Repubblica — 28 novembre 2003 pagina 22 sezione: POLITICA ESTERA
CITTà DEL VATICANO – L’ incontro è stato invisibile, non annunciato e non registrato sui notiziari ufficiali del Vaticano, ma c’ è stato: il Dalai Lama, ieri mattina, ha visto il suo «grande amico» Papa ed ha avuto la possibilità, ha detto lui stesso, di esprimergli la sua «ammirazione per quello che ha fatto per la pace e l’ armonia religiosa del mondo». Qualche eco, comunque, c’ è stata anche oltre le mura leonine: una telegrafica dichiarazione del portavoce Joaquin Navarro: «Si è trattato di una breve visita di cortesia di contenuto esclusivamente religioso» e un servizio della Radio vaticana, che ha anche mandato in onda una breve intervista col leader dei buddisti tibetani, nella quale, tra l’ altro egli chiede «fiducia e rispetto» per la Cina, cioè per il Paese che ha invaso e assoggettato il suo Tibet. «La Cina – dicono le parole del Dalai Lama – è la nazione più popolosa. Ha una lunga storia e un grande patrimonio culturale. Per questo merita un ruolo importante. Dobbiamo darle fiducia e rispetto e anche il suo comportamento sarà così più ragionevole». è la speranza per la quale da qualche tempo il capo religioso e politico del Tibet ha cambiato atteggiamento e richieste nei confronti della Cina, degradando la quarantennale domanda di veder restituita l’ indipendenza al suo Paese a quella di una «vera autonomia». Prima di ieri il Papa e Tenzin Gyatso, 68 anni, 14/mo Dalai Lama si erano già visti sette volte.