Sua Santità il Dalai Lama.
La letteratura buddhista classica cita vari sistemi di pensiero e pratica. Tali sistemi sono detti yana, ovvero veicoli. Oltre ai veicoli buddhisti, che sono: il veicolo della liberazione individuale (hinayana), il veicolo della salvezza universale (mahayana) e il veicolo del tantra (vajrayana), esisto no vari altri veicoli degli esseri umani e degli esseri divini. In questo contesto, veicoli degli esseri umani e degli esseri divini si riferisce a sistemi che indicano la pratica e i metodi essenziali sia per realizzare le maggiori aspirazioni di questa vita sia per ottenere una rinascita propizia come essere umano o come essere divino. Tali sistemi sottolineano la necessità di mantenere uno stile di vita eticamente corretto fondato sull’astensione dal commettere azioni negative poiché il condurre vita retta e mantenere un buon comportamento è considerato il fattore più importante per assicurarsi una rinascita positiva.
Il Buddha ha parlato anche di un altro tipo di veicolo, il veicolo brahmanico, che comprende le tecniche di meditazione che mirano al raggiungimento della più elevata forma di vita possibile all’interno del samsara (il ciclo dell’esistenza condizionato dal karma). Tali tecniche comprendono, tra l’altro, il ritrarre la mente da tutti gli oggetti esterni, il che conduce a uno stato di concentrazione univoca. Gli stati meditativi esperiti come risultato dell’aver generato concentrazione univoca costituiscono stati di coscienza modificati che, per quanto riguarda i loro aspetti fenomenologici e anche il modo di rapporto con gli oggetti, corrispondono strettamente a stati di esistenza nei mondi della forma e senza forma. Dal punto di vista buddhista tutti i veicoli sono degni di rispetto, in quanto tutti hanno il potenziale per arrecare grande beneficio a un grande numero di esseri senzienti.
Ciò non significa, tuttavia, che tutti questi siano completi nel presentare una via che conduca alla piena liberazione dalla sofferenza e dal ciclo dell’esistenza. Vera libertà e vera liberazione possono essere raggiunte solo quando sia totalmente superata la nostra fondamentale ignoranza, la nostra abituale errata percezione della natura della realtà. Questa ignoranza è alla base di tutti i nostri stati emotivi e cognitivi ed è il fattore principale che ci lega al ciclo perenne di vita e morte nel samsara. un sistema di pensiero e di pratica che presenta una via completa di liberazione da questa schiavitù è denominato veicolo del Buddha (buddhaydna).
Il veicolo del Buddha contiene due sistemi principali di pensiero e pratica: il Veicolo Individuale, o Hinayana, e il Veicolo Universale, o Mahayana. Il primo include il sistema Theravada, forma di buddhismo prevalente in molti paesi asiatici, per esempio Sri Lanka, Thailandia, Birmania, Cambogia e altri. La letteratura buddhista classica presenta due divisioni principali del Veicolo Individuale: il Veicolo degli Uditori e il Veicolo dei Realizzatori Solitari. Una fondamentale differenza tra il Veicolo Individuale e il Veicolo Universale consiste nella diversa visione della dottrina buddhista della non esistenza del sé‚ e del suo raggio di applicazione.
Il Veicolo Individuale interpreta la visione della non esistenza del sé‚ solo in rapporto alla persona o all’identità personale, e non in rapporto alle cose e agli eventi in generale; mentre nel Veicolo Universale tale principio non è confinato a quell’ambito limitato, ma abbraccia l’intero spettro dell’esistenza, tutti i fenomeni. In altre parole, il sistema del Veicolo Universale considera la non esistenza del sé‚ un principio universale. Interpretato in questo modo, quel concetto acquista maggiore profondità. Secondo gli insegnamenti del Veicolo Universale, solo quando l’esperienza di non esistenza del sé‚ è radicata dal praticante nell’interpretazione universale, l’esperienza stessa porterà all’eliminazione delle afflizioni mentali e degli stati di ignoranza ad esse sottesi. Eliminando tali stati di ignoranza possiamo tagliare la radice del samsara. Inoltre, una profonda esperienza di non esistenza del sé‚ può anche condurre, in ultima analisi, alla piena illuminazione: uno stato di totale libertà dai condizionamenti sottili e dalle tendenze abituali ostruttive create dalla nostra errata interpretazione della natura della realtà. Il sistema di pensiero e pratica che presenta tale visione del s‚ viene denominato Mahayana, cioè Veicolo Universale.
Il Veicolo Tantrico, o Vajrayana, che la tradizione tibetana considera il veicolo più alto, è incluso nel Veicolo Universale. Oltre a pratiche meditative volte a potenziare la comprensione della vacuità e di bodhicitta, questo sistema comprende anche particolari tecniche avanzate per utilizzare i vari elementi del corpo fisico nella pratica meditativa, sulla base di sofisticate tecniche yoga che comportano il penetrare mentalmente i punti all’interno del corpo dove sono localizzati i chakra, o centri dell’energia.
Grazie a questa sottile, raffinata coordinazione di mente e corpo, il praticante è in grado di accelerare il processo per arrivare alla radice dell’ignoranza e superare completamente i suoi effetti e condizionamenti, processo che culmina, infine, nel raggiungimento della piena illuminazione. L’impegnarsi in pratiche di meditazione che comportano la sottile coordinazione di elementi fisiologici e mentali del praticante è una caratteristica particolare e unica del Veicolo Tantrico.
Spiegherò ora brevemente il quadro storico del buddhismo quale noi lo conosciamo. Secondo il pandit kashmiro gakya grl, che giunse in Tibet all’inizio del secolo XIII, il Buddha nacque in India circa 2500 anni fa. Ciò concorda con la posizione generalmente accettata dalla tradizione Theravada, ma, secondo alcuni studiosi tibetani, il Buddha apparve nel mondo più di 3000 anni fa. C’è poi una terza opinione che fa risalire la nascita del Buddha all’VIII secolo avanti Cristo. Riflettendo su queste contrastanti opinioni riguardo alla data forse più importante della storia del buddhismo, trovo a volte piuttosto imbarazzante che non si sia ancora raggiunta l’unanimità su quando effettiva mente visse il maestro Buddha Sakyamuni!
Penso seria mente che sarebbe utile se, con tutto il rispetto necessario, si conducessero test scientifici sulle reliquie del Buddha ritenute autentiche. Queste reliquie si trovano in diversi paesi come l’India, il Nepal e il Tibet. Forse esperimenti scientifici che si avvalessero delle risorse sofisticate della tecnologia e della chimica moderna sarebbero in grado di stabilire con un maggior grado di precisione le date dell’esistenza storica del Buddha. Ciò sarebbe utilissimo. Gli eruditi buddhisti del passato si sono valsi soprattutto di strumenti logici e dialettici per dimostrare la veridicità della loro versione dei fatti relativi alla vita storica del Buddha. Data la natura del la questione, tuttavia, ritengo che tale genere di prove non possa mai essere definitivo.
Nonostante le contrastanti asserzioni sulla data di nascita del Buddha, la letteratura mostra generale accordo riguardo agli eventi principali della sua vita. Sappiamo che egli era in origine una persona normale, come noi, con tutti i difetti e le debolezze dell’essere umano. Nacque da una famiglia reale, si sposo’ ed ebbe un figlio. In seguito, tuttavia, la insoddisfacente natura di sofferenza della vita gli si rivelò nella forma di inaspettati incontri con persone afflitte da malattia, vecchiaia e morte.
Profondamente turbato da ciò che vedeva, il principe fin per abbandonare il palazzo paterno e rinunciare alla vita agiata e protetta che aveva condotto fino a quel momento. Inizialmente la sua reazione fu quella di adottare l’austero stile di vita dell’asceta, impegnandosi in una via spirituale che com portava grandi penitenze fisiche. In seguito, scopri’ che la vera via che allontana dalla sofferenza si trova in una via di mezzo tra gli estremi del severo ascetismo e del lusso indulgente con se stesso. La sua risoluta ricerca spirituale sbocciò infine nel pieno risveglio, o illuminazione: lo stato di buddhità.
Sento che la storia della vita del Buddha ha grande significato per noi. Essa esemplifica le immense potenzialità e capacità che sono intrinseche alla natura umana. Mi pare che gli avvenimenti che portarono alla piena illuminazione del Buddha costituiscano un esempio degno e ispiratore per i suoi seguaci. In breve, la sua vita ci tra smette questo messaggio: Questo è il modo in cui dovreste percorrere il cammino spirituale. Tenete a mente che il raggiungimento dell’illuminazione non è compito facile. Esso richiede tempo, volontà e perseveranza. Perciò, fin dall’inizio, è fondamentale non illudersi che il cammino sia semplice e rapido.
In quanto apprendisti spirituali dovete essere preparati ad affrontare le difficoltà connesse a una vera ricerca spirituale, ed essere decisi a rispettare il vostro impegno e a mantenere salda la volontà. Dovete aspettarvi i molteplici ostacoli che necessariamente incontrerete sul cammino, e comprendere che la chiave di una pratica coronata da successo sta nel non perdere mai la determinazione. Tale fermo atteggiamento è molto importante. La storia della vita del Buddha, come abbiamo visto, è la storia di una persona giunta all’illuminazione attraverso un duro lavoro e una inflessibile dedizione. E un po’ ridicolo che noi, che seguiamo i passi del Buddha, possiamo a volte pensare di poter raggiungere la piena illuminazione con maggiore facilità e minore fatica!
Il primo giro della ruota del Dharma. Tratto da “La via del Buddhismo Tibetano – S.S. Dalai Lama”. http://www.pomodorozen.com/zen/il-buddhismo-divisione-dei-veicoli-dalai-lama/