Gli Insegnamenti di S.S. il Dalai Lama 17-19 agosto ’09 Zanskar

Il Primo Ministro dello Stato di Jammu e Kashmir Omar Abdullah col suo governo è venuto ad accogliere Sua Santità il Dalai Lama all’aeroporto di Leh.
Il Primo Ministro dello Stato di Jammu e Kashmir Omar Abdullah col suo governo è venuto ad accogliere Sua Santità il Dalai Lama all’aeroporto di Leh.

Il gruppo del Centro Studi Tibetani FPMT Sangye Cioeling (il cui nome è stato conferito proprio da Sua Santità il Dalai Lama http://www.dalailama.com/)  Dharma per la pace e l’armonia interiore, di Sondrio, in cammino attraverso gli altissimi passi himalayani del Ladak ha raggiunto il cuore della cultura del Paese delle Nevi in India: la remota valle dello Zanskar dove Sua Santità il Dalai Lama darà i suoi preziosi insegnamenti dal 17 al 19 agosto che si concluderanno con l’Iniziazione di Mitrupka. E noi ci saremo e scriveremo su questo blog le parole di saggezza di Sua Santità il Dalai Lama a beneficio di tutti gli esseri senzienti e di coloro che non sono potuti venire fin quassù.

Sua Santità il Dalai Lama è arrivato oggi 10 agosto 2009 in Ladakh, la regione prevalentemente buddista dello Stato di Jammu e Kashmir per un tour di 20 giorni che si concluderà il 29 Agosto, in cui conferirà diverse iniziazioni e darà insegnamenti in diversi luoghi tra cui la remota valle dello Zanskar ed a Choklamsar, nei pressi di Leh, la capitale del Ladakh.


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Padum 17 agosto 2009

Insegnamenti di Sua Santità il Dalai Lama a Padum, Zanskar agosto 2009 primo giorno

Appunti a cura di Alessandro Tenzin Villa, Luciano Villa ed Alessandra Cominetti.

Sua Santità il Dalai Lama

Sono contento di essere tornato in Zanskar. In questo giorno speciale cercheremo di dare insegnamenti di Dharma. Darò insegnamenti sul Dharma del Buddha. In ogni luogo dove vado sono tutti molto contenti di potermi vedere, tante persone sono molto contente di ascoltarmi e potermi salutare. Qualcuno potrebbe pensare che il Dalai Lama abbia un’influenza spirituale speciale, è tuttavia sbagliato pensare che ascoltare gli insegnamenti del Dalai Lama rappresenti un beneficio maggiore rispetto quelli di tutti gli altri grandi Lama, infatti è molto importante ascoltare anche gli insegnamenti dei lama dei villaggi. Qualsiasi persona che voglia ottenere la liberazione deve rendersi conto d’averla nelle proprie mani. Se pensate di ricevere la benedizione semplicemente toccandovi la vostra testa vi sbagliate. Non credo che la mia benedizione impostavi con le mie mani sul vostro capo possa esservi effettivamente di aiuto.

Il mio dovere è quello di dare insegnamenti così che voi li possiate realizzare, dovete provare a metterli in pratica. Gli insegnamenti parlano di come trasformare la nostra mente, come purificarla, come ottenere il nirvana, proprio per questo l’illuminazione non è un qualcosa che si può ottenere attraverso la benedizione ma è un risultato che dipende dai notri sforzi, che concerne la comprensione di ciò che danneggia e di ciò che invece purifica la nostra mente.

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Padum 18 agosto 2009

Insegnamenti di Sua Santità il Dalai Lama a Padum, Zanskar agosto 2009 secondo giorno

Appunti a cura di Alessandro Tenzin Villa, Luciano Villa ed Alessandra Cominetti.

Sua Santità il Dalai Lama:

Abbiamo parlato del non io, del non sé, la visione che contraddistingue il Buddhismo dalle altre religioni. I fenomeni sorgono in modo dipendente, esercito la concentrazione della mente. Chi meditava in India non riusciva a superare l’attaccamento all’ego. La rinascita in reami elevati di esistenza devono servire da motivazione, con questa aspirazione ci si concentra sul concetto del sé in meditazione. Il senso dell’io ci spinge ad avere attaccamento ed avversione, cause delle nostre rinascite nel Samsara. Ci sono diversi modi per abbandonare l’attaccamento. Per le religioni teiste è quella di essere devoti al Dio creatore. Nella tradizione mahayana Shantideva dice che per superare questo attaccamento bisognerebbe dedicarsi al beneficio di tutti così da aspirare all’illuminazione per il beneficio degli esseri. La visione del non sé libera la mente e minimizza l’attaccamento ma per sradicarlo completamente serve l’ausilio della filosofia. L’attaccamento non riguarda solo il sé ma tutti gli oggetti, da qui scaturisce orgoglio e superbia. Non possiamo parlare di cose che ci piacciono senza l’attaccamento al sé. La visione soggettiva deriva dall’attaccamento al sé.

Tutte le religioni riconoscono l’egoismo come un problema. Ho incontrato il Presidente (??) al quale sono risultate molto utili le parole di Shantideva nonostante non fosse Buddhista. Sviluppare Bodhicitta ci permette di minimizzare il senso di egoismo e di egocentrismo, ma solo la calma concentrata unita alla meditazione sulla vacuità permette di sradicare questa visione errata. Le azioni negative che creano afflizioni nascono dal sé, tutti gli sbagli sorgono sulla visione centrata sul senso dell’esistenza intrinseca del sé.

Sarebbe molto utile se ogni giorno riuscissimo a pregare come Shantideva: “possa diventare oggetto di felicità e sostegno per tutti gli esseri”. L’attaccamento al nostro sé ci porta a desiderare il raggiungimento del nirvana personale, ci sono molti insegnamenti su come sconfiggere l’ego. Prendersi cura di noi stessi è molto più facile siccome vogliamo la nostra felicità. Per superare l’attaccamento all’ego possiamo considerare questo desiderio in relazione al desiderio di ottenere la felicità da parte di tutti gli esseri, così sorgerà Bodhicitta. Senza questa osservazione desideremo la nostra sola liberazione, da qui l’attaccamento dell’ego al concetto del nirvana. Buddha parla dei 5 aggregati contaminati di cui ci dobbiamo liberare per raggiungere il nirvana. Per cui questa visione dell’attaccamento è importante perché è radice di tutte le afflizioni. L’ignoranza è considerata come tutte le altre afflizioni, per cui deve essere eliminata. Chandrakirti commenta l’ignoranza come base delle altre emozioni negative, che sorgono da esso. Pensieri negativi sottili dipendono da un’ignoranza di base. Secondo la visione di Lama Tsong Khapa le emozioni negative sorgono sulla base di un’attaccamento al sé che porta l’individuo a considerarsi autosufficiente. Nulla è veramente bello o brutto in senso intrinseco, questo si accompagna alla concezione di esistenza intrinseca del sé. Le sensazioni ci pervadono come l’ignoranza pervade le nostre emozioni negative, significato dei 400 versi di Aryadeva. Gli oggetti ci appaiono piacevoli o spiacevoli per via dell’attaccamento che proietta in essi le caratteristiche che percepiamo. Questo confronto è una buona base per la visione della vacuità. Non si parla di vacuità fine a se stessa, ma in relazione alla sofferenza che genera. L’ignoranza causa sofferenza. Tutti i fenomeni esistono in dipendenza dalle loro cause. Chandrakirti espone una visione filosofica che supera le scuole inferiori. Buddha insegna la vacuità dal punto di vista del sorgere dipendente per sconfiggere la visione ordinaria che si attacca all’apparenza dei fenomeni.  Continue reading »

Padum 19 agosto 2009

Insegnamenti di Sua Santità il Dalai Lama a Padum, Zanskar agosto 2009 terzo giorno

Appunti a cura di Alessandro Tenzin Villa, Luciano Villa ed Alessandra Cominetti.

Sua Santità il Dalai Lama:

Tutto molto bene, il tempo è ottimo non ci rimane che sviluppare una buona motivazione. Avete dormito sopra l’erba kusha e avete fatto i vostri sogni. Per cui oggi ci sarà una breve citazione di Nagarjuna che ci fa capire come il nostro sé ed i fenomeni sono privi di esistenza inerente. Per cui la maggiore qualità di Buddha sono: che è un essere compassionevole ed è capace di insegnare l’interdipendenza e la natura delle cose. I suoi insegnamenti vengono dalla sua stessa esperienza. Lui ha intrapreso la pratica del metodo e della saggezza. Parlando della visione dell’interdipendenza ci si riferisce al fatto che tutti i fenomeni dipendono uno dall’altro e non esistono di per se stessi, tutte le cose dipendono esclusivamente da cause e condizioni, non esistono fenomeni che siano indipendenti da cause. Proprio perché i fenomeni dipendono da altre cause non possono esistere inerentemente. E parlando del metodo ci riferiamo alla pratica della non violenza: ciò ha a che vedere con il fatto di non desiderare la sofferenza e questo è in accordo con la visione dell’origine dipendente. Per cui nei riguardi della pratica della non violenza ci sono due differenti cose da dire: non è una pratica passiva, quindi è necessario svilupare la compassione non solo cercando di non fare del male agli altri ma anche cercando di aiutarli. Questo è basato sulla compassione che deriva dalla comprensione della natura interdipendente delle cose. Per cui quando le persone mi domandano cosa è il Buddhismo, io rispondo spesso che è separato in due parti: uno è l’aspetto etico della non violenza, l’altro è invece la visione filosofica dell’origine dipendente.

Quindi da un lato il comportamento della non violenza e dall’altro la visione filosofica dell’origine dipendente. Tutte le scuole filosofiche del Buddhismo asseriscono che i prodotti non possono venire senza cause e condizioni e non possono essere prodotti da cause permanenti. Con qualche eccezione tutte le scuole asseriscono che nessun fenomeno può sorgere da cause permanenti ma sorgono da cause e condizioni mutevoli. Nelle fedi teistiche i fenomeni sorgono dall’intenzione di un Dio, per cui vediamo come in questo caso la causa non cambia.

Se consideriamo un germoglio di grano, il germoglio cresce e si trasforma in semi, questo significa che la causa ha subito un processo di transizione, se guardiamo la montagna di fronte a noi è cambiata in migliaia di anni. Non possiamo vedere questi cambiamenti che sono avvenuti in migliaia di anni, in questo caso sono cambiamenti che succedono in centinaia di migliaia di anni e non sono visibili. La cessazione delle cause dimostra che nel corso del tempo queste cause e condizioni continuano a cambiare nei loro termini di tempo. Gli effetti devono anche sorgere per cause compatibili. Il prodotto deve essere originato da cause e condizioni compatibili. Ogni cosa che funzioni dipende da cause e condizioni, anche nel caso di elementi come una montagna, caratterizzati da cambiamenti molto lunghi, vi sono delle cause anche se non sono visibili nel nostro tempo. Ciò non corrisponde ad una teoria di un Ishvara, un Dio creatore, che è una causa permanente. Se pensiamo al nostro corpo, questo è causato da un corpo precedente. Se guardiamo il nostro corpo di adesso e quello di 10 anni fa vediamo dei cambiamenti, se prendiamo una vecchia fotografia del nostro corpo vediamo un grande cambiamento. Per cui il cambiamento ogni 10 anni non potrebbe avvenire se non ci fosse un cambiamento ogni anno, tuttavia se non ci fosse un cambiamento continuo ogni mese, ogni giorno, ogni ora, ogni minuto, ogni secondo e così via non ci potrebbe essere cambiamento grossolano. Per cui il cambiamento grossolano è fatto di sottili cambiamenti che avvengono ogni momento. Continue reading »