SIDEBAR
»
S
I
D
E
B
A
R
«
Il Dalai Lama agli imprenditori: Il Pil non è il metro della felicità
Luglio 31st, 2005 by admin

Repubblica — 31 luglio 2005   pagina 44   sezione: ECONOMIA

RAIMONDO BULTRINI RIMINI – «Io di affari non capisco nulla, e se dovessi gestire un’ azienda questa andrebbe presto in fallimento». Il Dalai Lama si è presentato con la sua proverbiale franchezza all’ incontro con gli imprenditori italiani riuniti a Rimini per discutere con lui di “Ethics in business”, l’ etica negli affari. Ma davanti a banchieri, finanzieri, costruttori e commercianti che hanno affollato un teatro cittadino su invito delle Associazioni “Io sono qui” e “Manager/Zen”, il leader spirituale tibetano non ha risparmiato consigli pratici per una gestione delle economie aziendali e nazionali basate sul “profitto umano” oltreché materiale. «Senza guadagno nessuna attività di affari avrebbe senso – ha esordito – Ma noi buddisti crediamo che ogni attività umana sia legata a precise cause e circostanze che sono all’ origine di ogni risultato. Niente è isolato, o indipendente da altri fattori scatenanti, tantopiù in materia economica per cui – ad esempio – a un’ azienda che vuole fiorire non basta la qualità del prodotto, ma serve una certa soddisfazione dei dipendenti affinché lavorino al meglio delle loro potenzialità per soddisfare la clientela. Lo stesso vale per l’ imprenditore, che come i suoi dipendenti cerca nella vita la felicità per sé e per i propri cari. Ma può questa felicità esistere a discapito di tanti altri individui che potrebbero essere danneggiati da una motivazione affaristica priva di altruismo e comprensione?» L’ importanza del fattore umano è stata estesa dal Dalai Lama anche al livello delle economie globali, con un’ allusione evidente all’ origine di malesseri e conflitti che nascono dalle disuguaglianze tra Nord e Sud del mondo. «Ho spesso parlato del difetto originario di una rincorsa frenetica a una crescita esponenziale del Prodotto interno lordo – ha detto – sostenendo che non si può pretendere di veder salire questi indici all’ infinito, come se si trattasse di un diritto eterno di alcuni paesi che già producono per un benessere e uno stile di vita spesso eccessivi, mentre altri esseri umani vivono al limite della sussistenza o muoiono di fame. Prima o poi si arriverà a un tetto oltre il quale ci sarà un blocco, e quindi vale la pena riflettere sulle conseguenze di questa rincorsa alla produzione che avviene spesso a discapito dei più deboli. Che cosa accadrebbe ad esempio se in India e Cina ognuno avesse due o tre auto come avviene in tanti paesi ricchi dell’ Occidente?» Il leader tibetano ha esteso il concetto dell’ importanza della motivazione altruistica alla base di ogni attività sociale ed economica con l’ aneddoto di una grande impresa pubblica (tra i brusii di un’ intera ala del teatro gremita di dirigenti della Banca Popolare di Ancona che probabilmente pensavano al caso Bankitalia) che da un giorno all’ altro può perdere credibilità, e quindi clientela, se pubblicamente si viene a sapere che le sue intenzioni non erano quelle di salvaguardare l’ interesse collettivo, ma solo quello di determinati gruppi e centri di potere. L’ antidoto all’ egoismo e alle disuguaglianze in questo nuovo millennio «è una rivoluzione umanista” in economia e nella società, ha detto. E se tornasse su queste basi un grande movimento socialista – ha concluso – sarei il primo a farne parte».


Comments are closed

»  Substance:WordPress   »  Style:Ahren Ahimsa