Insegnamento di Sua Santità il Dalai Lama a Sarnath Varanasi India dal 7 al 10 gennaio 2013 su “La via del Bodhisattva” o Bodhisattvacharyavatara di Shantideva qui liberamente disponibile in italiano https://www.sangye.it/altro/?cat=15.
07.01.2013 seconda parte della mattinata
Insegnamento di Sua Santità il Dalai Lama
Ho detto agli organizzatori che sarebbero stato importante poter disporre di questo testo sia in tibetano che in inglese ed in indi. Perciò questi testi vi sono stati gratuitamente distribuiti in queste tre lingue.
Apprendere il dharma non vuol dire che ho ascoltato delle sessioni d’insegnamenti ed ho ricevuto delle benedizioni. Ne’ e’ sufficiente ascoltare delle lezioni. Quando infatti intraprendiamo il nostro curriculum scolastico, dalla scuola materna all’università, intraprendete un percorso formativo che vi porta a studiare per un lungo periodo culminante con la laurea. Similmente, nella pratica del dharma occorre non solo impegnarsi nello studio, ma nella produzione di saggezza. Occorre abituarsi a studiare, quindi a riflettere. Riflettendo continuamente sugli insegnamenti acquisirete certezza sul significato degli insegnamenti, vi chiarirete i dubbi.
Perché occorre aver generato la saggezza dello studio, la saggezza della riflessione (che consideriamo una cognizione valida) poi quella della contemplazione, che e’ la saggezza valida, e’ la mente d’inferenza diretta. Ma non dovete limitarvi a lasciare la mente sull’oggetto: dovete andare oltre. Perché quella e’ la vera esperienza. Di conseguenza, qualsiasi argomento abbiate ascoltato, dovete fare il modo che poi la vostra mente vi ci familiarizzi, se ne abitui. Perciò, quando la mente medita sul soggetto, ecco che la mente stessa che medita su quell’oggetto si trasforma in esso. Se doveste meditare sull’impermanenza, innanzitutto la vostra mente dovrebbe familiarizzarsi sull’oggetto: l’impermanenza, fino a conseguire una chiara comprensione della natura dell’impermanenza. Perciò dovremmo conseguirne gli aspetti positivi, ascoltando gli insegnamenti, riflettendovi sopra, quindi meditando, finche non avremo conseguito la saggezza derivante dall’ascolto, dalla riflessione e dalla meditazione. In questo modo realizzerete una trasformazione dentro di voi. Quando dovrete affrontare delle difficoltà, giungerete al punto di dedicare le vostre preghiere per il beneficio di tutti gli esseri, dedicando i vostri meriti per il beneficio degli altri che sono infiniti come lo spazio. Perciò, non dovreste sentirvi orgogliosi od arroganti. Ne’ qualora dovreste provare delle esperienze piacevoli, financo felici, la vostra esperienza di benessere non dovrà favorire il sopraggiungere d’emozioni affliggenti. Viceversa, quando starai soffrendo, non dovrai per nessuna ragione al mondo perdere la tua forza interiore scoraggiandoti. Pensa piuttosto di non essere l’unico ad avere questi problemi. Ma, proprio come tu soffri, c’e’ un numero infinito di esseri che soffre. Pensa piuttosto di prendere su di te la sofferenza degli altri. Proprio in questo modo riesci a trasformare la sofferenza nel sentiero per l’illuminazione. Proprio per questo recitiamo: “Quando soffro, possa assumere la sofferenza degli altri e possa cosi prosciugare l’oceano della sofferenza”.
Aiutare gli altri ed eliminare la sofferenza. Chi intraprende questa via e’ un coraggioso pieno di saggezza, che verrà lodato per le sue grandi capacita e considerato un grande.
Cosi arriverai a non essere disturbato nemmeno dalle condizioni avverse. Quando mediterai sarai felice di migliorare la tua mente. Quando stiamo male pensiamo che tutti gli esseri dipendono da cause e condizioni, usiamo questo nostro stato di sofferenza per migliorare la nostra situazione. Qualsiasi cosa succeda, chi riuscita a trasformare ciò che incontro da avverso in favorevole, costui e’ un grande eroe. Ed in proposito Shantideva disse: “Rendo omaggio a chi ha generato bodicitta e si e’ cosi incamminato sulla strada della felicita”. Non sono la persona da indicare per la grande esperienza di bodhicitta. Nutro un gran apprezzamento per la bodhicitta e vi posso assicurare che se riuscite ad avere una vera esperienza d’effettiva bodhicitta, la vostra vita diverrà più felice.
La mia vita e’ felice perché quotidianamente mi alleno a vedere oggetti spirituali, mi alleno alla bodhicitta. Tutta la felicità che deriva dalla fame di potere porta alla nostra rovina. Anche se avrete accumulato una gran conoscenza, potrete giungere al punto di disprezzare gli altri e danneggiarli. Ma se avrete delle esperienze di bodhicitta potrete essere sicuri di raggiungere i vostri scopi a breve ed anche a lungo termine. Anche dei piccoli insetti potranno diventare i vostri amici.
Normalmente la casa, il cibo, gli abiti, l’intelligenza, l’istruzione sono tutte considerate delle condizioni favorevoli. Non sono affatto sicuro che l’acquisizione di molte nozioni, di una bella dimora, di tanto nutrimento sia di per sé la porta della felicità. Ma se siete mossi da intenzioni altruistiche posso assicurarvi che otterrete la felicità. Mentre se coltiverete la bodicitta è certo che conquisterete la felicità. Vivrete felicemente, in pace. E, nella prossima vita Se, quando starete per morire penserete alla bodhicitta, sarete molto felici. E potrete morire in serenità e pace. E nella prossima vita vi troverete in ambienti dove potrete coltivare la bodhicitta. Come dice Maitreya: “La pratica della bodicitta risulta infatti estremamente efficace per evitare le rinascite sfavorevoli nei reami inferiori”. Al contrario la pratica della bodicitta vi proietta in rinascite favorevoli. Innanzitutto avrete la volontà di ascoltare gli insegnamenti, e con la corretta motivazione, maturando un vero senso di voler aiutare gli altri, sarete alieni da invidie e gelosie, spirito di competitività, attaccamento e rabbia. La mente di saggezza e’ la capacita di andare d’accordo con tutti. Meditare sulla bodicitta, pensare che gli altri sono più importanti di noi stessi, questa e’ la porta per la felicita. Non ascoltate gli insegnamenti per orgoglio o per insegnarli con scopi di lucro. Evitiamo di indossare la maschera del falso praticante spirituale che invece cerca solo benefici e vantaggi. Se vi comporterete in questo modo non vi comporterete affatto secondo i precetti del Dharma, ma lo tradirete e vi creerete un karma negativo. Dovete invece maturare la motivazione corretta di beneficiare gli altri. Perciò recitiamo insieme i versi della presa di rifugio e di bodhicitta.
Prendere rifugio in Buddha, Dharma e Sangha non e’ per godere di condizioni vantaggiose in questa vita, ne’ per ottenere delle rinascite favorevoli nella prossima vita, nè per affrancarsi semplicemente dal samsara, ma per ottenere lo stato Buddha per raggiungere l’illuminazione per beneficiare tutti gli esseri. perciò recito: Prendo rifugio fino all’illuminazione nel Buddha, Dharma e Sangha.
I tre gioielli Mahayana sono Buddha, Dharma e Sangha. Quest’ultima è la suprema assemblea mahayana. Il Dharma mahayana e’ funzionale ad ottenere l’onniscenza, mentre il Buddha consegui’ l’illuminazione mahayana. Quando recitate la presa di rifugio che ho appena detto, lo state facendo nel modo mahayana. Dobbiamo comunque comprendere che possiamo realizzare lo stato di Buddha solo attraverso la pratica della bodhicitta, ma il mezzo che vi porta è la pratica delle sei perfezioni o paramita: la generosità, la Moralità, la pazienza, la Perseveranza, la Concentrazione, la Saggezza.
Non lo farò per ottenere lo stato di Buddha solo per me stesso, ma affinché lo possano ottenere tutti gli esseri.
Nel terzo verso della presa di rifugio si parla dell’accumulazione di meriti.
Accumuliamo meriti ma anche saggezza, metodo e saggezza per ottenere il corpo di Buddha. Quando diciamo “ Prendo rifugio fino all’illuminazione” dobbiamo aver ben chiaro cosa significa illuminazione.
Il termine tibetano cianciub, corrispondente all’illuminazione, e’ scomponibile nel prefisso cian e nel suffisso ciub. Cian significa purificare e ciub tutte le negatività: dalle tre afflizioni che dipendono dalle emozioni affliggenti, che a loro volta dipendono dall’ignoranza, che ritiene i fenomeni come realmente esistenti, che ci fa apparire una realtà falsa che fraintendiamo, mentre i fenomeni sono una costruzione linguistica. Ma per riuscire a vedere la natura effettiva dobbiamo essere in grado di percepire la vera realtà. E lo saremo quando arriveremo a renderci conto che i fenomeni sono pure designazioni e sono privi d’esistenza indipendente. Nel sutra della perfezione della saggezza si spiega che i 5 aggregati sono vuoti di natura intrinseca. Se non riuscirete a comprendere questi presupposti, questi aspetti effettivi della realtà, allora non sarete in grado d’entrare nel sentiero, purificando le vostre negatività per entrare nel sentiero. Pure l’io che vuole raggiungere illuminazione e’ solo un imputazione mentale. Chi e’ questo io che vuole raggiungere l’illuminazione? E’ un qualcosa di solido, eterno, indipendente? Se cosi lo pensate, allora non c’è nessun io di tal tipo. Anche quando vi trovate in una disputa con un’altra persona fate una netta distinzione tra voi e l’altro. Ma dov’è quell’io? Se indichiamo il cervello non rinveniamo alcun io.
Un famoso neuroscienziato, dopo aver approfonditamente studiato tutta il cervello mi disse che, dopo averlo studiato a fondo, era giunto alla conclusione che non esiste un’entità superiore, un’anima, un se’ che governa la nostra sfera mentale. Se ci fosse dovrebbe esistere nel cervello, ma non è così, la sua prerogativa e’ che i suoi neuroni lavorano in connessione tra loro, non sotto le direttive d’un altra entità. Nel buddismo neghiamo l’esistenza d’un io esistente indipendentemente. D’altra egli parte non era un buddista, ne’ un praticante d’una qualche religione. Il cervello funziona grazie alla connessione dei neuroni tra loro e non esiste ne’ un anima ne’ un se’ che governi o gestisca la persona. Ne’ esiste un qualcuno che esiste i per sé dal suo lato, che abbia delle caratteristiche intrinseche.
Cos’è l’io? E’ una costruzione mentale sulla base dei cinque aggregati, non un qualcosa di corporeo, ma, ovviamente, di mentale. Negli stati della mente troviamo lo stato di veglia, di sonno, di sonno profondo. Entrando anche nello stato della mente sottile, non v’è nulla che possa essere indicato come il se’, ne’ lo possiamo identificare con la coscienza mentale. Quando dico: “Prendo rifugio fino all’illuminazione”. Quando penso a quell’io, non v’è nulla in cui lo possa identificare. Non voglio dire che sto negando tutto, che non esiste alcun se’. Il se’ esiste ed esiste la persona. Abbiamo il se’ del Buddha, del Sangha e del Dharma che passa attraverso cambiamenti ed effetti. Poiché analizzando, non riusciamo a trovare alcun se’ all’interno dei 5 aggregati, come facciamo a dire che quest’io esiste? Non esiste un io indipendente, ma esiste un io nominale, una mera imputazione nominale, una designazione, una mera imputazione mentale, ma priva di realtà intrinseca. Dalla punta dei capelli a quella dei piedi non c’è nulla che possa essere indicato come il se’.
https://www.dalailama.com/videos/sarnath-2013-guide-to-the-bodhisattvas-way-of-life, https://www.youtube.com/watch?v=UgcdEmILk2Y&lc=z23phhyayzi1ejbo004t1aokggwshp2pcrgdf4ttpf1grk0h00410 , https://www.youtube.com/watch?v=2WT_fkOFtqo ,