Due monaci tibetani e una donna si danno fuoco: 119 autoimmolazioni.
I due giovani monaci appartenevano al monastero di Ngaba (Sichuan). Poche notizie sulla donna 23enne. Pechino accresce i controlli sui monasteri, taglia le comunicazioni con l’esterno e imprigiona i promotori delle proteste disperate.
Dharamsala (AsiaNews/Agenzie) – Tre tibetani, due monaci e una donna, si sono dati fuoco ieri nella provincia del Sichuan, portando a 119 le persone che si sono autoimmolate per la libertà del Tibet e contro l’occupazione cinese. Questo tipo di protesta è in atto dal 2009.
I due monaci sono Lobsang Dawa, 20 anni (a sin. nella foto), e Konchog Woeser, 23 anni, entrambi del monastero di Kirti, il Tagtsang Lhamo, nella provincia di Ngaba (in cinese: Aba). Secondo fonti vicine a loro, i due si sono autoimmolati gridando contro la politica cinese in Tibet e sono morti verso le 18.30 di ieri, vicino alla sala delle assemblee del monastero. I loro corpi sono stati subito ritirati dai monaci che dopo una veglia notturna di preghiera, hanno provveduto alla loro cremazione oggi.
La donna, 23 anni, della quale non si conosce il nome e i dettagli della sua protesta, si è uccisa col fuoco ieri verso le due del pomeriggio a Dzamthang (in cinese: Rangtang).
Le autorità cinesi hanno innalzato il controllo sulle zone tibetane per prevenire le autoimmolazioni, bloccando le comunicazioni con l’esterno e arrestando i tibetani che promuovono questo tipi di protesta.
Il Dalai Lama ha spesso domandato ai giovani di preservare la loro vita, utilizzandola per una protesta più costruttiva e meno disperata.
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