- Il monastero di Kirti strettamente presidiato dalla polizia in assetto antisommossa il 24 marzo 2010.
Le autorità cinesi della Contea di Ngaba hanno sottoposto i monaci del monastero di Kirti a dure sessioni di rieducazione patriottica. Fonti tibetane hanno fatto riferito che sabato 16 aprile sono arrivati a Kirti dalle Contee di Ngaba e di Dzorge molti funzionari governativi che, per diverse ore, hanno interrogato i monaci sulla loro lealtà e fede nel Partito. Ha partecipato al forzato raduno il locale capo del Dipartimento del Fronte Unito per il Lavoro che, con aria minacciosa, ha detto ai monaci: “La chiusura o la distruzione del monastero è nelle vostre mani, dipende dal vostro comportamento”. Ha aggiunto che i religiosi rei di aver dato notizia al mondo esterno delle proteste avvenute sarebbero stati puniti. “A causa delle vostre illegali attività” – ha affermato – “dal 2008 ogni comunità della Contea di Ngaba non ha avuto pace e le vostre proteste hanno vanificato la sicurezza dell’intera regione”. La stessa fonte ha fatto sapere che il giorno seguente, 17 aprile, al termine della nuova sessione di interrogatori, il capo del Dipartimento del Fronte Unito per il Lavoro si è dichiarato insoddisfatto delle risposte ricevute e del comportamento dei monaci e ha fatto sapere che, per questa ragione, il gruppo di lavoro si sarebbe trattenuto ulteriormente nel monastero per proseguire nell’opera di rieducazione. Alle otto di sera è stato imposto il coprifuoco e ai monaci è stato vietato di uscire dai dormitori, impresa peraltro difficile oltre che estremamente rischiosa a causa della presenza di un altissimo numero di guardie. Si parla di almeno 800 tra militari e polizia. Il monastero – riferiscono le fonti tibetane – è, di fatto, “una prigione piena di monaci”, con scarso cibo e nessuna assistenza medica. Le tre uscite sono costantemente sorvegliate dai soldati e dalla polizia che durante la notte fa irruzione negli alloggi dei monaci e li perquisisce. Anche gli studenti della Scuola Superiore di Ngaba, che dal 17 marzo avevano intrapreso uno sciopero della fame in segno di protesta contro il governo cinese, sono stati confinati all’interno dell’istituto scolastico. Il 18 aprile 2011, rispondendo all’appello dell’Ufficio del Tibet di Bruxelles, Edward McMillan-Scott, vicepresidente del Parlamento Europeo con delega per i Diritti Umani e la Democrazia ha condannato il brutale intervento cinese al monastero di Kirti e ha richiamato la Cina al rispetto della Convenzione ONU sui diritti umani. “Le autorità devono porre fine all’assedio del monastero di Kirti” – ha tra l’altro dichiarato – “e devono rilasciare immediatamente tutti i fermati”. “Si deve porre fine anche alle sessioni di ri-educazione,” – ha concluso – “ogni querelle con la popolazione locale deve essere risolta in modo civile e trasparente”. Fonti: Phayul – The Tibet Post International http://www.italiatibet.org/