Nel monastero di Kirti, che conta oltre 2500 monaci, si sono immolati, a partire dal 2008 – con la morte di Tapey – almeno diciotto tra monaci ed ex monaci. In centinaia sono scomparsi e molti sono stati condannati, sotto l’accusa di “sovversione” a pene detentive di diversa durata.
In un comunicato stampa diffuso il 25 agosto, il Centro Tibetano per i Diritti Umani e la Democrazia denuncia il perdurare della repressione e nuovi arbitrari arresti compiuti dalle forze di sicurezza cinesi presso il monastero di Kirti, il centro di studi religiosi situato nell’ormai tristemente famosa cittadina di Ngaba, nel Tibet orientale.
“Il 14 agosto” – recita il comunicato – “è stato arrestato Lobsang Sangye, un monaco di trent’anni; il 17 del corrente mese è stato tratto in arresto Lobsang Konchok, quarant’anni”. In entrambi i casi non sono stati resi noti i motivi della detenzione: totalmente sconosciuti i capi di imputazione. “Entrambi i religiosi sono stati arrestati dal personale dell’Ufficio di Pubblica Sicurezza della Contea di Ngaba” – specifica il comunicato – e non è stato reso noto il luogo della loro detenzione”. Il Centro Tibetano per i Diritti Umani e la Democrazia rende inoltre noto che, nel corso del mese di agosto, sono stati arrestati e successivamente rilasciati altri due monaci dello stesso monastero, Lobsang Tenzin e Sangdhue: tenuti in custodia per una settimana e sottoposti a prolungati interrogatori, sono stati liberati senza che sia stata loro fornita alcuna spiegazione circa i motivi della detenzione.
Nel monastero di Kirti, che conta oltre 2500 monaci, si sono immolati, a partire dal 2008 – con la morte di Tapey – almeno diciotto tra monaci ed ex monaci. In centinaia sono scomparsi e molti sono stati condannati, sotto l’accusa di “sovversione” a pene detentive di diversa durata.
All’ormai lungo e triste elenco delle auto immolazioni si devono aggiungere due nuovi casi: il 13 agosto si sono immolati con il fuoco Lungtok, un monaco ventenne del monastero di Kirti e Tashi, ventuno anni, ex monaco dello stesso monastero. Si sono dati fuoco nella principale strada di Ngaba, la “Via dei Martiri” – come ormai viene tristemente designata. La gente di Ngaba si è immediatamente riversata nelle strade gridando slogan di protesta contro l’occupazione cinese: la polizia è brutalmente intervenuta colpendo i dimostranti con bastoni chiodati. Un tibetano è morto e si contano numerosi feriti.
Tashi e Lungtok sono morti il 14 agosto all’ospedale di Barkham dove erano stati ricoverati dopo una prima degenza all’ospedale di Ngaba.