La passione della Cina per la censura in rete
di Gian Luca Atzori
“Se si apre la finestra per cambiare aria, ci si deve aspettare che entri anche qualche mosca”: queste parole costituivano uno tra i detti favoriti da Deng Xiaoping durante la sua era di apertura e riforme, ma per molti rappresentano tuttora il background ideologico della moderna censura cinese. La Cina vanta il più avanzato sistema di controllo della storia dell’umanità, capace di contare quasi due milioni di impiegati che sorvegliano il web.
Marxismo per giornalisti
Dal suo insediamento il nuovo governo di Xi Jinping ha ripetutamente promosso campagne volte ad un maggiore controllo ideologico sui media e l’istruzione, oscurando migliaia di siti tra cui il New York Times e Bloomberg, o istituendo il nuovo esame di marxismo per i giornalisti. Dal 20 marzo anche il sito di Reuters è inaccessibile e non è chiaro se il blocco sia solo temporaneo. Sta inoltre gradualmente aumentando la stretta sul mondo accademico, in particolare dopo le recenti dichiarazioni del Ministro dell’Educazione Yuan Guiren, moniti alla purezza ideologica. Il ministro ha affermato che “i libri di testo occidentali” non saranno più ammessi nelle classi, nonostante agli studenti cinesi venga richiesto di studiare la teoria Marxista, una teoria palesemente di stampo occidentale.
I COSTI
L’internet cinese conta quasi 600 milioni di utenti, circa i 2/3 del totale mondiale. Nel mentre che l’occidente lotta per la net neutrality, il partito comunista cinese invoca il wangluozhuquan, ovvero, la “sovranità sulla rete”. Si stima che ogni sito impieghi circa 1000 censori. Il vero costo di questo immenso apparato è un segreto di stato, ma la CCTV riporta che gli investimenti avevano raggiunto i 770 mln di dollari nel 2002, già un anno prima dell’implementazione del Grande Firewall (La grande muraglia digitale) che è valso alla Cina il primato di “nemico del web” nei resoconti di Reporter Senza Frontiere, facendogli perdere 37 posizioni in classifica negli ultimi dodici anni.
Se prima il controllo ideologico mirava ad evitare l’azione collettiva piuttosto che l’espressione critica individuale, con l’evoluzione di internet questo confine è sempre meno chiaro. I censori sono infatti arrivati a colpire anche i server VPN ripetutamente nell’ultimo anno, danneggiando l’80% dei business secondo il Wall Street Journal, cercando di favorire il traffico di contenuti nei siti controllati dal governo e sfruttando la censura come uno strumento di protezionismo, in grado di trasformare gradualmente l’internet in un intranet.
La scorsa estate tutti gli internet cafe di Pechino sono stati chiusi per controlli di sicurezza. Su 2400 solo 30 hanno riaperto, e i prezzi si sono quadruplicati. Da novembre le autorità cinesi hanno oscurato migliaia di siti legati ad EdgeCast, uno dei Network di segnalazione di contenuti (CDN) più grande al mondo. Il suo blocco sta colpendo numerose imprese provocando imponenti perdite economiche. EdgeCast è stato di recente acquisito da Verizon, il cui consiglio amministrativo annovera manager provenienti da compagnie che promuovono importanti investimenti in Cina tra cui RoyalDutch Shell, Proctor&Gamble e Deere & Company.
CORRUZIONE
Un tale controllo ha effetti collaterali persino sullecreazione dello stato di diritto rivendicata dal partito, e di conseguenza, anche sulla campagna anti-corruzione promossa dal presidente XiJinping. Nonostante quest’ultima stia infatti imperversando in ogni sfera amministrativa, numerosi attivisti che investigano sulla corruzione degli ufficiali vengono tutt’ora bloccati o imbavagliati. E’ questo il caso di ZhuRuifeng, che ha esposto oltre 100 ufficiali corrotti sul suo blog fino a quando, lo scorso luglio, il suo sito è scomparso dalla rete in seguito ad un report sul segretario capo della città di Jinjiang nel Fujian. La censura influisce dunque negativamente sulla lotta alla corruzione e l’acclamato “nuovo sogno cinese”, limitando la trasparenza delle istituzioni e facendo precipitare la Cina di ben 20 posizioni nell’Indice di Percezione della Corruzione dall’insediamento di Xi. Secondo il rapporto pubblicato dalla Bank of America Merrill Lynch 2014 l’anti-corruzione sta costando al governo oltre $100 miliardi l’anno, quanto l’intera economia del Bangladesh.
MAGNITUDINE
La muraglia digitale sta accrescendo la sua influenza. Il South China Morning Post riporta di come i censori stiano ora colpendo anche gli account privati di Wechat (il Whatsapp cinese). Twitter, Youtube e Facebook sono ovviamente banditi e rimpiazzati da Weibo, Youku e Renren, ma sono a migliaia i siti di informazione e commerciali soggetti a restrizioni, tra cui Wikipedia, BBC, Apple e molti altri. L’apparato censorio e di propaganda è ormai tanto potente da essere in grado di censurare persino le parole dell’ex-premier Wen Jiabao che, di fronte alle telecamere della CNN, ha discusso i benefici della democrazia. Attraverso gli studi compiuti da Gary King sulla “Magnitudine della Censura”, si nota come ironicamente la censura stessa sia tra gli elementi più censurati, al fianco delle circa 500 proteste al giorno, della pornografia e delle politiche del governo.
Di Gian Luca Atzori 29 marzo 2015. Dal sito: www.formiche.net; http://www.italiatibet.org/index.php?option=com_content&view=article&id=1211:la-passione-della-cina-per-la-censura-in-rete&catid=37&Itemid=75 che vivamente si ringrazia.