E’ sempre impressionante scoprire le potenzialità della mente, così, ogni volta che la scienza le osserva, ne rimane sbalordita. Appartengono a studi degli scorsi anni le tesi secondo cui praticare la meditazione può prevenire alcuni disturbi di salute comuni come le malattie cardiache e la depressione, e così il 2011 si apre con una nuova scoperta: potrebbe avere effetto anche sulla longevità.
Ad ipotizzarlo sono i ricercatori della University of California di Davis, i quali hanno confrontato un gruppo di 30 persone che frequentavano corsi di meditazione in ritiro presso il Centro Shambhala Mountain in Colorado, con un gruppo di controllo che non ha partecipato al ritiro, ma che erano in lista di attesa. Nei “meditatori”, che hanno trascorso sei ore al giorno per tre mesi a respirare ed effettuare le altre pratiche in armonia con il mondo sono stati trovati livelli di circa il 30% superiori di un enzima chiamato telomerasi, rispetto a coloro che non erano andati in ritiro. Ma cos’è la telomerasi? La biologa Maia Szalavitz scrive sul Time che l’enzima telomerasi è responsabile della riparazione dei telomeri, le strutture situate alle estremità dei cromosomi, che impediscono il disfacimento del cromosoma. Ogni volta che una cellula si riproduce, i suoi telomeri diventano più corti e meno efficaci nel proteggere il cromosoma – questo, secondo i ricercatori, è causa dell’invecchiamento. Poiché il cromosoma diventa sempre più vulnerabile, la copia delle cellule diventa sempre più debole fino quando i telomeri si disintegrano completamente. La telomerasi può attenuare – e forse fermare – l’invecchiamento delle cellule.
Sarà la meditazione ad aver aumentato l’attività della telomerasi o si tratta di un puro caso? Visto che si tratta di solo 30 volontari, è difficile stabilirlo con certezza, ma dal momento in cui i partecipanti allo studio hanno trascorso sei ore al giorno praticando attività calmanti e anti-stress, viene il dubbio che si tratti di qualcosa in più di un semplice caso. Probabilmente l’effetto benefico non riguarda tanto la pratica meditativa, quanto piuttosto la capacità di staccarsi dal mondo e star tranquilli per almeno 6 ore al giorno. Durante la meditazione, avvengono cambiamenti psicologici positivi che si associano a un incremento di attività della telomerasi, enzima responsabile della salute delle nostre cellule.
I telomeri sono le estremità dei cromosomi. Ogni volta che una cellula si riproduce, perde una sequenza di telomeri e quando le ha perse tutte, muore. L’enzima telomerasi riesce ad allontanare questo destino – che si accompagna all’invecchiamento fisico dell’individuo – riproducendo nuove sequenze telomeriche. In altre parole, telomeri lunghi e in buono stato sono indice di forza e giovinezza.
L’effetto sulla telomerasi della meditazione sembra da attribuire ai cambiamenti psicologici che aumentano l’abilità della persona di gestire lo stress e mantenere sensazioni di benessere.
“Abbiamo visto che la meditazione promuove cambiamenti psicologici positivi, e che i meditanti che esibiscono il miglioramento psicologico maggiore mostrano i più alti livelli di telomerasi” dice C. Saron, coautore dello studio.
“Il senso dello studio che abbiamo condotto non è che la meditazione aumenta l’attività della telomerasi e quindi salute e longevità dell’individuo. Piuttosto, la meditazione migliora lo stato di benessere psicologico, e questo a sua volta aumenta l’attività della telomerasi nelle cellule del sistema immunitario. Ogni attività che aumenta il senso di benessere può avere un effetto profondo sugli aspetti fondamentali della nostra fisiologia, sino al livello biologico cellulare”.
Altri studi suggeriscono che l’attività della telomerasi potrebbe essere l’anello di collegamento fra stress psicologico e salute fisica. In questo studio i ricercatori hanno misurato l’attività della telomerasi in 30 partecipanti a un periodo di ritiro meditativo di 3 mesi. Alla fine di tale periodo, l’attività della telomerasi era circa di 1/3 più alta nei globuli bianchi dei partecipanti rispetto a quella di un gruppo di controllo di altre 30 persone.
I partecipanti hanno mostrato incrementi nelle qualità psicologiche positive, come la sensazione di controllo sulla propria vita, la diminuzione della reattività emotiva e l’aumento del senso percepito della propria esistenza, in termini di significato e congruenza rispetto agli obiettivi di vita a lungo termine. Inoltre, i partecipanti hanno sperimentato diminuzione del nervosismo e dell’emotività. Utilizzando tecniche di elaborazione statistica, i ricercatori hanno concluso che l’aumento d’attività della telomerasi era dovuto agli effetti benefici della meditazione sulla percezione di controllo della propria vita e sul nervosismo, che a loro volta erano dovuti alla diminuzione della risonanza emotiva e all’aumento della percezione del senso della propria esistenza. Molti sono i tipi di meditazione possibili, oltre a quella buddista utilizzata in questo studio.
Fonte: http://www.giuseppesantonocito.it/news.htm?m=325
Tonya L. Jacobs, Elissa S. Epel, Jue Lin, Elizabeth H. Blackburn, Owen M. Wolkowitz, David A. Bridwell, Anthony P. Zanesco, Stephen R. Aichele, Baljinder K. Sahdra, Katherine A. MacLean. Intensive meditation training, immune cell telomerase activity, and psychological mediators. Psychoneuroendocrinology, Volume 36, Issue 5, June 2011, Pages 664-681 10.1016/j.psyneuen.2010.09.010
Positive psychological changes that occur during meditation training are associated with greater telomerase activity, according to researchers at the University of California, Davis, and the University of California, San Francisco. The study is the first to link positive well-being to higher telomerase, an enzyme important for the long-term health of cells in the body. The effect appears to be attributable to psychological changes that increase a person’s ability to cope with stress and maintain feelings of well-being.
“We have found that meditation promotes positive psychological changes, and that meditators showing the greatest improvement on various psychological measures had the highest levels of telomerase,” said Clifford Saron, associate research scientist at the UC Davis Center for Mind and Brain.
“The take-home message from this work is not that meditation directly increases telomerase activity and therefore a person’s health and longevity,” Saron said. “Rather, meditation may improve a person’s psychological well-being and in turn these changes are related to telomerase activity in immune cells, which has the potential to promote longevity in those cells. Activities that increase a person’s sense of well-being may have a profound effect on the most fundamental aspects of their physiology.”
The study, with UC Davis postdoctoral scholar Tonya Jacobs as lead author, was published online Oct. 29 in the journal Psychoneuroendocrinology and will soon appear in print. It is a product of the UC Davis-based Shamatha Project, led by Saron, one of the first long-term, detailed, matched control-group studies of the effects of intensive meditation training on mind and body.
“This work is among the first to show a relation between positive psychological change and telomerase activity. Because the finding is new, it should serve to inspire future studies to replicate and extend what we found,” Jacobs said.
Elizabeth Blackburn, professor of biology and physiology at UCSF, is a co-author of the paper. Blackburn shared the 2009 Nobel Prize for physiology or medicine for discovering telomeres and telomerase. Other co-authors include UCSF colleagues Elissa Epel, associate professor of psychiatry; assistant research biochemist Jue Lin; and Owen Wolkowitz, professor of psychiatry.
Telomeres are sequences of DNA at the end of chromosomes that tend to get shorter every time a cell divides. When telomeres drop below a critical length, the cell can no longer divide properly and eventually dies.
Telomerase is an enzyme that can rebuild and lengthen telomeres. Other studies suggest that telomerase activity may be a link between psychological stress and physical health.
The research team measured telomerase activity in participants in the Shamatha Project at the end of a three-month intensive meditation retreat.
Telomerase activity was about one-third higher in the white blood cells of participants who had completed the retreat than in a matched group of controls.
The retreat participants also showed increases in such beneficial psychological qualities as perceived control (over one’s life and surroundings), mindfulness (being able to observe one’s experience in a nonreactive manner) and purpose in life (viewing one’s life as meaningful, worthwhile and aligned with long-term goals and values). In addition, they experienced decreased neuroticism, or negative emotionality.
Using statistical modeling techniques, the researchers concluded that high telomerase activity was due to the beneficial effects of meditation on perceived control and neuroticism, which in turn were due to changes in mindfulness and sense of purpose.
The Shamatha Project is the most comprehensive longitudinal study of intensive meditation yet undertaken.
The intensive meditation retreat took place at the Shambhala Mountain Center in Red Feather Lakes, Colo. The study included 30 participants each in the retreat and control groups. Participants received ongoing instruction in meditation techniques from Buddhist scholar, author and teacher B. Alan Wallace of the Santa Barbara Institute for Consciousness Studies. They attended group meditation sessions twice a day and engaged in individual practice for about six hours a day.
A control group of 30 people matched for age, sex, education, ethnicity and meditation experience was assessed at the same time and in the same place, but did not otherwise attend meditation training at that time.
The Shamatha Project has drawn the attention of scientists and Buddhist scholars alike, including the Dalai Lama, who has endorsed the project.
Saron and his colleagues are now analyzing and publishing other findings from the project. In a paper published this summer in Psychological Science, Katherine MacLean, a recent UC Davis Ph.D. graduate now at Johns Hopkins University, reported that meditators were better at making fine visual distinctions and sustaining attention over a long period.
http://www.sciencedaily.com/releases/2010/11/101103171642.htm