Il 17mo Karmapa Lama
Il governo indiano ammette l’errore e chiude le indagini contro il “numero 3” del buddismo tibetano, accusato in dicembre di “essere una spia al soldo della Cina”. Soddisfazione nel mondo della diaspora: “Sapevamo che era del tutto innocente”.
Dharamsala (AsiaNews) – Il governo indiano ha ritirato tutte le accuse presentate in dicembre contro il Karmapa Lama, “numero 3” del buddismo tibetano e probabile guida dei fedeli della “sciarpa gialla” dopo la morte del Dalai Lama. Le autorità dello Stato settentrionale dell’Himachal Pradesh avevano aperto un’inchiesta contro il religioso per “cospirazione” e “truffa”, ma molti avevano visto dietro le accuse la mano di Pechino, che cerca di spezzare la continuità religiosa del buddismo tibetano.
Alla fine del 2011, grazie a una soffiata anonima, gli agenti di polizia locale avevano perquisito il monastero di Gyuto a Dharamsala, dove risiede il 26enne leader del “sentiero del Diamante”. All’interno avevano trovato circa 1 milione di dollari in varie valute, comprese gli yuan cinesi: la scoperta aveva fatto gridare allo scandalo, e diversi media indiani avevano definito il Karmapa Lama “una spia al soldo della Cina”.
Subito dopo il sequestro, il leader religioso aveva ammesso la presenza del denaro ma aveva specificato che si trattava di “donazioni, che arrivano a me da ogni parte del mondo. Sono pronto ad ammettere che qualcosa è andato storto nella gestione finanziaria di questi fondi, ma non me ne sono mai occupato io. Il mio ruolo è del tutto religioso, non affronto queste questioni”. S. P. Singh, dirigente del ministero dell’Interno statale, dice: “Abbiamo deciso di ritirare tutte le accuse. La polizia e gli investigatori governativi hanno fatto molto bene il proprio lavoro e non hanno trovato alcuna prova reale per portare avanti un’indagine”. Soddisfazione anche da parte dello staff della 17esima reincarnazione del Karmapa: “Abbiamo sempre avuto fiducia nella giustizia indiana, sapevamo che Sua Santità non sarebbe stato coinvolto”.
Riconosciuto sia da Pechino che dal Dalai Lama, il giovane Ogyen Trinley Dorje è molto amato dai suoi fedeli. Dopo una rocambolesca fuga in motocicletta, a 14 anni ha lasciato il Tibet per raggiungere la diaspora tibetana in esilio. Da allora si è dedicato in maniera esclusiva all’insegnamento religioso, ma negli ultimi anni ha iniziato ad affiancare il 76enne Nobel per la Pace in alcuni interventi su questioni pubbliche e politiche.
Secondo diversi analisti e molte fonti locali, a lui sarà affidato il compito di guidare la comunità del buddismo tibetano dopo la morte del Dalai Lama. Con il Panchen Lama (numero 2 della gerarchia) sequestrato dalle autorità di Pechino, infatti, rimane soltanto lui della discendenza originaria riconosciuta da Tenzin Gyatso.