Manifestazione a Dharamsala India contro lo scempio ambientale causato dall'indiscriminato sfruttamento minerario in Tibet
Lo denunciano gruppi tibetani, che protestano contro lo sfruttamento indiscriminato delle loro miniere da parte delle autorità cinesi. Queste opere distruggono il fragile ecosistema della zona e inquinano le fonti di fiumi che danno acqua al 47% della popolazione mondiale. “Fermate le operazioni minerarie in Tibet”. I tibetani e i loro sostenitori hanno manifestato ieri a Dharamsala (India) contro le estrazioni minerarie nella regione (nella foto: un momento della protesta) e hanno chiesto l’immediata cessazione delle miniere della compagnia Continental Minerals, sussidiaria della canadese Hunter Dickinson, attiva a Shethongmon (in cinese: Xietongmen), nel Tibet centrale. Tenzin Choedon, dirigente del gruppo Studenti per un Tibet libero (Sft), spiega che “sotto l’occupazione cinese, ai tibetani è negato il diritto, riconosciuto in sede internazionale, di decidere come utilizzare la propria terra e le risorse”. – …Le autorità cinesi negli ultimi anni hanno operato uno sfruttamento sempre più intensivo delle risorse minerarie della regione, specie tramite parecchie piccole ditte. Questo, oltre a esaurire le risorse del Tibet a favore anzitutto della Cina, rischia di alterare il fragile ecosistema della regione, attraverso la distruzione di ampie zone non abitate e con l’inquinamento delle fonti idriche. In Tibet hanno origine 10 dei maggiori fiumi della zona, tra i quali il Brahmaputra (Yarlung Tsangpo), il Sutlej e l’Indo. La gran parte delle miniere sorgono presso questi fiumi o i loro affluenti e spesso i prodotti chimici utilizzati finiscono nei corsi d’acqua cristallini e li avvelenano. Kirti Kapoor, membro di Sft, spiega che “circa il 47% della popolazione mondiale dipende dalle fonti idriche dell’altopiano del Tibet e lì nascono 3 dei maggiori fiumi [indiani]… Il governo cinese e le compagnie estere rischiano di distruggere non soltanto il fragile ecosistema della regione, ma anche le risorse vitali di circa metà della popolazione mondiale”. Da tempo i tibetani lottano per impedire simili attività minerarie. Alcune settimane fa nella contea Marham in centinaia hanno bloccato la strada di accesso al monte Ser Ngol Lo, da loro considerato sacro. Non hanno ceduto anche quando è intervenuto l’esercito cinese. Le autorità hanno infine chiuso la miniera. Nella città di Gyama, vicino a Lhasa, la ditta mineraria ha addirittura deviato il corso del fiume Gyama Shingchu e incanalato l’acqua presso la miniera, anche se questo ha fatto inaridire le coltivazioni esistenti sul corso d’acqua. (di Nirmala Carvalho, AsiaNews)