"La Cina - ha detto il Dalai Lama - non verifica con serietà quanto avviene e cerca di far finire gli incidenti solo criticando la mia persona".
Nyingkar Tashi si è autoimmolata durante una cerimonia funebre. È la 70ma vittima che si dà fuoco dal 2011. Dalla vigilia del Congresso comunista vi sono state sette immolazioni. Pechino umilia il Dalai Lama accusandolo di “glorificare” le auto-immolazioni. Nyingkar Tashi, una donna tibetana sui 25 anni, si è data fuoco nel pomeriggio di ieri nella città di Dowa (contea di Rebkong, Tibet orientale). La donna si è autoimmolata durante una cerimonia di preghiera per Tamdin Tso, una giovane madre anch’essa autoimmolatasi nella stessa zona il 7 novembre scorso. Prima di morire fra le fiamme, Nyingkar Tashi ha gridato per la libertà del Tibet e per il Dalai Lama. Negli ultimi sei giorni, dalla vigilia del Congresso del Partito comunista cinese a Pechino, sette tibetani si sono dati fuoco per contestare l’oppressione cinese del Tibet e domandare il ritorno nel Paese del Dalai Lama. Dal 2011, da quando molti giovani hanno scelto questo modo fatale di criticare il regime, si sono uccisi almeno 70 tibetani. Ieri, quasi in contemporanea con l’ennesima autoimmolazione, il portavoce del Ministero cinese degli esteri ha criticato il Dalai Lama di voler “glorificare” le immolazioni. In realtà, il capo del buddismo tibetano, in visita a Tokyo, aveva criticato Pechino per non aver capito le ragioni profonde che portano questi giovani, monaci e laici, al suicidio, e cioè la disperazione sul loro futuro e sul futuro della cultura e religione tibetana.
“La Cina – ha detto il Dalai Lama – non verifica con serietà quanto avviene e cerca di far finire gli incidenti solo criticando la mia persona”.
Da anni Pechino accusa il capo spirituale dei tibetani di attizzare odio e separatismo, bollandolo come un “lupo travestito da agnello” e “un demone in vesti di angelo”.
Il Dalai Lama, che si è dimesso da ogni carica politica, domanda per il Tibet un’autonomia culturale e religiosa, ma non politica, ma ha trovato sempre una ferma opposizione del governo di Pechino. Dall’inizio delle autoimmolazioni egli ha esortato i giovani che compiono questo gesto disperato a non farlo perché perdendo la vita, essi perdono l’occasione di contribuire in modo positivo alla rinascita del Tibet. (AsiaNews) (Ha collaborato Nirmala Carvalho)