Conferenza pubblica di Sua Santità il Dalai Lama sul tema: “Come condurre una vita etica” a Nottingham, UK, 25 Maggio 2008.
Trascritto e tradotto dal tibetano all’inglese e leggermente redatto da Alexander Berzin. Con chiarimenti indicati fra parentesi quadre. Traduzione in italiano a cura di Ida Buraczewska.
Sua Santità il Dalai Lama: L’interesse personale e l’interesse negli altri come base per una vita etica.
L’essenza del Buddismo è: se possiamo aiutare gli altri allora bisogna farlo; se non possiamo, allora almeno asteniamoci dal far loro del male. Questa è l’essenza del condurre una vita etica.
Ogni azione proviene da una motivazione. Se facciamo del male agli altri, è per una motivazione; e se aiutiamo gli altri, anche questo proviene da una motivazione. Quindi per aiutare gli altri, per servirli, abbiamo bisogno di una determinata motivazione. Per questo abbiamo bisogno di determinati concetti. Perché aiutiamo e perché non facciamo del male?
Per esempio quando stiamo per fare del male a qualcuno, potremmo avere un certo tipo di consapevolezza che ci potrebbe trattenere dal farlo. Questo significa che abbiamo bisogno di una certa determinazione [a non nuocere.] Una parte della nostra mente vuole nuocere a qualcuno, un’altra parte della nostra mente dice che ciò è sbagliato, non è giusto. Vedendo che è sbagliato, sviluppiamo la forza di volontà e ci tratteniamo. In termini di ambedue le scelte [nuocere o astenersi dal farlo] abbiamo bisogno di avere la consapevolezza che certe azioni hanno conseguenze a lungo termine. Come esseri umani abbiamo l’intelligenza di capire le conseguenze a lungo termine. Poi quando le capiamo, possiamo, ad un livello immediato, trattenerci.
A questo punto ci sono due modi distinti per affrontare la questione. Con il primo pensiamo al nostro interesse e poi se possiamo aiutare, lo facciamo; e se non possiamo farlo, allora ci tratteniamo [dal causare del male]. L’altro modo è di pensare in termini dell’interesse degli altri e altrettanto, se possiamo aiutare, aiutiamo; e se no, allora ci asteniamo [dal causare danno]. In termini di trattenersi dal fare del male agli altri, il pensiero è: “Se lo faccio, affronterò conseguenze negative, incluse conseguenze legali” e quindi ci tratteniamo per un motivo d’interesse personale. Invece se il motivo per cui facciamo determinate scelte è il bene degli altri, potremmo pensare “Gli altri sono proprio come me. Non vogliono sofferenza né dolore; dunque mi asterrò dal far loro del male.”
Quando alleniamo [la nostra mente], prima pensiamo in termini d’interesse personale e poi pensiamo fortemente agli altri. In termini di efficacia, pensare fortemente agli altri è più potente. In termini di pratimoksha – i voti della liberazione individuale, la tradizione vinaya dell’allenamento monastico – la base primaria è pensare al nostro interesse personale e per questo ci tratteniamo dal causare del male. Questo perché miriamo alla liberazione. In termini di pratica del bodhisattva, la ragione principale del trattenersi dal recare danno agli altri è prendersi cura dei loro interessi. Forse la seconda, il trattenersi dal causare del male e aiutare gli altri sulla base dell’altruismo, è connessa alla responsabilità universale della quale parlo così spesso.
La nostra natura basilare come esseri umani
Generalmente, noi umani siamo animali sociali. Non importa chi siamo, la nostra sopravvivenza dipende dal resto dell’umanità. Siccome il benessere e la sopravvivenza individuale dipende dall’intera società, il bisogno di pensare al benessere altrui ed il preoccuparsene deriva dalla nostra natura fondamentale. Se guardiamo i babbuini per esempio, il più anziano prende la piena responsabilità per il branco. Mentre gli altri mangiano, un babbuino anziano, maschio, sta sempre da parte, di guardia. Il più forte si prende cura del resto del gruppo per il bene della società.
In tempi preistorici noi esseri umani non avevamo l’educazione né la tecnologia. La società umana basilare era semplice: tutti lavoravano insieme e condividevano tutto. I comunisti dicono che quello era il comunismo originale: tutti lavorano e si divertono insieme. Infine, si è sviluppata l’educazione e abbiamo avuto la civilizzazione. La mente [umana] è diventata più sofisticata e pertanto è cresciuta in noi l’avidità. Ciò portò alla gelosia e all’odio che, nel tempo, diventarono più forti.
Oggi, nel ventunesimo secolo, sono avvenuti talmente tanti cambiamenti [nella società umana]. Si sono sviluppate differenze tra di noi, differenze nell’educazione, nei mestieri, e nello sfondo sociale. Ma anche le differenze di età e razza: queste sono tutte secondarie. Ad un livello fondamentale, siamo tutti ancora esseri umani e siamo tutti uguali. Questo è il livello di alcune migliaia di anni fa.
L’atteggiamento dei bambini piccoli è sempre lo stesso. Non gli interessa lo sfondo sociale, la religione, la razza, il colore, o la ricchezza degli altri bambini. Giocano tutti insieme; sono veri compagni di gioco, finché sono amichevoli tra di loro. Ora, noi grandi siamo apparentemente più intelligenti e più sviluppati, ma giudichiamo lo sfondo sociale degli altri. Calcoliamo: “Se sorrido, otterrò quello che voglio? Se guardo storto, perderò qualcosa?”
Responsabilità universale
Il senso della responsabilità universale e globale funziona ad un livello umano. Siamo preoccupati per gli altri perché: “Sono uno di loro; il mio benessere dipende da loro, indipendentemente da quali siano le differenze.” Le differenze ci sono sempre, ma possono essere utili.
Su questo pianeta, per svariati secoli la popolazione era soltanto di un miliardo di persone; ora supera i sei miliardi. A causa della sovrappopolazione, un paese non può fornire tutto il cibo e le risorse per la propria popolazione. Quindi abbiamo l’economia globale. Perciò conformemente alla realtà del giorno d’oggi, il mondo è diventato più piccolo ed è molto interdipendente. Questa è la realtà. Oltre a questo c’è la questione ecologica: il riscaldamento globale. Questa è una preoccupazione per tutti e sei i miliardi di abitanti di questo pianeta, non soltanto per una o due nazioni. La nuova realtà ha bisogno di un senso di responsabilità globale.
Per esempio qui, in tempi remoti, gli inglesi pensavano solo a loro stessi e a volte sfruttavano altre aree del globo. Non gli importava degli interessi o dei sentimenti di quest’altra gente. OK, questo è il passato. Ma ora le cose sono diverse; le cose sono cambiate. Ora dobbiamo prenderci cura degli altri paesi.
A dire il vero, gli imperialisti britannici hanno prodotto in effetti alcune cose buone. Hanno portato in India una buona educazione nella lingua inglese. L’India dovrebbe esserne grata. I britannici portarono anche la tecnologia, il sistema ferroviario. Questa è una delle vostre qualità che vi riscatta. Quando arrivai in India, alcuni gandhiani erano ancora vivi e mi consigliarono i metodi gandhiani non violenti. A quel tempo, io sentivo che gli imperialisti britannici erano stati molto cattivi. Ma poi vidi che c’era un sistema giudiziario indiano indipendente, stampa libera, libertà di parola e cose simili. Quindi, riflettendo più profondamente, vidi che queste cose erano molto buone.
Oggi, tra nazione e nazione e tra continente e continente c’è molta interdipendenza. Conformemente a questa realtà, abbiamo veramente bisogno di responsabilità globale. I vostri interessi dipendono dallo sviluppo e dagli interessi degli altri. Quindi per il vostro stesso interesse, dovete prendervi cura degli altri. Nel campo economico, questo già avviene. Perfino se ci sono ideologie diverse e perfino se non vi fidate l’uno dell’altro, dobbiamo interagire nella nostra interdipendente economia globale. Perciò, la responsabilità globale sulla base del rispetto degli interessi altrui è molto importante.
Dobbiamo considerare gli altri come fratelli e sorelle e sentirsi vicini a loro. Questo non ha niente a che fare con la religione. Ne abbiamo realmente bisogno. L’esatto concetto di “noi e loro” – ad un certo livello, di sicuro possiamo usarlo – ma il mondo intero deve considerarsi parte di “noi.” Gli interessi dei nostri vicini sono anche i nostri interessi.
L’accontentarsi
Condurre una vita etica come individuo, quindi, significa non nuocere agli altri e, se possibile, aiutarli. [Facendolo,] se prendiamo il benessere degli altri come base per la nostra etica, questo diventa uno scopo più ampio dell’etica. Il nostro stile di vita deve prendere questi fattori in considerazione.
C’è un grande divario fra ricchi e poveri, perfino negli Stati Uniti. Se guardiamo l’America, il paese più ricco, ci sono ancora aree povere. Una volta quando ero a Washington D.C., la capitale del paese più ricco, vidi che ci sono molte aree povere. I bisogni fondamentali di quella gente non erano soddisfatti adeguatamente. [Analogamente] ad un livello globale, l’industrializzato nord è molto più sviluppato e ricco [del resto del pianeta], mentre molti paesi nell’emisfero meridionale del globo stanno perfino affrontando la fame. Questo non è soltanto moralmente sbagliato; è fonte di grandi problemi. Quindi, alcuni paesi ricchi devono osservare ed esaminare il loro stile di vita; devono praticare l’accontentarsi.
Una volta in Giappone, quindici anni fa, dissi alla gente che la vostra supposizione che l’economia debba crescere ogni anno e che ogni anno debba esserci progresso materiale è un grande errore. Un giorno potrete vedere la vostra economia diventare più limitata. Dovete essere preparati, così ciò non causerà un disastro nelle vostre menti. Alcuni anni dopo, questa situazione ha di fatto avuto luogo, lì in Giappone.
Lo stile di vita di alcune persone è troppo lussuoso. Senza rubare, senza sfruttare e senza imbrogliare, alcune persone hanno una grande quantità di denaro. Dal punto di vista del loro interesse personale, non c’è niente di sbagliato finché i loro mezzi per acquisire denaro non sono immorali. Ma dal punto di vista dell’interesse degli altri, nonostante non ci sia niente di sbagliato riguardo a loro stessi, tuttavia eticamente non è bene quando gli altri soffrono la fame. Se tutti avessero quello stesso stile di vita lussuoso OK; ma fino a quando non si raggiunge questo stato, il miglior stile di vita sarebbe di saper accontentarsi. Come vidi e sperimentai in Giappone, negli Stati Uniti ed in altre società più ricche, c’è bisogno di alcune modifiche nello stile di vita.
In molti paesi una famiglia ha due, o a volte anche tre automobili. Immaginate l’India e la Cina, queste due nazioni con una popolazione congiunta di due miliardi di persone. Se due miliardi di persone acquistassero due miliardi o più automobili, ciò sarebbe molto difficile. Ci sarebbe un grande problema e molte complicazioni riguardanti carburante, risorse materiali, risorse naturali e così via. Sarebbe molto complicato.
Considerazione per l’ambiente
Un aspetto supplementare di vita etica, è quindi la considerazione dell’ambiente, per esempio nel nostro uso dell’acqua. Il mio contributo può essere ridicolo, ma da molti anni non faccio il bagno in una vasca da bagno; mi faccio solo la doccia. Una vasca da bagno consuma troppa acqua. Forse sono sciocco, visto che ogni giorno mi faccio la doccia due volte, perciò la quantità di acqua che consumo è la stessa. Ma per quanto riguarda la luce elettrica, per esempio, quando esco dalla stanza, spengo sempre la luce. Quindi do un piccolo contributo all’ecologia. Una determinata vita etica emerge poi, da un senso di responsabilità globale.
Come aiutare gli altri
Siccome, per aiutare gli altri, ci sono vari modi, molto dipende dalle circostanze. Quando ero piccolo, avevo sette o otto anni e studiavo, il mio precettore Venerabile Ling teneva sempre una frusta. A quel tempo mio fratello era appena più grande e studiavamo insieme. Veramente c’erano due fruste. Una frusta era di colore giallo: una frusta santa, una frusta per il santo venerabile maestro. Se usi la frusta santa, comunque, non penso che ci sia del dolore santo! Sembra severo come metodo, ma a dire il vero fu molto utile.
In definitiva, se un’azione sia utile o dannosa dipende dalla motivazione. A parte la sincera preoccupazione del benessere degli altri a lungo termine, i metodi possono a volte essere severi, a volte garbati. A volte perfino una piccola bugia può aiutare. Per esempio un caro amico o un genitore in un paese distante potrebbe essere seriamente malato o quasi morente e voi lo sapete. Ma sapete anche che se dite all’altra persona che il loro genitore sta per morire, quella persona diverrebbe così inquieta e preoccupata che potrebbe svenire. Quindi dite: “Stanno bene.” Se v’importa al cento per cento di non inquietare l’altra persona, allora in quel caso, anche se una bugia dal punto di vista dell’interesse personale è immorale, dal punto di vista dell’altro, può invece essere più appropriata.
Metodi violenti vs. metodi non violenti
Quindi, come aiutare al meglio gli altri? È difficile. Abbiamo bisogno di saggezza; abbiamo bisogno di chiara consapevolezza delle circostanze e abbiamo bisogno di flessibilità per usare metodi diversi in relazione alle diverse circostanze. E, cosa più importante, la nostra motivazione: abbiamo bisogno di avere un sincero interesse per gli altri.
Per esempio, se un metodo è violento o non violento dipende molto dalla motivazione. Anche se dire una bugia bianca è, di per sé, violento, in relazione alla motivazione potrebbe essere un metodo per aiutare gli altri. Quindi, da questo punto di vista, è un metodo non violento. D’altra parte, se vogliamo sfruttare gli altri e quindi gli facciamo un regalo, in apparenza è non violento; ma in definitiva, siccome vogliamo imbrogliare l’altra persona e sfruttarla, è un metodo violento. Quindi, anche violento e non violento dipendono dalla motivazione. Tutte le azioni umane dipendono dalla motivazione. In qualche modo dipendono anche dallo scopo; ma se il nostro obiettivo è solamente lo scopo e la nostra motivazione è la rabbia, allora ciò è difficile. Quindi, in definitiva, è la motivazione la cosa più importante.
Armonia tra le religioni
La cosa importante da portare a casa con voi dalla nostra discussione qui, è di provare a sviluppare la pace interiore. Dobbiamo pensare a questo e generarlo in noi stessi. In più, se nel pubblico ci sono persone che seguono una religione e sono credenti, una delle mie enfasi principali è sempre sull’armonia interreligiosa. Penso che tutte le maggiori religioni, forse non tanto quelle minori che venerano il sole e la luna – in esse non c’è molta filosofia – ma la maggior parte delle religioni maggiori ha un po’ di filosofia o teologia. E siccome queste religioni sono basate su una determinata filosofia, essa si è mantenuta per migliaia di anni. Ma nonostante diverse filosofie, tutte le religioni considerano che la pratica più avanzata sia la pratica dell’amore e della compassione.
Con la compassione il senso del perdono viene automaticamente e successivamente la tolleranza e l’accontentarsi. Con questi tre fattori, c’è la soddisfazione. Ciò è comune a tutte le religioni. Essi sono anche importanti per ampliare i basilari valori umani di cui abbiamo parlato. Quindi a questo riguardo, tutte le nostre religioni sono utili nel senso che promuovono quella che è la base della nostra felicità, cioè il condurre una vita etica. Perciò, siccome tutte le religioni portano lo stesso messaggio, esse hanno tutte lo stesso potenziale per aiutare l’umanità.
In vari tempi, in vari posti, diversi insegnamenti hanno avuto luogo. Questo è necessario. Questi diversi tempi e luoghi e diversi modi di vita si sono sviluppati a causa delle differenze ambientali, e di conseguenza si sono sviluppate differenze nelle religioni. Per ognuno di questi tempi, determinate idee religiose erano appropriate e [furono perciò adottate]. Per questo motivo, ognuna delle religioni millenarie ha la sua tradizione. Abbiamo bisogno di questa varietà di ricche tradizioni: esse servono tutti i diversi tipi di persone. Una sola religione non può essere adatta a servire tutti.
Ai tempi di Buddha, c’erano già molte tradizioni non buddiste in India. Buddha non provò a convertire tutti gli indiani al Buddismo. Le altre religioni andavano bene. Occasionalmente, c’erano dei dibattiti tra di esse. Specialmente dopo Buddha per molti secoli i maestri dibattevano tra di loro. Questi dibattiti sono molto utili, specialmente nel campo dell’epistemologia. Uno studioso di un’altra tradizione esamina criticamente la filosofia e le visioni di una religione diversa e ciò fa pensare ad ognuno alla sua religione e alle sue tradizioni e fa dibattere. Quindi, naturalmente ciò porta al progresso. In alcuni casi forse ci fu un po’ di violenza in questi dibattiti, il che è spiacevole; ma in genere fu uno sviluppo sano.
L’India poi, è un esempio molto buono di vera tolleranza religiosa, che è durata per secoli come tradizione in se stessa ed è tuttora viva. Questo è un buon modello per il resto del mondo.
In tempi antichi la gente era isolata, OK. Ma ora siamo in circostanze diverse. Ad esempio Londra è quasi una società multireligiosa. La tolleranza religiosa allora è molto importante. Quindi, a quelli di voi che hanno fede in una religione: l’armonia e la tolleranza sono molto importanti. Quando ne avete l’opportunità, contribuite a questo proposito. http://www.berzinarchives.com/web/it/archives/approaching_buddhism/introduction/how_to_lead_ethical_life.html