Sua Santità il Dalai Lama saluta le sorelle Missionarie della Carità durante la sua visita a Kolkata, in India, il 1° dicembre 2011. Foto / Tenzin Taklha / OHHDL
Dalai Lama: Mi considero un figlio dell’India
Kolkata, West Bengal, India, 2 dicembre 2011 (The Times of India) – Il leader spirituale tibetano Sua Santità il Dalai Lama ha espresso il suo disappunto sulla corruzione che si sta diffondendo come una malattia tumorale ed ha esortato i giovani a lavorare per costruire una società sana. In una riunione presso l’Indian Institute of Management a Calcutta, il Dalai Lama ha così espresso la sua perplessità su come alcuni indiani sono corrotti, pur essendo religiosi: “Posso capire che in Cina non si preoccupino molto di principi morali, che semmai vengono solo dopo il potere ed il denaro.
Sua Santità il Dalai Lama durante il suo discorso su "Un approccio umano per la pace mondiale" presso l'Indian Institute of Management, Calcutta, Kolkata, in India, il 1° dicembre 2011. Foto / Tenzin Taklha / OHHDL
Ma in India non può essere che la mattina le persone pregano e fanno offerte a Dio per poi cadere nella corruzione. Come può questo accadere? O credono in Dio e vivono una vita basata sui suoi principi. Oppure venerano i soldi e sono corrotti!”. Sottolineando come l’India ha una storia di un’antica e sofisticata civiltà rispetto a quella della Grecia e della Cina, il Dalai Lama ha ricordato che tra indiani e tibetani vige tradizionalmente un rapporto come tra guru e chela (discepolo). “Quando vedo che una parte del mio guru è corrotta, come chela mi vergogno”, ha lamentato. Anche se il leader spirituale tibetano non ha fatto un riferimento al movimento lanciato dal Team Anna ed alla richiesta con insistenza di un disegno di legge Lok Gen Pal, ha detto che una comunità migliore non potrebbe essere creato dalla legge e dal Parlamento. “Non prendetevela con alcuni politici per il male che affligge la società. Sono il prodotto di azioni individuali. Per agire, si richiede forza di volontà, che può venire attraverso la verità e la convinzione personale”, ha aggiunto.
Sollecitando gli studenti a colmare il divario tra ricchi e poveri, il leader spirituale ritiene che una vera trasformazione dell’India debba iniziare dalle aree rurali, invece che dalle città. “Per favore costruite questa nazione in modo equilibrato, con un progetto a lungo periodo ed una visione olistica,” ha esclamato il Dalai Lama. Raccontando d’un recente proficuo incontro col pro vice-cancelliere dell’Università di Delhi, ha aggiunto che quest’ultimo ha voluto iniziare un corso di etica morale ed insegnare le materie in modo laico. “I Guru indiani devono prendere parte attiva nella promozione della ahimsa (non violenza) e dell’armonia tra le religioni, in primo luogo all’interno del paese e poi fuori. Essi debbono condividere gli antichi insegnamenti indiani di Ahimsa e tolleranza con il resto del mondo”, ha detto, aggiungendo che non solo le persone di religione diversa, anche i non credenti meritano rispetto.
“Appartengo al 20° secolo. La mia generazione è pronta a dire addio. Nonostante molti sviluppi positivi, è stato innanzitutto un secolo di guerre, dell’arma nucleare, della miseria e di sofferenze indicibili. Sulle spalle della giovane generazione del 21° secolo grava la responsabilità di creare una società nuova e sana”, il Dalai Lama ha aggiunto. “Un mondo migliore non sarà raggiunto attraverso le sole preghiere. Deve essere realizzato attraverso azioni individuali. Per agire, occorre la forza di volontà che può arrivare attraverso la verità e la convinzione individuale”, ha ribadito. Rispondendo a una domanda, il Dalai Lama ha aggiunto che a volte i funzionari cinesi si comportano in modo infantile: “Guardo le persone, compreso i cinesi, ad un livello fondamentale in cui tutti sono degli esseri umani. Il che elimina le differenze: dal modo in cui siamo nati a quello in cui moriamo. Ma a volte, il governo cinese mi chiama un demone. Posso essere un demone, ma non un demone così malvagio”, il che ha detto suscitato molte risate del pubblico.
Descrivendo se stesso come un figlio dell’India, il leader spirituale ha esclamato che deve la sua vita al paese in cui aveva cercato l’esilio nel 1959. “Tutte le particelle nella mia mente contengono pensieri provenienti da Nalanda. Ed è proprio il dal ed il chapati indiano che ha costruito questo corpo. Sono mentalmente e fisicamente un figlio dell’India”, ha ribadito.
Nel criticare il governo cinese per la sua paranoia verso chi parla una lingua diversa, come i tibetani, ha indicato l’esempio dell’India come paradigma di coesistenza nonostante la sua diversità: “Spesso agli amici cinesi dico di guardare all’India per liberarsi dalla paura che la pluralità porterà alla secessione. L’India ha così tante lingue e dialetti, ma resta fortemente unita perché c’è la libertà di parola e lo stato di diritto”. Oltre al sostegno da tutto il mondo per la realizzazione d’un territorio autonomo all’interno della Cina, il Dalai Lama ha citato l’esistenza di migliaia di articoli in cinese pubblicati negli ultimi due anni che riconoscono la sua posizione come ideale per risolvere il problema.
I consider myself as a son of India: Dalai Lama
December 2nd 2011
Kolkata, West Bengal, India, 2 December 2011 (The Times of India) – Tibetan spiritual leader Dalai Lama on Thursday expressed his disappointment over corruption that was spreading like a cancerous disease and urged youths to work towards building a healthy society.
Addressing a gathering at the Indian Institute of Management Calcutta, the Dalai Lama expressed his bewilderment over how some Indians were corrupt despite being religious. “I can understand that in China, they don’t care much about moral principles and run only after power and money. But in India, people pray and make offerings to God in the morning and then step out and indulge in corruption. How can this happen? Either believe in God and live a principled life. Or worship money, be corrupt and exploit,” he said.
Pointing out how India has a history of an ancient and sophisticated civilization compared with that of Greece and China, the Dalai Lama said Indians have traditionally been gurus and Tibetans chelas (disciples). “When I see some part of my guru being corrupt, as a chela I feel ashamed,” he lamented.
Though the Tibetan spiritual leader did not make a reference to the movement launched by Team Anna and their insistence on a Jan Lok Pal bill, he said a better community could not be created by law and Parliament.”Don’t blame a few politicians for the ill that plagues the society. They are from done through individual actions. In order to act, one requires will power that can come through truth and conviction,” he said.
Urging students to bridge the gap between the rich and the poor, the spiritual leader felt real transformation of India needed to start from rural areas instead of cities. “Please build this nation in a balanced way with a long term and holistic vision,” the Dalai Lama said.
Recounting a recent interaction with Delhi University pro vice-chancellor, he said the latter was keen to start a course on moral ethics and felt other institutions needed to think on similar lines and teach the subject in a secular manner. “Indian gurus must take active role in promoting Ahimsa (non-violence) and religious harmony, first within the country and then outside. They must share ancient Indian teachings of Ahimsa and tolerance with rest of the world,” he said, adding that not just people of different religion, even nonbelievers deserved respect.
“I belong to 20th century. My generation is ready to say goodbye. Despite many positive developments, it was primary the century of war, nuclear weapon, untold misery and suffering. It is on the shoulders of the young generation of the 21st century that the responsibility of creating a new and healthy society rests,” the Dalai Lama added. “A better world will not be achieved through prayers. It has to be done through individual actions. In order to act, one requires will power that can come through truth and conviction,” he said.
Responding to a question, the Dalai Lama said Chinese officials sometimes behave childishly. “I look at people, including the Chinese, at a fundamental level in which everyone is human. These are no differences, from the way we are born to the way we die. But at times, the Chinese government calls me a demon. I may be a demon but not that bad a demon,” he said, drawing laughter from the audience.
Describing himself as a son of India, the spiritual leader said he owed his existence to the country in which he had sought exile in 1959. “All particles in my mind contain thoughts from Nalanda. And it is Indian dal and chapati that has built this body. I am mentally and physically a son of India,” he said.
Criticizing the Chinese government for its paranoia over people who speak a different language, like Tibetans do, he pointed to India’s existence despite its diversity. “I often tell Chinese friends to look at India to get rid of the fear that plurality will lead to secession. India has so many languages and dialects, yet remains strongly united because there is the freedom of speech and rule of law,” he said.
Apart from support from all over the world for an autonomous territory within China, the Dalai Lama claimed thousands of articles in Chinese published over the past couple of years had also recognized his stand as the ideal one to resolve the issue.
http://www.dalailama.com/news/post/768-i-consider-myself-as-a-son-of-india-dalai-lama