Dichiarazione di Matteo Mecacci, deputato radicale-pd e presidente dell’intergruppo parlamentare sul Tibet.
Il 23 maggio 2011, 38 deputati dei gruppi parlamentari radicali – Pd, Pd, Pdl, Udc, Fli, Misto hanno presentato al Ministro degli affari esteri un’interpellanza urgente sulla grave situazione, in cui si trova dallo scorso 19 marzo il monastero di Kirti situato nella regione sudoccidentale del Sichuan all’interno della Repubblica popolare cinese. Da quando, infatti, lo scorso 19 marzo un monaco appartenente al monastero di Kirti si è dato fuoco, e la popolazione circostante ha iniziato anch’essa a manifestare per chiedere giustizia e rispetto della libertà religiosa, l’esercito e la polizia cinesi hanno circondato il monastero non permettendo ai monaci né di uscire né di entrare e impedendo anche alla popolazione di portare loro mezzi di sostentamento.
Varie ONG hanno, anche, riferito di arresti e detenzioni arbitrarie nei confronti di monaci del monastero e di tibetani che hanno cercato di portare loro soccorso.
Su quanto sta accadendo nella regione tibetana, il deputato radicale-pd e presidente dell’intergruppo parlamentare sul Tibet Matteo Mecacci ha dichiarato: “Ringrazio i 38 colleghi di diversi gruppi parlamentari, anche di maggioranza, che hanno sottoscritto quest’interpellanza urgente, con la quale chiediamo al Governo italiano di intervenire quanto prima sia a livello internazionale che nei confronti del Governo cinese per chiedere che si ponga fine all’assedio del monastero di Kirti e che cessino gli arresti, le detenzioni arbitrarie e la cinesizzazione culturale nei confronti dei monaci e civili tibetani”.
Qui di seguito, il testo dell’interpellanza: I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri, per sapere –
premesso che: dall’articolo di La Repubblica del 16 aprile 2011 e dal titolo «L’assedio di Kirti: duemila monaci bloccati in convento», si apprendono le seguenti notizie: dal 19 marzo 2011 oltre duemila monaci tibetani sono sotto assedio dentro il monastero di Kirti, il quale è situato nella contea di Ngaba all’interno della regione sudoccidentale del Sichuan, in Cina;
ll’esercito e la polizia cinesi hanno circondato il monastero e non permettono ai monaci di uscire o entrare e ai fedeli impediscono di portare loro offerte di cibo; la situazione intorno al monastero di Kirti è diventata critica dopo che lo scorso 16 marzo un giovane monaco appartenente al suddetto monastero e, di nome Phuntsog, si è dato fuoco per protestare contro la repressione di Pechino ai danni del popolo tibetano e contro la cinesizzazione culturale della regione himalayana;
a seguito di tale suicidio sono scoppiate proteste e manifestazioni dei monaci appartenenti al monastero di Kirti per chiedere la fine delle politiche di discriminazione del Governo cinese nelle quali è stato invocato il ritorno del Dalai Lama nelle regioni cinesi del Tibet, e perciò la zona è stata bloccata dall’esercito cinese e ora la contea di Ngaba è inaccessibile;
l’area attorno al monastero è, infatti, sorvegliata dai militari cinesi, che hanno sigillato anche gli accessi laterali dislocando dieci militari davanti ad ogni porta;
a loro volta migliaia di abitanti della contea di Ngaba hanno circondato i militari per cercare di impedire che i monaci del monastero di Kirti siano deportati nei campi del partito per seguire corsi di «rieducazione patriottica»;
a tal proposito, il superiore del monastero gemello di Kirti, a Dharamsala, ha dichiarato che «numerosi monaci negli ultimi giorni sono scomparsi e che sono stati rinchiusi in campi del partito per seguire corsi di rieducazione patriottica, e tra questi ci sarebbe anche il fratello del religioso che si è dato alle fiamme». Egli ha, inoltre, dichiarato che: «a chi è barricato nel monastero di Kirti viene, invece, impedito di pregare, cantare, lavorare la terra e muoversi liberamente»;
contro gli abitanti della contea di Ngaba, che si erano riuniti davanti al monastero per tentare di impedire l’accesso delle forze dell’ordine dentro la struttura, i soldati hanno reagito aizzando cani da combattimento e picchiandoli, e alcune di queste persone hanno subito gravi ferite mentre altre sono state arrestate;
durante tali scontri il servizio dei cellulari è stato bloccato per poi riprendere a funzionare a stento, mentre tutti i negozi della città di Ngaba sono stati chiusi e solo i veicoli militari circolavano per le strade;
sempre dalle pagine dell’articolo di La Repubblica, si evince che: il Governo cinese ha smentito quanto sta accadendo nella contea di Ngaba, e a tal proposito il Ministero degli esteri ha dichiarato di non esserne informato, mentre il portavoce del Partito comunista di Ngaba ha detto che «la polizia sta effettuando normali pattugliamenti, passando pertanto anche nelle vicinanze del monastero»;
gli abitanti dei villaggi vicini hanno confermato, invece, che Kirti è circondato e isolato e che i militari ogni giorno costringono la popolazione a partecipare a manifestazioni pubbliche per inneggiare a favore delle autorità e del partito cinesi;
nella zona la tensione sale da tre anni e il monastero, dopo la repressione a Lhasa, è diventato l’epicentro spirituale e politico della rivolta che i tibetani oramai da anni portano avanti contro il tentativo di colonizzazione da parte del Governo cinese -:
se il Governo sia a conoscenza dei fatti sopramenzionati;
se a fronte di essi intenda adottare iniziative nei confronti del Governo cinese affinché quest’ultimo ponga immediatamente fine alla violazione dei diritti umani, agli arresti e detenzioni arbitrarie nei confronti di monaci e civili tibetani nonché ripristini la libertà di movimento nella contea di Ngaba.
«Mecacci, Beltrandi, Bernardini, Farina Coscioni, Maurizio Turco, Zamparutti, Bressa, Barbieri, Bossa, Bucchino, Ciccioli, D’Antona, Delfino, Ferrari, Fiano, Fogliardi, Giulietti, Gozi, Iannuzzi, Lo Moro, Losacco, Mancuso, Martella, Melandri, Migliori, Mogherini Rebesani, Motta, Narducci, Pezzotta, Picierno, Porta, Raisi, Rubinato, Soro, Touadi, Vaccaro, Vernetti, Zacchera».