16 ottobre 2009 mattino. Secondo giorno d’insegnamenti di Sua Santità il Dalai Lama a Dharamsala, India
Appunti dell’Ing. Alessandro Tenzin Villa, prima revisione ed editing del Dott. Luciano Villa e di Graziella Romania nell’ambito del Progetto “Free Dalai Lama’s Teachings” a beneficio di tutti gli esseri senzienti. Ci scusiamo per i possibili errori ed omissioni. Insegnamenti di Sua Santità il Dalai Lama sul Sutra del Diamante (dorjee chotpa) qui liberamente disponibile https://www.sangye.it/altro/?p=206, sui “Tre aspetti principali del sentiero” qui liberamente disponibile https://www.sangye.it/altro/?p=489 (lamtso namsum) di Lama Tzongkapa e sull’Addestramento mentale in sette punti qui liberamente disponibile https://www.sangye.it/altro/?p=2469 (lojong dhondunma) di Ghesce Chekawa, su richiesta di devoti Taiwanesi.
Sua Santità il Dalai Lama: Non aggrappiamoci né al sé, né ai fenomeni.
Se li vediamo come un fiume che scorre, non ci aggrapperemmo ad essi. Occorre comprendere la natura dei fenomeni, come si generano, come riuscire a gratificare gli altri. Gli sravaka hanno anch’essi un’appropriata comprensione della mancanza del sé delle cose e delle persone, in quanto oggetti non esistenti inerentemente e rientrano nella corrente dei Vaibashika Sautantrika. Dobbiamo stare attenti a non attaccarci al sé delle cose e delle persone, sviluppando invece la comprensione della natura non indipendente delle cose, la comprensione della vacuità, la comprensione della mancanza del sé delle cose e dei fenomeni. Quindi, per raggiungere la liberazione dobbiamo giungere alla comprensione della mancanza del sé della persona a livello sottile, come cognizione della mancanza del sé inerente sottile: la base su cui viene stabilito il soggetto, la sottigliezza della comprensione della mancanza dell’esistenza, in quanto tale, del sé della persona. Le persone sono prive di esistenza inerente.
Anche gli aggregati esistono come entità sostanziali, oppure a loro volta sono frutto di un origine interdipendente? Anche gli aggregati hanno origine interdipendente e perciò sono privi di un sé. Così come, se noi parliamo di Ananda, prima ci appare come un corpo solito indipendente, e non dobbiamo cadere nell’errore di attaccarci all’esistenza di questo corpo che ci appare solido. Dobbiamo invece meditare sulla vacuità di esistenza vera del sé e sulla mancanza di esistenza vera dei fenomeni, capendo la non esistenza vera, reale dei fenomeni in quanto tali, come eterni ed indipendenti. Mancanza di esistenza vera dei fenomeni e delle cose, quando ci rendiamo conto di questa verità, abbiamo conseguito una percezione solida, chiara della vacuità.
Altrimenti saremo incapaci di apprezzare questa vacuità.
Nelle sedici divisioni della vacuità
1. Delle entità interne
2. Delle entità esterne
3. Dell’interno e dell’esterno
4. Della vacuità
5. Dell’immensità
6. Del definitivo (nirvana)
7. Del condizionato
8. Del non – condizionato
9. Di ciò che è al di là degli estremi
10. Di ciò che non ha né inizio né fine
11. Di ciò che non va abbandonato
12. Della natura propria di un fenomeno
13. Di tutti i fenomeni
14. Delle caratteristiche definitrici
15. Di ciò che non è apprendibile
16. Delle non – cose
Il Buddha ha evitato di cadere negli estremi, dicendo che le cose non esistono in quanto tali, pur esistendo come designazione. In questo modo evitiamo di cader nel nichilismo e, comprendendo la natura ultima delle cose, evitiamo di cadere nell’eternalismo.