IL GOVERNO TIBETANO IN ESILIO DENUNCIA UNA NUOVA ONDATA REPRESSIVA CINESE – …
Oltre 6mila fermi e 81 arresti negli ultimi 11 giorni.
Il governo tibetano in esilio ha lanciato un appello alla comunità internazionale per fermare il giro di vite dei servizi di sicurezza cinesi a Lhasa, la capitale del Tibet.
Almeno 81 persone sono state arrestate e oltre 6mila interrogate negli ultimi 11 giorni, secondo quanto riportato dagli stessi media cinesi. Il quotidiano ‘Tibet Daily’ ha spiegato che tale intensificazione dei controlli da parte cinese servirebbe a contrastare la criminalità, ma i leader politici tibetani in esilio temono che la linea dura cinese possa portare nuovamente alle sanguinose rivolte anti-cinesi che si sono svolte lo scorso marzo. Durante le proteste del 2008 sono state uccise 18 persone, secondo i dati forniti dalle autorità cinesi, 200 secondo i gruppi per la difesa dei diritti umani, che denunciano inoltre la scomparsa di almeno mille persone. Alcuni attivisti tibetani sostengono che le operazioni cinesi ‘contro la criminalità’ siano in realtà mirate a intimidire la popolazione del Tibet, due mesi prima del cinquantesimo anniversario della fallita rivolta anti-cinese, che portò alla fuga in esilio del Dalai Lama. Il comunicato del governo tibetano in esilio faceva appello “ai governi e alle persone di tutto il mondo per intervenire attivamente affinché non si ripetano mai più gli episodi del marzo 2008”, invitando inoltre la popolazione tibetana a mantenere la calma nonostante la “dura repressione” cinese.
http://it.peacereporter.net/articolo/13985/Il+governo+tibetano+in+esilio+denuncia+una+nuova+ondata+repressiva+cinese
QUASI 7 MILA TIBETANI ARRESTATI DA MARZO A DICEMBRE 2008
Nirmala Carvalho –
AsiaNews
Urgen Tenzin, attivista, denuncia il sistematico genocidio praticato dalle autorità cinesi in Tibet. Migliaia di perquisizioni e intimidazioni negli ultimi giorni. Senza l’aiuto internazionale, questo genocidio potrà avere successo.
Dharamsala (AsiaNews) – “La campagna anticrimine lanciata in Tibet dal governo cinese è un tentativo strategico e sistematico di eliminare la stessa comunità tibetana come etnia. C’è il pericolo che abbia successo”. L’accusa di genocidio in atto è lanciata da Urgen Tenzin, direttore esecutivo del Centro tibetano per i diritti umani e la democrazia, che raccoglie tibetani in esilio.
Dal 18 gennaio la polizia cinese in Tibet ha lanciato una grande campagna, che dice finalizzata a debellare il crimine. Ha impiegato circa 600 funzionari con 160 veicoli. Nella sola Lhasa sono già stati controllati e sentiti 5.766 “sospetti”, perquisiti edifici e 2922 case affittate, 14 alberghi e pensioni, vari bar e internet caffè. I turisti che vogliono stare a Lhasa per più di 3 giorni, debbono ottenere dalla polizia un permesso di residenza temporaneo.
Ma Urgen Tenzin osserva che oggetto di perquisizioni e interrogatori sono anzitutto i tibetani che contestano il governo cinese, che subiscono anche arresti arbitrari, perdita di posto di lavoro ed espulsione da istituti religiosi. Ricorda che “dal 10 marzo al dicembre 2008 abbiamo documentato tramite fonti certe l’arresto di 6.500 tibetani nella regione, di cui 5.766 sono stati tenuti in carcere. Molti tibetani sono stati rilasciati dopo aver loro estorto ‘confessioni’ tramite torture fisiche e psichiche, molti di questi sono stati mutilati e sfregiati per sempre. Migliaia di loro sono ‘scomparsi in modo involontario’. Il presidente cinese Hu Jintao parla di società armoniosa, ma la realtà è del tutto diversa”. L’obiettivo è anche prevenire proteste per i 50 anni di esilio del Dalai Lama, che ricorrono il 10 marzo.
Urgen precisa che è la stessa strategia in atto da decenni, che opera “una abietta discriminazione a favore degli etnici cinesi Han e a danno dei tibetani, nella vita di ogni giorno c’è la strategia di offendere i sentimenti dei tibetani per farli reagire. Provocano alla protesta i tibetani che hanno una cultura di pace e non violenza”.
“Anche a scuola i bambini tibetani sono obbligati a studiare il cinese e sono alienati dalla loro identità e cultura. Per questo molte famiglie cercano di mandare i figli a studiare in scuole tibetane in India”.
“Chiediamo alla comunità internazionale e a tutti i Capi di governo sforzi effettivi per risolvere il problema tibetano e lavorare per la giustizia e la pace nel mondo”.