Cina, attivisti chiedono l’insegnamento del tibetano nelle scuole
Almeno cinquemila giovani hanno protestato, senza incidenti, in Tibet
Migliaia di giovani tibetani, almeno novemila secondo gli organizzatori, hanno manifestato ieri a Tongren, nel nordovest della Cina, per protestare contro le limitazioni imposte all’ uso della lingua tibetana nelle scuole.
Lo rende noto la Free Tibet Campaing, un gruppo formato da esuli tibetani in Occidente. In un comunicato inviato ai mezzi d’informazione stranieri in Cina, il gruppo aggiunge che la polizia non è intervenuta e che i manifestanti hanno messo fine alla protesta dopo aver parlato con funzionari locali. I giovani hanno criticato la riforma che recentemente ha esteso l’uso della lingua cinese nell’insegnamento e marginalizzato il tibetano. ”I cinesi stanno facendo delle riforme che ricordano la Rivoluzione Culturale – ha sostenuto uno dei manifestanti – questa non è solo una minaccia alla nostra lingua ma è una violazione della Costituzione cinese, che garantisce i diritti delle minoranze”. Tongren si trova nella provincia del Qinghai in una zona a maggioranza tibetana dove è nato il Dalai Lama, il leader tibetano in esilio che Pechino accusa di essere un secessionista. Residenti della zona hanno confermato che ieri si è verificata la protesta mentre le autorità locali hanno rifiutato di fare commenti. …http://it.peacereporter.net/articolo/24815/Cina%2C+attivisti+chiedono+l%27insegnamento+del+tibetano+nelle+scuole
Studenti tibetani in piazza contro l’abolizione della loro lingua a scuola
di Nirmala Carvalho
In modo progressivo, Pechino introduce il cinese come madre lingua nelle scuole tibetane. La lingua tibetana è sempre più emarginata come pure lo sono i tibetani sul lavoro. Attivisti: è un lento inesorabile genocidio culturale.
Dharamsala (AsiaNews) – Tra 7 e 9mila studenti tibetani sono scesi in piazza ieri mattina alle 7, nella città di Rongwo, contea di Rebkong (in cinese: Tongren), nella prefettura di Malho (Huangnan) nel Qinghai, per protestare contro l’abolizione della lingua tibetana nell’insegnamento e nei loro testi scolastici, sostituita dal cinese. Un attivista tibetano parla ad AsiaNews del sistematico genocidio di Pechino contro le decine di minoranze etniche del Paese.
Gli studenti sono andati di scuola in scuola a Rebkong, raccogliendo sempre più manifestanti, cantando slogan e mostrando striscioni con scritto “Eguaglianza tra le nazionalità” e “Espandi l’uso della lingua tibetana”. Si sono uniti alla protesta i monaci del vicino monastero di Rebkong Rongpo.
I manifestanti sono andati davanti al palazzo del governi di Rebkong, dove hanno protestato fino alle ore 14 circa. La polizia ha osservato senza intervenire.
La protesta è esplosa dopo che le autorità hanno deciso che nella zona il linguaggio delle lezioni e i libri di testo devono essere in cinese, a parte ovviamente le lezioni di lingue. Simili riforme sono state già applicate in altre zone tibetane, comprese le scuole elementari, e la lingua tibetana viene emarginata in modo sistematico e progressivo.
Un insegnate di scuola media a Rebkong dice che “queste riforme mi ricordano la Rivoluzione Culturale. Questa riforma non solo minaccia la nostra lingua-madre, ma viola la Costituzione cinese che riconosce tutela ai nostri diritti [come minoranza]. Per i tibetani, non si applica la Costituzione cinese”.
Inoltre la riforma significa licenziamento e disoccupazione per molti insegnanti tibetani, sostituiti da altri di lingua cinese.
Urgen Tenzin, direttore esecutivo del Centro tibetano per i diritti umani e la democrazia, spiega ad AsiaNews che “la Cina ha 55 minoranze etniche, tra cui i tibetani. Non tutte le minoranze sono minacciate allo stesso modo, c’è una rigida discriminazione per il linguaggio. Di recente gli studenti hanno domandato libertà per il linguaggio e la letteratura, ma la Cina ha aumentato gli arresti arbitrari e la carcerazione di intellettuali tibetani. La discriminazione parte dall’insegnamento e porta a gravi conseguenze nella scelta dei lavoratori, con diffusa disoccupazione [per chi parla tibetano]. L’uso della lingua cinese nelle scuole elementari già è una barriera per molti bambini tibetani, specie per le bambine delle zone rurali. In Tibet solo il 17% dei bambini frequenta scuole che insegnano in tibetano. L’uso del cinese, linguaggio ‘straniero’ per gli studenti tibetani, serve anche a dare più rilievo alla cultura cinese a danno di quella tibetana”.
http://www.asianews.it/notizie-it/Studenti-tibetani-in-piazza-contro-l%E2%80%99abolizione-della-loro-lingua-a-scuola-19771.html
TIBET: PROTESTA DEGLI STUDENTI CONTRO L’ABOLIZIONE DEL TIBETANO NELLE SCUOLE
Dharamsala, 20 ottobre 2010. Migliaia di studenti tibetani sono scesi in piazza per protestare contro la decisione delle autorità governative di abolire l’uso della lingua tibetana nei corsi di studio e nei testi scolastici a favore della sua totale sostituzione con la lingua cinese. L’imponente manifestazione si è svolta a Rebkong – Tongren, in cinese – nella prefettura di Malho (Huangnan), nel Qinghai. Radio Free Asia riferisce che a Rebkong le fila dei manifestanti, passati di scuola in scuola, si sono andate progressivamente ingrossando: oltre cinquemila, secondo alcune agenzie, il numero degli studenti che ha preso parte alla protesta.
Gli studenti hanno gridato slogan e agitato striscioni con la scritta “Uguaglianza tra le etnie” e “Diffondete l’uso della lingua tibetana”. A loro si sono uniti anche i monaci del vicino monastero di Rongpo, nonostante i giovani avessero tentato di dissuaderli nel timore che la partecipazione dei religiosi provocasse l’intervento delle forze di sicurezza. Le camionette delle forze di polizia si sono invece limitate a circondare i manifestanti e la protesta, iniziata il mattino, si è conclusa alle ore 14.00 senza fermi o arresti. Inoltre, secondo una fonte tibetana: “Se la decisione diverrà operativa molti insegnanti tibetani perderanno il lavoro e saranno rimpiazzati da cinesi”. “L’intera comunità è molto preoccupata”.
In base all’articolo 4 della Dichiarazione ONU sui Diritti delle Persone appartenenti alle minoranze, la Cina è tenuta a rispettare l’identità culturale e linguistica del popolo tibetano. Tuttavia, dopo le proteste di Piazza Tienanmen del 1988 e, soprattutto, dopo il Terzo Forum sul Tibet (1994) le autorità cinesi stabilirono che il fine dell’educazione scolastica era eminentemente politico e aveva lo scopo di assicurare la fedeltà dei tibetani al Partito comunista. Prevalse l’idea che per la conservazione dell’integrità territoriale fosse necessario un sistema scolastico monolingue e l’insegnamento in lingua mandarina divenne strumento di assimilazione delle minoranze in uno stato centralizzato.
Il filmato della manifestazione degli studenti di Rebkong al sito:
http://www.youtube.com/watch?v=Cy6Cso_KzfM
Fonti: Washington Post – Phayul – Freetibet.org