Un ragazzo tibetano di diciotto anni, Nya Drul, si è dato fuoco oggi pomeriggio a Ngaba, la città dell’Amdo teatro del maggior numero delle auto immolazioni che dal marzo 2011 si stanno drammaticamente succedendo in Tibet. Il giovane è morto all’istante. Il suo corpo si trova ora all’interno del monastero Dzomthum di Ngaba dove i monaci stanno officiando le rituali cerimonie funebri. Tsayang Gyaltso, un monaco del monastero di Kirti a Dharamsala, ha fatto sapere che anche Nya Drul, come Sonam Wangyal – conosciuto come Sopa Tulku – immolatosi a Golok Darlak il giorno 8 gennaio, prima di darsi la morte ha lasciato un testamento spirituale. Il numero dei tibetani disposti ad auto immolarsi come estremo atto di resistenza contro l’oppressione cinese in Tibet continua a crescere e i tibetani in esilio, come tutti noi, temono che nei prossimi giorni, in coincidenza con il Capodanno tibetano – che cadrà il 22 febbraio – e in occasione del 10 marzo – anniversario dell’insurrezione di Lhasa – ci saranno altre perdite di vite umane e nuovi spargimenti di sangue. In tutto il Tibet orientale si susseguono le manifestazioni di protesta, nonostante il massiccio dispiegamento di forze di polizia e dell’esercito. Il 18 febbraio tre monaci del monastero di Zilkar, nella regione di Tridu, sono stati arrestati. Facevano parte del gruppo di quattrocento monaci dello stesso monastero che il giorno 8 febbraio avevano inscenato una pacifica dimostrazione di protesta chiedendo il ritorno dall’esilio del Dalai Lama e la liberazione dei prigionieri politici, incluso il Panchen Lama. Quattro monaci sono stati allontanati dal monastero di Rawu Shulten, nella regione di Pakshoe, per essersi rifiutati di esporre la bandiera rossa e i ritratti dei leader cinesi all’interno dell’istituto monastico. I funzionari governativi cinesi hanno in un secondo tempo ordinato la chiusura del monastero. Fonte: Phayul – Italia Tibet