Appunti, traduzione ed editing del Dott. Luciano Villa, Ing. Alessandro Tenzin Villa e di Graziella Romania nell’ambito del Progetto “Free Dalai Lama’s Teachings” per il beneficio di tutti gli esseri senzienti.Vi consigliamo di vedere il filmato originale nella versione in inglese al sito http://www.dalailama.com/page.128.htm.
QUINTA PARTE DEGLI INSEGNAMENTI
Sua Santità il Dalai Lama
L’IGNORANZA PUÒ ESSERE ELIMINATA CON LA VISIONE DELLA REALTÀ D’ORIGINE DIPENDENTE.
Torniamo perciò ai versi di Nagarjuna per avvalerci di quel punto di vista al fine di raggiungere la corretta visione della realtà. Lama Tzong Khapa nelle sue lodi a Buddha Sakyamuni per gli insegnamenti sull’origine dipendente così s’esprimeva: “Voi Buddha avete visto le cose come esse effettivamente sono. Ideasti questo ragionamento, quello appunto sull’origine dipendente, individuando il modo in cui le cose effettivamente sono. Chi segue fedelmente gli insegnamenti del Buddha non incorrerà in alcun problema. Se viceversa si farà il contrario di ciò che ci hai insegnato, allora si finirà per attaccarci fortemente all’esistenza ciclica”.
Ad esempio i praticanti del periodo antecedente al Buddha, pur praticando, di fondo credevano energicamente che le cose esistessero veramente in modo tanto vero, effettivo, in modo indipendente. Per questa motivazione ideologica, derivata dalle loro rispettive tradizioni, acquisivano un forte attaccamento all’esistenza ciclica, intensificando l’attaccamento all’esistenza inerente ed indipendente. Proprio per questo rimaneva perfettamente intatta la radice della sofferenza. Per quanti sforzi vorrete dedicare alla pratica del Dharma, se non sarete capaci d’eliminare le cause radici, vi renderete conto di percorrere un cammino infinito, ma infruttuoso. Proprio perché non avete fatto alcun passo innanzi per comprendere la vera realtà.
SUA SANTITÀ IL DALAI LAMA
Gli insegnamenti sull’origine dipendente furono appunto espressi dal Buddha stesso, mentre gli altri insegnamenti, quelli sulla legge del karma e della rinascita sono patrimonio comune del buddhismo con i non buddhisti.
Quindi, sulla base della condivisione degli insegnamenti sull’origine dipendente, sulla mancanza del sé, possiamo distinguere i buddhisti dai non buddhisti. Ulteriormente, Lama Tzongkapa nelle lodi a Buddha Sakyamuni asserì: “Solo ora mi rendo conto quanto Tu, o Buddha, sei davvero formidabile per la preziosità dei tuoi insegnamenti, perché il tuo enorme tesoro consiste appunto negli insegnamenti sull’origine dipendente, mancanti nelle altre tradizioni. Proprio per questo motivo, tu, o Buddha Sakyamyni, sei diventato un maestro dalle prerogative davvero uniche”.
E Vashubandu, nella sua Abydarmakosha in lode a Buddha Sakyamuni, aggiungeva: “Ideasti questi insegnamenti sull’Abydarma sulla base della tua percezione, individuando così la vera forma della realtà. Questi insegnamenti sull’origina dipendente sono proprio quelli che contraddistinguono il Buddha dagli altri maestri”.
Nella sua Lode a Buddha Sakyamuni, Nagarjuna, nell’ultima parte del suo testo “La saggezza fondamentale della via di mezzo”, tesse le lodi a Buddha Sakyamuni per aver individuato la mancanza di natura autosufficiente delle cose, insomma: la loro natura vuota. All’inizio del testo dice appunto “Quanto siamo fortunati che il Buddha ha dato insegnamenti sull’origine dipendente”.
Cosa significa mancanza di produzione e di cessazione, di punti iniziali e finali? Intendiamo qui che la produzione e la cessazione esistono, ma se v’impegnate in un’analisi critica di questi due eventi, non è possibile rinvenirli in quanto tali, come fenomeni a sé stanti. Si tratta d’eventi che si susseguono grazie alla produzione d’origine dipendente, ma che non esistono di per sé, esistono in dipendenza alla produzione e cessazione d’origine dipendente.
SUA SANTITÀ IL DALAI LAMA
Ora, in omaggio proprio a Buddha Sakyamuni, oggi celebriamo il nuovo anno tibetano col festival del Monlam, e per l’occasione vedo che sono convenuti anche molti occidentali, che sono di tradizione diversa da quella buddhista, la loro è basata sul concetto d’un dio creatore. Se parliamo delle religioni teistiche, queste esprimono dei loro benefici. Pur non avendo una chiara visione dell’interconnessione della legge di causa effetto, pensando al dio creatore di natura compassionevole, il praticante, per renderlo felice, assume un comportamento conseguente. In questo modo vi sentirete felici. Perciò è bene che vi manteniate nella vostra religione tradizionale.
Comunque, coloro di voi che sono più inclini al concetto connesso alla relazione di causa effetto ed a considerare le cose generate in questo modo, piuttosto che da un creatore, sono giunti ad un diverso punto di vista. Se trovate più adatti per voi gli insegnamenti fondati sull’origina dipendente, si tratta d’una vostra scelta, d’un vostro diritto.
SUA SANTITÀ IL DALAI LAMA
Quanti sono gli abitanti della Mongolia che sono venti fin qui? Eccone là qualcuno. Grazie per essere venuti fin qui. I popoli tradizionalmente buddisti come i tibetani, i mongoli e gli abitanti dell’Himalaya si contraddistinguono perché tutti condividono la presa di Rifugio nei Tre Gioielli. Dovreste esaminare gli insegnamenti del Buddha per riporre quindi fede nel Buddha, invece che cedere semplicemente nel Buddha per la sua meravigliosa espressione esteriore. Se la vostra fiducia dipende dallo splendore dei templi, allora le chiese cristiane e le moschee islamiche sono ancora più splendide. Anche fra i tibetani abbiamo delle persone abbienti e costoro fanno donazioni a favore della costruzione di templi. Ma non è su questo punto che si contraddistingue il buddhismo. La differenza sta nella qualità degli insegnamenti.
Ed un altro dei punti salienti è riconducibile allo stesso Buddha che disse: “Oh saggio Bikshu, tu saggio uomo e monaco, non devi praticare i miei insegnamenti perché mi stimi o mi veneri, ma dovresti prima esaminare le mie parole, i contenuti dei miei insegnamenti e se li troverai giusti allora ti consiglio di praticarli”.
Egli non ci ha mai imposto di di credere indiscriminatamente ai suoi insegnamenti ma di sottoporli a verifica. Questo è il suo metodo. Proprio sulla base di quest’asserzione, Arya Nagarjuna si assunse il compito di verificarne gli insegnamenti, classificandoli in due categorie:
gli insegnamenti interpretabili del Buddha;
gli insegnamenti definitivi del Buddha.
Arya Nagarjuna, per giunta, avvertì i discepoli che si dovrebbe praticaresoltanto dopo aver compreso non gli insegnamenti interpretabili ma gli insegnamenti definitivi del Buddha. Ancor più, aggiunse: ”Persino gli insegnamenti definitivi del Buddha parlano delle tre porte di liberazione, ma ancora non è sufficiente. Occorre esaminare e collocare quel particolare insegnamento all’appropriato livello della porta di liberazione”. In certi casi gli insegnamenti sulle Tre Porte di liberazione possono essere collocati nell’ambito della mancanza del sé grossolano. Il che non rappresenta l’intenzione ultima del Buddha. Perciò, Arya Nagarjuna, con grande abilità, si cimenta nella distinzione tra gli insegnamenti interpretabili e definitivi del Buddha, esortando quindi i praticanti a seguire gli insegnamenti definitivi e non quelli interpretabili del Buddha. Questo grande maestro, Buddha Sakyamyni, che apparve sulla tera 2500 anni fa, ci lasciò degli insegnamenti che, a livello generale, si rivolgono a differenti tradizioni: buddhiste e non buddhiste, con un conseguente grande beneficio, persino in questo secolo. Nell’ultimo millennio il Tibet è stato uno dei luoghi in cui si è diffuso maggiormente e dove ne sono stati approfonditi i punti chiave della dottrina. Si tratta della prosecuzione del lavoro iniziato da Shantarakshita, il gran saggio formatosi all’Università di Nalanda in India, che ebbe il merito di dar corso ad una scuola filosofica. In quel periodo una scuola cinese era focalizzata sulla meditazione univoca, che poneva meno enfasi sugli stadi del Buddhismo. Se pensiamo attentamente al vero motivo per cui occorre eliminare le emozioni affliggenti, comprendiamo subito che dobbiamo familiarizzarci coi rimedi che le combattono. Ovviamente, non può trattarsi che di rimedi in forma di saggezza, che recepiamo tramite la familiarizzazione, il che può avvenire attraverso la saggezza coltivata con la riflessione e con la saggezza dell’apprendimento. Come possiamo eliminare le emozioni affliggenti se non sappiamo come farlo, senza uno studio appropriato? Nell’ambito della pratica del Buddhismo possiamo operare una distinzione: l’una in termini di metodo, l’altra di saggezza. Il metodo è il modo in cui intraprendere il sentiero del Dharma, che rappresenta l’elemento d’entusiasmo, mentre dall’altro lato, si pone la saggezza, che rappresenta l’elemento dell’intelligenza.