Il Dalai Lama abbandona il suo ruolo politico, sarà solo un leader spirituale.
Il Dalai Lama ha fatto sapere che è sua intenzione abbandonare il ruolo politico e conservare solo quello spirituale. Questa decisione vanifica ogni tentativo di Pechino di guidare a una scelta politica del futuro Dalai Lama. Il leader spirituale dei tibetani in esilio a Dharamsala, che ha a lungo richiesto l’indipendenza della sua patria e poi solo una “maggiore autonomia”, è considerato un traditore dalla Cina.Dharamsala (AsiaNews/Agenzie) – Il Dalai Lama manterrà il suo ruolo spirituale e abbandonerà quello politico. Il leader tibetano ha reso nota questa decisione parlando ad alcuni studenti degli Stati Uniti. Chhime Rigzing, portavoce del 71enne Dalai Lama ha aggiunto che “vuole lasciare ogni responsabilità politica al governo tibetano in esilio, unica istituzione politica per decine di migliaia di rifugiati che hanno abbandonato il Tibet, molti dei quali vivono in India”. “Ma – ha proseguito Rigzing – egli continuerà a essere la guida spirituale per sei milioni di tibetani, perché egli è indiscutibilmente il leader dei tibetani”.
Il Dalai Lama vive in esilio a Dharamsala – cittadina nel nord dell’India, ai piedi dell’Himalaya – dal 1959 dopo il fallimento di una sollevazione dei tibetani contro la dominazione cinese. Nel 1951, infatti, l’Esercito di liberazione popolare cinese ha invaso il Tibet con la scusa di liberare il Paese. La Cina ha da quel momento soffocato con la violenza ogni tipo di ribellione.
Nel 1989 il Dalai Lama ha ricevuto il premio Nobel per la pace per la sua dedizione alla causa della liberazione non violenta del Tibet. Con il tempo però egli ha rinunciato ad ogni pretesa di indipendenza della sua patria e adesso chiede solo “maggiore autonomia”. La Cina, tuttavia, ha sempre accusato il leader spirituale di continuare a “provocare il separatismo”, lo considera un traditore e rifiuta ogni dialogo.
Ma il fatto che il Dalai Lama ha annunciato che la sua prossima reincarnazione “potrebbe non aver alcun peso politico sulla regione” mette in difficoltà la Cina.
“Nel 2001 – ha spiegato – è stata eletta democraticamente una leadership politica, che ora ha il compito di guidare la diaspora tibetana e i nostri confratelli rimasti in patria. Il prossimo Dalai Lama sarà forse solo una guida spirituale”.
Così i tentativi di Pechino di guidare a una scelta politica del futuro Dalai Lama vengono vanificati.
Dopo aver nominato un nuovo Panchen Lama (la seconda carica per importanza del buddismo) e aver sequestrato quello riconosciuto in modo legittimo, nel luglio 2005 Pechino ha annunciato che sarà il governo locale a riconoscere il nuovo Dalai Lama.