Appunti ed editing del Dott. Luciano Villa, dell’Ing. Alessandro Tenzin Villa e di Graziella Romania nell’ambito del Progetto “Free Dalai Lama’s Teachings” a beneficio di tutti gli esseri senzienti. Ci scusiamo per i possibili errori ed omissioni. Traduzione dal Tibetano in Italiano di Fabrizio Pallotti. Vedi anche https://www.sangye.it/dalailamanews/?p=5040 e https://www.sangye.it/dalailamanews/?p=5050 .
Sua Santità il Dalai Lama – Dov’è il se’: ha un inizio? Ha una fine?
Solo il buddismo nega un se’ assoluto, indipendente. Il Buddha disse che il se e’ la base della generazione di tutte le altre emozioni distruttive e, su questi aggregati composti, il se’ non esiste, ma il se’ esiste come il carro e’ designato sulle sue parti ed se e’ designato dagli aggregati. Ma il se’ non esiste nemmeno sulla base degli aggregati composti.
Solo il Buddha esprime la teoria della mancanza dell’anima o se’ mentre tutte le altre filosofie, anche gli indù, hanno il concetto di un se atman separato dal corpo mente. Solo i buddhisti non l’accettano.
Il se ha un inizio? Si, per i credenti in un dio creatore, perché il dio creatore ha creato il se’. Ad un amico cristiano chiesi: cosa succederebbe se doveste accettare il concetto di vite passate. Al che mi rispose. No, questa vita mi e’ donata da dio, per le tradizioni che credono in un dio creatore il se’ esiste, ma per gli induisti il se e’ stato creato da Brama. Per i buddisti il se’ non esiste, ma esiste solo come designazione. Le piante non hanno vita mentale in quanto non sono esseri senzienti, perché non hanno la coscienza, la mente. Logico quindi chiedersi, se c’è un inizio del se’, e se c’è, c’è’ anche un inizio della coscienza? Causa sostanziale e causa coadiuvante. Sostanziale e’ la causa presente ma in un aspetto diverso. Perciò, la coscienza deve avere una causa sostanziale che essa stessa ha i caratteri della coscienza, quindi e’ la coscienza stessa, quindi la coscienza non ha inizio.
C’e’ una fine?
Per le religioni teistiche si crede nel giudizio universale, dopo di che si andrà in paradiso, oppure nell’inferno. Un mio amico cristiano in tutta sincerità mi chiese: “Come mai dio ha fatto tante persone negative?” Al che risposi che, se dio ha fatto il paradiso e l’inferno, deve pur aver qualcuno da metterci. Per i Samkia, una volta che tutta la creazione si dissolve, si raggiunge il nirvana.Mentre per i Buddisti Vaibashika: una volta raggiunto il nirvana, la cessazione non analitica, una volta ottenuta questa, la mente si dissolve. Mentre i Sautantrica non lo affermano.
Storicamente dopo il Buddha, crebbe un centro molto importante a Taxila nell’odierno Pakistan settentrionale, qui fiori la tradizione vaibashika o i gniogniopa del centro dell’India che si formarono a Nalanda. La maggior parte degli studiosi di Nalanda scriveva in sanscrito, poi crebbe l’università monastica di Vikramalascila nell’odierno Uttar Pradesh. Per la tradizione sanscrita, il Buddha giro’ tre volte la ruota del Dharma: prima a Sarnat con le Quattro Nobili Verità, vedi https://www.sangye.it/altro/?p=3785 , poi sul Picco dell’Avvoltoio con la Prajina Paramita, vedi https://www.sangye.it/altro/?p=206 e da ultimo ad Amravati dove diede altri insegnamenti. A Sarnath lo fece con un insegnamento pubblico, mentre la Seconda Ruota del Dharma fu trasmessa solo ad un ristretto numero di persone che potevano comunicare con Manjustri ed altre divinità: il Sutra del Cuore https://www.sangye.it/altro/?p=216 e https://www.sangye.it/altro/?p=3408, uno dei più brevi, comune a tutte la nazioni e popoli buddhisti che studiano la tradizione sanscrita, come la Cina, Corea.
La prima tradizione pali si riferisce a quella Burma e Sri Lanka, ma non e’ in contraddizione con quelle successive sanscrite. La terza ruota del dharma e’ in relazione a testi importanti in rapporto alla possibilità della cessazione e della realtà dell’ottenimento. La Prima Ruota del Dharma spiega l’insegnamento delle Quattro Nobili Verità, la Seconda Ruota del Dharma e’ la spiegazione della mente, mentre la Terza e’ la spiegazione della Quarta Nobile Verità: il sentiero.
Al modo di come indossare il saio vengono dedicati 7 punti nella tradizione sanscrita, mentre un solo punto nella Pali. L’Abidarma di Vashubandu, su base Vaibashika ed in parte Sautantrica, e’ una base di studio nella pratica di samadi e vipassana. I 37 rami dell’illuminazione in sanscrito sono in comune alle due tradizioni, come lo sono le Sei paramita, vedi https://www.sangye.it/altro/?p=3791, la pratica della bodicitta trova spiegazioni più vaste nel sutra della Prajinaparamita, vedi https://www.sangye.it/altro/?p=206, e nella tradizione del Tibet le pratiche dei sutra della tradizione pali, vinaya e altre pratiche. Vi voglio raccontare una storia. In Australia, al Parlamento delle Religioni Mondiali, due monaci Burma mi mandarono messaggio in cui mi chiesero un incontro. Avendo molto rispetto per la tradizione Burma, li accolsi col mio vestito giallo. Mi dissero: “Seguiamo lo stesso maestro ma abbiamo molte differenze”. Immediatamente pensai che avessero delle informazioni sbagliate, derivate da studiosi occidentali che dicevano che i lama tibetani gozzovigliano, bevono alcoolici, hanno mogli ed altro ancora. Allora spiegai loro che per noi la tradizione Pali e’ il fondamento, perciò anche noi abbiamo la tradizione del Vinaya, al che si meravigliarono molto.
Vi racconto un altro episodio della mia vita che mi piace ricordare. A Londra, alcuni anni fa alla Royal Albert hall, in un discorso in un’udienza dissi che andava bene venire ad ascoltare Sua Santità per curiosità, ma, visto che girava voce che qualcuno era venuto per usufruire di miei immaginari poteri taumaturgici, ribadii che sarebbe uno sbaglio venire da me per dei supposti poteri di guarigione. Sono scettico sui poteri miracolosi di guarigione, ma se li detenessi davvero, vorrei mostrarvi di poter riuscire a guarire questa malattia della pelle che ho da molti anni. Quello e’ il vero potere di guarigione: le creme che ricevetti il giorno dopo in un pacchetto dono.