
Sua Santità il Dalai Lama: Dovremmo appunto leggere questi versi con la consapevolezza di ricevere la trasmissione di una sequenza vera e profonda e non semplicemente leggendo dei versi.
16 ottobre 2009 mattino. Secondo giorno d’insegnamenti di Sua Santità il Dalai Lama a Dharamsala, India
Cari amici, stiamo facendo del nostro meglio per realizzare il nostro compito: tradurre dall’inglese gli insegnamenti di Sua Santita il Dalai Lama, contemporaneamente Alessandro li scrive sul suo laptop per poi successivamente revisionarli. Mentre Sua Santità parla nel principale tempio tibetano di Tsuglagkhang, oggi, tuttavia, stiamo prendendo gli appunti in condizioni davvero disagiatissime, siamo seduti in una gran ressa per terra, gomito a gomito con centinaia e centinaia di ascoltatori, tutti pigiatissimi che ci sospingono. Alessandro fa purtroppo una gran difficoltà a scrivere sul suo laptop. Per giunta, nell’istante in cui ascoltiamo la traduzione dal tibetano in inglese delle parole di Sua Santità, e la ricezione via radio della traduzione inglese è quella che è, dobbiamo provvedere anche a fare la traduzione istantanea in italiano, che anche noi trasmettiamo via radio ai davvero pochi connazionali che ci ascoltano, intanto Alessandro digita il testo con la massima velocità sul suo laptop. Siamo letteralmente impegnati in autentiche acrobazie della mente, che si sdoppia simultaneamente per ascoltare, da un lato la versione inglese e, dall’altro, per tradurla immediatamente in italiano. Insomma, stiamo facendo proprio del nostro meglio, ma, in queste condizioni, dobbiamo ulteriormente dirvi che, giocoforza, ci possono scappare errori, imprecisioni ed omissioni.
Appunti dell’Ing. Alessandro Tenzin Villa, prima revisione ed editing del Dott. Luciano Villa e di Graziella Romania nell’ambito del Progetto “Free Dalai Lama’s Teachings” a beneficio di tutti gli esseri senzienti. Ci scusiamo per i possibili errori ed omissioni. Insegnamenti di Sua Santità il Dalai Lama sul Sutra del Diamante (dorjee chotpa) qui liberamente disponibile https://www.sangye.it/altro/?p=206, sui “Tre aspetti principali del sentiero” qui liberamente disponibile https://www.sangye.it/altro/?p=489 (lamtso namsum) di Lama Tzongkapa e sull’Addestramento mentale in sette punti qui liberamente disponibile https://www.sangye.it/altro/?p=2469 (lojong dhondunma) di Ghesce Chekawa, su richiesta di devoti Taiwanesi.
Sua Santità il Dalai Lama
Come si possono evitare le azioni negative?
Tutte le concezioni religiose sono positive, perché apportano dei benefici agli esseri senzienti.
Tutte le azioni di queste religioni sono impegnate nell’aiutare gli altri, specialmente nei servizi sociali, nei cristiani queste azioni virtuose positive portano risultati positivi.
Come pacificare la mente?
Comprendendo lo stato della mente da pacificare. Il che equivale ad eliminare le afflizioni.
Offerta del tè.
Proprio in base alla concezione dell’origine dipendente, eliminare le afflizioni vuol dire eliminare l’attaccamento. Il che equivale a pacificare la mente. Di conseguenza, occorre evitare di cadere nella trappola di credere nell’esistenza d’un sé indipendente, eterno. Anzi è necessario rendersi conto invece della sostanziale mancanza del sé.
Tutti gli stati mentali di sconforto sono sostenuti da una distorta concezione del sé. Viceversa, la corretta visione della mancanza d’un sé indipendente, permettere alle persone d’acquisire maggiore stabilità mentale.
Occorre che le persone meditino sulla mancanza del sé della persona e delle cose, evitando quindi l’attaccamento alle emozioni negative.
Evitando, quindi, la visione errata del sé ed evitando pertanto l’attaccamento al sé, il che può essere eliminato con la pratica di bodhicitta: in questo modo s’avanzerà sulla strada dell’abbandono del sé. E’ solo in questo modo che l’attaccamento viene eliminato e, di conseguenza, si comprende la mancanza del sé.
Il segreto sta nel coltivare la mente che realizza la mancanza del sé così come espresso nella tradizione mahayana. Mancanza del sé delle cose e delle persone: questo concetto è espresso nel sutra degli insegnamenti del Buddha. Da ciò comprendiamo che, quando coltiviamo le azioni positive ed abbandoniamo quelle negative, questo equivale a prendere rifugio nel Dharma e comprendere la mancanza del sé. Il che caratterizza il Dharma come il metodo per la liberazione dalle emozioni affliggenti.
Allora il Dharma lo si comprende dalla realizzazione della mancanza del sé, attraverso la pratica dei tre vasi degli insegnamenti:
1. della saggezza,
2. della concentrazione
3. e della disciplina attiva.
Su questo tema sono disponibili molti commentari, tra questi, quelli che seguiamo nella tradizione tibetana sono basati sulla concentrazione, sull’Abhidarma e sulla saggezza, la mancanza del sé.
L’Abhidarma si divide in due: elevato ed inferiore. Così anche i sutra.
Queste divisioni comunque non cambiano il soggetto fondamentale che è la mancanza del sé.
LA TRASMISSIONE D’UN ESPERIENZA
Ho ricevuto la trasmissione orale del testo ed anche le spiegazioni, il commentario speciale, ed ho maturato una particole attitudine per questo insegnamento.
Gli allievi devono chiedere di meditare non per una sessione ma per la continuità dell’apprendimento graduale. Perciò, va compreso che insegnamento e meditazione devono andare di pari passo. L’insegnamento può proseguire solo quando il maestro si rende conto che gli allievi hanno compreso, e quindi hanno raggiunto un certo livello. La stessa trasmissione orale fa in modo di accrescere l’esperienza sulla via di mezzo. Non è questa una semplice trasmissione, né si tratta della mera lettura d’un testo ma è la trasmissione d’un esperienza. Dovremmo appunto leggere questi versi con la consapevolezza di ricevere la trasmissione di una sequenza vera e profonda e non semplicemente leggendo dei versi. Anche se non dovessimo ricevere una semplice trasmissione orale del testo, noi dovremo leggerli con la consapevolezza di essere testimoni di una grande esperienza, che giunge sino a noi e che questa esperienza ci può essere di grandissimo beneficio.
Questo grande maestro s’era prefissato come scopo di comporre questi testi per beneficiare gli altri. Per comunicare loro questa grande esperienza, per far sì che questa esperienza potesse accrescere il loro karma positivo. Il testo era disponibile in Tibetano, ma non in cinese. Fu quindi tradotto affinché i cinesi lo potessero ricevere. Immaginate che Nagarjuna stesso stia dando la trasmissione orale del proprio testo, poi visualizzate Bhavaviveka che vi conferisce il commentario al testo di Nagarjuna, quindi Buddhapalita che vi trasmette il proprio commentario al testo di Nagarjuna sui Fondamenti della Via di Mezzo, quindi Asanga. Quindi visualizzate che tutto ciò possa giungere in contemporanea alle persone del nostro tempo.
Immaginiamo che questi grandi maestri possano dare questi grandi insegnamenti e che quindi noi siamo lì a riceverli, visualizziamo che il maestro stesso ce li stia trasmettendo, questo è appunto l’insegnamento principale.