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L’11° immolazione in Tibet
Novembre 4th, 2011 by admin

La monaca Palden Choesang, 35 anni, del monastero di Darkar Choeling, a Twu nel Sichuan si è data fuoco gridando “Tibet libero” e “Lunga vita al Dalai Lama” ed è morta per le ustioni.

La monaca Palden Choesang, 35 anni, del monastero di Darkar Choeling, a Twu nel Sichuan si è data fuoco gridando “Tibet libero” e “Lunga vita al Dalai Lama” ed è morta per le ustioni.

Un tibetano si dà fuoco a Delhi davanti all’ambasciata cinese e ieri una monaca si era auto-immolata per protestare contro la repressione del governo cinese e per chiedere il ritorno del Dalai Lama. Ieri una monaca tibetana si è data fuoco per protestare contro l’oppressione cinese. Palden Choetso, o Choesang, 35 anni, del monastero di Darkar Choeling, a Twu (cinese Daofu) nella provincial del Sichuan si è data fuoco gridando “Tibet libero”, e “Lunga vita al Dalai Lama”. La monaca è morta in seguito alle ustioni. E’ l’undicesima auto-immolazione dell’anno di monaci e monache in seguito alla repressione più dura da parte degli occupanti cinesi. Sherab TseDor, un tibetano, ha cercato di darsi fuoco oggi a Delhi di fronte all’ambasciata cinese in segno di protesta contro la repressione scatenata nei confronti dei tibetani, che ha provocato undici auto-immolazioni di monaci e suore, l’ultima ieri. E’ stato ricoverato con ustioni sul 10 per cento del corpo. Un comunicato afferma che “vista la disperazione e l’impossibilità di agire, 11 tibetani fra cui due monache si sono auto-immolati dal marzo di quest’anno. L’ultimo caso è del 3 novembre, e tutti chiedevano la libertà e il ritorno di sua Santità il Dalai Lama in Tibet”.  Il governo cinese, continua il comunicato, “invece di guardare all’aspirazione alla libertà e ai diritti umani del popolo tibetano segue la politica della repressione, e viola completamente l’impegno internazionale sui diritti umani fondamentali. E continua a denunciare il Dalai Lama con una falsa propaganda”. Il comunicato sottolinea che questi avvenimenti tragici sono un chiaro segno del risentimento profondo che i tibetani nutrono verso la politica del governo cinese sul Tibet, e “chiede con forza che il governo cinese ponga fine immediatamente alla politica repressiva in atto”. Il comunicato afferma: “Oggi il Sherab TseDor mi sacrificherò davanti all’ambasciata cinese per protestare contro la repressione cinese. Prego e chiedo che i leader del mondo e gli uomini di pace facciano qualche cosa per la causa del Tibet. Stiamo morendo, ed è responsabilità morale di chiunque ami la libertà appoggiarci”.  (n.c.) (AsiaNews)


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