomeni dell’esistenza ciclica sono in un certo senso lo splendore o manifestazioni derivanti dalla mente innata fondamentale di chiara luce: questo implica che tutti questi fattori del samsara, che sono venuti alla luce, sono veramente avventizi. Poiché la natura essenziale della mente è chiara luce, che è priva di qualsiasi contaminazione od oscuramento, questo permette la possibilità per tutti questi fattori transitori samsarici di essere, in linea di principio, rimovibili. A causa di questo, ne deriva anche la possibilità di applicare potenti antidoti contro le contaminazioni, in modo che queste possano eventualmente essere rimosse. Pertanto, in questo testo c’è il riferimento alla ‘benedizione’ ed alla trasformazione attraverso la benedizione. Il termine tibetano per benedizione è byin rlabs che ha la connotazione d’un qualcosa che viene cambiato come il risultato di un potere di brillantezza o di maestosità. Benedizione qui significa trasformazione. Poiché la natura essenziale della mente è pura, consente quindi la possibilità di trasformazione.
Si può collegare ciò alla stessa analogia che è stata in precedenza utilizzata in merito al rapporto tra l’acqua ed il ghiaccio. Quando si esamina un blocco di ghiaccio, è duro come una roccia, ma, nonostante la sua solidità, il ghiaccio mantiene la qualità o natura dell’acqua. A causa di tale natura, vi è la possibilità che esso possa essere fuso, rilasciando l’acqua. Se il ghiaccio non avesse le qualità dell’acqua in esso contenuta, se la natura del ghiaccio non fosse acqua, non ci sarebbe quindi la possibilità di ottenere acqua dl ghiaccio. Allo stesso modo, dal momento che tutti i vari livelli delle afflizioni grossolane, i processi del pensiero concettuale e così via, gli stati impuri e contaminati della mente nascono dalla mente innata di chiara luce, vi è la possibilità che tutti possono eventualmente essere rimossi o eliminati, tornando quindi alla mente innata di chiara luce.
La prossima è la quarta comprensione: la comprensione diretta; ed il testo recita: “La comprensione diretta è la comprensione della costante dimora di tutti i fenomeni, originariamente come pienamente illuminati, non è in contrasto con l’intenzione delle Scritture e delle istruzioni fondamentali e non dipende soltanto dalle parole delle Scritture e delle istruzioni fondamentali”. Il che è inteso direttamente allorquando se ne ha acquisita la convinzione dalle profondità della propria mente per mezzo del proprio intelletto. Questo passaggio indica la possibilità di acquisire un’esperienza diretta di questa verità.
Il testo continua: “Realizzare la convinzione attraverso il percorso” si riferisce alla comprensione del significato delle quattro comprensioni, che è il percorso di uno yogi. Tuttavia questo non è come la pratica in cui la causa, perché ne scaturisca l’effetto, dipende dallo scorrere de un certo lasso di tempo; piuttosto, si comprende direttamente da se stessi, attraverso la fede.
Il commentario di Jamgon Kongtrul in questa sezione spiega che, quando, in questo contesto, ci si riferisce alla comprensione diretta, questa non dovrebbe essere limitata solo ad una comprensione della sola saggezza ultima di chiara luce. Ci possono essere molti livelli diversi di esperienza diretta, il che è molto simile alle idee che si trovano nel ciclo di insegnamenti Lamdre, che si riferiscono alla saggezza finale ed alla saggezza metaforica. In relazione alla saggezza metaforica, negli insegnamenti Lamdre c’è anche un riconoscimento dei livelli più sottili e più grossolani e così via. Per esempio, c’è una saggezza metaforica che nasce in seguito alla dissoluzione dei tre livelli sottili di coscienza di: apparenza, incremento rosso e quasi-realizzazione. Ci sono livelli più grossolani di saggezza metaforica che sorgono in seguito alla dissoluzione dei livelli grossolani delle Ottanta Concezioni Indicative. Il punto è che, quando si parla di esperienza diretta, in questo contesto non si dovrebbe limitare la discussione ad indicare solo la saggezza finale di chiara luce in quanto vi sono diversi livelli di esperienza diretta.
Tali tipi di esperienza diretta possono anche essere realizzate, in alcuni casi, grazie ad un maestro esperto che impartisce istruzioni ad un discepolo preparato che, sulla base delle istruzioni, può giungere ad un’esperienza di comprensione diretta. Così la comprensione diretta può realizzarsi su molti livelli diversi.
Jamgon Kongtrul riassume poi l’intera sezione relativa alle quattro comprensioni, spiegando che la prima comprensione, l’unicità della causa, spiega la natura dell’unione delle Due Verità. La seconda comprensione è la comprensione delle caratteristiche delle vocali o sillabe, e spiega l’unicità o fusione del corpo, della parola e della mente dello yogi che ha raggiunto l’unione. La terza comprensione, la comprensione attraverso la benedizione, spiega il processo attraverso il quale gli aspetti impuri della propria esistenza sono purificati. La quarta comprensione spiega la possibilità di realizzare l’esperienza diretta o la comprensione di quel processo.
Nella sezione successiva il testo illustra i tre segni caratteristici. Fondamentalmente questa sezione spiega il processo attraverso il quale la comprensione passa attraverso un processo di progressivo approfondimento a partire dalla fase di comprensione attraverso lo studio fino alla comprensione attraverso la riflessione e poi conclude con la comprensione attraverso la meditazione. Questo è il processo standard attraverso il quale la propria comprensione diventa approfondita.
Nel testo si legge: “È per mezzo della comprensione dei tre segni caratteristici che avrà luogo la successiva realizzazione dell’obiettivo”. La comprensione delle quattro modalità di comprensione è il segno caratteristico della conoscenza, questo si riferisce alla comprensione derivata attraverso lo studio e l’apprendimento; la coltivazione costante di familiarità è il segno caratteristico dell’impegno. Quindi, questo si riferisce alla comprensione attraverso la contemplazione e la riflessione; e la sua realizzazione grazie alla forza di assuefazione è la caratteristica del risultato, quindi questo si riferisce alla comprensione attraverso la pratica meditativa.
Il testo poi prosegue spiegando: “Questi tre segni caratteristici presentano anche delle correlazioni, che sono le interrelazioni tra i vari elementi: lo scopo iniziale e quello ultimo”. Per quanto riguarda le “correlazioni”, ci si riferisce a relazionare il segno caratteristico della conoscenza della causa – la comprensione di tutti i fenomeni etichettati come essere afflitti ed illuminati, fin dall’inizio, come impersonificazione del corpo, della parola e della mente illuminate e come distesa di naturale Buddhità, che è il senso della benedizione. Per correlazione qui si ci riferisce a relazionare i segni caratteristici della conoscenza della causa per ottenere l’insuperabile illuminazione.
Come per lo scopo, è la comprensione di tutti i fenomeni – quelli che sono imputati afflitti od i fattori appartenenti alla classe illuminata – come i cinque rimedi, così come i cinque nettari e così via, nella grande serenità della Buddhità primordiale con nessun giudizio valutativo di affermazione o negazione. Questo è il segno caratteristico di impegno e, poiché è la causa del raggiungimento della insuperabile Buddità, ne è lo scopo.
Lo scopo ultimo è il seguente: dato che tutti i fenomeni che vengono imputati come realtà distinte, come i fattori afflitti, i fattori della classe illuminata, i cinque farmaci, i cinque nettari e così via, sono spontaneamente venuti in essere all’interno del grande equanimità della insuperabile Buddhità senza giudizio valutativo di affermazione o negazione, la ruota dell’esistenza è esistita fin dall’inizio come la natura dell’insuperabile Buddità che condivide le caratteristiche del nirvana. È quindi il segno caratteristico del risultato e l’attualizzazione manifesta di questa ruota di inesauribile ornamento del corpo, parola e mente, che è il fine ultimo.
Spiegando le tre note caratteristiche, il testo continua a spiegare le interrelazioni, la finalità e lo scopo ultimo di queste varie fasi. Sua Santità asserisce che non approfondirà il testo stesso, sia perché non abbiamo molto tempo sia perché c’è un espressione: “S’insegna o commenta un testo come un vecchio mastica: ingoiare i bocconi duri e masticare quelli molli “.
Il testo continua con una discussione dei quattro rami della pratica yogica: approssimazione, quasi approssimazione, ottenimento e grande ottenimento. Questi quattro rami della pratica yogica si diversificano a seconda della specifica pratica Vajrayana, la divinità yogica in cui ci si impegna. Nel testo si legge: “Per raggiungere questo obiettivo si deve cercare nello yoga che comporta la realizzazione continua di approssimazione, quasi approssimazione, la realizzazione od ottenimento e la grande realizzazione”. Per approssimazione ci si riferisce alla conoscenza della mente del risveglio, in questo contesto ci si riferisce qui alla meditazione sulla vacuità nel senso tantrico, ovvero comprendendo che è attraverso il percorso che tutti i fenomeni sono realizzati come originariamente della natura della Buddhità e che non possono essere modificati mediante le loro forze opponenti. Quando si parla della meditazione sulla vacuità nel contesto dell’Altissimo Tantra Yoga, non è sufficiente avere semplicemente una comprensione della vacuità, come presentato nei Sutra, ma si deve anche avere una comprensione della natura della chiara luce. L’effettiva meditazione viene eseguito dal punto di vista soggettivo dell’esperienza di chiara luce. Pertanto, vi è un riferimento alla primordiale Buddhità che non implica che, dal punto di vista Vajrayana, tutto è originariamente Buddha. Il punto è che, dato che tutto nasce dalla mente innata di chiara luce, che è originariamente pura, tutti i fenomeni hanno il potenziale dell’illuminazione primordiale o di Buddhità.