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Il Dalai Lama pensa al ritiro entro 6 mesi
Novembre 22nd, 2010 by admin

Sua Santità Tenzin Gyatso, quattordicesimo Dalai Lama
Sua Santità Tenzin Gyatso, quattordicesimo Dalai Lama

Il leader del buddismo tibetano non può andare in pensione; può invece ritirarsi gradualmente dalla vita politica. Un processo, per la verità, iniziato nei primi mesi del 2001: da allora è il Parlamento tibetano in esilio a decidere sulle politiche regionali. Il Dalai Lama progetta di ritirarsi «fra alcuni mesi» a vita privata con la speranza di poter ritornare un giorno in patria. Lo ha rivelato lui stesso a New Delhi. Intervistato in un programma della tv indiana Cnn-Ibn. «Sono anch’io un essere umano. E se ho dei diritti umani, devo anche avere il diritto di ritirarmi». Così Sua Santità Tenzin Gyatso, quattordicesimo Dalai Lama e vincitore di un premio Nobel per la pace, annuncia ufficialmente o quasi la decisione di ritirarsi entro breve a vita privata. In futuro potrebbe anche «non esserci un quindicesimo Dalai Lama», ha precisato Tenzin Gyatso. O forse, invece, ha aggiunto con ironia, «ci sarà e la mia prossima reincarnazione potrebbe anche essere una donna, magari molto attraente».

L’intervista, rilasciata all’emittente indiana Cnn-Ibn ha presto fatto il giro del mondo. Durante il suo colloquio con il giornalista Karan Thapar, il Dalai Lama ha dichiarato che presto, molto probabilmente entro sei mesi, lascerà il suo ruolo di guida spirituale del popolo tibetano. Al giornalista che gli ha chiesto di commentare le congetture su un suo possibile ritiro, il Dalai Lama ha risposto senza esitare: «Credo, sì credo, che mi ritirerò entro sei mesi». «Non posso essere più preciso – ha aggiunto – perché ne devo parlare con il Parlamento in esilio», anche se «brevemente ho già accennato ai dirigenti del movimento le mie intenzioni». In ciò, ha poi spiegato – non c’è nulla di drammatico, perché fin dal 2001 il movimento tibetano in esilio ha messo in funzione un meccanismo in base al quale le decisioni più importanti vengono assunte dalla leadership politica.

«Anche per questo – ha detto il Dalai Lama – la mia posizione è già di “quasi pensionato”, e quindi affinché questa forma di democrazia introdotta funzioni nel miglior modo possibile, ho pensato che mi sentirei meglio se io non fossi più coinvolto in alcun modo in queste attività».

Sulla questione della sua successione il 14.mo Dalai Lama, Nobel per la Pace 1989, 76 anni, al secolo Tenzin Gyatso, è stato più vago. «Non c’è fretta», ha detto. «Potrebbe non essere necessaria una mia reincarnazione in un 15esimo Dalai Lama – ha osservato – ma penso che se io dovessi morire entro pochi anni è probabile che la maggior parte delle gente, compresi i Mongoli e le popolazioni buddiste dell’Himalaya vorrebbero mantenere questa istituzione». Se invece dovessi diventare molto vecchio, ha proseguito, e non fossi in grado di svolgere la mia attività di rappresentanza e coordinamento, «un’idea sarebbe anche quella della designazione di un vice più giovane. Non so come si potrebbe chiamare questo incarico, ma qualcuno insomma che porti avanti il mio lavoro ». Proprio per i problemi con i cinesi sarà difficile che il successore possa (ri)nascere in Tibet: “Se la mia morte avverrà mentre sono ancora in esilio, allora logicamente la prossima reincarnazione sarà tra la comunità della diaspora per riprendere le fila del mio lavoro”.

Infine, riguardo al metodo con cui potrebbe essere scelto il successore, visto che apparentemente la Cina non ama molto questa istituzione, ha risposto ironicamente che «io penso invece che loro (i cinesi) sono molto preoccupati sul possibile prossimo Dalai Lama».

A questo punto il giornalista gli ha chiesto se credesse veramente all’ipotesi formulata per la prima volta nel 2007 in una intervista per la rivista Vanity Fair di una donna come guida spirituale dei tibetani. «Certo che lo credo! – ha risposto – E lo dico da tanti anni. Le donne frutto di reincarnazione sono più efficienti, più utili per raggiungere il Buddha Dharma (l’Illuminazione), e quindi perché no?». Quindi, ha concluso, «la mia prossima reincarnazione potrebbe essere proprio una donna» e «magari molto attraente!».

La decisione, prima di essere definitiva, deve ovviamente essere discussa a Dharamsala con il governo tibetano in esilio e con le migliaia di tibetani che della cittadina indiana hanno fatto la loro seconda patria e che, secondo il Dalai Lama, «sono il mio vero boss». Il leader spirituale dei tibetani ha chiaramente spiegato che il suo ritiro, in termini assoluti, cambia poco o nulla visto che da anni ormai esiste una divisione netta di poteri all’interno della leadership tibetana a Dharamsala e che il suo ruolo di capo politico ha soltanto un valore fortemente simbolico. Le decisioni politiche vengono prese dal governo in esilio, mentre Tenzin Gyatso, pur rimanendo fortemente coinvolto nella lotta per il popolo tibetano, si è ritagliato da tempo un ruolo di guida quasi esclusivamente spirituale.

Il possibile ritiro del Dalai Lama apre difatti una serie di questioni assai spinose: la sua successione anzitutto, ma che però, sempre secondo Sua Santità, «preoccupa più la Cina che noi». A Dharamsala si dice che il successore sia già stato scelto, e che da anni sia sotto la guida del Dalai Lama che si è personalmente occupato della sua istruzione. Il giovane, poco più che venticinquenne, sarebbe stato “ritrovato” secondo le regole della successione che prevedono una ricerca in tutto il mondo di un bambino con una serie di caratteristiche particolari, in Messico e portato in India per essere istruito.

D’altra parte, sembra che i cinesi siano pronti a eleggere un successore del Dalai Lama a loro gradito, così come è successo in passato per altre figure importanti della gerarchia religiosa del buddismo tibetano. La questione potrebbe rivelarsi l’ennesima bomba pronta a detonare in Tibet e a Dharamsala, dove sempre più tibetani sono in disaccordo completo con la linea pacifista e morbida di Tenzin Gyatso e vorrebbero invece prendere le armi e combattere contro il governo cinese. Nel corso dell’intervista il Dalai Lama si è detto preoccupato per la rivoluzione culturale in atto del suo Paese, in cui «il tibetano rischia di essere spazzato via» dalle scuole e «i monasteri sono ormai diventati musei con i monaci in veste di custodi».

http://www.ultimenotizie.tv/notizie-dal-mondo/il-dalai-lama-si-ritira-al-mio-posto-forse-una-bella-donna.html

http://www.corriere.it/esteri/10_novembre_21/dalai-lama-ritiro-entro-6-mesi_90a359a2-f55d-11df-91c8-00144f02aabc.shtml

http://www3.lastampa.it/esteri/sezioni/articolo/lstp/375923/

http://www.asianews.it/notizie-it/Il-Dalai-Lama-conferma:-“In-pensione,-da-politico,-entro-6-mesi”-20072.html#


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