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Dalai Lama a Trento: la sorgente della felicità è il buon cuore.
Aprile 12th, 2013 by admin

Sua Santità il Dalai Lama: La sorgente della felicità è il buon cuore, e per coltivarla bisogna aprirsi innanzitutto agli altri e avere cura di loro, o quantomeno non nuocere loro.

Sua Santità il Dalai Lama: La sorgente della felicità è il buon cuore, e per coltivarla bisogna aprirsi innanzitutto agli altri e avere cura di loro, o quantomeno non nuocere loro.

Dalai Lama: la sorgente della felicita’ e’ il buon cuore. La conferenza stampa nel Palazzo della Provincia autonoma di Trento.

Ha parlato di felicità, una felicità che dobbiamo coltivare in noi stessi, nel nostro cuore, ma che si deve esprimere nel rapporto con gli altri, nel nostro prenderci cura degli altri, il Dalai Lama, nel corso della conferenza stampa tenutasi questa mattina nel Palazzo della Provincia autonoma di Trento. La cronaca ha fatto la sua comparsa con domande sulla situazione del Tibet, dove più di un centinaio di persone si sono immolate con il fuoco per protestare contro l’occupazione cinese, e sulla democrazia italiana. “So che avete avuto qualche problema con le ultime elezioni – ha detto a questo proposito il Dalai Lama – che non hanno espresso un esito chiaro. Queste cose possono succedere, ma la democrazia rimane il migliore sistema politico possibile.”

Cordiale e di buon umore, come tutti i trentini lo ricordavano, del resto, Tenzin Gyatso, il XIV Dalai Lama, classe 1935, ha parlato della felicità come di uno stato che nasce dalla relazione. Fra ciascun essere umano e tutti gli altri, perché “la mia felicità è la tua felicità”, e perché, conformemente al concetto buddista di interdipendenza, ogni cosa va vista in relazione ad un’altra, come le dita della mano. Allo stesso modo, la nostra felicità influenza il nostro prossimo, e per capirlo basta osservare i gatti, ha detto il premio Nobel per la pace 1989: “Se il mio gatto mi vede bendisposto lo percepisce, mi si avvicina, desidera la mia compagnia, viceversa, si tiene a distanza. E così è anche per i rapporti fra gli esseri umani”. La sorgente della felicità, quindi, è in definitiva il buon cuore, e per coltivarla bisogna aprirsi innanzitutto agli altri e avere cura di loro, “o quantomeno non nuocere loro.” Una verità che, secondo il Dalai Lama, nota anche ai cinesi, che occupano il Tibet dal 1950 (il Dalai Lama ha lasciato la sua terra nel 1959 dopo la repressione dei modi indipendentisti seguiti all’invasione da parte delle truppe di Mao). Riguardo alle autoimmolazioni che si susseguono nel suo Paese, il Dalai Lama ha riconosciuto di potere fare poco, non potendo visitarlo fisicamente (un suo ritorno in patria è a tutt’oggi una delle principali richieste del popolo tibetano, assieme ad un’autonomia per il Tibet);tuttavia, “anche Deng Xiao Ping aveva riconosciuto che un problema come quello del Tibet non si può risolvere solo ricorrendo alla forza”, ha aggiunto. L’auspicio è quindi che la nuova dirigenza cinese accetti finalmente di dialogare con il governo tibetano in esilio, e che possa nascere “da dentro” una soluzione un conflitto che, pur se a fasi alterne, si trascina da ormai una settantina di anni. Ma in questa sua quarta visita in Trentino il Dalai Lama, che dal 2009, anno della sua ultima venuta in regione, ha abbandonato ogni carica politica, sembra soprattutto concentrato sugli aspetti di natura spirituale. A prescindere da ogni sistema religioso, però. Il suo auspicio, anche per quanto riguarda il tema dell’educazione, è piuttosto che si consolidi una nuova “etica umana”, un sistema di valori che tenga conto del buon senso comune e dell’esperienza ma anche delle scoperte scientifiche e che ci aiuti a superare la visione meramente materialista oggi imperante. (mp)
Comunicato nr. 955 del 11/04/2013, comunicato Consiglio provinciale

-04-2013 – in “Incontri” La massima autorità buddhista tibetana oggi nell’aula del Consiglio provinciale.

Il Dalai Lama in aula: «Nella democrazia il futuro dell’umanità»

Il XIV Dalai Lama, Tenzin Gyatso, massima autorità buddhista tibetana, è stato accolto questa mattina nell’aula del Consiglio provinciale prima della ripresa dei lavori dell’assemblea legislativa. A dargli il benvenuto porgendo il saluto dei consiglieri e dell’intera comunità provinciale è stato il presidente Bruno Dorigatti, che ha ricordato l’amicizia e la reciproca conoscenza maturate nel tempo fra il Trentino e il Dalai Lama, insignito del 1989 del Premio Nobel per la pace.
Dorigatti: una presenza che richiama ai valori del dialogo e dell’incontro.
“Le parole di saggezza, di fratellanza e di pace – ha osservato rivolgendosi a lui Dorigatti – costituiscono il perno del suo insegnamento morale”. E ha aggiunto: “mentre oggi l’uomo è sempre più relegato al solo ruolo di oggetto della produzione e del consumo, dobbiamo riscoprire il suo valore, la sua unicità ed il suo esistere in armonia con la natura. E questo è possibile solo camminando insieme sul non semplice sentiero del dialogo e dell’incontro con l’altro”. Per il presidente la presenza del Dalai Lama richiama al Trentino la sua naturale vocazione al confronto e all’incontro, concetti che sono l’opposto di ogni forma di scontro. “Veniamo da vicende storiche diverse ma non inconciliabili – ha concluso Dorigatti – perché il Trentino e il Tibet sono entrambi territori di montagna. Questo dato costituisce anzitutto una ricchezza che ci pone in sintonia, alimentando il percorso della nostra amicizia”.
Tenzin Gyatso: sottolineare le differenze provoca lo scontro, mentre occorre ricordarsi che ci accomuna la stessa umanità.
Nel prendere il posto di Dorigatti per rivolgersi a tutti i presenti in aula e al folto pubblico in tribuna, il Dalai Lama ha esordito sorridente con una battuta: “adesso sono diventato il presidente per un momento”. E poi: “preferisco sempre iniziare chiamandovi miei fratelli e sorelle, perché oggi ci stiamo concentrando troppo su differenze secondarie che causano conflitti, dimenticando la cosa più importante: siamo tutti esseri umani, tutti uguali, politici e non politici, abbiamo tutti gli stessi bisogni, per cui dobbiamo rivolgerci gli uni agli altri sulla base di questa comune umanità”.
Nei Paesi che praticano la democrazia c’è più pace.
Tenzin Gyatso ha proseguito esprimendo tutta la sua ammirazione per il sistema democratico, da lui giudicato il migliore perché con le elezioni permette alla gente di decidere quali rappresentanti e leader avere. Ha poi ricordato di aver dovuto assumere la responsabilità di guida temporale del Tibet nel 1951, quand’era ancora molto giovane. “Già dal 1952-53 misi insieme un comitato speciale per le riforme e nel 1959, quando siamo usciti dal Tibet come rifugiati e ci siamo ritrovati in India, abbiamo iniziato ad incamminarci verso un sistema democratico. Nel 2001 mi sono ritirato da quelle responsabilità, ma penso di aver contribuito abbastanza a una riforma democratica. Adesso – ha osservato – sono anziano, ho quasi 78 anni, e ho visto che i Paesi nei quali si pratica bene la democrazia sono relativamente più stabili, più felici, hanno più pace. Per questo il futuro dell’umanità, per i 7 miliardi di individui che abitano questo pianeta, è la democrazia”. E qui è arrivata un’altra battuta: “alcune nazioni discutono così animatamente che si tirano le sedie addosso, ma qui non potrebbe succedere perché le sedie sono pesantissime.”
I tre messaggi del Dalai Lama: umanità, religione, cultura.
Tre i punti toccati dal Dalai Lama nel suo intervento. Primo: la felicità dipende dal senso di appartenenza di tutti e di ciascun individuo alla stessa umanità. Anche se per ognuno la preghiera è di grande beneficio, perché ci aiuta e ci innalza, per avere una migliore umanità non basta pregare: occorre “fare”, serve un piano che ci coinvolga tutti per lavorare in quella direzione. Se io voglio una vita felice e tutti gli altri la desiderano, allora ci deve essere un impegno di ciascuno per realizzare questo bene comune. Secondo. “Io sono un monaco buddista, pratico questa religione e incontrando vari praticanti delle altre religioni e vedo i grandi gesti di altruismo che realizzano. Questo altruismo viene dal loro credo. Per cui nell’altruismo tutte le religioni sono uguali, e tutte possono e devono lavorare insieme, in armonia, con uno scopo comune, avendo un rispetto reciproco genuino per essere di beneficio vicendevole”. Terzo: “l’impegno principale che cerco di portare avanti è quello della preservazione dell’ambiente, della cultura tibetana e della religione buddhista”.
Sciarpa cinese con preghiera tibetana.
Il Dalai Lama ha concluso spiegando il significato del dono messo al collo del presidente Dorigatti. “Si tratta – ha detto non senza ironia – di una sciarpa tibetana fatta in Cina, che reca una nostra preghiera alla divinità”. La preghiera recita così: “possa la persona che indossa questa sciarpa essere felice giorno e notte”. “Ma – ha commentato sorridendo – non posso garantire che lo sarà”. Da parte sua il presidente Dorigatti ha ricambiato il dono con una targa, la cui iscrizione recita: “A Sua Santità il Dalai Lama con amicizia e solidarietà da parte dell’intero Consiglio della Provincia autonoma di Trento”.

Antonio Girardi

Le parole del Dalai Lama ai soci dell’Associazione Italia-Tibet

Cari fratelli e sorelle, mi rivolgo a voi e in particolare a quei fratelli e sorelle che da molti anni, da moltissimo tempo, sono nostri amici. Non solo, ma questa amicizia si è dimostrata duratura e stabile nel tempo per cui siete tutti estremamente affidabili. E poiché siamo uniti nel credo di vite passate e future, questa amicizia non sarà solo limitata a questa vita ma proseguirà per almeno dieci vite, saremo sicuramente uniti. Apprezzo moltissimo e profondamente questa vostra amicizia che non si basa sul desiderio di danaro, di potere o di convenienza politica ma sulla sincera preoccupazione di un fratello e di una sorella alla vista di un altro fratello che soffre. La apprezzo vivamente perché non solo provate questa grande simpatia per la comunità tibetana e per noi ma anche perché, con grande senso di concretezza, avete aiutato i tibetani in esilio e avete informato il mondo di quello che sta succedendo. Per questo motivo, sento che siete veramente i miei fratelli e sorelle.

Quando parlo di coloro che come voi sostengono il Tibet, non li definisco soltanto persone “pro Tibet” ma persone che sono per la giustizia. La nostra causa, infatti, è giusta e vera e più il tempo passa, più le persone se ne rendono conto. Questo avviene anche tra i cinesi. In questi anni ho avuto modo di incontrare diverse centinaia di cinesi provenienti da tutte le parti della Cina e di ogni estradizione, scrittori, artisti, registi, intellettuali, filosofi: tutti hanno espresso un autentico senso di preoccupazione per quello che sta succedendo in Tibet. In senso generale, questo sentimento è espresso anche dai governi, per esempio dal governo americano, dall’Unione Europea, dal governo dell’India. Certo, a causa dei molti problemi legati alla questione tibetana, non possono parlare liberamente, ma sia pubblicamente sia molto spesso dietro le quinte manifestano la loro sincera preoccupazione per quanto sta accadendo. Questo significa che avete fatto un grandissimo lavoro, soprattutto il nostro vecchio amico [ si rivolge al presidente Cardelli, NdR ]: penso che tu abbia fatto un lavoro straordinario, hai dato un grande contributo con il tuo duro lavoro, come tutti voi, con l’organizzazione di eventi, presentazioni di filmati e documentati, vi siete adoperati senza sosta e avete dato il vostro aiuto senza mai stancarvi. Se c’è tanta consapevolezza circa la situazione tibetana, è stato anche grazie al vostro contributo.

Posso schematizzare in tre punti il problema tibetano. Il primo è legato alla considerazione del problema ambientale. In Tibet nascono alcuni dei più grandi fiumi del mondo che vanno a irrigare tutte le aree asiatiche, dal Pakistan all’India e alla stessa Cina. La preservazione del sistema ecologico del Tibet è quindi importante non solo per sei milioni di tibetani ma per miliardi di persone. Anni fa, un importante ecologo cinese scrisse che l’altopiano del Tibet è il 3° Polo della Terra, dopo il polo nord e il polo sud, ed è di importanza cruciale anche per quanto riguarda il riscaldamento globale.

Il secondo punto riguarda la cultura del Tibet. Io distinguo sempre la cultura dalla religione buddhista, così come in occidente viene fatta una distinzione tra cultura e religione cristiana: nel contesto culturale cristiano nascono e si sviluppano movimenti separati dalla religione ma influenzati dalla sua cultura. Questo avviene anche in Tibet. Per fare un esempio, in Tibet vi sono alcune comunità musulmane che ovviamente non praticano il Buddhismo ma ne conoscono la cultura in quanto vivono al suo interno, ne fruiscono e la mettono in pratica. Che cos’è la vera cultura buddhista? E’ la cultura della pace e della non-violenza, in ultima analisi è la cultura della compassione. Ai nostri giorni è molto importante perché i conflitti nascono là dove prendono piede culture opposte a quella della pace, della non-violenza e della compassione.

Il terzo punto riguarda i rapporti tra India e Cina. Il Tibet si trova tra questi due paesi ed è di fondamentale importanza per le loro buone relazioni: sono i paesi più popolosi del mondo e la vita di miliardi di persone è legata ai rapporti che intercorreranno tra queste due nazioni.

Si sono succedute ormai molte generazioni da quando è avvenuta la cosiddetta liberazione del Tibet ma la determinazione e l’impegno dei tibetani non sono mai diminuiti, anzi, sono cresciuti. Quando i miei amici cinesi mi chiedono come ciò sia possibile rispondo che la loro determinazione deriva dalla loro fede, dal Buddhismo, dal messaggio che il Buddha ha diffuso 2500 anni fa. E questo messaggio è valido e pratico anche ai nostri giorni. Lo hanno confermato scienziati con i quali sono in contatto da molti anni e che hanno compiuto interessanti scoperte scientifiche. Ed è considerevole anche il numero delle persone che segue il messaggio del Buddha: tre anni fa, un’indagine condotta in Cina aveva rivelato la presenza nel paese di 300 milioni di buddhisti. Ma lo scorso anno, alcuni amici cinesi mi hanno riferito che questo numero è aumentato, che nel giro di tre anni i buddhisti in Cina sono almeno 400 o 500 milioni, che l’interesse dei cinesi per il buddhismo è cresciuto in modo esponenziale.

Al confronto del Buddhismo, il Marxismo ha solo 200 anni ma nel tempo è diventato un pensiero totalitario, allontanandosi dal pensiero originario di Marx. Personalmente, mi considero vicino al pensiero Marxista che non è nato come totalitario. Quando mi riferisco alla fine dell’URSS non mi esprimo mai in termini di “caduta del pensiero Marxista e comunista” ma parlo invece di caduta del sistema totalitario. Ora in Cina è stata nominata una nuova leadership e mi auguro che questa nuova dirigenza al potere orienti la sua politica verso la ricerca della verità sulla base dei fatti, come disse Deng Xiao Ping. E’ molto importante. Ciò che vogliamo non è l’indipendenza dai cinesi, vogliamo stare assieme a loro in modo costruttivo, che sia di beneficio per entrambi. Chiediamo una significativa autonomia che consenta ai tibetani di praticare liberamente la propria religione e portare avanti la propria cultura. Il Tibet non è mai stato parte della Cina, lo attestano molti scritti risalenti al 6°, 7° e 8° secolo. Lo stesso Mao, all’inizio della sua carriera politica, affermava che tutte le persone erano uguali, era contrario ad ogni forma di sciovinismo razziale, era indignato dalla pretesa superiorità della razza Han. Poi, lentamente, questo sciovinismo razziale si è andato affermando ed è alla base della discriminazione tra cinesi e tibetani che sono diventati cittadini di secondo livello nella loro terra.

Ai nostri giorni alcuni giovani tibetani rifiutano la Via di Mezzo da me prospettata che prevede la creazione di una regione autonoma che ci consenta di poter interagire con i cinesi sulla base di un reciproco beneficio. Questi giovani non vogliono che il Tibet sia parte della Cina, vorrebbero cambiare la mia linea politica, ma io considero la loro posizione del tutto irrealistica. Da un punto di vista pratico, abbiamo bisogno di avere più amici tra i cinesi, non più nemici, non vogliamo essere loro ostili, vogliamo vivere in amicizia in modo da poter coesistere assieme. E’ questa la Via di Mezzo che propongo. Ricevo moltissime lettere dalla Cina, incontro studenti cinesi e tutti mi dicono che nel loro paese erano completamente in balia della propaganda cinese, credevano solo a quello che veniva loro detto. Poi, arrivati in Occidente, si sono resi conto che la realtà è diversa. Quando li incontro, all’inizio c’è un po’ di rigidità, poi ci conosciamo meglio, ci rilassiamo ed ecco che tra noi avviene veramente un grande scambio, una grande comunione e unione. Questo è il potere della verità, dei fatti. Questo è un approccio realistico. Adesso in Cina è in atto un grande cambiamento ma anche tutto il mondo continua a cambiare, sta andando in un’altra direzione ed è impossibile che i cinesi riescano a spingerlo in senso opposto. Sono certo che prima o poi la direzione sarà una sola. http://www.italiatibet.org/index.php?option=com_content&view=article&id=981:le-parole-del-dalai-lama-ai-soci-dellassociazione-italia-tibet&catid=33:notizie&Itemid=50

10, 11 aprile 2013. Arrivato a Bolzano su invito del Presidente della Provincia, il pomeriggio del 9 aprile, Sua Santità il Dalai Lama ha incontrato il giorno successivo, 10 aprile, a palazzo Widmann, le autorità bolzanine. Dopo un colloquio ristretto, ha raggiunto il cortile interno del palazzo dove lo attendevano la Giunta provinciale e un centinaio di invitati. Il Presidente Luis Durnwalder gli ha conferito il Premio delle Minoranze 2013 della Provincia autonoma di Bolzano. Nel pomeriggio il Dalai Lama, ospite dell’Accademia Europea, ha partecipato all’incontro pubblico, moderato da Guenther Cologna, sul tema “Al di là della religione”.

A Trento, ospite d’onore della Provincia, il Dalai Lama ha incontrato il Presidente della Provincia autonoma Alberto Pacher che ha ricordato i solidi legami stabiliti nel corso del tempo dal Trentino con il popolo tibetano, anche attraverso numerosi progetti di solidarietà internazionale. Una vera e propria ovazione ha accolto il Dalai Lama, sul palco allestito al Pala Trento dove ha tenuto la conferenza pubblica sul tema “La felicità in tempi difficili”.

Queste le parole pronunciate da Roberto Pinter, consigliere nazionale dell’Associazione Italia-Tibet:

Your Holiness,

la felicità non è facile in questi tempi così difficili, ma noi siamo felici, felici di averla ancora qui tra di noi, di poter ascoltare un messaggio di speranza e orgogliosi che questa nostra piccola terra,con la sua autonomia,  rappresenti una concreta speranza per il popolo tibetano.

Siamo anche tristi però, perché lei è qui tra noi, non come un libero cittadino ma come  uno dei tanti tibetani che non può tornare nella sua terra.

E questo è motivo di sofferenza per milioni di tibetani che vogliono che lei torni in Tibet, ed è anche motivo di repressione per chi ha avuto il coraggio di chiederlo pubblicamente, e motivo di morte per chi ha deciso di autoimmolarsi.

Più di centoventi donne e uomini tibetani, giovani, padri e madri, monaci, hanno scelto negli ultimi mesi di bruciarsi vivi come forma estrema di protesta per una libertà negata, al popolo tibetano e a lei che tutti i tibetani considerano la loro guida.

Siamo sgomenti davanti a chi non esita a rinunciare alla propria vita pur di chiedere la libertà per il Tibet e il ritorno del Dalai Lama.

Per ricordare il sacrificio di queste persone e per denunciare il silenzio del mondo rispetto a questa tragedia, vi chiedo di alzarvi in piedi e vi chiedo un momento di raccoglimento e di silenzio.

Ma lo sgomento non deve tradursi in disperazione ne’ in rassegnazione, i tibetani non sono prigionieri, anche se la Cina occupa con brutalità il Tibet, perché  i tibetani conoscono una forza e una determinazione che noi abbiamo smarrito.

Siamo noi prigionieri di un mondo che insegue l’effimero, trascura il valore della vita e non coltiva la felicità. Non è il popolo tibetano che deve risvegliarsi, loro sono pronti ad una nuova alba, siamo noi che dobbiamo risvegliarci.

Santità, non è la prima volta che glielo dico, ma mi sento inadeguato e tutti quelli che pure si impegnano per la libertà del popolo tibetano devono sentirsi inadeguati, perché non riusciamo a scrollare i nostri governi, non riusciamo a ribellarci di fronte ad un mondo così ingiusto nei confronti degli ultimi, dei poveri, delle minoranze.

Siamo contenti di poter sostenere, anche con l’aiuto delle nostre istituzioni provinciali e regionali, con progetti di cooperazione, l’azione del governo tibetano in esilio e di aver attivato interventi umanitari e di aiuto alle popolazioni colpite dalle alluvioni o progetti a sostegno dell’infanzia e della salute delle popolazioni tibetane. Ma non basta.

Siamo contenti di ospitarla con tutti gli onori che le sono dovuti e senza piegarci alle richieste del governo cinese che vorrebbe che noi la considerassimo indesiderato. Ma non basta.

Siamo contenti di offrire il modello dell’autonomia speciale che ha permesso alla nostra Regione di risolvere i conflitti interetnici con la convivenza, e di riconoscere i diritti di tutte le minoranze,e siamo convinti che sia la storica dimostrazione che quello che chiedete con la via di mezzo sia realmente possibile, ma non ci basta.

Vogliamo di più,

vogliamo l’indignazione per l’offesa che ogni giorno viene arrecata ad una terra straordinariamente bella e importante per il nostro pianeta,

vogliamo l’indignazione per l’offesa che ogni giorno viene arrecata ad una cultura e ad una spiritualità che riescono a sopravvivere nonostante  repressione e  corruzione,

vogliamo l’indignazione per l’offesa arrecata ogni giorno al popolo che ha scelto la nonviolenza come arma di lotta,

vogliamo l’indignazione per la violazione di ogni diritto fondamentale che il governo cinese persegue contro il popolo tibetano e contro ogni minoranza. Vogliamo l’indignazione per il silenzio convivente dei nostri governi interessati al profitto dei cittadini ma non alla libertà di tutti.

Lei Santità ha rinunciato al potere politico, riconoscendo nel governo tibetano e nel suo primo ministro, Lobsang Sangay, che abbiamo ospitato in Trentino l’anno scorso, il legittimo rappresentante del popolo tibetano e questo le fa onore perché dimostra alla Cina, che quella che definiscono come una teocrazia feudale conosce e esercita, a differenza del governo cinese la moderna democrazia.

Ma lei non potrà mai smettere i panni della guida morale e spirituale del popolo tibetano, i tibetani credono in lei e lei per loro rappresenta la speranza, per questo  vogliamo, oggi più di ieri, unirci al grido di “lunga vita al Dalai Lama”

Ascolteremo il suo messaggio, ascolteremo come coltivare la felicità in questo mondo, ma cercheremo di uscire da qui consapevoli che la felicità è possibile solo se è condivisa, e quindi consapevoli che dobbiamo dare il meglio di noi stessi, responsabili del nostro destino ma anche del destino di ogni creatura vivente, responsabili della nostra ma anche della sua libertà e della libertà di tutti i popoli.

http://www.italiatibet.org/index.php?option=com_content&view=article&id=980:la-visita-del-dalai-lama-a-bolzano-e-a-trento&catid=33:notizie&Itemid=50

Il Dalai Lama: «La sorgente della felicità è il buon cuore»

Iniziata la giornata trentina di Tenzin Gyatso: serve una nuova etica umana, per superare la visione materialista. Nel pomeriggio in migliaia al PalaTrento.

Trento. Ha parlato di felicità, una felicità che dobbiamo coltivare in noi stessi, nel nostro cuore, ma che si deve esprimere nel rapporto con gli altri, nel nostro prenderci cura degli altri, il Dalai Lama, nel corso dell’incontro tenutosi al Palazzo della Provincia. La cronaca ha fatto la sua comparsa con domande sulla situazione del Tibet, dove più di un centinaio di persone si sono immolate con il fuoco per protestare contro l’occupazione cinese, e sulla democrazia italiana. “So che avete avuto qualche problema con le ultime elezioni – ha detto a questo proposito il Dalai Lama – che non hanno espresso un esito chiaro. Queste cose possono succedere, ma la democrazia rimane il migliore sistema politico possibile.”

Cordiale e di buon umore, come tutti i trentini lo ricordavano, del resto, Tenzin Gyatso, il XIV Dalai Lama, classe 1935, ha parlato della felicità come di uno stato che nasce dalla relazione. Fra ciascun essere umano e tutti gli altri, perché “la mia felicità è la tua felicità”, e perché, conformemente al concetto buddista di interdipendenza, ogni cosa va vista in relazione ad un’altra, come le dita della mano. Allo stesso modo, la nostra felicità influenza il nostro prossimo, e per capirlo basta osservare i gatti, ha detto il premio Nobel per la pace 1989: “Se il mio gatto mi vede bendisposto lo percepisce, mi si avvicina, desidera la mia compagnia, viceversa, si tiene a distanza. E così è anche per i rapporti fra gli esseri umani”.

La sorgente della felicità, quindi, è in definitiva il buon cuore, e per coltivarla bisogna aprirsi innanzitutto agli altri e avere cura di loro, “o quantomeno non nuocere loro.”

Una verità che, secondo il Dalai Lama, nota anche ai cinesi, che occupano il Tibet dal 1950 (il Dalai Lama ha lasciato la sua terra nel 1959 dopo la repressione dei modi indipendentisti seguiti all’invasione da parte delle truppe di Mao). Riguardo alle autoimmolazioni che si susseguono nel suo Paese, il Dalai Lama ha riconosciuto di potere fare poco, non potendo visitarlo fisicamente (un suo ritorno in patria è a tutt’oggi una delle principali richieste del popolo tibetano, assieme ad un’autonomia per il Tibet); tuttavia, “anche Deng Xiao Ping aveva riconosciuto che un problema come quello del Tibet non si può risolvere solo ricorrendo alla forza”, ha aggiunto. L’auspicio è quindi che la nuova dirigenza cinese accetti finalmente di dialogare con il governo tibetano in esilio, e che possa nascere “da dentro” una soluzione un conflitto che, pur se a fasi alterne, si trascina da ormai una settantina di anni.

Ma in questa sua quarta visita in Trentino il Dalai Lama, che dal 2009, anno della sua ultima venuta in regione, ha abbandonato ogni carica politica, sembra soprattutto concentrato sugli aspetti di natura spirituale. A prescindere da ogni sistema religioso, però. Il suo auspicio, anche per quanto riguarda il tema dell’educazione, è piuttosto che si consolidi una nuova “etica umana”, un sistema di valori che tenga conto del buon senso comune e dell’esperienza ma anche delle scoperte scientifiche e che ci aiuti a superare la visione meramente materialista oggi imperante.

Nel pomeriggio sono state migliaia le persone che hanno assiepato il PalaTrento per assistere al suo discorso. «Lo dicono studi scientifici e medici: praticare la compassione e la meditazione, come fanno i buddisti, rafforza il sistema immunitario e riduce lo stress. Negli Stati Uniti, tempo fa – ha aggiunto – hanno addestrato un gruppo di persone alla pratica dell’empatia con gli altri e a pratiche di preghiera meditativa. Alla fine della sperimentazione è stato verificato che i valori fisiologici e l’umore delle persone erano nettamente migliorati. Anche se non si è buddisti si può praticare la compassione, diventare felici e vedere che l’ambiente intorno a noi cambia di conseguenza». Ad ascoltarlo un pubblico variegato: dai praticanti del buddismo tibetano – sono alcune centinaia in Trentino – vestiti con il tradizionale saio rosso scuro e giallo, con i capelli rasati, tra cui anche donne, a famiglie con bambini. Moltissimi i giovani di tutte le età: adolescenti e studenti universitari, ma anche politici e cittadini seduti uno accanto all’altro, proprio a simbolizzare l’ideale buddista di fratellanza tra gli esseri umani.

http://trentinocorrierealpi.gelocal.it/cronaca/2013/04/11/news/il-dalai-lama-la-sorgente-della-felicita-e-il-buon-cuore-1.6864222; http://dalailamatrento2013.wordpress.com/; Guarda i filmati qui http://www.youtube.com/watch?v=sIBtoImVv6I , http://www.youtube.com/watch?v=7R_F-d8XZrE , http://www.youtube.com/watch?v=IWfzIgyVqvQ , http://www.youtube.com/watch?v=kCAe4G7NKXA ,

L’incontro con l’Associazione Italia Tibet http://www.youtube.com/watch?v=2YJxw3sJbgk; La conferenza stampa nel Palazzo della Provincia autonoma di Trento 11.04.13 http://www.radioradicale.it/scheda/377360/incontro-con-la-stampa-del-xiv-dalai-lama-massima-autorita-spirituale-del-popolo-tibetano-in-visita-uffici


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