9 Insegnamenti S.S. Dalai Lama Kalachakra Washington DC 13.07.11

Sua Santità il Dalai Lama Kalachakra Washington DC: “Empatia verso gli altri, provate a pensare di beneficiare gli altri, il beneficio principale lo riceviamo noi dal pensare a questo modo”.

Sua Santità il Dalai Lama Kalachakra Washington DC: “Empatia verso gli altri, provate a pensare di beneficiare gli altri, il beneficio principale lo riceviamo noi dal pensare a questo modo”.

Insegnamenti di Sua Santità il Dalai Lama all’Iniziazione al Kalachakra a Washington DC, USA, il 13 luglio 2011 (prima parte del primo giorno). Appunti ed editing dell’Ing. Alessandro Tenzin Villa, del Dott. Luciano Villa e di Graziella Romania nell’ambito del Progetto “Free Dalai Lama’s Teachings” per il beneficio di tutti gli esseri senzienti. Questo lavoro è basato su quanto espresso direttamente in inglese da Sua Santità il Dalai Lama e sulle traduzioni dal tibetano in inglese del Prof. Lobsang Jimpa e dal tibetano in italiano di Fabrizio Pallotti. Ci scusiamo per gli inevitabili errori ed imperfezioni.

Sua Santità il Dalai Lama

Il sutra del cuore: ci sono delle differenze tra la tradizione cinese e quella tibetana. C’è anche il testo in sanscrito, anche questo è molto importante. Perché, quel sé che è imputato sulla base degli aggregati, non solamente quel se non esiste intrinsecamente, per cui quella parola “anche” è molto importante che ci sia. La traduzione cinese non ha questo “anche” che è invece molto importante.
Quanti tibetani ci sono che parlano solo tibetano e non sanno l’inglese? Fra coloro che ascoltano gli insegnamenti che parlano solo tibetano e non parlano altre lingue quanti siete?
La maggior parte delle persone qui riunite parlano in inglese, anche per non perdere tempo proverò a parlare nel mio inglese.

Andiamo a vedere il testo dove lo abbiamo lasciato l’altra volta.
Quando parlavamo di shinè del modo di generare la calma dimorante, la condizione avversa più importante, gli ostacoli principali sono la distrazione e la mente che si distrae. La mente si distrae verso ed anche verso gli oggetti dell’attaccamento. I due ostacoli principali comunque sono la distrazione e la mente che sta per addormentarsi, che non è chiara, è come stanca.
Bisogna capire quando la mente è troppo distratta e assorbita e ravvivarla.
Qual è il modo di ottenere questo shamata? Non è solamente una mente stabile sul proprio oggetto, ma deve essere una mente sveglia, che possiede intensità. Gli ostacoli principali sono una mente distratta su altri oggetti. Quando la mente è distratta dell’eccitazione mentale è perché sorge sulla base degli oggetti del desiderio che pensiamo essere attraenti. Questi sorgono perché la mente ha troppa intensità, per cui bisogna un attimo diminuire e calmare la mente. Si fa contemplando le varie sofferenze e calmare la mente che è troppo eccitata. C’è anche il pericolo che la mente cada profondamente e sprofondi ed anche questo è un ostacolo, un attitudine mentale troppo rilassata, troppo lasciata andare.
E’ possibile, se si procede con abilità, ottenere in alcuni mesi questo spazio di calma dimorante. Per cui dobbiamo cercarla di riportarla dentro e familiarizzarla sull’oggetto che abbiamo deciso come oggetto della nostra concentrazione. Nei primi livelli, la mente continua ad essere distratta e noi continuiamo a riportarla dentro sull’oggetto, ci sono nove livelli che si attraversano per ottenere a questo shamata. All’inizio, la mente non riesce a stare per più di pochi secondi. Poi sempre di più, finché non riusciamo ad eliminare completamente, attraverso questo percorso di nove stadi, finché non riusciamo a mantenere la nostra concentrazione almeno per 4 o 5 ore, allora in quel modo, saremo molto vicini ad ottenere la calma dimorante.
Questa pratica è comune sia ai buddhisti sia ai non buddhisti. Ecco che si prende in considerazione quel tipo di analisi speciale che è vipassana.
Per cui, ancora il fattore principale, se si procede con abilità nella pratica di shinè, avendo una valutazione giusta per quanto riguarda lo sforzo dell’applicazione, in modo che la mente non diventi troppo eccitata o assorbita e rilassata. In questo modo si procede abituando la mente ed in pochi mesi si vedrà una differenza sostanziale per quanto riguarda la nostra capacità di concentrazione. Come è già stato detto, la mente completamente distratta segue gli oggetti dei sensi, per cui dobbiamo riportare gradualmente dentro l’attenzione della mente e lasciare all’esterno gli stimoli esterni e l’eccitamento. Questo lo avevamo già detto nel primo stadio, è difficile avere stabilità per pochi minuti. Si riesce a riconoscere quando la mente è distratta e riportarla sul proprio oggetto di meditazione. Arriviamo ad un punto in cui la mente rimane focalizzata per la maggior parte del tempo e, se ogni tanto si distrae, siamo in grado di riconcentrarla. Poi, ad un certo punto, nel momento in cui la mente diventa un po’ più stabile, dobbiamo riconoscere i due ostacoli principali: eccitazione ed impedimento. E così, piano piano, andando avanti, riusciremo ad ottenere la calma dimorante e mantenere la nostra concentrazione per 4 o 5 ore. Anche per quanto riguarda la penetrazione speciale o la saggezza, questo tipo di saggezza che è la vipassana. Sulla base della calma dimorante ci sono anche le varie meditazione in cui si applica vipassana per abbandonare gli stadi del desiderio con i vari assorbimenti meditativi. L’uso principale di vipassana è quello di realizzare la mancanza del sé. Sulla base di shinè, ecco che prendiamo come oggetto della nostra meditazione la mancanza del sé, analizzandolo con la mente otterremo anche questa saggezza speciale o vipassana.
La differenza non è l’oggetto tra la pratica di shinè e vipassana, nel primo caso l’oggetto viene approcciato con un processo di stabilizzazione non analitica, mentre nel secondo caso, viene approcciato con un processo di stabilizzazione analitica.
Le prime due scuole filosofiche parlano solo della mancanza del sé della persona. Probabilmente si riferisce alla mancanza di un sé indipendente, nel contesto delle 4 consapevolezze: del corpo(sua impermanenza), delle sensazioni (loro impermanenza), della mente (in relazione alla cessazione o insostanzialità dei pensieri) e dei fenomeni (loro condizioni). Osserviamo un sé diverso che non esiste dalla sua parte. Quando si avanza nelle scuole filosofiche di Cittamatra e Madhyamika si parla di mancanza del sé della persona e dei fenomeni. Per cui sia il sé che i fenomeni sono entrambi privi di sé. Per cui, adesso pensando in questo modo, pensiamo intensamente che la persona è vuota di un sé che esiste sostanzialmente, di per sé sostanziale.
Nel secondo paragrafo della colonna di destra parla di cos’è è la mancanza del sé. Che sono vuoti di un’esistenza inerente del sé e dei fenomeni. Per cui, la realtà ultima è la mancanza dell’esistenza indipendente dei fenomeni e della persona. Un po’ di giorni fa abbiamo parlato di questa cosa in relazione alle 4 nobili verità e le 4 consapevolezze. A differenza delle 4 nobili verità, quando si parla di non sé e mancanza del sé, qui si parla di una mancanza di esistenza indipendente della persona e di una mancanza di esistenza indipendente della mente, per cui l’io ed il mio sono privi di valore. In ogni caso, per il modo con cui gli insegnamenti vengono compresi, i Vaibashika parlano della mancanza del sé o del non sé, principalmente sulla base della mancanza di un sé della persona. Quella realtà oggettiva esterna che appare in quel modo, esiste come maturazione delle impronte della mente, questo è quello che dicono i Cittamatra. Pensando in questo modo fa diminuire il forte attaccamento ed il concepire gli oggetti esterni come eterni, impermanenti. I fenomeni esterni non esistono esternamente così come appaiono esistere: questo modo di pensare ha un effetto sull’attaccamento. Per cui i fenomeni sono vuoti dall’esistere esteriormente così come appaiono. L’esperienza interna di felicità e sofferenza: l’attaccamento sorge sulla base delle esperienze interne come felicità e sofferenza, per cui non è sufficiente solo fermare quello rivolto verso l’esterno così come parlano i Cittamatra. I Madhyamika non fanno differenze fra i fenomeni oggettivi esterni e ciò che è intero che concepisce questi fenomeni, entrambi sono vuoti di esistere intrinsecamente. Qui, in questo caso, essendo Kamalashila il discepole principale di Shatarkshita. Ci sono 4 scuole filosofiche che hanno diversi modi di concepire la mancanza del sé dalla prima all’ultima sono più grossolane fino ad arrivare alle più sottili. Per quanto riguarda i Cittamatra: dicono che la percezione che i fenomeni esistono al di fuori di noi è sbagliata, i fenomeni sono come un’estensione della mente stessa, quel fenomeno esterno avviene sulla maturazione di un’impronta mentale. Pensando in questo modo c’è un effetto pratico che porta a diminuire l’attaccamento verso gli oggetti esterni. Per cui ha un effetto positivo nel diminuire la forza delle oscurazioni distruttive. Però questo tipo di comprensione non si prende cura di quella che è in realtà l’esperienza interna e poiché felicità e sofferenza avvengono interiormente è anche su questa base che avvengono le afflizioni distruttive. Per cui si passa alla scuola Madhyamika. Così

Sua Santità il Dalai Lama Kalachakra Washington DC: “Dobbiamo pensare alla gentilezza degli altri esseri senzienti”.

Ancora in questa scuola filosofica Madhyamika ci sono diverse interpretazioni. Un grande studioso che rifiuta la scuola Madhyamika, a livello ultimo i fenomeni per lui esistono possedendo delle loro caratteristiche sia interne ed esterne. In accordo alla scuola filosofica prasangika che cosa asseriscono? Asseriscono che a livello anche relativo non solo ultimo i fenomeni non esistono intrinsecamente, sia i fenomeni interni che esterni non esistono intrinsecamente.
Nagarjuna nelle 60 vacuità che cosa dice? Alla mente che possiede una referenza oggettiva come può non sorgere l’attaccamento la concezione del sé, è impossibile perché ancora si afferra a qualcosa. Indicano che tutti questi maestri Prasangika dicevano che finché c’è qualcosa di intrinsecamente esiste sia a livello convenzionale che ultimo ecco che le oscurazioni sottili nasceranno. Per cui Nagarjuna disse che nemmeno a livello sottile i fenomeni esistono intrinsecamente, Le scuole filosofiche non sono fatte per dissertazioni filosofiche, sono fatte perchè questa è la radice del sorgere delle emozioni distruttive, ciò che porta tutte le sofferenze nella nostra mente ed in quelle degli altri. Per poter eliminare questo tipo di sofferenze è necessario pacificare le oscurazioni disturbanti e per fare questo è necessario eliminare la radice. Se i fenomeni esistessero intrinsecamente non sarebbe di alcun beneficio meditare la vacuità. Ciò che deve essere negato è il modo di concepire di queste concezioni errate. Non stiamo negando l’esistenza dei fenomeni come suono, forma e così via. Quello che viene negato sono le concettualizzazioni che si afferrano a questi fenomeni come se fossero veramente esistenti. Anche Nagarjuna nella sua lode all’infinito.

Nelle prime tre caratteristiche delle 4 nobili verità, le prime 3 purificano la mente per portarti ad una corretta comprensione della vacuità. Questo perché nei testi buddhisti la mancanza del sé è così importante, non per diventare eruditi e fare dissertazioni filosofiche. Questo soggetto è estremamente importante perché riguarda direttamente la nostra esperienza di felicità e sofferenza.
L’altruismo infinito e la comprensione della realtà ultima sono la chiave la pratica più importante per quanto riguarda il dharma praticato dalla tradizione di Nalanda. Empatia verso gli altri, provate a pensare al beneficiare gli altri, il beneficio principale lo riceviamo noi dal pensare a questo modo. Normalmente noi siamo sempre in prima fila e gli altri sono dietro di noi. Alla fine comportandoci in questo modo siamo noi i perdenti. Per cui la pratica dell’altruismo è veramente una delle sorgenti più importanti della pace interiore.
Questa è un’intenzione che deve essere coltivata. Queste due cose: l’altruismo universale e la corretta comprensione della realtà, sulla base di questi due sviluppi veramente svilupperemo forza interiore vera confidenza e coraggio. Su questa base saremo determinati, finché esiste lo spazio, ogni istante della nostra vita e della nostra esistenza sarà vissuto in modo significativo e di grande qualità. Adesso la mia vita ha acquistato significato ed è positiva, io non vi sto dicendo che ho queste esperienze però ho completo entusiasmo di queste cose. dalla mia poca esperienza vi posso dire che da queste cose deriva un certo tipo di soddisfazione e pace interiore. Per cui il mio discorso non è completamente di parole vuote e prive di significato. Siamo nel primo paragrafo a pagina 52, in questo modo se meditate la compassione e la mente di bodhicitta, per molto tempo, con grande motivazione, gradualmente il continuum mentale sarà purificato e si svilupperà, prima si genererà la mente dell’illuminazione bodhicitta, per cui per quanto riguarda i praticanti di facoltà intelligenti sulla base della saggezza si prende rifugio e si genera l’emersione definitiva, sulla base della saggezza si genera bodhicitta. Nel momento in cui generiamo l’emersione definitiva spontanea siamo entrati nel sentiero dell’accumulazione e dei realizzatori solitari.

Colophon

Questa prima bozza d’appunti, a cura del dell’Ing. Alessandro Tenzin Villa, del Dott. Luciano Villa e di Graziella Romania nell’ambito del Progetto “Free Dalai Lama’s Teachings” per il beneficio di tutti gli esseri senzienti, sui preziosi insegnamenti di Sua Santità il Dalai Lama all’Iniziazione al Kalachakra a Washington DC, USA, è da ritenersi provvisoria, quindi lacunosa, con possibili errori nonché imperfezioni, anche rilevanti, e non rappresenta affatto una trascrizione letterale delle parole che Sua Santità il Dalai Lama espresse direttamente in inglese o tradotte dal tibetano in inglese dal Prof. Lobsang Jimpa o tradotte dal tibetano in italiano da Fabrizio Pallotti, ma semplicemente un limitato spunto di riflessione.