Il monaco tibetano Jamyang Jinpa morto recentemente a seguito delle percosse e torture dalla polizia cinese. Il 9 aprile 2008 aveva denunciato a un gruppo di giornalisti stranieri, in Tibet la soppressione dei diritti umani e della libertà religiosa.
Il monaco tibetano Jamyang Jinpa che era stato duramente picchiato e torturato dalla polizia cinese per il suo ruolo nella pacifica manifestazione di protesta avvenuta nel monastero di Labrang Tashikyil, nel nord-est del Tibet, nel 2008, è morto in seguito alle ferite e alle conseguenze di quelle percosse. Lo riferisce il governo tibetano in esilio, spiegando che la morte è avvenuta lo scorso 3 aprile ma se ne è avuta notizia solo ieri.
Jamyang Jinpa, 37 anni, era stato tra quei monaci del monastero di Labrang Tashikhyil, che il 9 aprile 2008 aveva parlato apertamente a un gruppo di giornalisti stranieri, in Tibet su invito delle autorità cinesi, della soppressione dei diritti umani e della libertà religiosa, sfidando le forze di sicurezza. Dopo la loro protesta in quel giorno, quasi tutti i monaci andarono a nascondersi per sfuggire alla repressione. Jinpa fu tra i pochi a scegliere di rimanere nel monastero.
La polizia cinese da allora ha fatto ripetutamente irruzione nella sua stanza, torturandolo brutalmente fino a ridurlo quasi in punto di morte. Gli ha rotto le mani e le gambe, picchiandolo di continuo per oltre dieci giorni, per poi affidarlo alla sua famiglia. Da allora, e per gli ultimi tre anni, i suoi vecchi genitori, Lobsang e Tselo, hanno fatto del loro meglio per dargli cure mediche fino allo scorso tre aprile quando il monaco è deceduto. Jinpa era molto conosciuto nel monastero in quanto lavorava come guida per gli stranieri essendo uno dei pochi a parlare anche un po’ di inglese.
Jamyang aveva studiato per tre anni al Tibetan Children’s Village di Suja, in India, e aveva poi fatto ritorno in Tibet per proseguire i suoi studi religiosi al monastero di Labrang Tashikhyil.
Nei giorni della sollevazione del 2008, a Lhasa un altro gruppo di monaci ebbe il coraggio di protestare di fronte a un gruppo di giornalisti ammessi in visita “guidata” in Tibet, i primi dopo l’espulsione dal paese di tutti i media stranieri in seguito all’esplosione della rivolta. Il fatto avvenne il 26 marzo 2008, di fronte al tempio del Jokhang. Le immagini di quell’episodio sono visibili al sito: http://news.bbc.co.uk/2/hi/7315895.stm
Fonti: Phayul – Agenzie http://www.italiatibet.org/index.php?option=com_content&view=article&id=602:tibet-morto-un-monaco-torturato-dalla-polizia-cinese-nel-2008&catid=33:notizie&Itemid=50