Bao Tong: La verità sui Giochi Olimpici e sulla Cina
La leadership cinese ha bisogno dei Giochi per legittimarsi agli occhi del mondo e mostrare i suoi successi: la stabilità raggiunta dopo il massacro di Tiananmen. Ma le apparenze – e il salvare la faccia – non riescono a coprire l’incapacità del governo di Pechino a dare giustizia al suo popolo. Un saggio del più autorevole dissidente nella Cina attuale.
Pechino (AsiaNews) – Bao Tong, 75 anni, è una delle personalità più in vista della dissidenza democratica e non violenta in Cina. Ex membro del Comitato centrale comunista, segretario personale ed amico dell’ex segretario Zhao Ziyang, nell’89 è stato insieme a lui contrario all’intervento dell’esercito, che ha portato al massacro di Tiananmen. Per questa sua opposizione egli ha scontato 7 anni di carcere. Dal ’97 si trova agli arresti domiciliari, vigilato 24 ore su 24. Il suo telefono è sempre sotto controllo e spesso disattivato. Prima di cadere in disgrazia, aveva lavorato a stretto contatto con l’attuale premier Wen Jiabao. Il saggio che presentiamo, offerto ad AsiaNews, risente della sua grande cultura e conoscenza della storia della Cina. Nella traduzione abbiamo cercato di renderlo più facile per i lettori meno preparati aggiungendo espressioni fra parentesi quadre e note a piè di pagina. Traduzione dal cinese a cura di AsiaNews.
1. Il problema della “faccia”
Lo svolgimento delle Olimpiadi a Pechino è una magnifica opportunità per la Cina di dimostrare il suo splendore al mondo intero. Le Olimpiadi si tengono ogni 4 anni. Si deve sempre trovare una sede, o qui o lì. Per i leader di tutti i Paesi del mondo non è difficile trattare questo problema con una psicologia “normale”. Per i leader cinesi è difficile, anzi temo proprio impossibile.
Perché è impossibile in Cina? Perché la Cina ha ottenuto la possibilità di ospitare le Olimpiadi dopo il massacro di piazza Tiananmen. In appoggio e sostegno al popolo cinese, la comunità internazionale ha condannato e denunciato in modo incessante alcuni “macellai cinesi”. Ma per dimostrare amicizia verso oltre un miliardo di cinesi, essa ha anche deciso di scegliere Pechino come sede delle Olimpiadi. Tutto questo è scaturito dall’amicizia fra i popoli. Ma i successori nell’eredità del massacro, considerano il primo gesto [la condanna] come un voler demonizzare la Cina – “non è ancora spento il desiderio delle forze ostili di sterminarci”; il secondo gesto [le Olimpiadi], lo considerano come una fortunata occasione piovuta dal cielo mostrare tutti i nostri cambiamenti: [quasi a voler dimostrare che] la cenerentola si è trasformata nella più bella principessa della storia.
Da decine di anni, vi sono persone che parlano sempre delle Olimpiadi come il centro di tutto, come la forza motrice [della Cina]. L’unico scopo è dimostrare il [nostro] splendore, facendo tutto il possibile, senza badare alle spese in risorse umane o economiche. Di certo, questo splendore non è per nulla quello delle Madri di Tiananmen[1], o di coloro che consegnano petizioni per chiedere giustizia, o quello dei lavoratori migranti.
Lo splendore che si vuole dimostrare è quello della stabilità che ha schiacciato tutto, da cui sono emerse la grandezza e l’armonia attuali. Tutti devono capire che questo è il risultato del massacro. Senza massacro, non ci sarebbe stato l’innalzamento [del Paese], senza massacro non ci sarebbe stata l’armonia attuale. Ospitare le Olimpiadi è la legittimazione che il sistema di leadership con caratteristiche cinesi è il migliore, testimoniato anche dalla pratica. Stranieri: glorificateci! Patrioti: siate orgogliosi! Se penso a questo, il sangue mi bolle nelle vene. Come si può definire questa una “psicologia normale”?
Atleti, amanti dello sport, turisti di ogni Paese vengono in Cina con gioia, non in pellegrinaggio, né per creare incidenti. Vengono per che cosa? Per partecipare alle competizioni, per turismo, per vedere, ascoltare, divertirsi, gioire, avere nuove esperienze. Cosa c’è in Cina? Ci sono i guerrieri di terracotta, sepolti per accompagnare l’ imperatore cinese Qin Shi Huang; c’è quell’atmosfera esotica molto apprezzata da Marco Polo. La Cina è anche il luogo dove è scoppiata la rivolta dei Boxer; la terra saccheggiata dalle 8 potenze occidentali[2]. Piazza Tiananmen, davanti alla Città Proibita ha testimoniato l’oceano delle Guardie Rosse all’epoca di Mao Zedong; l’ondata dei carri armati e delle mitragliatrici di Deng Xiaoping. Dopo la caduta del comunismo, la Cina è l’unica fortezza che resta in piedi del marxismo, del socialismo e della dittatura del proletariato. Tutto ciò rappresenta dei miracoli a livello mondiale, sufficienti per incantare milioni e milioni di turisti e spingerli a ricordare con nostalgia. Una volta tornati, essi raccontano ad amici, parenti, perfino nipoti, di generazione in generazione: nel 2008 io sono stato in Cina. Sono stato in quel posto misterioso, miracoloso, nel magico Regno di Mezzo [nel centro del mondo]….
Oltre ai visitatori a caccia di avventure e di curiosità, ci sono anche visitatori che riflettono. Sono abitanti del villaggio globale, vogliono osservare la Cina in profondità, studiarla con attenzione. Hanno bisogno di capire la verità della Cina. Se scoprono qualcosa di buono, la Cina viene additata all’ammirazione generale, diventando un’attrazione anche per altri. Qualcuno potrebbe anche decidere di trasferirsi in Cina, diventando cittadino cinese, godendosi la felicità di essere guidati dal dominio comunista.
Il problema è che da lungo tempo conoscere la verità in Cina è un problema difficile e imbarazzante. Perché? Perché le notizie cinesi sono notizie imbrigliate. I giornalisti cinesi devono ubbidire in modo assoluto, passo dopo passo, alla guida del Dipartimento centrale di propaganda del partito comunista cinese: cosa possono pubblicare, cosa non, seguendo sempre il tono stabilito. I media stranieri devono accettare in modo assoluto le direttive del governo e del Ministero degli esteri: dove è permesso andare, quale avvenimento coprire, chi potere intervistare. È stato così per lungo tempo. Alla fine del 2006, per dare una nuova immagine di apertura in prossimità delle Olimpiadi, il governo ha annunciato che dal 1° gennaio 2007, ai media stranieri è concesso il “diritto” di libera intervista. Veramente, bisognerebbe dire “il privilegio” di libera intervista, perchè i giornalisti cinesi non godono di tale privilegio. E’ un passo coraggioso. Ma i risultati nella realtà mostrano che questo tipo di libertà di stampa è limitato solo a ciò che è armonioso[3]. Dove non c’è [carattere] armonioso, non si dà libertà – allo stesso modo, la libertà di parola è data solo ai cittadini “armoniosi”, non a quelli “non armoniosi”. Per questo, conoscere la verità in Cina non è cosa facile, nemmeno per chi vive qui da lungo tempo. Figuriamoci per chi viene soltanto per uno sguardo rapido e poco profondo!
Se non si riesce a sapere la verità, si può prevedere che saranno pochi quelli disposti a trasferirsi e diventare sudditi della Cina grazie all’effetto delle Olimpiadi: su questo possiamo essere certi. Per quanto riguarda voci di lodi, ce ne saranno a volontà, sia nel mondo diplomatico, sia nelle consultazioni interne del governo. Anche questo è sicuro. Chi dice che la verità in Cina è impossibile da raggiungere? Questi due punti sono certissimi!
2. Il problema della verità (dietro la faccia)
Un recente caso di omicidio aiuta gli stranieri a conoscere la verità [in stile] cinese. Il cadavere di una ragazza di Wengan (provincia di Guizhou) è stato rinvenuto nel fiume. A causa di ciò la popolazione ha messo sotto assedio la centrale di polizia[4].
Secondo Xinhua, quella gente è una massa amorfa “che non conosce la verità”. In effetti, dove non esiste libertà di stampa, non esiste verità. É molto probabile che anche Xinhua, trovandosi a Pechino non conosca la verità. Subito dopo, Xinhua ha riportato la verità da Gui Zhou. È quella riferita in pubblico dal segretario provinciale del Partito comunista. Egli è la carica più alta presente sul luogo per sistemare la rivolta di Wengan. Il segretario ha indicato due verità: la prima: “troppo spesso sono avvenute violazioni contro i diritti della popolazione nei lavori di sfruttamento delle miniere, nel trattamento dei migranti, nelle demolizioni edilizie nel distretto di Wengan”. La seconda: “nel risolvere questi conflitti e la rivolta di massa, alcuni quadri sono stati molti violenti, i metodi usati troppo spensierati, perfino nell’utilizzo delle forze di polizia”. Dunque, è vero che i diritti della popolazione sono stati violati di frequente; che vi è stato un troppo facile uso delle forze di polizia.
L’ultimo incidente di Wengan è scoppiato in seguito a queste verità.
È indubbio perciò che i principali colpevoli dell’incidente sono coloro che hanno sempre violato i diritti della massa, e quelli che hanno utilizzato le forze di polizia con tanta disinvoltura.
E’ importante conoscere queste verità. Nell’oceano di casi di sfruttamento delle miniera e delle risorse; nel trattamento dei migranti; nelle demolizioni forzate si sono verificate migliaia e migliaia di rivolte di massa. In passato erano stati resi pubblici. Nel 2004, ve ne sono stati oltre 80 mila, quasi un incidente ogni 5 minuti. Dal 2005, per salvaguardare l’armonia, i dati non sono stati pubblicati. Ciò non significa che siano diminuiti in quantità o in intensità.
Permettetemi di dire con franchezza che se non cambia questo sistema basato sui due principi – violazione dei diritti della popolazione, e utilizzo facile della forza di polizia – non ci sarà mai pace. Il vero colpevole è proprio il sistema che viola l’interesse della massa, e che utilizza con troppa facilità le forze di polizia. Questi due mali, messi insieme, hanno sconvolta la vita del popolo, creando questo modo di fare distruttivo, la voglia di farla finita per tutti, mettendo a repentaglio la propria vita. Di sicuro questo sistema non porta né sicurezza, né pace durature.
Sì, in Cina esiste davvero questo pericoloso sistema che viola l’interesse delle massa, che utilizza con facilità la forza della polizia. [I pericoli alla pace] provengono da questo sistema, dall’interno [del sistema di potere] e non dall’esterno [dalla popolazione].
Riportando le dichiarazioni di quel segretario del partito comunista [del Guizhou] Xinhua ha usato frasi al passivo, senza soggetto. Chi ha violato l’interesse del popolo? Chi ha utilizzato la forza della polizia in modo spensierato? Senza soggetto, ti spingono a indovinare. Gli stranieri potrebbero pensare alla mafia. Ma i cinesi, ormai allenati ed abituati, azzeccano subito con precisione. Nel nostro sistema, oltre ai leader del Partito e del governo non ci sono altre persone che abbiano questo potere.
Com’era da prevedere, nei giorni successivi sono giunte le notizie della rimozione del capo distretto, del segretario distrettuale del partito, del capo della polizia e del commissario politico della polizia.
[Ma alla fine] l’interesse dei cittadini può essere violato quanto si vuole; la forza della polizia può essere utilizzata quanto si vuole. É questa la verità cinese. Perché tutti i leader cinesi, eccetto il ledere supremo che è caduto dal cielo, gli altri sono tutti nominati dall’alto verso il basso. Tutte le elezioni sono una messa in scena. Rao, Sun, Yu: uno nominava l’altro[5]; l’imperatore Qin ha stabilito province e distretti, e l’amministratore veniva nominato dall’imperatore. Mao Zedong ha dato questa istruzione: “il sistema di Qin è esercitato da cento generazione”. Questa sistema è troppo bello, quindi “ti consiglio di non insultare Qin”. Tutti i funzionari protetti, che non subiscono la prova di una “elezione diretta” hanno avuto l’apprezzamento dei superiori. Basta che sia pulito e si possa controllare bene, quale Lao Bai Xing [comune cittadino] potrà mai toccarlo?
(nota: ecco perché fino ad oggi il governo centrale non permette le elezioni dirette e universali ad Hong Kong: perché teme che esse possano influenzare il continente, provocando un’infezione reciproca [di democrazia]. In verità, secondo la Basic Law [la mini-costituzione stilata in modo congiunto tra Cina e Inghilterra], il governo centrale [di Pechino] dovrebbe occuparsi solo della difesa e della diplomazia. Per il resto, dovrebbe lasciare tutta l’amministrazione di Hong Kong alla gente di Hong Kong. Non si sa quando la Basic Law è diventato cartaccia, oppure, forse secondo una nuova classificazione, le elezioni dirette e universali fanno parte della difesa o della diplomazia).
In somma, dalla provincia al comune, al distretto… i segretari del Partito e i loro compagni di combattimento sono nominati dal cielo e guidano tutto. Il loro potere è senza confini: esso include lo sfruttamento delle risorse, la gestione degli immigrati, le demolizioni edilizie, e anche l’utilizzo della polizia in maniera facile. Questi sono il cibo quotidiano del loro potere. Credo profondamente che nel Partito comunista vi siano persone molto buone, oneste, e non sono poche. Ma ci sono anche le persone più cattive, stupide e spensierate, che perseguitato e sfruttano i Lao Bai Xing, e anche loro non sono poche. Perfino al vertice esistono buoni e cattivi. Nel Politburo ci sono buoni e cattivi. La conclusione è che il sistema comunista guida tutto e la democrazia e la legge non possono farci niente; questo sistema trasforma l’essere umano[al potere] in un dio. É anche una sistema che trasforma i vigliacchi in demoni. Ma soprattutto, è un sistema con cui Lao Bai Xing non diventerà mai cittadino[a pieno titolo]. Secondo me, l’elemento più importante emerso dall’incidente di Wenan è la verità di questo terzo elemento.
Come uscirne? Secondo l’articolo di Xinhua, il segretario provinciale del Partito ha detto che si deve rafforzare il lavoro della Commissione di controllo disciplinare. Non credo che la via d’uscita sia questa. Se ci fosse ancora Mao, anche lui non crederebbe a questo. Nel 1945, Huang Yanpei[6] gli ha domandato: Come evitare la corruzione, dopo che il Partito avrà preso il potere? Mao non ha detto: “Abbiamo la Commissione di controllo disciplinare”. No, mi sembra proprio di no. Mao gli ha risposto: “Abbiamo la democrazia”. Certo, la democrazia è la via d’uscita. Ma il problema è: abbiamo la democrazia? Quando l’abbiamo avuta? Voi, signori che sbandierate l’effige di Mao, potete dire apertamente quando?
Quando uno dà importanza più alla faccia, che alla verità che sta dietro la faccia; più importanza allo slogan “servire il popolo”[7] che al popolo stesso, al massimo saprà solo che sopra di lui esiste il Partito, esiste la Commissione di controllo disciplinare. Ma non ci sarà mai posto per il minimo concetto di “popolo” e “legge”. Si comprende allora perché quando Zhao Ziyang ha sostenuto che occorreva “risolvere il problema sul binario della democrazia e della legge”, egli è stato subito condannato da alcuni di voler provocare uno “scisma nel Partito” e di voler “appoggiare la rivolta”. É questo che si chiama “verità con caratteristiche cinesi”. Wu Hu![8]
_________________________
[1] Associazione dei parenti che hanno avuto i figli uccisi nel massacro di Tiananmen il 4giugno 1989. Da allora essi chiedono giustizia per i loro figli, che il Partito ha condannato come “controrivoluzionari”. Fra le personalità più in vista vi è la signora Ding Zilin, ex professore all’università di Pechino, il cui figlio è stato ucciso a 17 anni.
[2] Sono le potenze che invasero e umiliarono la Cina dopo la rivolta dei Boxer. Sono: Austria-Ungheria, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito, Russia, Stati Uniti.
[3] Riferimento ironico a uno degli slogan più usati dal presidente Hu Jintao, su “costruire la società armoniosa”, per evitare l’abisso fra ricchi e poveri e creare uno sviluppo più equilibrato. Molti lo criticano come uno slogan vuoto.
[4] La popolazione si è ribellata perché la polizia afferma che la ragazza è annegata scivolando nel fiume. I genitori affermano che la loro figli è stata violentata e poi gettata nel fiume e i responsabili sono i figli di alcuni capi del Partito. Cfr. AsiaNews.it, 30/6/2008: Rivolta nel Guizhou, la polizia arresta 200 dimostranti e gli articoli dei giorni seguenti.
[5] Personaggi leggendari del 23-22° secolo a.C. dei quali si narra che si sono passati ‘un l’altro il manto del potere.
[6] Huang Yanpei (1 ottobre 1878 – 21 dicembre 1965): Grande rivoluzionario democratico e Educatore. E’ stato ministro d’Istruzione del governo della Repubblica di Cina (prima di Mao); ed anche Ministro dell’Industria leggera, vicepresidente dell’Assemblea Popolare Cinese, vice presidente dell’Consiglio Consultivo Politico del governo comunisti.
[7] Un modo per indicare i quadri comunisti.
[8] Espressione malinconica di tristezza. In italiano, si potrebbe rendere con l’espressione: “Ohi, ohimé!”. http://www.asianews.it/index.php?l=it&art=12756&geo=&theme=&size=A#