La Cina teme una nuova ondata di proteste in Tibet – …_in occasione del cinquantesimo anniversario della rivolta di Lhasa del 10 marzo e chiude le frontiere schierando truppe lungo le arterie principali delle principali città tibetane. A Golog, città della provincia di Qinghai, alcuni manifestanti hanno lanciato bottiglie molotov contro un´auto della polizia e un mezzo dei vigili del fuoco, senza causare vittime, in risposta al fermo di un residente a un posto di blocco della polizia cinese.
Prosegue, purtroppo, anche l´ondata di rastrellamenti, sempre più numerosi da quando sono finite le Olimpiadi.
Centonove monaci su trecento del monastero tibetano di An Tuo, nel Qinghai, sono stati arrestati dopo una manifestazione svoltasi il 25 febbraio, per il capodanno tibetano. La polizia cinese ha fermato al confine e poco dopo rilasciato due giornalisti italiani, Beniamino Natale dell´Ansa e Gabriele Barbati di Sky Tg24.
Si è appreso, intanto, che oltre milleduecento, tra cui decine di monaci e bambini, sarebbero i tibetani scomparsi dopo l´ultima, sanguinosa, repressione cinese nel marzo 2008. I dati sono contenuti nel rapporto dell´International Campaign for Tibet` che contiene, tra l´altro, una lista di seicento prigionieri politici arrestati. Portati via in piena notte, incriminati sulla base di vaghe accuse di separatismo, migliaia di tibetani l´anno scorso finirono nelle carceri cinesi. Alcuni non sono più tornati. Il documento, basato su materiale vietato in Cina e su resoconti di testimoni rimasti anonimi per ovvie ragioni di sicurezza, denuncia brutali torture subite dagli arrestati, come bamboo infilato nelle unghie. Tutti i viaggi già prenotati tra febbraio e aprile sono stati cancellati così come è stata revocata la visita organizzata per far descrivere ai giornalisti il “giorno dellemancipazione del servo della gleba”, la nuova ricorrenza imposta da Pechino il 28 marzo per
ricordare l´occupazione cinese del 1951.
Recentemente ventiquattro tibetani sono stati malmenati e poi arrestati a Lithang, contea a maggioranza tibetana nel Sichuan cinese, per avere dato vita ad una manifestazione a favore della libertà. Tenzin Choeying, responsabile dell´associazione Students for a Free Tibet, ha affermato che “è in atto un´intensa repressione, con la polizia armata per le strade che controlla ogni movimento della gente”. Ai militari di pattuglia sono stati affiancati cecchini pronti a colpire, se necessario, dai tetti dei templi principali.
di Francesco Pullia in Notizie Radicali: il giornale telematico di Radicali Italiani radicali.it, radicalparty.org, lucacoscioni.it, radioradicale.it