Sua Santità il Dalai Lama: A chi fa la guerra
In tutte le società umane appaiono esseri malvagi che provocano danni gravissimi, ed è necessario disporre di mezzi efficaci per impedire loro di fare del male. Quando non resta altra scelta possibile, bisogna pur decidersi a utilizzare la forza armata.
Secondo me, un esercito non deve porsi l’obiettivo di propagare una dottrina o invadere un altro paese, ma solo di far cessare, in caso di assoluta necessità, le macchinazioni di coloro che distruggono il benessere della civiltà e seminano il caos. L’unico obiettivo accettabile in una guerra è la felicità di tutti, non la difesa di particolari interessi. La guerra è dunque soltanto un ripiego. La Storia dimostra che la violenza genera violenza e di rado risolve i problemi. In compenso crea sofferenze abissali. È anche evidente che, persino quando sembra giusta e logica per porre fine ai conflitti, non si può mai sapere se invece di spegnere un fuoco non stiamo appiccando un incendio. Oggi la guerra è diventata fredda e inumana. Le armi moderne permettono di uccidere migliaia di esseri senza correre il rischio di vedere di persona le sofferenze che si provocano. Coloro che danno l’ordine di uccidere si trovano spesso a migliaia di chilometri dal campo di battaglia, e a morire o a rimanere mutilati sono gli innocenti, le donne e i bambini che chiedono soltanto di vivere. Viene quasi da rimpiangere le guerre di un tempo, in cui il signore marciava alla testa del suo esercito. La sua morte in generale significava la fine delle ostilità. Bisognerebbe almeno ridare alla guerra una dimensione umana.
Non appena gli uomini hanno delle armi sono inclini a servirsene.
La mia opinione è che non dovrebbero più esistere eserciti nazionali. Il mondo dovrebbe essere smilitarizzato, a eccezione di una forza multinazionale pronta a intervenire soltanto nel caso in cui qualcuno minacciasse la pace in qualche regione del mondo. Tutti parlano di pace, ma non si può realizzare la pace all’esterno se si coltivano nel proprio animo la collera o l’odio. Non si può nemmeno conciliare il desiderio di pace con la corsa agli armamenti. Le armi nucleari sono considerate un mezzo di dissuasione, ma a me non sembra un sistema sensato, né efficace sul lungo periodo. Svariati paesi destinano somme enormi allo sviluppo di tali armi. Vengono sprecati molto denaro, molta energia, molto talento, mentre inevitabilmente il rischio di conseguenze inaspettate suscita paure sempre crescenti.
È interesse di tutti far cessare le guerre. Certo si può risalire al nome delle persone che sono all’origine dei conflitti, ma non si può sostenere che sono emerse dal nulla o che hanno agito da sole. Sono membri della società cui ciascuno di noi appartiene e della quale ciascuno di noi è in parte responsabile. Se vogliamo costruire la pace nel mondo, costruiamola in primo luogo dentro ciascuno di noi.
La pace nel mondo può passare soltanto attraverso la pace dello spirito, e la pace dello spirito solo attraverso la presa di coscienza che tutti gli esseri umani sono come membri della stessa famiglia, nonostante la differenza di fedi, di ideologie, di sistemi politici ed economici. Tali fattori sono soltanto dettagli, rispetto a quello che ci accomuna. La cosa più importante è che siamo tutti esseri umani, e che viviamo sullo stesso, piccolo pianeta. Non fosse altro che per sopravvivere, abbiamo bisogno di collaborare gli uni con gli altri, sia nei rapporti individuali sia in quelli tra i diversi Stati.
Fonte che si ringrazia http://www.hardwaregame.it/images/guide/batik/16172064-Dalai-Lama-I-Consigli-Del-Cuore.pdf, Sua Santità il Dalai Lama: I consigli del cuore. Mondadori.