Repubblica — 17 giugno 1994 pagina 15 sezione: POLITICA ESTERA
L’ AQUILA – Berlusconi? “Un uomo di principi”. Gli anatemi dei cinesi? “Minacce a vuoto”. La porta della basilica sbattutagli in faccia dal vescovo dell’ Aquila? “Un errore che anche noi commettemmo tanti anni fa”. Il monaco buddista Tenzin Gyatso, quattordicesimo Dalai Lama del Tibet, vive, beato lui, nella perenne visione del ‘ lato buono delle cose’ , una visione definita dai maestri buddisti “al di là del giudizio”. Una visione per cui il buco dell’ozono, proprio in quanto terribile minaccia per l’ umanità, costringerà i popoli di tutta la terra a lavorare insieme per salvarsi dall’estinzione, come fa una famiglia quando ripara il tetto pericolante. A indicare però che vive, sente come un uomo, c’ è la passione per la battaglia non violenta e disperata contro il ‘ genocidio culturale’ della Cina nei confronti del suo popolo. Battaglia che gli è valso il Nobel della pace, ma che tormenta l’ ‘ incarnazione’ del dio Cenrezi, il dio che solo in cielo prova totale e equanime compassione per tutti, amici e nemici. Con una delle sue fragorose risate e un abbraccio per l’ imbarazzo dell’ intervistatore comincia questa conversazione strappata alle ore della pratica mattutina. Che cosa pensa dei problemi scatenati tra Italia e Cina dalla sua prima visita ufficiale con gli uomini del governo? “Non è una novità, anche se stavolta è intervenuto direttamente il primo ministro Li Peng. E’ comunque il sintomo di un atteggiamento di totale rifiuto, anzi di attacco sempre e in ogni caso nei confronti della mia persona e delle aspirazioni del popolo tibetano. Anche eventi passati dimostrano in ogni caso che, nonostante le minacce preventive, alla fine il governo cinese ha lasciato le cose così com’ erano, ha fatto finta di niente. Sebbene sappia però che sono minacce a vuoto, devo comunque dire che la decisione del vostro primo ministro mi ha rincuorato molto, mi ha dato molta fiducia”. Ma non c’ è alcuna forma di dialogo tra lei e Pechino? “Sono 14 anni che cerco un dialogo con i cinesi, una concreta soluzione di compromesso. Tanto che, siccome la Cina considera il Tibet parte inalienabile del suo territorio, ho accettato anche questa condizione, che pure viola un diritto del mio popolo, pur di ottenere il rispetto dell’ autonomia sociale e culturale dei tibetani. Deng Xiao Ping, nel ‘ 79, mi scrisse che, tranne la condizione che ho già riferito, tutto il resto poteva essere discusso e trattato. Ma da allora non ci sono stati progressi, solo violazioni dei nostri diritti”. La Cina dice che senza il suo intervento non ci sarebbe stato progresso. “Posso dire che i cinesi hanno distrutto molto più di ciò che hanno costruito. Un milione e 200 mila tibetani sono morti dopo l’ invasione, avevamo seimila monasteri che non ci sono più, ma c’ era soprattutto un’ identità culturale che sparisce progressivamente, con le giovani generazioni tibetane costrette a studiare e parlare la lingua cinese, a vestire come i cinesi, a pensare come i cinesi”. Questo lo chiamo genocidio culturale”. Lei conosceva Berlusconi? “No, sapevo solo che era il proprietario di alcune reti televisive, poi ero a conoscenza della situazione italiana e del fatto che la gente si era stancata del modo di fare politica, soprattutto della corruzione e che si è formato un movimento per rinnovare la classe politica, per lottare contro la corruzione. E so che lui è diventato primo ministro sull’ onda di questo movimento”. Lo ritiene dunque un uomo saggio “Il vostro primo ministro ha affermato di avere a cuore le questioni di principio, e devo ritenerlo quindi un uomo di principi e di giustizia, che si occupa dei diritti umani. Mi sembra che questo abbia una certa relazione con il modo in cui è diventato capo del governo”. E come giudica invece la chiesa locale che non ha permesso la cerimonia all’ interno della basilica di Celestino V? “Non ho asolutamente nulla da dire. Il vescovo ha la sua responsabilità nei confronti dell’ uso della chiesa e ha la sua linea d’ azione. Da parte mia non ho molto da dire”. Avrà pure una sua idea… “In fondo si trattava di una conferenza, non di una preghiera, e poi se penso al Tibet com’ era una volta, in quella situazione, sarebbe stato quasi impensabile permettere a dei monaci cristiani di fare le loro pratiche in un monastero o in un tempio buddista in Tibet. Però devo anche dire che i tempi sono mutati e che è essenziale che i religiosi si riuniscano e lavorino insieme. Credo che in questo momento l’ atteggiamento di dire la ‘ mia’ religione, i ‘ miei’ seguaci, e vedersi separato dagli altri, non sia più un atteggiamento utile”. I cinesi dicono che la vostra religione è medioevale. “Nel ‘ 54 incontrai il presidente Mao Zedong e lui mi diede una sua interpretazione del buddismo. Mi disse che Budda Sakiamuni in realtà era un rivoluzionario perché nell’ era in cui visse fece in modo di distruggere tutte le differenze di casta. In effetti è vero, il Budda disse che la sua religione non fa distinzione di razza, di casta, ma mira alla pratica. Però d’ altra parte è anche vero che, nonostante i principi religiosi siano buoni, quando vengono messi in pratica dai seguaci le cose cambiano. Ad esempio i monasteri del Tibet, diventati molto grandi, avevano acquisito, per ragioni complesse, sociali e culturali, terre e poteri. E molte volte è successo che, sulla base di questo potere, i monasteri sfruttassero il lavoro della gente. Anche in India si dice che la scomparsa del buddismo fu dovuta al fatto che i monaci erano diventati ricchi, la classe economicamente dominante, contro ogni principio degli insegnamenti. La gente perse così la fede nei confronti della comunità monastica e questo contribuì alla scomparsa del buddismo”. Ma la sua religione le sembra attuale anche oggi, con il pensiero scientifico, la logica matematica? Come si differenzia dalle altre, qual è la sua qualità? E’ difficile parlare delle qualità della mia religione rispetto alle altre, ma mi sono accorto che oggi nel mondo c’ è una grande fede nel metodo scientifico. E da questo punto di vista il buddismo e il metodo scientifico sono molto simili nel loro approccio alla ricerca e che c’ è spesso la possibilità di collaborare. Per esempio, nel Mahaiana, Budda disse del suo stesso insegnamento ai discepoli: ‘ Voi dovete usare la ragione, l’ intelligenza. Nel momento in cui uno dei miei insegnamenti sembra non soddisfare più le vostre esigenze, allora potete abbandonarlo’ . E’ da questo punto di vista che la nostra tradizione, credo, si accordi molto col metodo scientifico”. – RAIMONDO BULTRINI