Dharamsala, 28 febbraio 2012. Nei primi cinque giorni del nuovo anno tibetano, iniziato il 22 febbraio, numerose manifestazioni di protesta hanno continuato ad infiammare il Tibet orientale. Non ha avuto finora conferma la notizia di una nuova immolazione che, secondo alcune fonti, avrebbe avuto luogo il giorno 26 febbraio in un villaggio del Sichuan. Estese e prolungate proteste si sono verificate nella regione di Kardze dove, per cinque giorni, i tibetani hanno affisso ai muri e alle finestre degli uffici governativi e appeso lungo strade e ponti manifesti di condanna della politica repressiva cinese.
Avendo rinunciato ai tradizionali festeggiamenti in segno di omaggio e rispetto per le vittime della repressione e per i ventitré immolati, i tibetani della regione di Kardze hanno dato vita ad una spontanea e improvvisata manifestazione di protesta nel momento in cui è iniziato uno spettacolo di fuochi artificiali voluto dalle autorità cinesi. Temendo il dilagare della protesta, i funzionari governativi hanno interrotto lo spettacolo pirotecnico.Tamdin, un uomo d’affari tibetano di Nangchen, è stato tratto in arresto all’aeroporto di Chengdu il 22 febbraio. Aveva preso parte alla protesta scoppiata a Nangchen lo scorso 8 febbraio. Alla manifestazione avevano partecipato almeno 500 tibetani che, vestiti in abiti tradizionali, bruciando incensi e mangiando tsampa, avevano pregato e intonato canti per la lunga vita del Dalai Lama. Il monastero di Soma, situato nella regione di Tsolo (Amdo), è sotto stretta sorveglianza: i suoi cento monaci avevano preso parte, all’inizio del mese in corso, a una speciale veglia di preghiera a ricordo delle vittime della repressione.
Fuori dal Tibet, in Nepal, tredici studenti tibetani arrestati il 24 febbraio per aver indetto una manifestazione di fronte alla sede delle Nazioni Unite di Kathmandu, hanno iniziato ieri, in carcere, uno sciopero della fame. I tredici studenti, tra cui due ragazze, avevano chiesto alle Nazioni Unite l’invio di una delegazione in grado di accertare la reale situazione all’interno del Tibet. Chiedevano inoltre il ritorno del Dalai Lama e libertà per il loro paese.
Prosegue intanto a New York lo sciopero della fame indetto dal Tibetan Youth Congress. Il 25 febbraio, il dipartimento di polizia della città ha ordinato ai tre digiunatori di rimuovere la tenda che li ospitava di fronte al Palazzo dell’ONU. Tsewang Rigzin, il presidente del movimento organizzatore, ha fatto sapere che lo sciopero della fame prosegue. La tenda è stata spostata nelle vicinanze del Palazzo di Vetro. “Sia che piova, tiri vento o intervenga la polizia di New York, la protesta andrà avanti fino a quando l’ONU non avrà ascoltato le nostre richieste”, ha dichiarato Rigzin.
Fonte: Phayul – Associazione Italia Tibet