2 – Insegnamenti, preliminari all’Iniziazione al Kalachakra per la Pace nel Mondo, conferiti da Sua Santità il 14° Dalai Lama a Bodhgaya, Bihar, India, nel dicembre 1974 su “Le Trentasette Pratiche del Bodhisattva” di Ngulchu Thogme Zangpo. Appunti e traduzione del Dott. Luciano Villa al Centro Studi Tibetani “Sangye Cioe Ling” Sondrio (il cui nome è stato conferito da Sua Santità il Dalai Lama), nell’ambito del Progetto Free Dalai Lama’s Teachings per il benessere di tutti gli esseri senzienti.
Sua Santità il Dalai Lama
2 – S.S. Dalai Lama Insegnamenti su “Le 37 Pratiche del Bodhisattva, vedihttps://www.sangye.it/altro/?p=134, Kalachakra, Bodhi Gaya 1974.
Sua Santità il 14° Dalai Lama.
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Cerchiamo di praticare il Dharma. Dimentichiamo per il momento il karma e la prossima vita, consideriamo i frutti dell’esistenza in questa sola vita. I frutti saranno raccolti dalla nostra mente e, soprattutto, da altri. Per mezzo di una nobile, pura e generosa mente si diffonderà la gioia intorno a noi, sentiremo un senso di grande pace e lo comunicheremo agli altri.
Guardiamoci intorno a noi, in questo mondo che chiamiamo “civile”, con i suoi 2.000 anni di civiltà. Questo mondo ha cercato di raggiungere la felicità ed evitare la sofferenza, ma ha cercato di farlo attraverso dei falsi mezzi. L’ha fatto con l’inganno, la corruzione, l’odio, lo sfruttamento degli altri e l’abuso di potere. Ha cercato solo la felicità individuale e materiale. Mettendo gli individui gli uni contro gli altri, ha creato un’epoca di paura, odio, dolore, omicidi, e carestie. Se in India, in Africa ed in altri paesi, la povertà e la fame possono dominare, non è perché le risorse naturali mancano, e non è perché mancano i “mezzi” per dare un benessere duraturo. La scienza medica non è mai stata così avanzata, non ci sono mai stati così tanti comfort e servizi, le comunicazioni non sono mai state così facili. Ma tutti hanno cercato il proprio profitto, senza remore di opprimere gli altri per i loro scopi egoistici, e il risultato e’ questo triste e pietoso mondo di guerre, paura e corruzione. Anche la situazione del Tibet è dipende da questo stato del mondo. La radice di questa civiltà è marcia, ed il mondo è sofferenza, e se continua nello stesso modo si soffrirà sempre di più.
Così non è vero che il Dharma, come alcuni sostengono, non e’ di nessuna utilità per chi vive in una regione arretrata e isolata. Alcune persone, che credono di essere di larghe vedute ed altamente intellettuali e colte, pensano che il Dharma è irrilevante. Ma che cosa si intende per “Dharma”? Ovviamente questo non significa indossare un costume particolare, la costruzione di monasteri, fare molte prostrazioni. Questo può andare in accordo col Dharma, ma non è in alcun senso la pratica del Dharma. La pratica del Dharma è un affare interiore, significa avere una soluzione pacifica, nobile, una mente aperta e generosa, una mente sotto controllo, completamente sotto controllo. Si può anche recitare il Tripitaka tutto a memoria, ma se uno è egoista e fa male agli altri, questa non è la pratica del Dharma.
La pratica del Dharma è quella che ci permette di essere veri, fedeli, onesti ed umili, di aiutare e rispettare gli altri, di dimenticare se stessi per gli altri. Questo è il Dharma. Cercare di accumulare beni o volere un più elevato livello sociale non porterà né fiducia né pace.
Spesso le persone che si prostrano ai potenti lusingandoli fino al cielo, dietro le spalle li criticano e disprezzano, e cercare di far loro anche del male. Così il potente non avrà la pace della mente, ma sarà ansioso e tormentato all’idea di perdere quello che hanno guadagnato, spesso al prezzo di grandi difficoltà.
Così il Dharma certamente non ci aiuta ad aumentare i nostri beni materiali. Le grandi ricchezze possono essere ottenute solo attraverso l’inganno e la corruzione. E quando arriva la morte dovremo lasciare tutto dietro di noi, anche l’investimento più ambito, che ci ha dato tante preoccupazioni. Si dovrà anche lasciare la nostra famiglia, i nostri amici, e se la nostra vita non è stata onesta, non ci resterà che il nostro grande pentimento, ma non il frutto della nostra disonestà. Il mio corpo, anche il corpo di Tenzin Gyatso, lo dovrò lasciare, come pure il mio abito da monaco, di cui non sono mai stato senza, nemmeno per una sola notte. Quindi, dovremo lasciare tutto, e l’ansia e la tristezza turberanno i nostri ultimi momenti, se i nostri fini sono stati solo quelli egoistici e materiali.
Domare la propria mente, rinunciare al superfluo, ci porterà’ a vivere in armonia con gli altri e di se stessi sarà fonte di felicità, anche se la nostra vita quotidiana è mediocre, e anche se siamo diventati poveri, perché se siamo stati gentili e comprensivi, gli altri ci aiuteranno. Perché non bisogna dimenticare che anche nell’essere più perverso e crudele, mentre lui rimane un essere umano, esiste un piccolo seme di amore e compassione, il seme che un giorno farà di lui un Buddha. Colui che aiuta sarà aiutato.
Dobbiamo quindi vivere su questa strada nobile, aiutare gli altri, diffondendo la gentilezza e la pace. E ora dobbiamo anche pensare alla nostro prossima vita.
Le leggi del karma e della reincarnazione sono difficili da capire. Ma se analizziamo profondamente i fatti dell’esistenza, con una mente onesta, priva di preconcetti, li capiremo. E ci si riferisce anche agli insegnamenti del Buddha, che ha affermato la reincarnazione.
Tutto ciò che ci accade, individualmente o collettivamente, ci accade per la legge del karma. Ciò premesso, il buon sentiero che seguiamo ci darà i suoi frutti per la vita successiva. Lo sforzo che abbiamo fatto ci permetterà di ottenere un animo nobile e puro. La vostra venuta qui dimostra, dal momento che siete venuti qui per ottenere un insegnamento riguardante il Dharma, che per voi il Dharma ha un significato. Dharma è equivalente a nobiltà. E questo è il motivo per cui una persona che rifiuta il Dharma non capisce cosa sia. Il Dharma è l’unico modo per ottenere la felicità.
Tra i Dharma, il Buddhadharma è stato insegnato da Gautama Buddha. Mille Buddha devono apparire in questo kalpa (eone). Gautama era il quarto a vivere in questo paese dove ora siamo e ha qui trovato l’illuminazione. In seguito, ha girato la ruota della Legge per la prima volta a Sarnath e poi più volte fino a quando ha raggiunto il paranirvana. Ha insegnato per tutti, sia alla gente comune ed ai discepoli più avanzati, apertamente ed in segreto, ad esseri d’altri mondi ed ai deva. Il livello dei suoi insegnamenti varia molto, alcuni erano accessibili a tutti, altri erano molto profondi e difficili da capire, questi insegnamenti comprendono sia l’Hinayana che il Mahayana. L’insegnamento Mahayana è superiore nella sua motivazione, le pratiche, e lo scopo. La motivazione è quello di lavorare per il bene di tutti gli esseri viventi, invece che occuparsi solo del proprio bene. Lo accompagna la pratica delle sei o dieci perfezioni e l’obiettivo non è solo quello di raggiungere la liberazione dal samsara, ma anche d’ottenere i tre kaya – nirmanakaya, sambhogakaya e dharmakaya. Il Dharma Mahayana sviluppa le diverse pratiche del Paramitayana e il Vajrayana. Quest’ultimo è superiore alla pratica delle Paramita per varie qualità ma l’unione dei due è molto importante. Siamo molto favoriti perché il Buddismo in Tibet proviene dall’India, il che significa che abbiamo ereditato un Dharma molto completo. Secondo la profezia del Buddha, il Dharma si diffuse da sud a nord: Tibet, Mongolia, Cina, Giappone. Questo viaggio sembra essere stato completato, anche se non so se ci sarà un ulteriore nord! Nel corso della sua storia il Buddhadharma ha avuto i suoi tempi fiorenti ed altri oscuri, quando quasi scomparve.
Durante la vita di Gautama Buddha, l’Hinayana era più diffuso perché poteva essere insegnato a un gran numero di persone ed era facile da capire. Il Mahayana era meno popolare perché destinato per menti migliori, più preparate e fu insegnato ai discepoli più avanzati, questo fu il motivo per cui venne criticato ed e’ ancora contestata da alcuni la sua esistenza agli inizi del buddismo. Tuttavia, esiste fin dagli insegnamenti di Gautama Buddha. Dopo che Buddha raggiunse il Paranirvana, sembra quasi essere scomparso per diversi secoli. E ‘stato attraverso Nagarjuna che ha cominciato a diffondersi. Nagarjuna fu il restauratore ed il propagatore del Mahayana. Inoltre Buddha profetizzò la venuta di Nagarjuna in una serie di scritture tra cui la Mulatantra Manjushri. Nagarjuna visse circa 400 anni dopo il Buddha e, successivamente, il Mahayana si diffuse e fiorì e poi, dopo un certo numero di secoli, degenero’. Dopo un certo tempo, il Buddismo scomparve quasi completamente dall’India.
Sin dal suo arrivo in Tibet il Dharma non è mai del tutto scomparsa. E’ stato eclissato per circa 80 anni sotto il re Lang-dar-ma, ma anche allora il Buddismo esisteva ad est e ad ovest del paese. Ci sono stati certamente di momenti di transitorie debolezze, ma la tradizione pura, del Dharma come unione totale di Tantrayana e Paramitayana, ha continuato per un migliaio di anni. Disponiamo di varie scuole, che derivano il loro nome dal momento in cui si sono formate, come ad esempio Nyingma-pa, o dal luogo, come Sakya-pa o Gelug-pa, ma sia i guru che le scuole insegnano la stessa tradizione, quella del Tantrayana e Paramitayana combinati. Ci sono alcune differenze di interpretazione o di alcune pratiche, ma l’essenza è rimasta completamente la stessa. Ai piccoli paesi intorno al Tibet, come il Bhutan, Sikkim e Ladakh, il Dharma è stato trasmesso in modo completo. Erano, per lungo tempo, satelliti di Tibet, nel senso di allievi attorno al maestro. Ma ora la situazione è cambiata. Gli insegnanti sono dei rifugiati, poveri e bisognosi. Gli studenti stanno bene e vivono in modo confortevole.
Siamo, in ogni caso, molto fortunati ad avere questo Dharma completo, questo doppio Dharma in forma unita. Così, il Mahayana tibetano è la forma combinata dei sutra, le paramita con i tantra, il Vajrayana La pratica ed il metodo di questa unione è bodhicitta, che è l’essenza e la base del Paramitayana e che raggiunge il suo punto massimo in termini di realizzazione di Shunyata (vacuità intrinseca, natura intrinseca). Per praticare il Tantrayana è assolutamente necessario avere questa base. Bodhicitta è la radice e dà l’impulso necessario a tutte le pratiche. Il percorso è quindi: rinuncia del samsara, poi la bodhicitta relativa, vale a dire l’amore e la compassione, che darà vita e farà assaporare la pratica tantrica, e quindi la realizzazione di shunyata, almeno intellettualmente.
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