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Guerra fredda tra Cina ed India?
Luglio 29th, 2009 by admin

Dal 7 all’8 agosto si è svolto a Nuova Delhi il 13esimo incontro tra i rappresentanti speciali di India e Cina per la questione dei confini. Si tratta di un meccanismo di consultazione inaugurato nel 2003, che ha l’obiettivo di trovare una soluzione politica ad un contenzioso aperto dal 1962.

Le due delegazioni speciali, guidate dal consigliere di Stato cinese Dai Bingguo e dal consigliere per la sicurezza nazionale indiano M.K. Narayanan, si sono dette soddisfatte per i progressi sinora svolti attraverso il meccanismo di rappresentanza speciale ed hanno deciso di impegnarsi per il mantenimento della pace e della stabilità lungo le linee di frontiera, fino al raggiungimento di una soluzione che dovrà essere accettabile per le due parti. In seguito, hanno deciso di allargare le discussioni ad altri temi, quali le relazioni bilaterali e regionali, e le questioni internazionali di mutuo interesse.

Ancora una volta, i due giganti asiatici hanno deciso di mettere sotto il tappeto la controversa questione dei confini, per non compromettere i notevoli progressi raggiunti nella loro cooperazione. La Cina e l’India hanno i medesimi interessi nazionali: essere percepite dall’Occidente come grandi potenze, garantirsi materie prime e risorse energetiche per sostenere la loro crescita economica e trovare nuovi mercati per le proprie produzioni. I mercati cinese ed indiano sono sempre più legati, nel 2008 la Cina è diventata il primo partner commerciale dell’India, scavalcando gli Stati Uniti.

La necessità di non compromettere gli importanti interessi comuni, portano le due potenze ad aumentare i meccanismi di collaborazione, ponendo in secondo piano le antiche rivalità. In questo contesto si inseriscono la riapertura del passo himalayano del Nathu-La (chiuso dalla guerra del ’62) e il progetto di estensione della linea ferroviaria cinese Qinghai-Lhasa, che raggiungerà Yadong, ultima città cinese prima del confine con l’India.

Agli interessi comuni, si affiancano i comuni nemici per la sicurezza interna: il terrorismo, il separatismo e l’estremismo hanno spinto le due potenze a collaborare anche sul piano militare, con l’avvio, nello scorso anno, di una serie di esercitazioni militari comuni.

Non meno importanza riveste la collaborazione contro i cambiamenti climatici. La scorsa settimana, il ministro per l’ambiente indiano Jairam Ramesh ha dichiarato al Financial Times che Cina e India stanno studiando la possibilità di un monitoraggio congiunto sui ghiacciai dell’Himalaya, lungo il loro confine, da cui nascono alcuni dei fiumi più grandi del mondo, tra cui il Gange e lo Yangtze, fondamentali per le risorse idriche di entrambi. Gli esperti affermano che tra 40 anni, se i ritmi di scioglimento non rallenteranno, i ghiacciai dell’Himalaya non esisteranno più e ciò porterebbe un danno inestimabile per le due nazioni asiatiche, in cui vive il 40% della popolazione mondiale.

In questo slancio di pragmatismo, la risoluzione dell’annosa controversia confinaria deve essere ancora rimandata. Il confine tra India e Cina, che si estende per oltre 3000 Km lungo la catena montuosa dell’Himalaya, è uno dei più lunghi del mondo, nonché il più indefinito. La linea di confine non è tracciata né sul terreno, né sulle mappe. La questione confinaria risale alla colonizzazione inglese dell’area. Nel 1914 , la Gran Bretagna ha tracciato la linea Mac Mahon, che separava l’India dalla Cina, e che non è mai stata riconosciuta dai successivi governi cinesi. Nel 1962, la Cina e l’India si sono affrontate in una breve guerra lungo il confine, che fu vinta dalla Cina, pur senza apportare sostanziali cambiamenti.

La Cina rivendica buona parte dello stato indiano dell’Arunachal Pradesh, che i cinesi chiamano Tibet meridionale, considerandolo storicamente appartenente al Tibet. A sua volta, l’India chiede la restituzione dell’Aksai Chin, un territorio un tempo facente parte del Kashmir, che è stato in parte conquistato dalla Repubblica Popolare nella guerra del 1962, e in parte ad essa ceduto dal Pakistan.

In entrambi i casi, si tratta di territori situati ad un altissima latitudine, scarsamente popolati e la più parte del tempo ricoperti da neve o ghiacciai. Ma entrambi ricoprono una valenza simbolica o strategica, che rende complicata la questione della risoluzione: l’Arunachal Pradesh, continuazione geografica e culturale del Tibet cinese, è il rifugio di esuli tibetani e sede del secondo maggior tempio buddhista, situato a Tawang. La stessa cittadina di  Tawang rappresenta inoltre un corridoio strategico per la Cina verso il Bangladesh e il Golfo del Bengala. Per l’Askai Chin, invece, passa una grande strada che collega la regione autonoma cinese dello Xinjiang e il Tibet, l’unica accessibile durante tutto l’anno.

Gli interessi in campo, nonostante le buone intenzioni, sono troppo importanti per auspicare una prossima risoluzione pacifica della questione. C’è addirittura chi ipotizza una nuova guerra sino-indiana. Bharat Verma, direttore dell’Indian Defence Review, in una recente intervista al Corriere della Sera ha affermato che la Cina muoverà guerra all’India entro il 2012, per assicurarsi la supremazia in Asia e per distogliere l’opinione pubblica dalla crisi economica che, secondo l’analista, farà perdere ai comunisti il controllo del Paese. Dura è stata la reazione di analisti ed economisti cinesi, che hanno giudicato assurda l’ipotesi di Verma. …Se lo scenario di una guerra vera e propria è per il momento inverosimile, certo è che, nonostante le dichiarazioni, una sorta di piccola guerra fredda è già in atto tra le due potenze, che continuano a rafforzare i propri apparati militari lungo i confini e ad alimentare le preoccupazioni e le diffidenze reciproche: la Cina, costruendo basi navali avanzate nell’Oceano Indiano, l’India varando sottomarini atomici armati di missili a testata nucleare.

http://www.loccidentale.it/articolo/la+%22guerra+fredda%22+tra+cina+e+india+riguarda+solo+le+questioni+di+frontiera.0076653

«Guerra inevitabile entro il 2012» «No, la prosperità sconsiglia aggressioni»

Ha indicato persino la data: «La Cina attaccherà l’ India entro il 2012». A conti fatti, sono solo tre anni. Come esserne così sicuri? «Ci sono molteplici ragioni perché Pechino, in grave difficoltà economica e politica, desideri impartire la lezione decisiva a New Delhi. La principale è assicurarsi la supremazia in Asia in questo secolo». Bharat Verma è il direttore dell’ Indian Defence Review, un esperto di cose militari (è uscito dall’ esercito con il grado di capitano) consultato con frequenza dai media del Subcontinente. Non pensa minimamente di averla sparata grossa. E anzi ribadisce il concetto con argomenti e fatti. Verma sostiene che la recessione globale sia in grado di «fermare le esportazioni cinesi», creando un «disagio sociale senza precedenti», vicino alla rivolta. Non solo: proprio a causa di questa situazione di continua instabilità interna, i «comunisti» potrebbero perdere il controllo del Paese. Altre motivazioni che hanno portato Verma a predire la guerra futura: la crescente disoccupazione, la fuga di capitali (cinesi) all’ estero, il restringersi delle riserve in valuta e una crescente opposizione interna. «L’ evidente irrilevanza del Pakistan, il Paese che agisce contro l’ India su loro mandato – scrive ancora Bharat Verma in un editoriale che apre l’ ultimo numero della rivista – sta soffiando sul fuoco del nervosismo cinese». Pechino, nelle parole dell’ esperto, sarebbe fuori di sé perché Islamabad si è «avvitata in una guerra civile (la lotta ai talebani, ndr)» che ne ha limitato il peso strategico anti-India. Ma non è tutto: «Pechino è preoccupata soprattutto perché New Delhi si è di fatto alleata con gli Stati Uniti e l’ Occidente, mossa che può dar vita a un contrappeso tecnologicamente avanzato nella regione». Logica conseguenza: «Una zampata contro la pacifica India le permetterebbe di annullare tutti questi svantaggi strategici». La risposta da Pechino non si è fatta attendere e ha preso la forma di un editoriale del giornalista economico Chen Xiaochen, che si è affrettato a confutare le «presunte tesi» di Verma. «Un attacco da parte della Cina all’ India, molto semplicemente, non avverrà mai», scrive Chen sulla rivista economica online ChinaStakes. E aggiunge: «È una pura fantasia». Per Chen l’ economia è «sotto controllo», e inoltre Pechino «non ha una storia di guerre scatenate per “distrarre l’ opinione pubblica” dai propri problemi». L’ editorialista cinese ricorda come India e Cina possano «tranquillamente risolvere le dispute territoriali attraverso il negoziato. E sottolinea che non esistono motivi tali da scatenare un attacco armato. A meno che… Già: c’ è un «a meno che». Chen Xiaochen, molto sottilmente, nota che la Repubblica popolare, nonostante non lo desideri affatto, «potrebbe arrivare a usare la forza con l’ India se questa continua nel suo atteggiamento aggressivo nei nostri confronti». Non è facile stabilire che cosa sia «davvero aggressivo» per Paesi dalle dimensioni quali Cina e India: la costruzione di basi navali avanzate nell’ Oceano Indiano (da parte dei cinesi)? Il varo di un sottomarino atomico, primo di dieci, armato con missili a testata nucleare (da parte indiana)? Da registrare che Bharat Verma non è l’ unico a ritenere probabile (anzi: sicuro) un attacco cinese contro l’India. Lo scorso marzo, il quotidiano Hindustan Times ha riportato la notizia che l’esercito di New Delhi aveva svolto una serie di esercitazioni segrete, battezzate Divine Matrix (Matrice divina), il cui scopo era reagire a un’ invasione da parte dell’ ingombrante vicino. «Una scelta scellerata in tal senso è tutt’ altro che una fantasia, considerando che Pechino desidera essere l’unica potenza della regione», un alto superiore, rimasto anonimo, ha spiegato al quotidiano, lasciando intendere che tutto questo avverrebbe «più o meno nel 2017». Sono cinque anni in più rispetto a quanto preventivato da Bharat Verma. Che chiude il suo editoriale denunciando l’ impreparazione dell’ apparato militare e civile a uno scenario di guerra con la Cina: «L’ India è un Paese pacifico, non ha la struttura per reagire a un colpo del genere, sia sul fronte interno sia su quello esterno». Speriamo solo che non sia una nuova Cassandra. Salom Paolo (29 luglio 2009) – Corriere della Sera http://archiviostorico.corriere.it/2009/luglio/29/Guerra_inevitabile_entro_2012_prosperita_co_9_090729136.shtml

Ecco la tesi di Bahrat Verma direttore dell’Indian Defence Review sulla possibilità concreta di un futuro conflitto tra Cina e India. Vi allego il testo in inglese da Times of India. Quali potrebbero essere le implicazioni che un tale scenario avrebbe per la questione tibetana?

Nervous China may attack India by 2012: Expert

A leading defence expert has projected that China will attack India by 2012 to divert the attention of its own people from “unprecedented” internal dissent, growing unemployment and financial problems that are threatening the hold of Communists in that country.

China will launch an attack on India before 2012. There are multiple reasons for a desperate Beijing to teach India the final lesson, thereby ensuring Chinese supremacy in Asia in this century,” Bharat Verma, Editor of the Indian Defence Review, has said.

Verma said the recession has “shut the Chinese exports shop”, creating an “unprecedented internal social unrest” which in turn, was severely threatening the grip of the Communists over the society.

Among other reasons for this assessment were rising unemployment, flight of capital worth billions of dollars, depletion of its foreign exchange reserves and growing internal dissent, Verma said in an editorial in the forthcoming issue of the premier defence journal. In addition to this, “The growing irrelevance of Pakistan, their right hand that operates against India on their behest, is increasing the Chinese nervousness,” he said, adding that US President Barak Obama’s Af-Pak policy was primarily Pak-Af policy that has “intelligently set the thief to catch the thief”.

Verma said Beijing was “already rattled, with its proxy Pakistan now literally embroiled in a civil war, losing its sheen against India.” “Above all, it is worried over the growing alliance of India with the US and the West, because the alliance has the potential to create a technologically superior counterpoise.

All these three concerns of Chinese Communists are best addressed by waging a war against pacifist India to achieve multiple strategic objectives,” he said.

While China “covertly allowed” North Korea to test underground nuclear explosion and carry out missile trials, it was also “increasing its naval presence in South China Sea to coerce into submission those opposing its claim on the Sprately Islands,” the defence expert said. He said it would be “unwise” at this point of time for a recession-hit China to move against the Western interests, including Japan.

Therefore, the most attractive option is to attack a soft target like India and forcibly occupy its territory in the Northeast,” Verma said. But India is “least prepared” on ground to face the Chinese threat, he says and asks a series of questions on how will India respond to repulse the Chinese game plan or whether Indian leadership would be able to “take the heat of war”.

Is Indian military equipped to face the two-front wars by Beijing and Islamabad? Is the Indian civil administration geared to meet the internal security challenges that the external actors will sponsor simultaneously through their doctrine of unrestricted warfare? “The answers are an unequivocal ‘no’. Pacifist India is not ready by a long shot either on the internal or the external front,” the defence journal editor says. In view of the “imminent threat” posed by China, “the quickest way to swing out of pacifism to a state of assertion is by injecting military thinking in the civil administration to build the sinews. That will enormously increase the deliverables on ground – from Lalgarh to Tawang,” he says.

http://timesofindia.indiatimes.com/news/india/Nervous-China-may-attack-India-by-2012-Expert/articleshow/4769593.cms

Vedasi anche: The Indian Fault Line by Capt (Retd.) Bharat Verma http://www.bharat-rakshak.com/SRR/Volume21/bharat.html


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