Repubblica — 05 dicembre 2007 pagina 1 sezione: PRIMA PAGINA
E se il XV Dalai Lama si reincarnasse in una donna? La possibilità è stata ventilata dal XIV Dalai Lama, e subito “apriti cielo!” come se l’ ipotesi fosse inammissibile, come se l’ Oceano di Saggezza, questo il suo titolo, il quale ha già infranto tanti tabù gettando lo scompiglio nel campo avverso, cioè in Cina, e spesso anche tra i suoi fedeli, avesse valicato l’ ultima frontiera, fosse diventato un pericoloso democratico, assertore dei diritti umani e dell’eguaglianza tra i due sessi. Ci mancava anche questa, borbottano a Pechino, vedete che non sa cosa sia la tradizione, che è una “testa di serpente”, un opportunista vassallo dell’Occidente e delle sue più deprecabili teorie? E, invece, esprime ben altro il Dalai Lama quando dice, che, perché no? «Se la forma femminile sarà più utile, il Dalai Lama sarà donna». Lo ha affermato in risposta a una domanda che gli è stata fatta da Vanity Fair e che, come ha dichiarato un suo portavoce, gli fanno spesso e sono sempre donne che gliela pongono. E lui risponde sempre allo stesso modo, senza svicolare. Perché no? Già, perché no? Dovremmo domandarcelo anche noi, se credessimo alla teoria della reincarnazione; e dovremmo domandarcelo anche se pensassimo che è tutta una questione di politica, di giochi di forza. Nel secondo caso, viva il Dalai Lama, ha capito quale è l’ aria del tempo e vi si conforma. Però, anche nel primo caso, viva il Dalai Lama perché nel suo antico regno teocratico ed eremita sulle montagne innevate del Tibet, non si esclude niente nel gioco infinito del karma, delle vite che si inanellano nella continuità di un’ idea, di un servitium. Ha detto Ani Jangsem, monaca anziana e reincarnata (non sa se il suo predecessore fosse maschio o femmina, ma non se ne cura) che «non c’ è nessuna legge che stabilisca se la reincarnazione debba avvenire in un corpo di uomo o in uno di donna: se una persona ha una mente illuminata, consapevole, compassionevole, allora nella prossima vita rinascerà in una forma superiore». Già, superiore. Il Dalai Lama ha infatti dichiarato che la reincarnazione femminile è la più alta, ma soltanto posto che sia la più utile. Non quindi perché «donna è bello», ma perché, in questo mondo di orrori e prevaricazioni, potrebbe forse essere più utile che parole di tolleranza e di pace, sgorgassero dalla bocca di una donna. Allora, una donna tibetana? Chi lo sa. Potrebbe anche essere un’ europea, o un’ americana, bionda con gli occhi azzurri. E allora, quanta fatica costerebbe ai solerti funzionari della Agenzia per le Religioni di Pechino, andare a rintracciare questa benedetta bambina. Si pensi a quanto si sono impegnati per identificare la reincarnazione del Karmapa, il ragazzino che poi fuggì in India; e quanta fatica costò loro il contestato ritrovamento della reincarnazione del Panchen Lama. Se adesso dovessero non più controllare soltanto i maschi ma anche le femmine, sarebbe davvero da mettersi le mani nei capelli. E se poi la ricerca non si svolgesse soltanto in Cina e in Tibet ma nel mondo intero, visto che il Dalai Lama non esclude che la sua reincarnazione avvenga in esilio? Ci si arrende, si dichiara forfait. Oppure? Oppure, cosa, se la si vuole vedere da Pechino? Il Dalai Lama ha spiazzato la Cina che domina il suo paese ma verso la quale continua a usare parole benevole: ma sì, perché mai boicottare le Olimpiadi, la Cina è un grande paese~. Eppure, viene da pensare che ognuno usa le armi di cui dispone. Il Dalai Lama punta sulla rinascita di un desiderio di spiritualità che riscatta da un rozzo materialismo il secolo da poco estinto e lo fa da grande uomo politico. La religione gli serve per quel tanto che è sempre servita, ma non la usa come un dogma. La adatta alle circostanze, senza falsificarla, e per il Tibet sapere, come lui sa, che oggi come oggi si può dire che i “reincarnati” si manifestano non per un proprio materiale bisogno ma perché c’ è bisogno della loro presenza in un determinato contesto sociale, è rivoluzionario, è moderno. La reincarnazione, dice il Dalai Lama, questo nostro contemporaneo “Oceano di saggezza”, è la conseguenza diretta del kharma e del contesto sociale e delle persone fra le quali la reincarnazione si manifesta: gli esseri reincarnati vengono al mondo perché in un determinato momento c’ è bisogno di loro. Certo, la reincarnazione può assumere diverse forme, uomo, donna, bambino, anziano, addirittura cane o gatto o albero. Insomma, la reincarnazione non ha una forma fissa e mai possiamo essere certi di chi sia un reincarnato o una reincarnata. Chi dice di esserlo forse non lo è, chi lo è non sa di esserlo. Succede. Ma questa volta, speriamo che sia femmina. – RENATA PISU http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2007/12/05/la-profezia-del-dalai-lama-potrei-rinascere.html