Sua Santità il Dalai Lama ha voluto accanto a sè a tavola Plinio Benedetti e don Pierluigi Di Piazza, gli organizzatori della sua visita.
E a pranzo Sua Santità prova anche il tiramisù
Al centro Balducci un centinaio di ospiti ha mangiato con i monaci buddisti. L’arcivescovo Mazzocato assente perché impegnato a Roma nelle riunioni Cei. di Domenico Pecile, Il Messaggero Veneto 24.05.12
Zugliano. Come a sagra, come essere in piazza, come stare in una di quelle famiglie patriarcali di un tempo o a una festa popolare. Un pranzo di paese. Un centinaio di ospiti in tutto, multietnici come gli ospiti del posto, come il menu. Un pranzo informale tra amici. C’è il sindaco, che si siede come un commensale qualsiasi, e il questore che Ghesce Lobsang Pendhe inchioda accanto a sé. Probabilmente il desinare più gradito in questa full immersion per il Dalai Lama che ieri ha fatto a meno anche del filtro della sicurezza, rinunciano al cibo del cuoco personale e ha accettato di condividere il menu preparatogli dagli ospiti e dai volontari del Centro Balducci, di Zugliano (anche un assaggio di tiramisù). Una scelta che la dice lunga sulla fiducia che Sua Santità ha nei confronti degli organizzatori dell’evento, Plinio Benedetti e don Pierluigi Di Piazza, che ha voluto al fianco durante la pausa gastronomica. Un incontro improntato alla semplicità, come piace a lui. Ad accoglierlo, nella sala convegni del centro Balducci, c’era il coro di Reana del Rojale e di Artegna. Il tempo per un breve applauso, un bimbo che lo abbraccia, i saluti tipici dei monaci buddisti con mani giunte e schiena che si ricurva, una suora che gli bacia la mano, poi tutti a tavola. Sulle pareti molte foto di Sua Santità. Una in particolare, grandissima, lo ritrae sempre sul palco del Carnera durante la visita del 2007. Con lui, tra gli altri, ci sono l’ex vescovo della Diocesi di Udine, Pietro Brollo e un altro presule. Quest’anno la presenza cattolica ufficiale non c’è stata. In realtà, l’attuale arcivescovo, monsignor Andrea Bruno Mazzocato in questi giorni è a Roma impegnato in diversi incontri della Cei. Tutti a tavola, dunque.
Il tempo è sempre tiranno, per il Dalai Lama. Incontri sempre scanditi dal cronometro, pianificati: nel primo pomeriggio, Il Dalai Lama è infatti partito per Bruxelles, tappa finale di questo incredibile tour de force che in pochi giorni lo ha portato, oltre che a Udine, anche in Austria e Slovenia. Lo hanno accompagnato all’aeroporto di Ronchi anche Benedetti e Di Piazza. La presenza della sicurezza è discreta, come lo è sempre stata in questi due giorni. Si mangia e basta. Niente discorsi. E men che meno convenevoli. Piatti e pietanze uguali per tutti. Il Dalai Lama si concede soltanto un “capriccio”, un’insolita entrée: alcuni sorsi di acqua calda trangugiati dalla sua tazza personale. Quando è il momento della frutta, gli uomini della sicurezza lo “circondano”. «È tardi», gli sussurrano all’orecchio. Il Dalai Lama si accomiata con don Di Piazza e Ghesce Lobsang Pendhe per alcuni minuti di meditazione. Poi l’ultima villotta friulana intonata dal coro, prima che venga risucchiato in una delle auto con il lampeggiante. Un nugolo di polvere accompagnato da un lungo applauso e da molte lacrime. «Siamo stati fortunati – commenta Plinio – perché in meno di 5 anni è stato qui due volte».
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