Insegnamenti di Sua Santità il Dalai Lama ad Amburgo dal 23 al 27 luglio 2007 sui Quattrocento Versi di Aryadeva. Buddhismo: una Filosofia ed una Pratica.
Appunti, traduzione dall’inglese ed editing del Dott. Luciano Villa, dell’Ing. Alessandro Tenzin Villa e di Graziella Romania nell’ambito del Progetto “Free Dalai Lama’s Teachings” per il beneficio di tutti gli esseri senzienti.
23.07.07 – Sua Santità il Dalai Lama
L’insegnamento odierno, come di consueto, è stato preceduto dalla recitazione del Sutra del Cuore in lingua Pali, la più antica, antecedente pure al Sanscrito, in cu
furono trasmessi i primi testi del Buddha. In base alla mia pratica quotidiana, considero questo testo estremamente rilevante. Sua Santità il Dalai Lama: “Ogniqualvolta mi trovo in occidente a conferire insegnamenti, trovo opportuno chiarire che la scelta migliore è di seguire la tradizione religiosa in cui si è nati e cresciuti”.
Il Buddhadarma è diventato una delle più importanti tradizioni religiose asiatiche e, pure in occidente, si osserva un crescente interesse verso la dottrina del Buddha.
Ogni qualvolta mi trovo in occidente a conferire insegnamenti, trovo opportuno chiarire che la scelta migliore è di seguire la tradizione religiosa in cui si è nati e cresciuti. In ogni caso, è opportuno seguire una sola via spirituale. In questo modo sarà molto più difficile cadere in confusione. Insomma, chi condivide la concezione d’un dio creatore, e si trova bene in quel senso, è bene che rimanga di quell’idea.
In questo periodo storico ci rendiamo conto più che mai che il mondo è piccolo, che ciò che accade sulla terra è il frutto d’una realtà interconnessa e che le azioni dell’umanità sono perciò sempre più interdipendenti. Perciò, diventa particolarmente rilevante che le religioni dialoghino tra di loro, sviluppando vera armonia e rispetto. Dobbiamo portare rispetto alle religioni perché hanno sempre beneficiato l’umanità.
Sua Santità il Dalai Lama: “Cosa ostruisce la capacità di conoscere la visione
convenzionale ed ultima dei fenomeni, in modo che non esista una discrepanza tra il modo in cui appaiono ed in cui effettivamente esistono? ”.offerto conforto spirituale a chi lo richiedeva.
Veniamo ora al tema dei nostri insegnamenti. Analizziamo il termine SANGYE, che in tibetano identifica il Buddha: esso risulta composto dal prefisso SAN e dal suffisso GYE. Cosa significano?
SAN significa “libero da macchie ed errori”. Indica colui che possiede una natura chiara e di conoscenza, una coscienza libera da oscurazioni. È la potenzialità di percezione della coscienza libera d’oscurazioni, quindi anche d’errore.
GYE rappresenta l’incremento verso l’onniscienza.
All’inizio del processo di conoscenza dell’oggetto, la potenzialità della mente può trovarsi oscurata. Perciò, prima dobbiamo liberarla dalle oscurazioni, quindi arricchirne le capacità di conoscenza.
Cosa ostruisce la capacità di conoscere la visione convenzionale ed ultima dei fenomeni, in modo che non esista una discrepanza tra il modo in cui appaiono ed in cui effettivamente esistono?